Tra undici giorni il Camp NaNoWriMo giungerà al termine e per il prossimo capitolo dovrò aspettare il mese di luglio - ammesso che io non mi sia sciolta prima e che sia nel pieno delle mie facoltà (d'estate si funziona a risparmio energetico, c'è niente da fare). Ho viaggiato tutta la settimana con questo pensiero sulle spalle, accomodato vicino alla carogna che mi bisbigliava «E intanto a maggio e giugno, col romanzo in corso cheffffai???!». La mia parte distruttiva già si fregava le mani per la gioia, e le tattiche dilatorie più subdole erano lì in fila per sei col resto di due pronte a colpirmi dalla mezzanotte e un minuto del primo maggio.
Ho pensato, STAVOLTA NO.
Va bene tutto - i casini, gli imprevisti, tentennare, gli ormoni a culo, i dubbi, le brutte giornate di brutti ricordi - proprio TUTTO... ma non il cedere un'altra volta alla paura assurda di non saper sviluppare una trama e di non riuscire a mettere la parola fine ad un progetto, e solo perché si è dimostrato un po' più difficile del previsto. Va bene tutto, ma non più il perfezionismo. Ché insomma, raccontiamo storie, mica diamo degli esami.
Allora mi sono ricordata di quella cosa bellissima che non ho mai approfondito, "Scrivere un romanzo in 100 giorni", e ho deciso di approfondirla proprio adesso, nel momento in cui tutte le mie certezze sono andate a farsi benedire insieme all'idea che mi ero fatta della trama del sopraccitato romanzo, e cioè che fosse solida abbastanza da consentirmi di improvvisare su un po' tutto.
Non so cosa mi aspetta, se in effetti il percorso mi sarà utile, ma voglio provare a seguirlo lo stesso. A partire da oggi fino al 27 luglio del 2018 - un po' di ordine, un po' di metodo. Dove andrò a finire?
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