"Sul lato opposto della piazza rispetto alla scuola c'era un piccolo parco giochi, con una giostra, un autoscontro e una ruota panoramica che si stagliava nell'oscurità della notte come un mostro in decomposizione."
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"Pripjat sembrava ancora più agghiacciante di giorno quando la brezza agitava le foglie degli alberi dando al luogo un'illusione di movimento. Arkady riusciva quasi a vedere le lunghe file di persone che se ne andavano e gli sguardi che dovevano avere lanciato alle loro case e a tutto quello che si lasciavano dietro: abiti, televisori, tappeti orientali, persino il gatto alla finestra. Intere famiglie che trascinavano giovani riluttanti, spingevano anziani confusi e proteggevano i più piccoli dal sole."
"Un muro di abeti rossastri si stendeva a perdita d'occuio, da sinistra a destra. Sui rami morti non c'erano né pigne né scoiattoli e, a parte il volo rapido di un uccello, gli alberi erano immobili come pali. [...] Arkady riusciva a immaginarsi un teschio in cima a ogni palo. Un'ombra spettrale fece una piroetta davanti agli alberi. Svolazzò come un fazzoletto e saettò via.
-Una rondine bianca- disse Alex -Non ne vedrai molte nei dintorni di Chernobyl-
-I bracconieri si spingono fin qui?-
-No. Loro sanno benissimo come stanno le cose-
-E noi?-
-Anche. Ma non sappiamo resistere e lo facciamo lo stesso. Dovresti vedere com'è d'inverno. Il terreno è ricoperto di neve come una pancia segnata da misteriose cicatrici e gli alberi sono del colore del sangue. La gente la chiama "foresta rossa" o "foresta magica". Sembra quasi una favola, non è vero?-
Martin Cruz Smith
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