sabato 19 novembre 2016

EXTRA NaNoWriMo - RICORDI E SDOLCINATURE RANDOM

Giorni che ho voglia di scrivere questo post "extra" NaNoWriMo perché mi urge dal di dentro, giorni che ne rimando la stesura per tanti motivi tra i quali il suggerimento del saggio Morelli (eletto mio Guru dell'Anno): «Tieni per te i tuoi pensieri e sentimenti». Ma a me piace ancora fare qualche cazzata, quindi li smarono tutti su un blog pubblico.

Dopo la rilettura di un vecchio post mi sono resa conto che i giorni di novembre 2011, l'anno del mio primo NaNoWriMo, coincidono esattamente con i giorni di novembre di quest'anno, e per questo nel mio cervello è scattato il meccanismo del ricordo malinconico con FEELS (meglio non pensare che il suddetto cervello è una sala comandi abitata da un paio di neuroni rincoglioniti che ogni tanto premono pulsanti a caso, incuranti delle conseguenze - ad esempio un accenno di bipolarismo che a volte non sembra nemmeno tanto un accenno).
Per un po' ho fatto finta di non vedere e non sentire i ricordi, che ovviamente per questo non solo non se ne sono andati ma mi si sono attaccati addosso tipo cozze. Allora ho fatto loro spazio dentro di me, credendo che fosse ciò che volevano, e che per questo avrebbero levato le tende in tempi brevi. Ma niente, sono ancora qui. Allora, come ho fatto tante altre volte, ho deciso di metterli in un post. Non so se alla fine lo pubblicherò davvero, o se lo lascerò nelle bozze e poi lo cancellerò. Per ora mi limito a scriverlo.

Ho ripensato molto alla mia cosiddetta ex migliore amica, in questi giorni. Non che sia stata la prima volta, ma forse adesso l'ho fatto in modo veramente diverso, con distacco ma senza rancore. Sono trascorsi tre anni da quando ci siamo sentite l'ultima volta, e sapevo che lei non si sarebbe mai rifatta viva per prima. Non l'ha mai fatto quando abbiamo discusso e per un po' non ci siamo parlate, sono sempre stata io a trovare una scusa per riattaccare bottone. È la ragione per cui nei primi mesi dopo la litigata parlavo di lei come se fosse morta. Sapevo che non mi sarei fatta avanti io per prima, stavolta, e che per questo l'amicizia sarebbe defunta. Comunque non me ne sono ancora pentita.
Ma anni fa era tutto diverso. Io ero diversa. Non sono qui, oggi, per chiedermi se ho fatto davvero bene, negli anni che abbiamo trascorso frequentandoci, a sforzarmi di rimettere insieme i pezzi quando tutto si rompeva. Probabilmente sì, anche se era chiaro che con lei non riuscivo ad andare d'accordo. Anche se poi i risultati della riappacificazione erano pessimi, e si rivelavano una forzatura. Chiaramente dovevo fare certi sbagli.

Il 2011 lo ricordo molto bene.
A fine 2010, dopo la disastrosa trasferta londinese, tra noi sembrava tutto finito (per l'ennesima volta). Io avevo voluto mettere la parola fine, con una certa convinzione, e nel giro di tre settimane, un mese al massimo, ero già sulla via del pentimento acuto a strapparmi i capelli.
I primi di novembre i My Chemical Romance annunciano la data italiana di Milano. Attenzione: non stavamo parlando di un concerto qualunque, bensì di quello che lei ed io avevamo tanto sognato di vedere insieme fin da quando ci eravamo conosciute. Lo vengo a sapere una sera che sono fuori a cena, ed è come ricevere una sprangata sui sentimenti e poi doversi pure mangiare la spranga. Di ferro. Sulla via del ritorno mi ingrippo, ma penso che sia un problema, per l'appunto, dovuto alla cattiva digestione, ma quando il cuore comincia a battere a mille all'ora penso ok, Huston, abbiamo un problema. Alla fine, alla quarta o quinta volta che ripeto il copione mi rendo conto che ho avuto un attacco di panico (che quando sei ignorante in materia interpreti facilmente come un chiaro segnale che stai morendo d'infarto). Avevo iniziato a dare un po' i numeri già ad ottobre, ma sono tuttora convinta che sia stata quella sera a dare ufficialmente il via alla Crisi (notasi C maiuscola).
Poco dopo, dietro mia insistenza, io e l'ex BFF abbiamo ricominciato a sentirci. La riluttanza di lei era così evidente... ma io avevo un bisogno disperato della mia amica del cuore, e pensavo che con un po' di pazienza, sputo e olio di gomito sarei riuscita a rimediare al casino che credevo di aver combinato. Come? Con lettere di dieci pagine piene di auto-critiche, auto-analisi, scuse, scuse e ancora scuse e giustificazioni di ogni genere. Con dichiarazioni d'amore e uno scatolocino pieno di regali. Il proverbiale "bacino passa-bua" che non fa passare un cazzo di niente.
Ci siamo poi riviste a marzo, quando mi sono presentata al fatidico concerto dei Chem piena di grandi speranze e di Xanax fino agli occhi. Non so quanto ne ho preso ma so che era tanto, non smettevo di spararmi gocce in gola perché ero talmente agitata al pensiero di rivedere lei, e di vedere il concerto, che non mi rendevo pienamente conto di quello che facevo (qualcuno di Lassù deve amarmi molto, dato che sono partita da Milano all'una e mezza di notte, in condizioni pietose, e sono riuscita a non schiantarmi da nessuna parte e a tornare a casa sana e salva).
A maggio, con la terapia che iniziava a dare i primi - e anche ultimi - frutti, finalmente il neurone ha spinto il pulsante giusto nel cervello. Quello del "My dear friend, ho capito che ti sto sul cazzo, e tu stai sul cazzo a me, quindi è meglio che le nostre strade si dividano qui". Tre hurrà per il mio acume in ritardo.
A fine ottobre non ero proprio disperata come l'anno precedente, ma sentivo comunque molto la sua mancanza (allora non usavo comunicare da persona matura e preferivo affidarmi a sistemi più complessi, tipo - Ok, ti scrivo un post nel blog perché so che tu lo leggi - e un po' infantili. Solo un po'). Ripensavo ogni giorno al 2009 - periodo Muse - e a tutto quello che avevamo condiviso in quel contesto. Litrate di lacrime ascoltando Resistance e Starlight. E poi, «È solo un innocuo, innocente messaggino di auguri per il suo compleanno», mi sono detta mandandole il primo sms dopo mesi di silenzio.
Il 5 di novembre ci siamo incontrate a Ferrara, e sono quasi sicura che sia stata una delle rarissime occasioni in cui anche lei, per natura poco incline ai contatti fisici, mi ha abbracciata con trasporto. Tremavamo persino, per quanto eravamo emozionate. Le ho portato qualche regalino di compleanno, mentre lei aveva fatto i muffin nei colori di Halloween con gli zuccherini intonati.
Perché mi ricordo ancora tutte queste stronzate sdolcinate?
Boh. Me le ricordo e basta. Ci ripenso e non vanno via. Ma mi fanno sorridere. Quello del 2011 è stato il NaNoWriMo più emozionante a cui ho partecipato, e quel mese è stata una delle tante parentesi meravigliose che ci sono state nei sei anni in cui io e la Lennie ci siamo frequentate. Ovviamente a febbraio del 2012 era già andato tutto a puttane un'altra volta, e di lì in poi la strada è stata tutta in discesa... direi verso lo scarico del cesso.

Adesso, sabato 19 novembre 2016, alle ore 01.58 del mattino, ripenso a tutti i motivi per cui sono stata incazzata con lei e mi viene da ridere. Per certi versi oggi sono com'era lei anni fa (non so se poi sia cambiata): una persona riservata, quasi schiva, che ama tanto stare da sola e che soffre per le amicizie soffocanti (vedere precedenti post a riguardo). Allora non capivo... non potevo! Avevo tanta di quella strada da fare...
Non sento veramente il desiderio di rivederla o di risentirla, per quanto sono convinta che se ci parlassimo in questo momento riusciremmo a farlo con naturalezza, come se ci fossimo viste l'altro giorno. Non mi manca la sua presenza come elemento per completare la mia vita... è solo che per qualche motivo ripenso a lei.
Forse un paio di cose vorrei dirgliele. Tipo che mi dispiace di essere stata odiosa, a volte, perché proprio non riuscivo ad accettarla così com'era, e a capire i suoi bisogni. Adesso vedo sul serio e chiaramente tutta la mia chiusura mentale. Ma è chiaro che le cose dovevano andare in questo modo.

È difficile capire qualcuno che ha un "male", chiamiamolo così, che nasce dalla sua stessa mente. Figuriamoci quanto può esserlo averci a che fare, e pure spesso. Non posso biasimarla per essersi stancata, ad un certo punto, anche se nella mia logica contorta il fatto di raccontare praticamente solo a lei come mi sentivo, a ripetizione, era un segno tangibile del bene che le volevo, della fiducia che riponevo in lei.
Ma dopo il cambiamento, e a distanza di tanto tempo, percepisco anch'io tutto il peso della negatività che sprigiona chi, vivendo un momento di crisi, ha solo bisogno di parlare, di buttare fuori il disagio, e non sta a sentire né le rassicurazioni né i consigli (una a volte li propina con sincero affetto, quando vede un'amica stare male e vorrebbe aiutarla. A volte non sono nemmeno veri consigli, ma solo frasi un po' di circostanza che viene spontaneo pronunciare per consolazione). Mi ci sono voluti non meno di sei anni, e una bella dose di pianti e bestemmie per capire che l'amicizia non ha niente a che vedere con questi comportamenti, che non ha niente a che vedere col sostegno reciproco ma che è piuttosto una condivisione, e dovrebbe costituire uno stimolo per crescere, non un peso che frena.
Mi immagino facilmente 'sta povera disgraziata che tentava di andare avanti con la sua vita, di fare cose, mentre io, ogni volta che ci vedevamo e magari era l'occasione buona per parlare di progressi e progetti, non facevo che lamentarmi di quello che non andava nella mia vita (tutto). In cuor mio avrei tanto voluto smettere, nemmeno io amavo particolarmente la persona che ero diventata, ma non ci riuscivo. Solo ora è evidente che avevo bisogno di rompere definitivamente con lei, di passare per altre amicizie e poi di ritornare a casa, alla solitudine. È che quello che ho imparato l'ho visto solo a fine percorso, non certo mentre stavo camminando.

In conclusione, sono contenta di tutto quello che è successo.
Stanotte sto pensando che la vita è stata davvero buona con me. Mi avrà pure messa di fronte a un sacco di prove difficili da affrontare, ma mi ha fatto anche dei grandissimi regali, di valore inestimabile. Quando mi guardo intorno, spesso vedo persone alle prese con casini ben più gravi, con malattie e dolori cronici che a me non sono toccati, vittime di abusi da cui io sono stata solo sfiorata. Non voglio sminuire il mio dolore, solo ridimensionarlo, e non perché è quello che farebbe una persona saggia e intelligente, ma perché riesco a vedere sul serio le cose buone che ho avuto.


PS: alla fine, a quanto pare ho deciso di pubblicare il post. Doc Morelli non approverà questo elemento ma oh, pazienza.

Nessun commento:

Posta un commento

Siamo in un blog libero, dì un po' quello che te pare!