Disgustata e al tempo stesso terribilmente affascinata da "Invisibile" di Paul Auster (è stato il mio primo - e data la carica emotiva, probabilmente ultimo, Auster): una settimana per leggere quaranta pagine, e quattro ore per finire il resto di un romanzo che non ho trovato eccezionale, ma che non sono riuscita a valutare con meno di quattro stelle. Qualunque libro mi tenga sveglia a sfogliare pagine come una forsennata fino alle tre di mattina ha per forza dei meriti che non posso ignorare.
Alla fine di questo giro mi rimane la voglia di scrivere solo un appunto, che volevo fare a McGrath per "Trauma" ma che avrei potuto fargli anche per "Follia" e per le quaranta pagine de "La guardarobiera" che ho letto: ne ho ben le piene le balle di queste donne e di questi uomini alti e longilinei, di straordinaria bellezza, di straordinaria intelligenza, sublimi, forti (si intende che non tutti i personaggi sono descritti in questi termini, ma che dalle pagine emerge facilmente come "i belli" siano interessanti mentre "i brutti" o anche i "meno belli" non lo siano).
Voglio dire, che fine ha fatto la gente normale, la gente magari non canonicamente bella? Donne e uomini fuori forma o non particolarmente dotati o acculturati non possono avere storie da raccontare, amori da vivere? Non ci si può innamorare di qualcuno anche se non ha le fattezze di una divinità? Ditemi voi se non sono domande legittime.
Al prossimo personaggio "straordinario" di cui leggo qualcosa, fregacazzi di chi è l'autore o l'autrice, giuro che lancio il libro fuori dalla finestra.
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