lunedì 25 gennaio 2016

Ho pensato spesso, in questi giorni, a quanto mi manca la persona che ero sei anni fa, quella di prima dell'ansia e della depressione, dei lutti e dei dispiaceri che mi hanno resa così fragile, insicura e negativa. Ho una grande nostalgia per la capacità che avevo di tirarmi su nei momenti di crisi, anche se in questo momento della mia vita mi sento davvero meglio rispetto agli anni sopraccitati. Ho nostalgia della possibilità che mi concedevo di tenere sempre la testa fra le nuvole, in mezzo a tutte le storie che immaginavo avrei scritto, specialmente adesso che il solo pensiero di rimettere mano a un progetto qualsiasi mi fa sentire esausta. 
Cerco di non giudicare questi sentimenti, ma di starci dentro e basta per capire a che cosa mi servono. Temendo che fosse una scusa per non mettermi in gioco e lasciar andare un grande sogno non ho mai seriamente considerato la possibilità di fare qualcosa di diverso dallo scrivere, nella mia vita, ma adesso che non mi riesce più e che fatico a focalizzarne la ragione, immagino di doverlo fare. Perché se non lo faccio mi autodistruggo, o perché magari è arrivato il momento di sperimentare qualcosa di nuovo senza programmarlo, per dare un senso a tutto quello che è successo finora. 
So bene che non sarò mai più quella che ero, che non posso cancellare niente di quello che è successo. Posso solo imparare. 

domenica 24 gennaio 2016

ROTELLE

Sono sicura di ripetermi nello scrivere questa affermazione, ma la dolce sensazione del mal di testa che se ne va è una delle sensazioni più meravigliose del mondo, meno di un'ora fa non ero neanche in grado di mettere insieme due pensieri di senso compiuto e volevo tipo morire, adesso mi sento pronta a fare le pulizie di Pasqua con un po' di anticipo. 
Mentre aspettavo che l'antidolorifico facesse effetto ho rimesso mano al dizionario dei serial killer che da un po' avevo voglia di rileggere, stimolata dalla recente visita alla mostra di Jesolo e dalle chiacchiere condivise con la mamma sull'argomento (detto tra noi lo preferisco grandemente alla relazione dettagliata del disordine che mio padre lascia in giro per casa).
Sono sconcertata dalla facilità con cui leggo libri del genere, e dall'interesse che suscitano in me. Ne sono sconcertata perché pur provando disgusto e orrore per quello che leggo continuo a leggere. Non vado in giro a dire che sono una persona "strana" per farmene un vanto, o perché "strano" uguale "diverso" uguale "figo"... non lo dico, ma talvolta i fatti parlano da soli. Anche le mie amiche parlano da sole, quelle che mi conoscono bene e mi dicono «Oh, Vale, 'sta cosa è strana e inquietante: sicuramente a te piacerà» (quasi sempre hanno ragione). Insomma, diciamo pure che sono un po' strana, se per strano si intende insolito, vagamente fuori dall'ordinario, e non sono sicura che questa "stranezza" mi faccia sempre felice.
Non sono cambiata molto da quando ero piccola e di ritorno dalla scuola andavo a sbirciare l'ultima vetrina della videoteca, quella più nascosta perché esponeva tutte le videocassette e le locandine dei film horror. Avevo sette anni, forse otto, e per fare una cosa del genere a quell'età secondo me qualche rotella mi mancava, e deve mancarmi anche adesso, quando mi riscopro a guardare cose che mi danno il voltastomaco senza potermelo impedire. 


sabato 23 gennaio 2016

ANALISI SENZA FINE

È così difficile per me non giudicare persone o situazioni, in generale, che per smettere, o almeno esserne consapevole, devo avere la volontà di soffermarmi sui pensieri che sto facendo quando guardo qualcuno o rifletto su una decisione che ho preso, o una cosa che voglio fare. Un impegno notevole, ma mi ci sono messa davvero, e non intendo dire che sto cercando di dare un taglio solo ai giudizi negativi ma anche a quelli positivi, perché sono incapace di prendere una situazione così come sta, sono incapace di osservarla senza analizzarla e poi ricamarci sopra delle aspettative o delle opinioni non richieste e questo non mi fa bene.
Oggi ho chiuso tutti i libri che stavo studiando per il nuovo romanzo e le cartelle con i "lavori in corso" dentro una scatola per poi portarla nello studio, perché ho sentito il bisogno di chiudermi là dentro per qualche giorno anche se è più freddo e devo dividere lo spazio vitale con due gatti che non amano particolarmente i rumori e le intrusioni (l'immensità del cazzo che gliene frega che quello è il mio studio). Neanche il tempo di posare la scatola sulla scrivania e la Critica Interiore aveva già detto la sua sulla mia decisione, senza tenere conto del fatto che non avevo espresso nessuna intenzione particolare in merito, non avevo detto, per esempio, che volevo spostare il materiale per lavorare in un'altra stanza della casa.
«Non è la prima volta che fai questo trasloco, e dopo due mesi ti ritrovi con un nulla di fatto e trasferisci un'altra volta il casino in cucina!»
Non so neanch'io che cosa voglio fare in questo momento della mia vita, ho da finire di imballare i libri e le cianfrusaglie della camera da letto per i lavori di ristrutturazione del muro e questa mette subito le mani avanti, giudicando un gesto semplicissimo e senza nessuna implicazione. Ecco di cosa sto parlando. Tutto deve avere un senso, tutto deve avere un ordine, una ragione, un motivo. Perciò il mio cervello non si ricarica mai, perché non ha spazio per altro che questa analisi senza fine.
Quand'ero ragazzina avevo tappezzato i muri, i quadri e tutti i mobili della mia cameretta di poster e foto dei cantanti e gli attori che mi piacevano. Adoravo la mia camera, era il rifugio più sicuro e meraviglioso del mondo e il posto più comodo per scaricare i nervi, così, se qualche sabato sera ero sola e avevo una crisi da smaltire accendevo lo stereo, prendevo la scala, un rotolo gigante di nastro adesivo e riorganizzavo i poster. A volte ci mettevo anche quattro ore per far combaciare ogni foto in modo che non restasse vuoto nemmeno un angolino, ma alla fine mi sentivo incredibilmente sollevata. In mancanza di poster, stasera riorganizzerò i libri nello studio, alla faccia della Critica, e guarderò un po' delle cose scomode che negli ultimi giorni ho fatto di tutto per ignorare. Se non c'è altro modo di scendere a patti con il concetto che la mia realtà quotidiana è quella che è perché io me la sono voluta così, allora ci sbatterò contro il naso a forza, non importa quante volte né se alla fine sanguinerà.  

venerdì 22 gennaio 2016

PREMESTRUO (e scusate la stronzaggine)


Giornate di NO, di chiusura, di vaffanculo e di non mi interessa. Anzi, non me ne frega un cazzo proprio. Giornate di rifiuto totale senza una spiegazione. Appena qualcosa o qualcuno si avvicina al mio spazio personale riceve subito un ringhio manco fosse un testimone di Geova che si attacca al campanello e non lo molla più.
Giornate in cui il massimo piacere deriva dal pensare al cibo e al caffè, a quando mi alzerò la mattina e berrò il primo, a quando berrò il secondo dopo pranzo, a quello del pomeriggio e magari anche a quello del dopocena. Il pensiero è tutto lì, nello stomaco che brontola e nel chiedermi che cosa mangerò di buono a pranzo o a cena o se mi va alle undici e mezza, come ieri sera che dopo una coppa di frutta dovuta all'organismo che aveva perso due secchiate così di sudore in palestra, ho saziato la voglia vorace con un panino al tonno e crema di tofu (alle undici e mezza, per l'appunto). Non vi dico stasera che sono a cena fuori... ci sto pensando da tre giorni.
Giornate di «Ma chi me lo fa fare?» in riferimento a qualunque stronzata io decida di mettere in atto, dalle pulizie alla scrittura.
È veramente bello essere donna in premestruo.
Bellissimo.

domenica 17 gennaio 2016

ADESSO VADO IN PAUSA

In sessione di scrittura, quando mi dico «Adesso vado in pausa» dovrei andare in pausa sul serio, facendo cose come alzare il culo dalla sedia e sbatacchiare i piedi per riattivare la circolazione, andare a fare la pipì prima che la vescica mi diventi una zampogna, far riposare gli occhi. Invece sono qui ad aggiornare il blog, poi guardo un video, poi mi lamento dei blocchi di ghiaccio che ho al posto delle appendici e perché quando mi ricordo di sbattere le palpebre mi sembra che siano state intinte nell'acido solforico.

"Il Mio Sorprendente Acume - Parte 1254515. 
PROSSIMAMENTE SU QUESTI SCHERMI"

Stasera sto uno schifo ma sospetto che la causa sia ormonale, me lo dice tra le altre cose il magone che mi coglie a muzzo mentre sto guardando la pubblicità della bevanda contro il colesterolo, tuttavia sto scrivendo e non so in virtù di quale magia. Scrivo senza un particolare sentimento, però almeno scrivo. Consideriamolo un passo avanti anche se tra un po', come da copione, si trasformerà in settanta passi indietro. No, va bene, facciamo sessantacinque passi indietro, perché saranno sicuramente piene di imbarazzanti frasi fatte peraltro sulla fuffa, ma quelle venti pagine che sto mettendo insieme dopotutto mi resteranno.

"Because a shitty first draft is still better than having nothing written at all"
- semicit. 
(... o come si dice dalle mie parti, "Pitosto de gnente mejo pitosto" - piuttosto di niente è meglio piuttosto. 
Fine delle citazioni, giuro)

Per una volta poi non sto scrivendo per la gloria di Efp ma puramente per il mio diletto. Signore e Signori attenzione che potrebbero nevicare patatine fritte. Non mi ha fermata nemmeno l'aspro auto-giudizio dato sul motivo principale di tale diletto, probabilmente perché la mia moralità a volte si avvicina un po' troppo a quella di Fraulein Rottenmeier che insomma, può anche andare un po' in culo.
Ecco, ora che ho detto la mia, anche sulla signorina Rottenmeier, credo di poter andare finalmente in pausa, o magari a fare un power-nap da cui svegliarmi direttamente domani mattina alle undici.

venerdì 15 gennaio 2016

CREEPY SHIRLEY

Oggi sento di poter ignorare ogni questione casalinga e non, per fare una cosa che non faccio da un sacco di tempo: andare in centro a Vicenza da sola, godermi una lunga passeggiata al freddo con la musica nelle orecchie, andare da Galla a comprare un libro di cui non ho assolutamente bisogno per poi finire al baretto in fondo alla libreria, a bere un cappuccino e scrivere pensieri a caso nel diario.
Ho una voglia pazzesca di leggere qualcosa di Shirley Jackson, e spero di trovarla da Galla dove c'è sempre un grande assortimento della Adelphi. Aveva un aspetto strano, Shirley, quasi un po' creepy, e ho la sensazione che mi piacerà moltissimo.

E poi niente, stamattina mi sono svegliata presto e riaddormentata, e ho sognato almeno due persone che non avrei voluto sognare e ho ancora una strana sensazione addosso. E anche un male atroce dalla testa ai piedi dopo l'allenamento di ieri sera. Ieri squat a bomba, oggi camminata alla cowboy con le emorroidi.

lunedì 11 gennaio 2016


Non so che cos'è peggio tra l'essere pessimista e il voler essere ottimista quando mi sento pessimista. Oggi sono stata pessimista, me ne farò una ragione. Ho anche deciso che non aggiornerò più la nuova storia su Efp, ho troppo bisogno che piaccia, e di sapere da qualcun altro che va bene quando sono nella fase in cui dovrebbe importarmi solo della storia, non del resto. Sono un casino ambulante, lo so. 

AGGIUSTAMENTI IN VISTA

Oggi più che mai ho l'impressione che nel fiume di autopubblicazioni di migliaia di scrittori e scrittrici come me, "in attesa di riscontro", ci sia solo un immenso bisogno di attenzioni. 
Credevo di essere diversa, mi convincevo che in fondo a me non importava di non essere cagata di pezza da nessuno al di fuori della mia cerchia di amicizie, e invece indovinate un po'??!! MI IMPORTA. Ah, cristo di un dio se mi importa!
Ho bisogno di sentirmi dire che sono brava, che ce la posso fare, che valgo (e che me lo dica qualcuno che non è della L'Oréal, magari), e quando questo non succede (quasi sempre, perché voglio le attenzioni ma senza attirare l'attenzione né farmi pubblicità - come fa la gente a scoprirmi come scrittrice? Boh, credo che chieda a Frate Indovino), ALLORA NON VALGO. E la gente è brutta e cattiva, e non capisce un cazzo di libri. E il mondo è un posto di merda. E una volta "era meglio"...
  

Vorrei incazzarmi con me stessa e darmi tanti schiaffi perché pensavo di averla superata questa fase così infantile ed egocentrica, ma non mi arrabbio. Anzi, ora mi faccio *pat pat* su una spalla, mi premio con un pezzetto di cioccolato e mi dico che devo solo riprovarci, ma sì, devo solo aggiustare il tiro e la prossima volta andrà meglio. 

domenica 10 gennaio 2016

#RIGHT IN THE FEELS


Stavo cercando di continuare l'editing di Dark Roads ma sono finita qui, non riesco a concentrarmi e ho bisogno di scrivere qualche riga di diario dopo aver scoperto che Fotolog ha ufficialmente chiuso i battenti, cancellando di colpo quasi sette anni di foto, ricordi e parole che gli avevo affidato. Ammetto di averlo usato davvero pochissimo nell'ultimo anno, ma comunque l'ho usato, lo aggiornavo (intendevo ricominciare ad usarlo di più proprio nell'anno nuovo) e ci tornavo spessissimo a rileggere i vecchi post. Insomma, era uno spazio a cui tenevo.
Questa notizia mi ha fatto tornare in mente una caterva di cose. 
Tipo il mio primo profilo su Fotolog del 2008, che poi ho cancellato, dove postavo delle foto di cacca e scrivevo ancora peggio. 
Tutte le foto dei My Chemical Romance che scaricavo dai profili stranieri (credo che metà delle foto che ho salvato da qualche parte nel vecchio hard disk provengano da lì), e le notti che poi passavo su a scrivere alla Lennie delle email chilometriche come pretesto per condividerle. E a proposito di quella bestiaccia, su Fotolog avevo aperto un profilo dedicato soltanto a lei, con tutti i miei pensierini d'amore sotto scatti pseudo-artistici e dall'aria un po' romantica che non so se poi ha mai visto, perché non ricordo se gliene ho parlato prima di decidere di cancellarlo. 
Il secondo profilo, quello più longevo, da circa metà del 2009. Quello che ha accolto TUTTO il periodo di sclero per i Muse, coi viaggi avanti e indietro per l'Italia per i loro concerti, le madonne di quando facevo tardi la notte, sempre in chat con la bestiaccia, a cianciare del Trio Paloma. Il profilo coi ricordi dell'amicizia (se di amicizia si può davvero parlare) con la Giorgia, dei miei dieci giorni di gloria coi capelli turchesi, degli scleri con l'Anita prima che partisse per Londra e ci si perdesse per strada.
Non mi piace come mi sto sentendo in questo momento, sono triste, un po' divertita ma nell'insieme a disagio come se stessi seduta sul bagnato. 
Sono passati soltanto sette o al massimo otto anni, non è trascorsa una vita... eppure mi sembrano dieci vite. Un'eternità da quando ho avuto l'adsl a casa dopo il matrimonio, e dovevo attaccare un cavo al modem perché il portatile era troppo vecchio per la connessione wireless. Un'eternità e trentordicimila cambi di personalità dalle notti su msn (che quand'è sparita quella chat e con la bestiaccia siamo passate a Skype un po' ne soffrivo, perché non potevo usare tutte le gif bellissime con le scimmiette e gli Onion Head), quando ci davamo la buonanotte con le gif dei My Chemical Romance, o da quei post da passiva-aggressiva che scrivevo alle quattro di mattina quando ero incazzata dio solo sa per quale motivo (magari mi succedeva anche perché bevevo otto o nove tazze di Nescafé al giorno). 
Un milione di vite anche dall'inizio di Dark Roads che a febbraio del 2008, mentre ero in treno diretta a Venezia per una "riunione creativa", era poco più che una mezza idea e quattro righe su un foglio a quadretti, mentre adesso sta per diventare un romanzo vero, intero, finito.
Ok, sto ufficialmente male, e devo chiudere questo post prima che troppi feels gettino le premesse per un'altra notte insonne. Comunque, GRAZIE FOTOLOG... grazie per i ricordi di cui avrei fatto volentieri a meno ma che, chissà, magari un giorno mostreranno la loro utilità. 

venerdì 8 gennaio 2016

LOVELOVE



Che bella questa canzone, quanto mi piace...

Negli ultimi giorni tra i musi lunghi, le mie lamentele, le lamentele di altri e i casini con la famiglia ho fatto un tale pieno di energia negativa che proprio non ne potevo più. Se una volta essere perennemente incazzata e incazzosa era uno stile di vita, e pensavo che la rabbia o i sentimenti negativi mi fornissero degli stimoli per andare avanti, adesso non è più così, e capisco che quando comincio a risentire fisicamente della negatività sono arrivata veramente in profondità. Troppo in profondità.
So bene che se alcune situazioni si ripresentano a volte succede perché c'è ancora qualcosa che devo imparare, e che per altre l'unico rimedio è cambiare il mio comportamento (o il mio giro di conoscenze), ma nell'attesa di capire come gestirmi e di imparare a farlo, questa canzone è sempre un rimedio formidabile contro le brutture.

martedì 5 gennaio 2016

SERIAMENTE CONVINTO

Insieme alla polvere smuovo ricordi, ecco perché dopo aver riordinato qualcosa mi viene sempre il raffreddore allergico. Che schifo, certe giornate. So che poi si risolvono (e casomai non l'avessi scritto abbastanza lo scrivo un'altra volta - come Anne Blaisdell che ripete cento volte gli stessi concetti - Dio ti prego dimmi che nei miei scritti io non lo faccio! - comunque non sarà mai, mai e poi MAI come nel periodo ipocondria-depressione quindi VA BENE, anzi benissimo), ma intanto che schifo. Che schifo quando io e il topo proprio non riusciamo a trovarci, quando devo tenere il muso o essere indifferente perché lui mi venga a cercare, mosso oltretutto dal senso di colpa. Poi per forza non ho voglia di essere carina e coccolosa. Per forza ruggisco appena si avvicina. Mi ha regalato un telefono nuovo per Natale, a sorpresa, e forse anche un po' perché era stanco di vedermi lanciare il vecchio telefono in giro per casa ogni tre per due. È bellissimo e lo adoro, ma avrei preferito avere lui marito come regalo, cioè, la sua presenza, specie ora che ha avuto le ferie. Sembro un'ingrata, me ne rendo conto, ma sono sincera. Sii presente, non regalarmi oggetti. È come mio padre quando mi dice «Ah, è il tuo compleanno? Se passi per casa ti faccio la mancia.»... non voglio la mancia, voglio un padre. Non sono una mignotta, sono tua figlia, testa di cazzo!
Sì, sto attraversando un periodo di egoismo e di autocommiserazione che portatemi via. 


POSCRITTO IGNORANTE: ho già ricevuto gli auguri per la Befana da parte di mio zio, quello che non sento mai, che non si fa mai vivo, che vedo una volta l'anno a Santo Stefano e a cui non importa un cazzo di me (e, viceversa, di cui non mi importa un cazzo) e mi chiedo... che sia seriamente convinto di essere spiritoso?