Ero convinta che stanotte avrei scritto il primo post del 2021 su questo blog e invece ho scoperto ora di aver già inaugurato con una cazzata sulla piadina - MI PIACE, ho iniziato proprio in grande stile. L'essere rimasta fedele (seppur con alti e bassi, lunghe pause e mezzi addii) a questo spazio per ben undici anni continua a darmi un curioso senso di soddisfazione, perché mi sono sempre identificata in quella che iniziava venticinque diari e non ne finiva nemmeno uno, che scriveva ogni giorno per due settimane e poi se ne dimenticava per delle eternità, mentre adesso uso lo stesso blog e riempio interi taccuini senza strappare nemmeno una pagina - la costanza mi fa sentire una brava persona, una donnina matura.
Intanto che scrivo questo post nicchio un altro po' sulla decisione di cominciare seriamente con la scaletta di WDF, ché ho lavorato per mesi ad ogni aspetto della progettazione e so che sono pronta a partire ma ancora non ho tolto il freno a mano - FRENO A MANO: la paura di bruciarmi una storia a cui tengo davvero moltissimo. D'altro canto questa paura non mi passerà mai, ed è anche altamente improbabile che non sbaglierò qualcosa o che il libro sarà un successo quindi DEVO cominciarlo.
Mi piacerebbe davvero moltissimo pubblicarlo a ottobre di quest'anno, è dal 1° ottobre del 2014 che tento di comporre il puzzle di questa storia, che aggiungo e tolgo dettagli, non posso aspettare ancora. Se non andrò fino in fondo sono sicura che mi darà il tormento per il resto dei miei giorni.
E poi ho fatto una moodboard proprio ciccia che non vedo l'ora di spammare ovunque.
Sempre a proposito di storie che mi danno il tormento, intanto che me la vedo con l'ansia da prestazione per WDF ho revisionato la scaletta di un altro vecchio progetto (parliamo del 2015) che ogni inverno si ripresenta ed esige di essere sviluppato. Ha pochissimi personaggi e una trama lineare, ero pronta a buttare giù al massimo un racconto lungo in tre o quattro settimane di lavoro per la prima bozza e non di più, ma se c'è una cosa che ho imparato recentemente, con il romanzo che ho scritto l'anno scorso, è che darmi un limite a priori è una grandissima cazzata.**
Rileggendo la scaletta semplice punto per punto mi sono resa conto che c'è materiale sufficiente per un romanzo, magari di non più di cinquanta o sessantamila parole ma di sicuro non di meno, e stavolta intendo seguire il mio istinto senza preoccuparmi di metterci qualche mese in più del previsto o che la stesura si possa accavallare agli altri lavori in corso.
Anche per questa storia ho fatto una moodboard ciccia che non vedo l'ora di spammare. Che non se la cagherà nessuno ma non importa, sono ugualmente molto PROUD OF MYSELF.
**Il romanzo che ho scritto l'anno scorso, primo capitolo di una trilogia, doveva essere breve per le ragioni più sbagliate - per ragioni di censura interiore e di ragionamenti nevrotici. Perché "una parte di me" - quale non so - ha deciso che non dovevo più scrivere mappazzoni di 400 pagine ma che invece dovevo imparare a stringere, a sintetizzare (pur sapendo, quella cretina, che quando dispensavano la capacità di sintesi io ero al gabinetto). Ma non ci sarebbe nulla di male nel volermi esercitare ad essere sintetica, se non fosse che la storia in questione ha quattro sottotrame e sedici tra personaggi principali e secondari E ALLORA COSA CACCHIO VUOI CHE STRINGA.
Oltre a impormi di essere breve, quella stessa parte di me ha deciso che non ero più in grado di dare una voce credibile a tutti i personaggi e di descrivere i loro punti di vista in modo efficace. Non sto qui a perdere tempo chiedendomi come e perché le ho dato retta comunque l'ho fatto: ho usato la terza persona ma ho affidato alla sola protagonista il compito di interfacciarsi con tutti gli altri personaggi e di portare avanti le loro storie, il che ha funzionato per le sottotrame perché coinvolgevano direttamente lei ma per il resto ha fatto venir fuori un testo storpio, pieno così di racconti anziché presa diretta.
Onestamente sono contentissima di questo risultato se valuto l'importanza della lezione che mi ha impartito a proposito del mio modo di lavorare, e non mi dispiace affatto di dover ricominciare da capo e riordinare l'intero libro (anche perché 'OOPS!... I DID IT AGAIN: mi sono DI NUOVO innamorata follemente del mio villain e la prospettiva di passare con lui i prossimi due o tre mesi mi fa saltellare come una capretta felice), sono solo seccata per essermi imposta delle regole al solo scopo di... non so, rompermi le palle? Complicarmi la vita? Ma in fondo è stata anche questa una lezione, immagino sugli schemi nevrotici. Stiamo a vedere se l'ho imparata.
Nel frattempo mi sono anche lanciata nell'ambizioso esperimento di emulare le gesta di Ray Bradbury il quale, appena finito il liceo e per il resto della sua vita, si è "sottoposto alla disciplina di scrivere un racconto a settimana" ovviamente perché gli piaceva farlo, ma anche perché riteneva che facesse parte del "mestiere" di scrivere e perché riteneva che la qualità si potesse ottenere soltanto con la quantità (che io sappia tutti gli scrittori degni di tale definizione hanno sposato questa teoria, e non smettono di ripetere che si impara a scrivere solo scrivendo).
Ho iniziato la prima settimana di gennaio, e anziché buttarmi sul tema libero sono partita in quarta rielaborando alcune scene dell'unica novella quasi romantica che ho scritto nella mia vita, perché il pretesto per inserire un omicidio e vivacizzare la trama noiosetta c'era ma non l'ho colto, e anche se la storia è piaciuta e mi ha dato soddisfazioni pur senza violenza, quella voglia di incasinare la vita alle due protagoniste non mi è mai passata. Per il momento ho solo tre scene random, ma a febbraio potrei colmare i vuoti che mi sono lasciata alle spalle e poi proseguire, e finire col riscrivere l'intero racconto in chiave dark e con una cattiveria inaudita.
Ovviamente non posso sapere in anticipo come sarà il 2021, e non oso fare dei pronostici, ma devo dire che questi primi 24 giorni non mi sono affatto dispiaciuti.
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