Una settimana appena e sono rientrata nel mood «DEVO CONCENTRARMI E METTERE INSIEME QUESTA SCENA!»... ok... NO. Se devo concentrarmi ho già perso in partenza. Ho capito che per quanto mi riguarda scrivere non ha niente a che fare con la concentrazione e l'attesa del "posto giusto-momento giusto". Aspettare le condizioni cosiddette ideali (tipo silenzio in casa, tre ore filate senza dover pulire, stendere biancheria, cucinare, condizione psicofisica di relax) mi fa solo lievitare il nervoso, come succede quando la notte non riesco a prendere sonno e cerco di isolare i rumori e i fastidi intorno a me, con la conseguenza che li sento amplificati e sento solo quelli.
Quando alla prima settimana di NaNo arriva il blocco dello scrittore... |
Ai miei personaggi non frega un cazzo di quello che ho da dire, e più mi sforzo di indirizzarli più loro fanno disastri. È lo stesso principio per cui da bambina mi ribellavo se mi rompevano troppo i coglioni dicendomi come dovevo comportarmi e cosa dovevo fare. Senza rotture di coglioni vi assicuro che sono diventata una persona eccellente, i danni più grossi me li sono fatti proprio cercando di essere accomodante e rispettare gli standard altrui.
Ho smesso abbastanza in fretta di scrivere nel gruppo NaNoWriMo Italia non perché non mi piaccia più, tant'è che finora l'ho seguito regolarmente, ma perché non avevo voglia (e non ne ho mai avuto l'intenzione) di descrivere quotidianamente il conteggio delle parole scritte, l'umore in fase di scrittura, cos'ho mangiato per pranzo, se e quanto ho dormito, come sto messa a caffè. No perché questo è l'equivalente dei gruppi da cento notifiche giornaliere di Whatsapp MA PIÙ IN GRANDE (fa molto spot del ragù Star) da cui sono sempre fuggita a gambe levate.
Credo che il gruppo sia fantastico, ogni persona che ne fa parte lo è con il contributo che dà, l'unica pecca che c'è non riguarda gli altri ma riguarda me, perché adesso che ci sono entrata, che ho scritto qualcosa e che ho incoraggiato e tifato mi sento in colpa a non farlo con continuità, ma non voglio nemmeno sforzarmi per sentirmi accettata e mettere a tacere il senso di colpa (sorvoliamo sulla capacità che ho di crearmi sensi di colpa per delle cazzate, terrò presto dei corsi, se siete interessati contattatemi in pvt).
Cercherò di guardare il lato positivo della situazione, di pensarla come l'occasione giusta per imparare a gestirmi nei gruppi sociali da persona adulta e senza perdere la mia identità. Per ora mi fermo a quota 710 parole tirate fuori a forza, con la pinza. e mi rimetto al santo protettore degli scrittori già in crisi dopo diecimila parole.
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