domenica 20 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 20 - MA BUON NATALE UN CAZZO!

Oggi domenica segnata dall'ansia (positiva, eh!) di recuperare per rimettermi in pari col conteggio del NaNo, adesso che ce l'ho fatta mi sento meglio. Ma è stata anche una domenica segnata dalla vescica che mi è spuntata sul medio causa aggiornamento feroce del diario mattutino. Ho contato le parole, prima: 1351. Domani mattina la penna mi tocca impugnarla col naso, tipo.
Breve digressione: dopo giorni di freddo intenso affrontato col piumino da mezza stagione, motivo per cui mi svegliavo in modalità bastoncino di Capitan Findus, mi sono decisa a sfoderare il piumone invernale, quello spesso quasi quanto il materasso e che disperavo di poter usare dati gli ultimi inverni molto miti. Tempo di rifare il letto e taaac!... le temperature si sono alzate, mi sembra giusto. Sicché stamattina alle sette mi sono svegliata perché mi pungolavano le fiamme del fottuto inferno, e in più avevo una pizza mal digerita ancora sulla bocca dello stomaco. Senti, le ho detto, o vai giù o torni su, ma occhio che se torni su esci anche. Nell'attesa del responso ho preso il diario e mi sono messa a scrivere, e in capo a due facciate ero affogata in un mare di riflessioni rabbiose sugli abusi natalizi a cui la mia famiglia mi sottopone ogni anno.

Per tradizione vivo una sorta di tregua, durante la quale il Natale mi sembra ancora una cosa bella, che va dall' 8 al pomeriggio del 25 dicembre. Già verso sera iniziano i preparativi per l'appuntamento del 26 con la gastrite e il Germano Mosconi che ti si aggrappa sulle spalle e ti suggerisce nuove, creative bestemmie.

Lo spirito che distingue il giorno di Santo Stefano, noto nella nostra famiglia non come giorno di Santo Stefano bensì come "compleanno di quello psicopatico di mio nonno materno", si basa da sempre su due solidi principi:

«Se possiamo complicare una cosa semplicissima abbiamo il dovere di farlo»«Se possiamo dare il peggio di noi stessi e odiarci più di quanto già ci odiamo, abbiamo il dovere morale di farlo»

Mi chiederete, perché dunque ci costringiamo a stare nella stessa stanza per un pomeriggio che però ci pesa addosso come la stanchezza di una settimana di lavoro in miniera? È la domanda, senza risposta, che mi pongo più o meno da quando ho smesso di cacare nel pannolino e ho capito che aria tirava in casa mia.
Al fine di superare l'infame giorno in un modo un po' meno infame, l'anno scorso decido di mettere in atto un piano semplice ma di sicuro successo: recuperiamo un po' di calore natalizio, dai. Le parole magiche sono "MI OCCUPO DI TUTTO IO", voi limitatevi a portare i regali, e che la nonna tenga occupato il vecchiaccio fino alle quattordici e trenta. Decoro la taverna, porto il cibo e le stoviglie e poi, sorpresa! 
Ma figuriamoci. 
Perché permettermi di fare qualcosa di bello senza rovinarlo almeno un po', per non dire del tutto? Alla cosiddetta festa a sorpresa a momenti si scatena una guerriglia a suon di tramezzini e torta salata, e anziché gioire (non dico ringraziare, ma almeno gioire), mio nonno ha rotto i coglioni per tutto il tempo perché eravamo lì a festeggiarlo anziché idolatrarlo per i nuovi quadri che aveva dipinto e appeso alle pareti. Quadri che nessuno aveva notato dato che, vivaddio, nessuno ci entra mai in quella  cazzo di casa.
Non pensate che io stia esagerando, questa è pura verità e posso produrre dei testimoni. E nemmeno contrariatevi, vi prego, nel leggere i miei insulti. So bene quali immagini evoca anche solo la parola "nonno" - dolce, saggio vecchierello pieno d'affetto - ma per me "Il Nonno" è ed è sempre stato una specie di mostro psicolabile col riporto tinto e incrostato di lacca Splendor. Mio nonno è lo stronzo che una volta ha mimato l'atto di abbracciarmi, a momenti a me scappa una lacrimuccia di gioia - finalmente mi ha accettata, ho pensato, ma invece poi mi ha tastato i fianchi per sentire quanta ciccia c'era. È quello che a un «Ti voglio bene» risponde con «Lo so, grazie» (c'è da dire che almeno è educato. Un pezzo di merda ma educato). Non è che la sua demenza sia un fatto nuovo, è sempre stato un pazzoide, ma col tempo sta peggiorando. Ora non si limita più a dare per scontato che gli vuoi bene (come potrebbe essere altrimenti, è una creatura talmente amabile, lui), si spinge oltre e ti insulta anche quando hai fatto le capriole per rallegrargli il compimento degli ottantun'anni. 
Mia nonna non è tanto diversa, del resto vive con lo psicopatico tutti i giorni, si capisce perché anche lei ha perso un po' di sentimenti. Mia madre sostiene che la nonna mi ha sempre adorata, è vero che la stessa mi ricorda sovente quanto le estati che abbiamo trascorso insieme al mare, quand'ero ragazzina, siano stati i momenti più belli della sua vita. Anch'io adoravo la nonna, forse a volte ho creduto di volerle persino bene quanto ne volevo alla mamma, finché non sono cresciuta e ho iniziato a deludere tutte le sue aspettative. Non è che mia nonna non mi voglia bene, è solo dispiaciuta perché non sono magra, famosa, o almeno una madre di famiglia. Non le ho dato un bisnipote, SHAME ON ME. L'atteggiamento è grossomodo lo stesso che ha adottato mio padre: sei una fallita ma ti voglio bene lo stesso. Lei dice, a mia madre, «È grassa, ma a noi non dispiace se viene a trovarci».
MA GRAZIE. 
AL CAZZO.
Trovo lecito, alla luce di quanto sopra citato, dubitare un po' di questo proclamato affetto. Parlare di adorazione, poi, mi sembra addirittura fantascienza. 

Ora vorrei porre una domanda semi-seria: posto che cazzate come quelle sopraelencate capitano in moltissime famiglie, soprattutto durante le feste che ci obbligano a stare per ore chiusi in stanze male areate a ingozzarci come anatre da fois gras, secondo voi, fino a che punto si possono sopportare e giustificare tali soprusi natalizi?
Perché io ne avrei ben piene le oviaie. Con quello di quest'anno sono trentasette volte Santo Stefano-Non Santo Stefano, toh, facciamo trenta perché i primi anni grazie al cielo li ho rimossi. Ma trenta volte sono comunque tante.
Quest'anno ho voglia di darmi malata. Non l'ho mai fatto, e non mi piace. Detesto accampare scuse del genere, piuttosto vorrei essere onesta. Ma la salute comunque c'entra: è quella emotiva. Ci posso ridere su, posso recitare la parte di quella distaccata, "superiore" e "più intelligente" finché vi pare, ma ci rimarrò sempre un po' di merda. Io non ci riesco, a fregarmene. E poi ci sono cresciuta con questa gente, per anni ci ho convissuto cinque giorni la settimana... direi che ho pagato per tutti i peccati commessi nelle mie dieci vite precedenti e per quelli che commetterò nelle prossime tre. Un Natale normale, tranquillo, lo posso avere anch'io?
Immagino di sì.

E niente, milleduecentosettantasei parole per sproloquiare IN ANTICIPO!!!!! sul Bianco Natal. Ma è possibile?!?!?!? Mi sa che le metto in conto al NaNoWriMo, sono pur sempre parole. Poi, un giorno, magari mi impegnerò a scrivere dei post che trattino di narrativa, che per inciso dovrebbero essere la regola per una che si proclama scrittrice. Anche se, in effetti, non millanto: per scrivere scrivo. Fuffa, ma pur sempre scritta. 

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