giovedì 15 marzo 2018

CHE MERDA LA VITA, A VOLTE

Come in ogni dramma che si rispetti, il tempo ha recitato la sua parte fino in fondo.
Avevo giurato che non avrei fatto l'ultimo viaggio insieme a Tino, e invece l'ho fatto. Abbiamo convissuto per undici anni, glielo dovevo. Non ho pensato al futuro, a quanto me ne pentirò quando le immagini di questo pomeriggio mi balzeranno alla memoria - ovviamente nei momenti in cui avrò il morale sotto le scarpe.
In un'ora abbiamo sbrigato tutto. Abbiamo portato a casa Tino per seppellirlo in giardino. Lui voleva arrangiarsi a seppellirlo da solo, io gli ho detto COL CAZZO CHE LO FAI DA SOLO, vengo a tenere l'ombrello così ti bagni meno. Col mio contributo in verità ci siamo bagnati di più e tutti e due, perché veniva giù una pioggia torrenziale da cui era difficile ripararsi e dopo un paio di minuti era inzuppato anche l'ombrello, ma se l'ho fatto vuol dire che dovevo farlo.
A quel punto mi è venuto da ridere. Volevo scoppiare a ragliare come un asino per quanto patetica e melodrammatica mi è sembrata la scena di noi due, marito e moglie armati di ombrello, piccone e pala a seppellire un gatto nel buio della sera, sotto secchiate d'acqua, con un freddo umido e odioso e quello schifo di odore di terra bagnata. 

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