sabato 24 giugno 2017

MERDA INCONSCIA NON ELABORATA

Mettiamo che questo sia uno dei famosi periodi in cui appena entro in fase REM, da qualche parte del mio cervello emerge quella merda inconscia non elaborata che si trasforma in incubi di ogni genere. Mettiamo anche che in casa ci siano trentatré gradi e che funzioni un solo condizionatore. Quanta voglia posso avere di andare a dormire?
Non vedo proprio la ragione di spegnere di nuovo la luce all'una e mezza per svegliarmi di soprassalto alle tre, sapendo ancora prima di guardare l'ora che è troppo presto per alzarmi, dopo aver sognato ragni grossi come la mia mano che mi zampettano sulla schiena. A momenti urlo. Nel cuore della notte. Per la merda radioattiva che ho nel cervello e che non so da dove arriva e perché. So che non mi devo chiedere sempre il perché delle cose e che anche la merda inconscia ha la sua ragione di esistere e farsi avanti, anche lei ha bisogno del suo spazio, però vaffanculo. Sai quanto cazzo me ne fotte del tuo bisogno di spazio alle tre di notte, quando sto con la bocca schiacciata contro il cuscino e cerco di non farmi saltare fuori il cuore dalla gola.
(Cit.)
Ma fosse finita così ci sarei passata sopra. No, non poteva finire così, mi ci voleva ancora un po' d'ansia. Ci voleva proprio riaddormentarmi e sognare di essere in questa città sconosciuta, seduta sotto un portico che dà su una piazza ad aspettare come una cogliona che mia madre venga a prendermi. Sto schiacciata in mezzo a questo gruppo di perfetti sconosciuti, sono a disagio, e mia madre tarda. Aspetto e sale l'ansia, e al terzo spintone del tizio seduto al mio fianco mi alzo e mi incammino, penso, forse la mamma è per strada, le vado incontro così facciamo prima. Ma lei per strada non c'è, e intanto si fa sera e io cammino ancora per queste viuzze, è sera tardi, tutti i negozi sono chiusi e io cammino sui marciapiedi e sui cubetti di porfido a piedi nudi pensando che mi fanno male le piante e poi chissà che schifo sto calpestando. Chiamo a casa dal cellulare, risponde mio padre, e invece di passarmi mia madre o dirmi dove cazzo è si mette a litigare con lei mentre siamo in linea. Non ho più batteria!, urlo, Mamma, cazzo, ti sei dimenticata di me!, strillo, e i due stronzi intanto litigano.
Ho appena scritto stronzi, per caso? Dio mi perdonerà per stavolta (e anche per le prossime volte). Dio avrà pietà della mia anima se i miei ancora non li ho perdonati per avermi lasciata da sola nel momento di maggior bisogno, e per averlo fatto sostanzialmente per tutta la vita. Non ce l'ho davvero con loro, quando sono sveglia, quando dormo però... sto ancora elaborando, mettiamola così e facciamola finita.
Adesso mi faccio un panino. Col cazzo che vado a dormire. Ho da fare finché non arriva l'alba, e poi il topo domani lavora tutto il giorno e non rientra per pranzo. Che mi alzo presto a fare? Poi la giornata non finisce più, col mondo di fuori che è un forno ventilato. Un panino, sì. Pane integrale, crema di tofu alle erbe, ketchup e non so che cos'altro mi è rimasto in frigorifero. È un po' vegan, va bene, ma non rompete le palle. Stanotte non ce la faccio a ribattere.
Potevo uscire, stasera, e andare anch'io alla Vespaiolona a bere e fare selfie. Ma volete mettere stare a casa a fondersi con il ripiano del tavolo con gli appunti e i foglietti volanti che si appiccicano alle braccia sudate? Ok, non sto troppo bene in questi giorni. Ignoro i motivi, ma diciamo che non so proprio benissimo, ma di sicuro bere per anestetizzarmi non mi avrebbe fatta sentire meglio. Passerà. Perdonerò, Elaborerò. Domani, magari. Ah, giusto: è già domani.

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