INSONNIA, loop estivo. A THREAD.
Comincio tre notti notti fa, con il Topo che ha la rinite e quindi russa e con me che pure ho la rinite e faccio fatica a respirare. Sto per addormentarmi e qualcosa di mi sveglia - lui che cambia posizione sul letto e si accende come un tosaerba, la Pippi che sale e scende dalla mia faccia perché «Se sono sveglia io non vedo perché tutti gli altri debbano dormire» (cit.), una macchina che sfreccia lungo la strada manco fossimo a Montecarlo - a questo punto mi scatta nel cervello l'interruttore che attiva la modalità "VEDRAI CHE ADESSO NON RIUSCIAMO PIÙ A DORMIRE" ed è fatta.
Penso alla mamma, che oggi sembra stare meglio ma domani chissà. Al nonno, che si ingozza di Lorazepam e ancora non abbiamo capito se l'abbia fatto per sbaglio, perché non era consapevole delle sue azioni, oppure se l'abbia fatto di proposito perché stavolta si è spaventato, perché ha una paura fottuta (che sarebbe legittimo), ma piuttosto che ammetterlo preferisce suicidarsi. Penso che ogni volta che suona il cellulare c'è una brutta notizia in arrivo che non posso evitare. Penso che tutto è instabile, traballante, che quella recensione di merda a Fame sta ancora là coi suoi tre punti di utilità. Penso che in mano non ho niente, che non ho nessuna certezza nel risultato, che vado avanti col paraocchi concentrandomi solo sul risultato del giorno senza guardare il quadro generale perché se vedo il quadro generale mi viene da piangere, mi viene voglia di mollare tutto un'altra volta. E intanto si sono fatte le cinque e a quel punto non c'è più verso di dormire. Pazienza, mi dico, prima o poi crollerò. Ma ancora non sono crollata.
L'altra notte ho finito "1984" (ero a metà romanzo) e ho preso sonno verso le 6.30 con il Lorazepam. Ieri notte mi sembrava di essere un pochino più stanca e così mi sono sforzata di scrivere in fretta, senza pause, per poter andare a letto prima delle 3. Mi sono distratta mille volte. Ho recuperato il focus duemila volte. Ho scritto. Ho pianto (tantissimo). Ho scritto ancora, ho pianto ancora. Alle 2.40 ero a letto con le commedie di Agota Kristof e i racconti di James Baldwin - e con l'ansia - ho letto finché non ho sentito gli occhi che si chiudevano e per un'ora sono stata tra il sonno e la veglia, ad accarezzare la sensazione di essere finalmente sul punto di addormentarmi. Ma alle 4 mi è venuto mal di stomaco. Non riuscivo a concentrarmi su nient'altro che il dolore e così mi sono alzata, ho preso un paio di Buscopan e mi sono coricata di nuovo cercando di mantenermi fiduciosa. "Passato il mal di stomaco dormirò!"
Ho abbandonato le speranze alle 4.45. Fuori cominciava già ad albeggiare (odio l'estate) e al primo canto del primo uccellino ho capito che non avrei più chiuso occhio. Che poi non è andata proprio così. Ho fatto una doccia, ho fatto colazione e sono rimasta a guardare l'alba dalla finestra con la gatta piccola - le albe dell'insonnia, come ai bei vecchi tempi, eh ciccia? Quando il Topo si è alzato sono ritornata a letto e sono riuscita a prendere sonno. Ho dormito fino alle 10.30. Risveglio con l'angoscia - Sono in ritardo! Che giorno è oggi? Cosa dovevo fare oggi?
Non pranzavo a mezzogiorno da mesi. Io mi comporto in questo modo - lavoro fino alle 3 di mattina, dormo fino alle 11, faccio colazione a mezzogiorno, pranzo alle 16, ceno alle 19.30 e digiuno fino alle 3 - e pretendo che il mio corpo non reagisca mai, che non reagisca male. Anzi, mi incazzo pure quando succede. Mercoledì mattina dovrei vedere la mamma alle 9, ma chissà se ce la farò a dormire, ad alzarmi per tempo. Non ho voglia di ritornare dal medico per farmi prescrivere altro Xanax. Prima o poi crollerò.
Intanto è cominciata una nuova settimana. Anticipo il secondo caffè del pomeriggio, ascolto
"Interludium" (non riesco ad ascoltare altro da quando è uscito.
Ma questo è un loop che mi piace) e fisso gli obiettivi per i prossimi sette giorni. Non riesco a credere che ormai sia giugno, che metà dell'anno sia già passata. Ma non riesco a capacitarmi nemmeno di aver rispettato alla lettera i programmi recenti e di essere (abbastanza) in linea con la tabella di marcia stabilita a gennaio. Devo pur concedermi anche qualche merito.
Oggi me la prendo comoda con tutto quello che non è scrittura e lettura.
Ho quasi finito la seconda parte di WDF, forse riesco a cominciare la terza. Sono stanca che quel romanzo sottragga tempo ed energie agli altri progetti, se riuscissi ad alzare ancora la media delle parole quotidiane per finirlo prima lo farei. NSY mi perseguita, a maggio sono riuscita a buttar giù solo 3500 parole. Ripongo le speranze in giugno. Non ho ancora focalizzato il senso di quella storia, o il messaggio che cerca di farmi arrivare, ma non riesco a smettere di pensare ai personaggi, alle loro dinamiche. A luglio ricomincio con la tetralogia. Mentre mi lavavo i denti prima si è presentato un personaggio con un nome e un curriculum. Sono qui per il secondo capitolo, ha detto. Se non avessi troppo sonno (... adesso hai sonno?! Ma sei seria?!!) mi sentirei quasi emozionata.
Ieri ero triste, a pezzi, e ho comprato altri due libri. Piccola spesa (uno era scontato del 20% e l'altro era usato), trame intriganti. Sono contentissima, non vedo l'ora di cominciare la lettura - "Percoco" di Marcello Introna e "Il giardino di cemento" di Ian McEwan. Se ce la faccio li butto giù tutti e due questa settimana. Mi mancava questa smania per i libri, qualunque cosa sia successa nell'ultimo anno che mi aveva fatto perdere la gioia di leggere, sono contenta che sia passata.