sabato 27 agosto 2011

LUPO MANGIA CANE

"Gli edifici erano bui, i lampioni stradali in frantumi. La foresta stringeva l'abitato in una morsa sempre più soffocante e, quando il vento calava, la città era immobile e silenziosa, priva di luci e di suoni, che fossero il rombo di un'automobile o uno scalpiccio di passi."


"Sul lato opposto della piazza rispetto alla scuola c'era un piccolo parco giochi, con una giostra, un autoscontro e una ruota panoramica che si stagliava nell'oscurità della notte come un mostro in decomposizione."


[fonte]
"La morte era così generosa da quelle parti che c'era un cimitero persino per i veicoli. [...] All'interno erano parcheggiati migliaia di mezzi pesanti. Autocisterne, camion con il rimorchio o il pianale, oppure attrezzati per la decontaminazione, veicoli antincendio, pullman, roulotte, bulldozer, escavatrici, oltre a file e file di mezzi militari. Lo spiazzo era lungo come una necropoli egizia, anche se era destinato a ospitare relitti di macchine e non resti umani. Sotto la luce del faro anteriore della motocicletta, pareva un labirinto di cadaveri metallici."


"Pripjat sembrava ancora più agghiacciante di giorno quando la brezza agitava le foglie degli alberi dando al luogo un'illusione di movimento. Arkady riusciva quasi a vedere le lunghe file di persone che se ne andavano e gli sguardi che dovevano avere lanciato alle loro case e a tutto quello che si lasciavano dietro: abiti, televisori, tappeti orientali, persino il gatto alla finestra. Intere famiglie che trascinavano giovani riluttanti, spingevano anziani confusi e proteggevano i più piccoli dal sole."


"Un muro di abeti rossastri si stendeva a perdita d'occuio, da sinistra a destra. Sui rami morti non c'erano né pigne né scoiattoli e, a parte il volo rapido di un uccello, gli alberi erano immobili come pali. [...] Arkady riusciva a immaginarsi un teschio in cima a ogni palo. Un'ombra spettrale fece una piroetta davanti agli alberi. Svolazzò come un fazzoletto e saettò via.
-Una rondine bianca- disse Alex -Non ne vedrai molte nei dintorni di Chernobyl-
-I bracconieri si spingono fin qui?-
-No. Loro sanno benissimo come stanno le cose-
-E noi?-
-Anche. Ma non sappiamo resistere e lo facciamo lo stesso. Dovresti vedere com'è d'inverno. Il terreno è ricoperto di neve come una pancia segnata da misteriose cicatrici e gli alberi sono del colore del sangue. La gente la chiama "foresta rossa" o "foresta magica". Sembra quasi una favola, non è vero?-


Martin Cruz Smith

domenica 14 agosto 2011

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

Venerdì sera cinema con Simo e la Elena.
GREASE ridoppiato è una MERDA. Se avessi pagato io il biglietto rivorrei indietro i soldi, INFAMI!!!!

Coricarsi all'una e mezza di notte e svegliarsi alle quattro antelucane causa partenza per Bibione = trauma con annessa crisi di identità che sfocia in giornata vissuta al limite del surreale*.

*Pisolino pomeridiano di ore 2 (con bavetta), 3 ore totali trascorse in spiaggia COMPLETAMENTE VESTITA (di nero naturalmente, con pallore cadaverico della pelle che fa tanto morta vivente) e gran finale: TOUR DELLE EDICOLE/LIBRERIE DI BIBIONE con conseguente acquisto di nr. 1 Dylan Dog (sono commossa, non ne compravo uno da anni!!!), nr. 2 anelli dei quali uno tarocchissimo mi ha lasciato una bella striscia verdona indelebile intorno al dito e nr. 2 libri nuovi.
MOMENTO TOPICO DELLA GIORNATA: io a pranzo che tiro fuori i pezzetti di wurstel, tonno e prosciutto cotto dall'insalata di riso.

Surrealtà maxima.
Credo che se mi drogassi subirei conseguenze infinitamente meno pesanti.

PS:

ORE: 5.37

ORE: 6.03

ORE:  6.11

ORE: 6.47

giovedì 11 agosto 2011

LA CITTÀ DELLE RONDINI ALBINE

"Non ritorneremo. Addio. Pripjat, 28 aprile 1986"

(FOTO: cliccare per la fonte) 

Pripyat, diventata una città fantasma dopo il disastro nucleare di Chernobyl, fu costruita ai tempi in cui la centrale era attiva per ospitare gli operai e le loro famiglie, e successivamente data l'alta qualità della vita crebbe fino a contare una popolazione di circa 47.000 abitanti. Era un bel centro urbano con appartamenti, due ospedali, alberghi, scuole, centri ricreativi, commerciali e un luna park, di cui rimane a tutt'oggi lo scheletro silenzioso a sorvegliare la città.

L'evacuazione degli abitanti da Pripyat, che dista all'incirca tre chilometri da Chernobyl, non avvenne immediatamente dopo il disastro ma a 36 ore di distanza e in tutta fretta. Alla popolazione che veniva fatta salire di gran carriera sugli oltre mille bus arrivati da Kiev venne detto che si sarebbe trattato di un'assenza temporanea, di soli tre giorni, ma qualcuno più accorto o forse più informato dovette capire come stavano veramente le cose, e lasciò così quella scritta su una lavagna della scuola.
Non ritorneremo. Addio. Pripjat', 28 aprile 1986.
Di fatto così fu e la città, con tutto quello che conteneva, venne lasciata a consumarsi sotto l'ombra e i fumi tossici della centrale.

Random facts

(FOTO: cliccare per la fonte)

• I lupi ricomparsi a Chernobyl e nelle zone circostanti anni dopo il disastro atomico (malformati, malati e più piccoli della media), sono sopravvissuti e si sono potuti riprodurre mangiando i cani che erano rimasti in città. "Wolves eat dogs", romanzo di Martin Cruz Smith è ispirato a questo fatto.
• Per anni dopo il disastro le gatte non sono più state in grado di partorire gatti maschi, e i felini si sono quasi estinti.
• Le rondini che nidificano tra le rovine di Pripyat e nelle zone circostanti nascono albine.
• Il plutonio impiega 373.000 anni per dimezzare le proprie radiazioni. 
• È stato stimato che il livello di radiazioni sarà tale da permettere all'uomo di vivere ancora senza conseguenze nelle zone intorno alla centrale tra 600 anni.


Nel 1986 avevo sette anni, e sebbene conservi un ricordo vago delle notizie sul disastro nucleare mi ricordo bene che per un lungo periodo ci venne sconsigliato di consumare alcuni prodotti come i latticini, che potevano risultare contaminati. Non c'era un buon clima in quel momento, e lo intendo in tutti i sensi, c'era tensione, e se mi impegno un po' mi sembra quasi di poterla avvertire ancora oggi. Però in fondo di anni ne sono trascorsi tanti e la storia di Pripyat non la conoscevo a fondo e non l'avrei mai scoperta, se non mi fossi appassionata di città abbandonate e non avessi fatto ricerche in rete.
Premesso che non sono in campagna elettorale e non mi metto a fare comizi (in ogni caso sarei in ritardo dato che si è già votato contro il nucleare mesi fa), immagino che quello che ho letto e visto in termini di foto e di video sia soltanto una minima parte di quanto c'è da sapere e da vedere, e della verità dietro il disastro e le sue conseguenze, ma di sicuro mi è bastato a impressionarmi per tutta la vita, e a volte penso che forse sarei potuta campare più felice e contenta senza sapere niente di questo ennesimo lato oscuro dell'umanità, ma poi ci ragiono su e mi rendo conto che ci sono cose che è giusto conoscere, perché nonostante tutto al mondo c'è più di una testa di cazzo che ancora parla di nucleare, e mi fa capire quindi che non ha imparato niente dalla storia (e dai propri errori!) e io non voglio far parte di questa categoria.
L'uomo è un assassino.
L'uomo che si vanta di essere la creatura più intelligente sul pianeta terra spreca tempo, risorse, denaro e vite per creare i mezzi per autodistruggersi, alla faccia dell'intelligenza.
Siamo assassini nel codice genetico ed è giusto che lo sappiamo, anche se per fortuna non tutti decidiamo di abbracciare questo lato di noi stessi.

domenica 7 agosto 2011

ALL'INSEGNA DELL'INUTILITÀ ESTREMA

*PUFF PUFF* sono io!
Oggi è stata una di quelle domeniche (all'insegna dell'inutilità estrema) in cui mi sono chiesta senza sosta perché cacchio sto al mondo, e a parte questo, perché il caffè delle capsule Lavazza è così buono. Io che avevo bandito gli eccitanti dalla mia vita ecco che ci sono ricaduta con tutte le scarpe, e adesso mi piglio due caffè al giorno e ho anche il coraggio di chiedermi come mai alle tre di notte ancora non ho preso sonno.
Notare bene il mio parlare di ECCITANTI come se fino all'alto giorno mi fossi fatta di ecstasy quando in realtà mi sto riferendo al caffè e alla cioccolata.
Ma O CACA!
Ho dormito sul divano dalle 18.20 alle 20 (inclusa pausa-telefonata con la mamma che manco mi ricordo di cosa abbiamo parlato visto che ero più in fase REM che sveglia), non ho cenato e adesso mi sento peggio di quando mi sono svegliata stamattina (e non ero proprio un fiorellino di campo) alla faccia dei buoni propositi domenicali e della gita a Villa Pullè che volevo fare e non ho fatto perché fuori non si respirava per l'afa e il condizionatore era troppo invitante.
Voglio che questa cazzo di giornata in un modo o in un altro finisca, e voglio che i prossimi cinque giorni trascorrano in fretta così FINALMENTE il maritozzo sarà in ferie (da GENNAIO, eh...) e potremo vivere un po' insieme.
E fine della storia.

Però a parte tutto le mille parole of the day (minimo giornaliero) le ho buttate giù. Con un entusiasmo pari a 0,5 in una scala 1/10 ma è meglio di niente, e poi comunque mi rimane la sessione serale, adesso che ho preso il caffè e addio sonno per le prossime dieci ore.
E i Foo Fighters questo uicchend mi hanno presa benissimo.
(Insomma, non va mica proprio TUTTO storto, ecco...)


PS: comunque la carogna che sale sulla schiena già la domenica mattina non aiuta

sabato 6 agosto 2011

L'ESTATE DEI FANTASMI

"L'aria era calda e umida, come quella che proviene da un falò. Stesa sulla tomba di Cecily, avrei dovuto essere completamente sudata e pronta per una limonata ghiacciata, invece avevo freddo.
Le mie orecchie percepivano delle voci confuse. Non era esattamente una mgia piacevole, era come una tempesta in arrivo. Sulla pelle sentivo delle gocce di pioggia.
Mi girai a fatica verso Colette, ma non mi vide. Sembrava serena, sospesa su una pietra immobile come il suo corpo. Per un momento, pensai che fosse morta. Avvertivo un dolore al petto, un grido che non riuscivo a tirare fuori, quando qualcuno mi toccò i capelli.
Un flash accecante mi passò davanti, lasciando poi il posto all'ombra di un volto con due occhi scurissimi. Una folata di vento mi accarezzò l'orecchio e sentii una voce.
Aveva il sapore del trifoglio, era verde, fresca e dolce.
-Che cosa fai, Iris?-"


"Che fosse stata o meno opera mia, mi presi tutto il merito per l'arrivo del temporale. Forse il segreto di ogni miracolo stava nel saper aspettare il momento giusto per provare a realizzarlo."


Sandra Mitchell

martedì 2 agosto 2011

A.A.A. CERCASI -Parole offresi a poco prezzo per affamati di storie

"Dopo la telefonata camminava felice per le vie della città, in ogni sguardo trovava la bellezza, si sentiva felice e pensò che esistono giornate che sono come un dono silenzioso e discreto, dove il brusio della città diventa musica dell'anima, dove tutto può cambiare, certe giornate sono amnistie che la vita concede, amnistie dove sogni e amore vincono sull'oblio della quotidianità."
Massimiliano Coccia, Il telefono


*
"L'insicurezza è così, scoppia in arroganza o implode in timidezza. E lui è scivolato lentamente dentro di sé. Lo sapevo già allora, su quella scalinata. E lo capisco ancora. Alla timidezza, poi, il dolore ci si attacca per non morire."
Fabiano De Micheli, Bella come una prigione che brucia


*
Ho ripensato molto al nostro rapporto. Tu non sei mai stato geloso; io, forse troppo, anche se non te l'ho detto mai. Le persone mediocri sono gelose; quelle insicure, insoddisfatte, inappagate. Non riescono a tenersi ciò che hanno e vogliono ciò che non possono avere -non accade così per i libri, i vestiti, le scarpe. La gelosia è la caratteristica degli amanti non corrisposti, come la furbizia per i servi, l'avarizia per i padroni e così via."
Marco Medugno, Notturno


*
"Infilo ciò che resta della sua chioma odorosa di balsamo alla vaniglia in un sacchetto di plastica nero, poi indico le cicatrici che ha sui polsi e dico: -Il tuo problema è che dovresti volerti più bene.
In fondo la questione è tutta lì. La gente ha il terrore dei matti che si fanno esplodere nei grandi magazzini la vigilia di Natale, del surriscaldamento globale, della minaccia nucleare, ma è la mancanza di autostima il vero spettro del nostro tempo, perché espone l'esistenza a ogni genere di sofferenza.
Da qualche parte nel corso della propria vita questa giovane donna si è smarrita, arrivando a pensare che rispondere a un annuncio stampato su un giornale in fondo la potesse salvare, guarda che nessuno mai ti viene a salvare se non ti salvi tu da sola, le dico."
Rosanna Rubino, Il giorno zero