Dai, un ultimo post per il 2017, mi son detta. Ogni tanto lancio un'occhiata all'archivio, vedo che i primi post di questo blog sono del 2010 e banalmente penso cazzarola, già così tanto tempo è passato?
A quanto pare sì.
Ho fatto un giro per i social e ci ho trovato più o meno le stesse cose di sempre: il sarcasmo sulla sfiga prevista per il 2018, i buoni propositi sdolcinati, l'eterno braccio di ferro tra chi fa il Capodanno fuori casa e si spacca ammerda, e chi invece "stare a casa in pigiama is the new festeggiare il Capodanno" (è lo stesso principio che si applica a un qualsiasi post relativo al sabato sera, perché a quanto pare oggigiorno l'umanità si deve dividere per forza in chi nel fine settimana sta a casa a guardare serie tv e chi invece va a locali ad annegarsi nell'alcool). In tutto ciò, il mio unico pensiero è stato ma possibile che la gente sia incapace di fare una cosa qualunque senza condividerla? Stiamo aspettando che fotografarsi seduti sul water inizi a trendare da qualche parte?
Va be', in fondo lo sto facendo anch'io. Sto condividendo il mio punto di vista che credo non interessi a nessuno, predico bene e razzolo male eccetera eccetera, ma sento che la mia implosione è talmente avanzata che tra poco, ne sono sicura, smetterò di comunicare normalmente.
Comunque, sempre della serie "L'arcobaleno del cazzo che ce ne frega", a me questo 2017 è piaciuto.
Ho ricominciato a scrivere. Ho ricominciato a scrivere SUL SERIO, e mi piace di nuovo no matter what (e senza bisogno di tanti "hashtag A WRITERS LIFE"). Tutto il resto conta fino ad un certo punto. Tutto il resto si ridimensiona. Se il 2018 mi consentirà di continuare a scrivere e ad implodere, non avrò nient'altro da chiedere.
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