venerdì 18 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 18 - DÉJÀ-VU, DÉJÀ-VU OVUNQUE!

Riassunto della mia settimana
Ero veramente tentata di scrivere un altro, lunghissimo post sulla stanchezza di questi giorni, ma alla fine ho aspettato che la voglia mi passasse prima di tornare qui per l'intervento quotidiano. 
Quando dico che sono stanca non mi riferisco quasi mai alla stanchezza fisica. Quella non mi dà alcun problema, anzi, mi energizza, è corroborante e mi aiuta a pensare, produrre, digerire e dormire meglio. È la stanchezza emotiva che mi bastona più ancora di una influenza con la febbre altissima. Tutte le puttanate che sono successe nelle ultime settimane, ma che si sono concentrate in particolare in quella appena trascorsa, hanno fiaccato così tanto il mio entusiasmo che per un attimo ho pensato persino di mollare il NaNoWriMo.
Il fatto è che se permetto ancora agli altri, o al mondo esterno, di influire in questo modo nella mia esistenza non ne verrò mai fuori. Non rifiuto niente di quello che mi è successo e che ho provato, al contrario: sprofondo nella poltrona e nel silenzio e ascolto. Apro le braccia a ogni pensiero ed emozione che arriva, che siano benvenuti. Poi però devo andare avanti, in qualche modo. Devo andare avanti con le cose che mi piacciono e che mi fanno sentire bene, e lasciare indietro il resto. Se lo faccio, posso vedere cose speciali ovunque, anche nelle giornate autunnali brevi e grige, o nei piccoli gesti quotidiani che prima invece mi annoiavano. 
Questa specie di stato di grazia non è qualcosa di nuovo. Mi è capitato altre volte di provare la sensazione che tutto fosse perfetto così com'era, così come stava accadendo, anche se tutto era sostanzialmente uguale al giorno precedente. Abituata a legare la gioia ad avvenimenti e soprattutto a speranze future (domani andrà meglio, quando mi sarò realizzata allora sarò davvero felice, quando avrò ritrovato l'indipendenza economica, quando i miei sogni si saranno avverati. lotterò fino alla morte per il miei sogni... insomma, "E ANCHE OGGI UNA GIOIA DOMANI" - Cit. the JackaL), tutto il resto in generale non sapeva di niente, era solo una mortale noia nell'attesa del Grande Miracolo. Tranne nei momenti, rarissimi, in cui mi colpiva la sensazione di non avere più nessun desiderio, di essere perfettamente felice com'ero. L'esperienza mi ha quindi provato che la felicità non è mai dipesa dalle cose che mi sono capitate o dalle persone che ho incontrato, ma è un'emozione che mi nasce dal di dentro e che posso provare quando voglio, senza bisogno di un evento scatenante. Una cosa che arriva così, a muzzo, nei momenti più stronzi tipo quando sono in fila alla cassa del supermercato o ferma al semaforo (meglio l'epifania, comunque, che scaccolarsi).

Ma bando alle ciance, parliamo di Siffatte Ciuffole (si intenda, con Siffatte Ciuffole, lo scritto a cui sto lavorando al momento, qualunque cosa sia). Sono indietro come il culo con la produzione quotidiana per il NaNo (avverto, in quest'ultima affermazione, una forte sensazione di déjà-vu. Voi no?), e per come sono messa ora piuttosto che cercare di scrivere tirerei due craniate contro il muro, è che non ho lo stucco per ripararlo.

Ieri ho aumentato lo svantaggio perché invece di recuperare e produrre fuffa nuova ho passato la serata a scaricare video sui Krampus, e a cercare delle mete alternative a Tarvisio per vedere almeno una sfilata. Chissà perché, prima di dare un'occhiata in rete ero dell'idea che ci fosse solo la manifestazione di Tarvisio il 5 dicembre, che quest'anno cade di lunedì e quindi andarci era da escludere, quando invece ce ne sono tantissime in altre date e anche in paesi un po' più vicini. Da oggi quindi è ufficialmente iniziata l'opera di scassamento di maroni per convincere il topo a imbarcarsi in una gita fuori porta, per andare a ghiacciarsi i sentimenti e vedere una marcia di tizi vestiti da diavoli (e magari prendermi delle gran legnate sulle gambe come l'anno scorso).
Teoricamente, molto teoricamente, tutta la faccenda dei Krampus rientrerà nella stesura delle sopraccitate Siffatte Ciuffole, sempre ammesso che io riesca ad andare avanti abbastanza da inserirla nel contesto. L'anno scorso, i primi di dicembre, con la storia mi trovavo nello stesso punto in cui mi trovo oggi, ancora qui a capire quanto cazzarola di tempo occorre alla protagonista per arrivare a parlare di questo essere mascherato, misterioso, molto peloso, molto diavoloso. In ogni caso, potrò sempre far passare la gita inconsueta e fuori porta come "lavoro di documentazione". Con le giuste tecniche di seduzione sono sicura che il topo ci crederà. 

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