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giovedì 29 febbraio 2024

DEVO SMETTERLA DI AVERE FRETTA

La fretta di pubblicare.
Quando la mancanza di vendite e di visibilità diventa una benedizione.
A THREAD.

Meno male che mi è salita questa urgenza di rivedere NSY perché a un paio di mesi di distanza ci ho trovato dentro tante di quelle frasi brutte e di quelle ripetizioni che mi sto riempiendo di capelli bianchi. Fa comunque meno schifo di altre autopubblicazioni su Amazon ma non va bene.
Si vedono la fretta, la mia pigrizia, la mancanza di una revisione - quella che dovrei far fare a qualcun altro ma che non posso permettermi di pagare. Volendo arrangiarmi, mi sono resa conto che editing e proof reading li devo distanziare di almeno due mesi dall'ultima stesura. In altre parole DEVO SMETTERLA DI AVERE FRETTA DI PUBBLICARE. Nel caso specifico di NSY più che fretta avevo SMANIA, e adesso mi vergogno a pensare alle copie che sono state scaricate in passato. Spero sinceramente che nessuno lo leggerà. Sicché oggi, vergogna a parte, sono contenta per almeno due motivi.

MOTIVO n. 1: ho tempo e modo di rimediare agli errori commessi perché tanto il libro non vende una sega.
MOTIVO n. 2: dovrò trascorrere qualche altro giorno insieme a Mad, Jeremy e Alec (AKA i piggi che io da perfetta psicolabile continuo ad amare come se fossero reali).

ABOUT trilogia di prossima pubblicazione.
Non sono ancora pienamente entrata nel mood della nuova storia. Ho aspettato una trama completa per quasi otto mesi mentre mi passavo in testa le stesse quattro o cinque immagini, che mi davano ogni volta la scossa perché erano cariche di energia, e adesso che ho la trama mi sono limitata a buttar giù appena 8.000 parole e poi mi sono fermata. Posso imputare parte della colpa a quest'ultima devastante crisi che sembrava non dovesse finire più - le bestemmie che vorrei tirare ogni volta che mi sento ripetere che gli ormoni non hanno poi tutta questa influenza sull'umore, porco di quel porco - ma c'è anche qualche altro particolare che mi crea del disagio e che però non sono ancora riuscita a focalizzare. O forse devo solo smettere di tirarmi delle immense pippe mentali su qualunque cosa e scrivere e basta.

Come se non bastassero tali e tanti turbamenti e disagi interiori, c'è poi questo gruppo di Face di liminal spaces e altre meraviglie create con l'intelligenza artificiale a cui mi sono iscritta e che è come un incidente stradale, mi fa orrore ma non riesco a smettere di guardare, e intanto che respingo la nausea per ciò che vedo mi vengono 6.000 idee al minuto +IVA. Non ne uscirò sana, già lo so.

Ho tanto bisogno di una pausa di serenità che non sia uno Xanax prima di dormire. 
In mancanza di alternative, almeno per il momento, chiudo il post con due passerini sciocchi che quando li rivedrò mi renderanno molto felice.


Quanto li amo, porca pupazza ♥

giovedì 1 febbraio 2024

PULIZIE

Le pulizie del giovedì si chiamano così perché le faccio ogni giovedì, giorno in cui diciamo che do alla casa una pulita vagamente più profonda (vagamente). Sono un appuntamento fisso, eppure ogni settimana, giuro, OGNI SINGOLA SETTIMANA, arrivo al giovedì che piuttosto di fare le pulizie schiaccerei ricci con il culo. Quindi perché non perdere due minuti di tempo per scrivere un post di lamentele a riguardo e su altri interessantissimi argomenti?

Ho poi trovato gli appunti di QUEL PROGETTO, QUELLO LÀ che forse scrivo sul serio, erano ficcati in una cartellina sepolta sotto altre sei cartelline di roba che non c'entrava niente con la scrittura. Gli appunti cartacei non contenevano molto più di quello che avevo nell'hard disk, ma ritrovarli mi ha fatto piacere lo stesso. C'è dentro roba vecchia di diciassette anni. E chi ero, io, diciassette anni fa? Di sicuro non la persona che sono oggi. Insomma, è come dire che c'è un pezzetto di me che sono contenta di aver ritrovato.

Sono le 17.25 ed è ancora chiaro. Le giornate si allungano.
MERDA.

Vorrei tanto che qualcuno leggesse quel libro - QUELLO IN PARTICOLARE - ma sono tutti attirati dall'altro che ho pubblicato, che odio e che è pieno così di difetti. Si ostinano a leggere quello e io ogni volta che qualcuno lo scarica o se lo compra cago mattonelle in attesa della stroncatura. Perché sono forte, sono preparata, so che non è un lavoro perfetto e che non si merita di certo cinque stelle, ma per quanto me lo ripeta le monostelle e le due stelle sinonimo di brutto e mediocre (cosa che NON è) mi fanno sempre stare di merda almeno per un po'.
Questo fine settimana prendo l'altro libro, quello che voglio che venga letto perché oh, quello è bello, giuro, quello vale la pena di essere letto, e gli cambio categoria. Lo sposto nella narrativa generale anche se ha dei contenuti pesanti verso la fine e me ne frego se qualcuno lo legge e poi si schifa (è solo una scena brutta, due al massimo. E comunque c'è il disclaimer nella sinossi, fanculizzatevi, io la mia parte l'ho fatta).

venerdì 2 giugno 2023

UNA MANCIATA DI PENSIERI SPARSI

Non sono più ritornata per il "ce l'ho fatta!" - a recuperare - d'altra parte avevo scritto che sarei tornata ma non QUANDO l'avrei fatto. Ecco, rimedio oggi, per aggiungere tra l'altro che ho recuperato le 982 parole del 30 maggio ma adesso sono di nuovo sotto di circa 2000.
Questa settimana ho perso un sacco di colpi. Dopo una parentesi di normalità tra mercoledì e giovedì, ieri notte è tornata l'insonnia. Ho chiuso gli occhi verso le cinque e mezza di stamattina e davvero non sapevo più che cosa pensare, o cosa dire a quella parte di me indecisa tra scoppiare a piangere e mettersi a urlare.
Ho finito "Il giardino di cemento" di McEwan e l'ho trovato stupendo (sono contenta che non mi abbia devastato l'anima come mi ero aspettata). Ho iniziato "Non mentirmi" di Philippe Besson con poco entusiasmo ma solo perché ero stanca, poi lo so che il ricordo dei libri che leggo in giorni (notti) difficili come questi mi resta dentro dieci volte più di quello dei libri letti quando sto relativamente bene. Mi sento triste, con l'anima in un milione di pezzi. Prima ho comprato "Quell'estate di sangue e di luna" di Eraldo Baldini, perché lo desideravo da tanto e perché la tristezza non è svanita ma aspettando un nuovo libro la sento vagamente di meno. E poi Baldini mi piace un sacco.
Ho pianto un po' a pranzo. Il Topo mi ha abbracciata e mi ha detto «La devi smettere di portare sulle spalle il peso del mondo», il che mi ha fatto piangere ancora di più. La verità non gliel'ho detta... che ieri sera quando ho staccato per andare a letto e ho salvato il lavoro del giorno ho pensato che sono proprio una scema, che mi sbatto tanto per un lavoro inutile. "Tanto come al solito non fregherà un cazzo a nessuno".
Lunedì chiamo il medico per lo Xanax.

lunedì 29 maggio 2023

PRIMA O POI CROLLERÒ

INSONNIA, loop estivo. A THREAD.

Comincio tre notti notti fa, con il Topo che ha la rinite e quindi russa e con me che pure ho la rinite e faccio fatica a respirare. Sto per addormentarmi e qualcosa di mi sveglia - lui che cambia posizione sul letto e si accende come un tosaerba, la Pippi che sale e scende dalla mia faccia perché «Se sono sveglia io non vedo perché tutti gli altri debbano dormire» (cit.), una macchina che sfreccia lungo la strada manco fossimo a Montecarlo - a questo punto mi scatta nel cervello l'interruttore che attiva la modalità "VEDRAI CHE ADESSO NON RIUSCIAMO PIÙ A DORMIRE" ed è fatta. 

Penso alla mamma, che oggi sembra stare meglio ma domani chissà. Al nonno, che si ingozza di Lorazepam e ancora non abbiamo capito se l'abbia fatto per sbaglio, perché non era consapevole delle sue azioni, oppure se l'abbia fatto di proposito perché stavolta si è spaventato, perché ha una paura fottuta (che sarebbe legittimo), ma piuttosto che ammetterlo preferisce suicidarsi. Penso che ogni volta che suona il cellulare c'è una brutta notizia in arrivo che non posso evitare. Penso che tutto è instabile, traballante, che quella recensione di merda a Fame sta ancora là coi suoi tre punti di utilità. Penso che in mano non ho niente, che non ho nessuna certezza nel risultato, che vado avanti col paraocchi concentrandomi solo sul risultato del giorno senza guardare il quadro generale perché se vedo il quadro generale mi viene da piangere, mi viene voglia di mollare tutto un'altra volta. E intanto si sono fatte le cinque e a quel punto non c'è più verso di dormire. Pazienza, mi dico, prima o poi crollerò. Ma ancora non sono crollata.

L'altra notte ho finito "1984" (ero a metà romanzo) e ho preso sonno verso le 6.30 con il Lorazepam. Ieri notte mi sembrava di essere un pochino più stanca e così mi sono sforzata di scrivere in fretta, senza pause, per poter andare a letto prima delle 3. Mi sono distratta mille volte. Ho recuperato il focus duemila volte. Ho scritto. Ho pianto (tantissimo). Ho scritto ancora, ho pianto ancora. Alle 2.40 ero a letto con le commedie di Agota Kristof e i racconti di James Baldwin - e con l'ansia - ho letto finché non ho sentito gli occhi che si chiudevano e per un'ora sono stata tra il sonno e la veglia, ad accarezzare la sensazione di essere finalmente sul punto di addormentarmi. Ma alle 4 mi è venuto mal di stomaco. Non riuscivo a concentrarmi su nient'altro che il dolore e così mi sono alzata, ho preso un paio di Buscopan e mi sono coricata di nuovo cercando di mantenermi fiduciosa. "Passato il mal di stomaco dormirò!"
Ho abbandonato le speranze alle 4.45. Fuori cominciava già ad albeggiare (odio l'estate) e al primo canto del primo uccellino ho capito che non avrei più chiuso occhio. Che poi non è andata proprio così. Ho fatto una doccia, ho fatto colazione e sono rimasta a guardare l'alba dalla finestra con la gatta piccola - le albe dell'insonnia, come ai bei vecchi tempi, eh ciccia? Quando il Topo si è alzato sono ritornata a letto e sono riuscita a prendere sonno. Ho dormito fino alle 10.30. Risveglio con l'angoscia - Sono in ritardo! Che giorno è oggi? Cosa dovevo fare oggi?
Non pranzavo a mezzogiorno da mesi. Io mi comporto in questo modo - lavoro fino alle 3 di mattina, dormo fino alle 11, faccio colazione a mezzogiorno, pranzo alle 16, ceno alle 19.30 e digiuno fino alle 3 - e pretendo che il mio corpo non reagisca mai, che non reagisca male. Anzi, mi incazzo pure quando succede. Mercoledì mattina dovrei vedere la mamma alle 9, ma chissà se ce la farò a dormire, ad alzarmi per tempo. Non ho voglia di ritornare dal medico per farmi prescrivere altro Xanax. Prima o poi crollerò.

Intanto è cominciata una nuova settimana. Anticipo il secondo caffè del pomeriggio, ascolto "Interludium" (non riesco ad ascoltare altro da quando è uscito. Ma questo è un loop che mi piace) e fisso gli obiettivi per i prossimi sette giorni. Non riesco a credere che ormai sia giugno, che metà dell'anno sia già passata. Ma non riesco a capacitarmi nemmeno di aver rispettato alla lettera i programmi recenti e di essere (abbastanza) in linea con la tabella di marcia stabilita a gennaio. Devo pur concedermi anche qualche merito.

Oggi me la prendo comoda con tutto quello che non è scrittura e lettura. 
Ho quasi finito la seconda parte di WDF, forse riesco a cominciare la terza. Sono stanca che quel romanzo sottragga tempo ed energie agli altri progetti, se riuscissi ad alzare ancora la media delle parole quotidiane per finirlo prima lo farei. NSY mi perseguita, a maggio sono riuscita a buttar giù solo 3500 parole. Ripongo le speranze in giugno. Non ho ancora focalizzato il senso di quella storia, o il messaggio che cerca di farmi arrivare, ma non riesco a smettere di pensare ai personaggi, alle loro dinamiche. A luglio ricomincio con la tetralogia. Mentre mi lavavo i denti prima si è presentato un personaggio con un nome e un curriculum. Sono qui per il secondo capitolo, ha detto. Se non avessi troppo sonno (... adesso hai sonno?! Ma sei seria?!!) mi sentirei quasi emozionata.
Ieri ero triste, a pezzi, e ho comprato altri due libri. Piccola spesa (uno era scontato del 20% e l'altro era usato), trame intriganti. Sono contentissima, non vedo l'ora di cominciare la lettura - "Percoco" di Marcello Introna e "Il giardino di cemento" di Ian McEwan. Se ce la faccio li butto giù tutti e due questa settimana. Mi mancava questa smania per i libri, qualunque cosa sia successa nell'ultimo anno che mi aveva fatto perdere la gioia di leggere, sono contenta che sia passata.

lunedì 22 maggio 2023

14° DI BLOG

Entro nel quattordicesimo anno di blog con una vaga tristezza per non averlo più aggiornato con regolarità, dico, almeno un piccolo post al mese lo potrei anche scrivere nel mio diario NON segreto. Ho dimenticato in fretta quanto mi piace tornare qui a rileggere quello che stavo facendo il tal giorno di quel tal anno - anni che, porca di quella puttana infame, corrono a una velocità supersonica. 
Ricomincio oggi, così.

È tutto più o meno come al solito: faccio piani troppo ambiziosi e poi li devo ritoccare, ho mal di schiena, periodiche gastriti, le occhiaie che mi arrivano alle ginocchia e poi è il 22 maggio e ancora non ho nessun progetto finito - madonna quanto cazzo sono lenta a scrivere i libri e a correggerli - ma è anche tutto molto diverso da qualche tempo fa, dagli ultimi aggiornamenti. Credo sia successo che d'un tratto ho cominciato a sostenermi e ho cambiato radicalmente il mio dialogo interiore perché era arrivato il momento di farlo, perché questo cambiamento importante è stato la famosa somma dei tantissimi cambiamenti più piccoli e all'apparenza insignificanti del passato. 

Tagliare i ponti con il dottor G. mi ha fatto bene, ero talmente arrabbiata con lui per quelle sue "provocazioni necessarie", perché ha dato ai miei progressi il valore di "mere strategie per sedare l'ansia" - anche fosse così, e non sono d'accordo, che cosa ci sarebbe di male se le strategie mi hanno aiutata? - che ho saltato l'ultima seduta "per fare il punto della situazione" e non l'ho nemmeno avvisato. Il punto della situazione è che NO, non puoi dire a una persona ipocondriaca e ansiosa che ha sbagliato a fidarsi delle rassicurazioni del suo medico, che avrebbe fatto meglio a indagare, che avrebbe dovuto scoprire la vera natura di quel valore del sangue un po' sopra la media. E che nemmeno si sarebbe dovuta accontentare che le analisi fossero in ordine perché «I valori sono indicativi solo di un momento, di un giorno in particolare. E poi ci sono persone gravemente ammalate ma con i valori nella norma». A ripensarci a distanza di quasi un mese ancora mi ci incazzo. Le indagini accurate le ho fatte per dodici anni, a momenti facevo solo quelle, e da lui ci sono andata apposta per liberarmi da questo giogo. Come gli è venuto in mente di uscirsene così? 
Quando l'ho raccontato alla mamma lei mi ha molto candidamente esposto la sua teoria: «Non ne poteva più di te, e in questo modo ti ha spinta a smettere con le sedute». Grazie per la padellata sulle gengive, mamma. Ne sentivo proprio la necessità. E magari ha anche ragione. Io comunque non mi sono ancora pentita della mia decisione né di aver saltato l'ultima seduta. Sono stata maleducata per non aver avvisato? Sì. Compensa per tutte le volte in cui il dottore ha malamente sedato gli sbadigli mentre io cercavo di spiegargli come stavo, e perché mi sentivo di merda.

Adesso che in me risuonano parole nuove - c'è dell'affetto, ci sono degli incoraggiamenti - ho la forza di rimettere mano ai programmi dimenticati anche nelle giornate più nere, perché non è che di giornate nere non ce ne siano più. 

Oggi è grigia. Grigio scuro. Ieri notte ho preso una pasticchetta di Lorazepam per riuscire ad addormentarmi in un tempo non lunghissimo e per dormire almeno sette ore filate, non mi sentivo troppo rimbambita quando mi sono alzata ma adesso sì, adesso ho voglia di dormire di nuovo (sono le 14.26, posso prendere subito un secondo caffè oppure posso svenire sulla poltrona per un'ora e mezza, così da non avere più sonno stasera quando sarebbe opportuno e salutare coricarsi). Ma non importa qual è il colore della vita: scrivo almeno 2047 parole al giorno. 
«Brutte, imbarazzanti» dice la Perfezionista.
«SCRITTE» ribatto io, che è la cosa più importante. Non puoi migliorare parole che non ci sono. Faccio fatica, ogni volta è come mandare giù una medicina. Penso: DEVO scrivere. E quando finisco mi sento sollevata, come se mi fossi tolta un peso dal cuore. Ma lo faccio perché so che quando avrò finito WDF sarò contenta, e so anche che se non lo finirò me ne pentirò. Ci sono voluti tanto tempo e pazienza per digerire la delusione, lo scorso inverno, per lenire la sensazione di aver fallito un'altra volta, per metabolizzare l'esperienza e trasformarla in una lezione utile, e non vorrei doverlo rifare il prossimo inverno.
Allo zio Stephen ho sempre obiettato che con una moglie alle spalle a organizzare la sua vita quotidiana/casalinga gli veniva più facile trovare il tempo per scrivere 2000 parole al giorno, mentre qui la moglie sono io, capisci, zio Steve? Ma era una scusa. Non intendo sentirmi in colpa per averla usata a lungo né starò qui a bullarmi perché adesso quelle 2000 parole al giorno riesco a scriverle, ma nemmeno posso negare che sì, era una scusa. Sì, volendo - e l'ho voluto più di ogni altra cosa al mondo - il tempo l'ho trovato.

martedì 27 settembre 2022

BOZZE E FANGIRL

Qui c'era la bozza di un post del 25 giugno, cinque righe che ho cancellato senza perdere tempo a rileggerle (sono sicura al 100% che essendo giugno mi lamentavo del caldo). Stasera, che è il 27 settembre e grazie al cielo il caldo è un brutto ricordo, non so bene perché sono tornata a cancellare la bozza del post per sostituirla con un altro post che avrà la stessa inutilità del precedente, ma va bene così perché a questo mi serve il blog, questa è la sua funzione primaria: essere un diario, un contenitore di cazzate, di pensieri, di sentimenti. E ogni tanto anche di nostalgia.
Stasera è nostalgia per i tempi produttivi, per una routine che mi piaceva e che ho dovuto mettere da parte, e per una necessità di scrivere parole anziché tenermele tutte dentro - che poi di dentro mi mangiano viva. E "qui" è il posto giusto perché sono troppo stanca e poco concentrata per il diario cartaceo, non lo aggiorno ormai da settimane e così mi sto perdendo pezzi del 2022 per la strada (se non mi appunto le cose col cacchio che me le ricordo).
Che altro?
WDF. Oddio, che nota dolente questo romanzo col quale sto disimparando a scrivere narrativa. Non mi sono mai sentita tanto ingessata e tanto impaurita come questa volta, ogni frase che butto giù sembra costruita con parole pescate a caso dentro un cappello. Ma c'è una nota positiva in tutto il mio terrore, in questa mia improvvisa deficienza: sto andando avanti lo stesso. Prima o dopo arriverò alla fine e allora smetterò di aver paura. Avrò un'altra bozza che farà schifo alla merda in Terra ma sarà pur sempre una nuova bozza. Che poi io ho detto e scritto ovunque di essere in fase di revisione ma la verità è che quella che ho finito di buttar giù ad agosto era la Stesura Zero, all'autentica stesura mi sto dedicando ora, e come se non bastasse l'ho cominciata con la convinzione che proprio in virtù di una solida Stesura Zero ci avrei messo la metà del tempo per finirla - sarà semplice, pensavo, easy peasy lemon squeezy. E invece è tutto estraneo, lontano dal mio cuore prima ancora che dalle parole. Sono diventata deficiente perché non riesco a entrare nella storia. Oggi però, grandemente motivata dalla disperazione, ho formulato l'ipotesi che mi vengano degli attacchi di gastrite ogni volta che apro il file per lavorarci perché sto riscrivendo i primi capitoli della prima parte per l'ottavo autunno consecutivo, se supero la boa del settimo capitolo prendo velocità e parto sul serio (sto facendo uno sforzo per crederci).
Che altro.
Poco altro. Per fortuna c'è sempre la musica che mi tira su il morale. Fra due mesi c'è il concerto dei Powerwolf a Milano e non sono emotivamente pronta, cerco di non pensarci perché la mia vita quotidiana non si inceppi di nuovo ma è una faticaccia, voglio che arrivi quel giorno ma allo stesso tempo non voglio che arrivi. Un po' come vorrei davvero tanto che Tobi annunciasse nuovi concerti per l'anno prossimo ma vorrei anche che non lo facesse perché io e le mie mutande abbiamo bisogno di una pausa - quest'anno è stato allucinante in tema concerti e io ho solo due neuroni, non è che posso pretendere dei miracoli. Forse se smettessi di vivere la questione come una fangirl/bimbaminchia sarebbe tutto più facile ma se smettessi temo che non sarei più io. Se ci arrivo, fangirl fino a ottant'anni, giuro.

sabato 11 giugno 2022

ANCORA NON HO INAUGURATO IL NUOVO ANNO?

Di recente ho pensato e ripensato a lungo a questo blog, e non soltanto perché sapevo di non aver ancora inaugurato il 2022 con qualcuna delle mie cazzate; ci ho pensato e ripensato in quanto diario di viaggio che non ho avuto voglia di aggiornare. Non mi sono più servita nemmeno del diario cartaceo, che negli ultimi sei o sette anni è stato un fedele compagno di tutti i giorni e senza il quale, vista la mia tendenza a tenere tutto dentro, prima o poi sarei esplosa (che, capiamoci, ad un certo punto sono esplosa comunque, ma diciamo che la deflagrazione ha fatto meno danni del previsto, ecco) e anche se non è un male dato che è successo perché ho lavorato di più alla narrativa, ora inizio quasi a sentirmi monca. Il blog poi è l'unica via di mezzo che conosco, per ora, tra tenere segreto quello che mi passa per la testa e raccontare tutti i cazzi miei in pubblico: qui non ho interazioni come non ne ho sui social ma la mancanza di interesse è meno evidente, meno smaccata, e "qui" è comunque un posto diverso da una cartella nell'hard disc del computer o da un taccuino. 
Caro blog, ebbene sì: mi sei mancato.
Sono successe così tante cose negli ultimi mesi, positive e molto positive, che non so da dove cominciare a fare un riassunto, quindi procederò a caso.

1) TERAPIA.
Dopo quasi quattro anni di sedute, la settimana scorsa il dottor G. ha detto che possiamo dare per consolidato il fatto che ora sono una persona indipendente. «Diamo per assodato che ora lei si percepisce come una persona indipendente dagli altri». Una persona che esprime i suoi bisogni e che, prima di tutto, riconosce il diritto di averne come chiunque altro. Forse dovrei organizzarmi una festa... la festa per la Mia Personale Indipendenza.

2) WDF VEDE LA LUCE.
A fine ottobre, o al massimo a metà novembre, WDF vedrà la luce, ad eccezione di qualche giorno di pausa forzata dovuta a impegni improrogabili per il resto ci sto lavorando con costanza e quindi lo scrivo con convinzione. Sarà così, punto. È il romanzo dalla gestazione più lunga e complicata che ho mai sperimentato fino ad oggi, scalettando a distanza di due anni dalla progettazione saltano ancora fuori errori madornali che non so come non ho potuto vedere prima, ma sono sorpresa per l'ardore che ancora mi suscita questa storia - dal 2014 ad oggi, dopo un milione di tentativi abortiti, dovrebbe venirmi il vomito a getto solo a vedere il titolo, e invece... ma dato che sono una persona realista mi riservo di vomitare durante le settantacinque, future riscritture.

3) ALTRE BELLISSIME CIUFFOLE.
• Quello che doveva essere il Capitolo Uno di una trilogia di romanzi brevi è diventato il primo capitolo di una tetralogia di romanzi FEAT. due spin off. A proposito di questo - cioè a proposito di grandi amori che non mi danno la nausea nemmeno dopo sette rimaneggiamenti consecutivi, nemmeno dopo che mi hanno causato più problemi che soddisfazioni (una fatica merda a scrivere la storia con punto di vista multiplo, e due beta su tre mi hanno detto che leggendo vanno in confusione e non riescono a capire bene chi stia ragionando o agendo sulla scena) - ho deciso che lo riscriverò da capo apportando sostanziali modifiche soprattutto nella biografia della protagonista. Alleggerire sarà la parola d'ordine. 
• Il Capitolo Due è ancora uno spazio praticamente vuoto, un appartamento da ammobiliare e da riempire di gente. Qualcuno è saltato fuori e si è presentato ma la maggior parte degli inquilini è ancora in viaggio. Si preannuncia un capitolo difficile, dal worldbuilding complicato che andrà moooolto per le lunghe, e per questo dovrebbe essere quello a cui mi dedico con più anticipo e impegno, invece sono innamorata, persa e tutta presa dal terzo. 
• Il Capitolo Tre per ora, ha due sole dinamiche di base che si ripetono per tutti i personaggi principali. Manca una vera trama, manca la struttura della storia, ma in questa fase iniziale di ricerche e di stesura delle biografie, onestamente, che me ne fotte??! I personaggi sono meravigliosi. Non nel senso assoluto del termine, lo sono per me. Non mi capitava dal 2008, dai tempi di DR, di passare così tanto tempo extra insieme ai personaggi di una storia, perché dovrei stare qui a preoccuparmi che ancora non si siano inseriti nel contesto corretto? 
• Il Capitolo Quattro, in quanto riadattamento di una vecchia storia, è già praticamente scritto, e forse è per questo che il mio attuale livello di interesse è molto vicino allo zero. Ma dato che non credo che riuscirò a scriverlo e a pubblicarlo l'anno prossimo, a meno di non sdoppiarmi sarà già tanto se riuscirò a finire i primi tre capitoli entro giugno o luglio del 2023, direi che ci penserò quando sarà il momento. A giugno o luglio del 2023.

3) MANUALI, MANUALI OVUNQUE.
Mi sono rimessa a studiare sul serio, a fare i compiti tutti i giorni. Storytelling e una guida al racconto breve. Un saggio sulla suspense, sulla psicologia della paura e sul perturbante prima di fine giugno, a luglio trama, Enneagramma e approfondimenti vari sui personaggi ("L'arco di trasformazione del personaggio" di Dara Marks mi aspetta da marzo 2013, oggi ci ho dato un'occhiata approfondita e ho capito come mai ci è voluto tanto tempo per decidermi ad affrontarlo - 239 pagine fitte, li mortacci sua. Ma voglio leggere anche Jung, quantomeno "Gli archetipi dell'inconscio"). Questo è solo per cominciare, vediamo che mi porto a casa di concreto alla fine dell'estate.

4) ANSIA SOCIALE.
"Buonasera. Sarei interessata all'acquisto di alcuni dei vostri corsi online ma prima vorrei sapere se l'interazione con gli altri utenti e la condivisione di eventuali esercizi, e soprattutto del progetto finale, sono obbligatori. Grazie."
... ok, diciamo che qui c'è da lavorare ancora un po'.

martedì 26 maggio 2020

MA LE MANI, METTERLE IN TASCA NO?

Due settimane sulla scheda del protagonista di Asylum (comunque con mille punti di domanda perché, ma non era un romanzo corale????!) e sono stanca prima ancora di rimettermi per davvero al lavoro sulla revisione. Il punto è che devo riscrivere TUTTO, a parte eliminare l'infodump ci sono delle assurdità che non so come ho fatto a fa passare nella precedente revisione. Vuol dire scene da cambiare, altre da scrivere ex novo, dinamiche da rivalutare. Dove la trovo la voglia, che ultimamente ho fatto ogni genere di capriola pur di non trovare il tempo di mettere giù della narrativa? 
Come se non bastasse oggi la ventola del portatile ha cominciato a gracchiare (sei mesi di utilizzo e giusto per scrivere e guardare qualche video su YT, niente giochi né altre attività impegnative), mi dà un fastidio indescrivibile e non so valutare se si tratta del segnale di un problema più grave o se si è solo impolverata - e chi ce le mette le mani per fare le pulizie? Io no di sicuro, che quanto a competenze in materia so giusto accendere e spegnere. 
Sono in questo stato emotivo e non è ancora arrivato il caldo fetente. Capita la gravità del problema?
So che sei lì dietro l'angolo, Caldo Fetente. Che ho cercato di non mettere le mani avanti quest'anno, di non prepararmi < < come ogni anno > > al peggio, ma è da fine febbraio che dico al dottor G. «Sa, dottore, preferisco continuare le sedute adesso che arriva la bella stagione perché, non per mettere le mani avanti, ma il caldo tende a crearmi dei grandissimi scompensi». Giuro, fine febbraio. Poi magari andrà davvero meglio di quanto immagini, chi può dirlo. Potrebbe capitare un'estate come quella del 2014: pioggia, temperature sotto le medie, mai acceso il climatizzatore, sempre dormito con il lenzuolino e i pantaloni del pigiama quelli lunghi. Che spettacolo.

venerdì 22 maggio 2020

FACCE DI CULO

Giusto per tirare un po' tardi sono passata su Tumblr dove non entravo da mesi e mi ha preso uno sclero da bimbaminkia che la metà basta - perché ci sono stata un sacco l'anno scorso in questo periodo, quand'ero in piena tempesta ormonale per i Ghost che avevo appena scoperto, e ho passato settimane ad aggiungere nuovi blog, cuorare e rebloggare foto e post e fanart e oh, se ne fosse accorto qualcuno. 
Quello che più di tutto mi fa incazzare è che un mucchio di gente che produce arte si piange addosso perché sostiene di non piacere a nessuno (ok, chi non ha delle insicurezze?), ma se è la persona "sbagliata" a far loro dei complimenti (una persona a caso tipo io, che magari non sono nella loro cerchia) non conta un cazzo di niente.
Sicché stavo lì a rimuginare su questa cosa e l'adolescente che vive dentro di me ha pensato HEY, volevo solo dirvi che non sono mai stata veramente interessata a voi, ma stavo qui solo per scroccarvi delle foto e delle gif.

lunedì 11 maggio 2020

POST AL SAPORE DI YOGURT SCADUTO

Tutti pronti per molta FUFFA RANDOM.
Sono stata un po' depressa in queste ultime settimane.
Ho mollato il Camp NaNoWriMo prima della fine ma devo dire che non ci ho creduto già dall'inizio. Però ci ho provato e quindi va bene lo stesso - ovviamente, quelle persone che "OMG!11! NON SO CHE COSA SCRIVERE DURANTE QUESTO CAMP NANOWRIMO COME FACCIO!11!" hanno vinto venti giorni prima della scadenza. Seems legit.
Ho stoppato WDF perché la quarantena mi ha fatta rientrare nel loop "a letto alle 3, sveglia alle 10", con conseguente stato semi-vigile tipo morto vivente, più o meno con la scioltezza con cui caccio i piedi nelle ciabatte. Ho la freschezza e la presenza mentale di una cassetta di broccoli e comincia a fare caldo per lavorare a un progetto che prevede molta, molta neve, ma intendo ritornarci a breve, ora che ho fatto alcune importanti considerazioni** sugli altri progetti a cui volevo mettere mano in questo periodo.
**Importanti considerazioni: una veloce rilettura delle prime dieci pagine di Asylum, a un anno di distanza dalla pubblicazione, mi ha permesso di capire che con questo romanzo l'ho veramente fatta fuori dal vaso. Lasciando perdere l'imbarazzo per la badilata di infodump che non ricordavo e che mi son presa sulle gengive a pagina 2, la mia voglia di strafare mi è stata talmente evidente che credo di aver pianto sangue.
1) Ho voluto scrivere di una materia in cui non sono affatto competente.
2) Ho scritto una storia che è lontanissima (forse troppo) dal mio mondo convinta che ne avrei fatto comunque un grande romanzo.
3) Non ho MAI completato la progettazione, e le poche schede personaggio che ho trovato nell'archivio erano aggiornate al 2017. E lo sa il Cristo quanti punti della trama sono cambiati e si sono sviluppati da allora.
C'è una nota positiva in tutto ciò: ho venduto solo una copia di questo disastro prima di ritirarlo, e ne sono enormemente grata all'Universo. Non ho voglia di stare a sentire pippe sul fatto che dovrei affidarmi a un editor professionista perché lo so, ma non ho i soldi per pagarlo in questo momento. Allora cosa, dovrei rinunciare a pubblicare? Non credo proprio. Se se lo permettono certe autrici che fanno "uscire" le cose di tasca ai personaggi dei loro libri non vedo perché io non dovrei tentare la fortuna coi miei. Mi arrangerò, di nuovo, come potrò. Come ho fatto negli ultimi diciassette anni. Smadonnare sì, e anche tanto se occorre, ma mollare MAI.

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Tutta la parte QUI SOPRA ↑ era di un post del primo di maggio, mi dispiaceva cancellarla (approvo ancora ogni singola riga) e quindi l'ho lasciata come stava.
Va bene, ho dato una veloce controllata alla grammatica. Veloce, eh. Senza tante pretese (è un post di blog, non prosa scelta).
Ulteriore FUFFA RANDOM ma di oggi, che è l'11 maggio e non posso fare a meno di chiedermi come cacchio è possibile che siano trascorsi già undici giorni da quando ho iniziato questo post.
La depressione galoppa - ma potrebbe dipendere dal premestruo (mi rimangono al massimo altri dieci, undici anni per dare all'avvicendarsi degli ormoni la colpa dei miei miseri stati d'animo, poi non so che farò. Probabilmente incolperò l'assenza degli ormoni).
Odio tutti gli sconosciuti e i conoscenti ma di un odio pigro, privo di slancio fisico, perché non riesco a comunicare con loro. Quindi alla fine il problema è mio, toh che strano, non l'avrei MAI detto.
Odio soprattutto gli scrittori. E i gruppi di scrittura.
C'è un tizio, di cui non ricordo né il nome né altro, che qualche tempo fa in un gruppo di scrittori emergenti ha riassunto il suo disagio all'incirca così: "Quanta saccenteria c'è in questo gruppo? È uno schifo, non si riesce a comunicare, perciò questo sarà il mio ultimo post e poi me ne andrò", e io, che ero davvero d'accordo con lui, stavo per dare al suo post una bella spolliciata quando ho letto il commento di un'altra utente, due righe del tipo "Se il gruppo non ti piace è un tuo problema, puoi anche uscire senza fare grandi annunci". Alla fine ero d'accordo anche con lei, così non ho spolliciato nessuno e ho abbandonato il gruppo. Madonna, quanto lo odiavo.
Odio gli scrittori. Ah, sì, l'ho già fatto notare.
Odio gli scrittori SACCENTI, ovvero il 90% degli scrittori che incontro sui social - e certi editor che a parte vantarsi di aver lavorato con gente pluripremiata (voglio dire, possono pure ammirare il pluripremiato arcobaleno del cazzo che me ne frega), trovano stimolante offendere gli utenti che non rispondono ai loro post interessantissimi - "Il mio post che era interessante, non tutta l'altra merda. Ma a voi piace solo la merda". Guarda, caro, l'arcobaleno del cazzo che me ne frega di te e dei tuoi post sta giusto dietro al pluripremiato. Prendili pure tutti e due, portateli a casa e attaccateli dove ti pare.
E non parliamo delle bitches, le bullette che si mettono in gruppo sui social per sentirsi più forti mentre dichiarano la loro superiorità intellettuale. Loro sanno tutto, sono piene di evidente talento e possono dispensare consigli soprattutto non richiesti perché hey, sono smart, conoscono il loro mestiere (ve lo direi io qual è il loro mestiere ma preferisco lasciare un po' di suspense). Se non mi facessero così tanto schifo mi farebbero persino un po' di pena.


POSCRITTO IGNORANTISSIMO:
Un anno e tre giorni che Tobi, i suoi alter ego, i suoi completini aderenti e il suo pisello sono entrati nella mia vita. Una parentesi di gioia in tutta questa acidità.


venerdì 3 aprile 2020

QUARANTENA #DAY 24

Ho appena scoperto che dodici anni fa OGGI sono stata alzata da mezzanotte alle cinque di mattina per scrivere un racconto, una cosina non male tra l'altro (la prosa fa schifo, ma l'idea continua a sembrarmi carina a distanza di tanto tempo). È che averlo ricordato adesso che ho mollato tutto quello che avevo per le mani mi ha fatto un po' male, tipo RIGHT IN THE FEELS.
Ma non è questo il punto.
Il punto è che quando sono in questo stato e vado a rileggere vecchi post in vecchi blog più spesso ci trovo ricordi di cose stupide che ho fatto e che mi fanno ridere - giornate, ore o singoli eventi di cui avrei perso per sempre le tracce se non ne avessi preso nota in un post. Sicché mi chiedo, perché regolarmente mi dimentico di usare il blog in questo modo intelligente? È anche più veloce e pratico del diario cartaceo che trascuro per settimane quando non ho sbatta di scrivere a mano, che fa ancora freddino la sera e le dita fredde mi fanno tenere la penna tipo zampa di gallina.
Per dire, che cosa posso ricordare della giornata di oggi?
Ho scritto 156 parole sulle 2000 che avrei dovuto mettere insieme per il Camp NaNoWriMo.


Ho portato da mangiare all'unica gatta che è rimasta della colonia a cui badavo da quasi due anni - gli altri sono dispersi e non arrivano nemmeno dopo lunghi richiami - e mentre ero lì che cercavo di non piangere al pensiero di aver perso tanti amici felini è passato un tizio a piedi e l'ho incenerito con lo sguardo. Perché io non metto il naso fuori di casa se non per necessità da più di venti giorni e questo stronzo va a spasso per la campagna? Perché lui sì e io no? Aveva anche l'espressione compiaciuta... ti venisse il cagotto fulminante.
Ho passato dieci livelli di Cookie Jam.
È l'una e un quarto di notte e ancora non ho sonno. E continuo a non ricordarmi che giorno della settimana è.

venerdì 10 gennaio 2020

ALLENAMENTI, ANGOSCE E DISORGANIZZAZIONE (come iniziare il nuovo anno col botto)

Ecco, alla fine abbiamo ricominciato.
Con le angosce quotidiane, con la disorganizzazione di sempre e con gli allenamenti. 
Allenamenti. Pensavo che oggi mi sarei sentita peggio di come mi sento, dato che mercoledì non ho mantenuto il proposito di non esagerare alla prima lezione di strong del nuovo anno e ci ho dato dentro più che potevo - trovo che scaricare con l'attività fisica il nervoso accumulato sotto le feste sia parte indispensabile di un corretto programma di detox - in più ieri sono stata ai balli di gruppo e anche oggi ho camminato. Ieri mattina mi sono svegliata col mal di testa che però si è risolto con un tè e un paio di aspirine, e sebbene mi faccia male la schiena e gli addominali mi stiano odiando moltissimo il resto funziona. Ho anche dato prova di un autocontrollo esemplare evitando di prendere le due corsiste che odio a calci rotanti in faccia (che signora sono), quindi diciamo che me la sono cavata meglio del previsto (trad.: me la faccio andare bene, perché preferisco non svegliare la carogna dal suo sonno di bellezza).

Angosce quotidiane. Le perderò come i denti da latte non appena avrò trovato un lavoro che mi dia uno stipendio e mi faccia sentire di nuovo utile e/o un'attività che mi assorba più di quanto mi assorbe la scrittura ma senza l'effetto collaterale dell'ansia da prestazione che mi dà la scrittura. Una bazzecola insomma.

Disorganizzazione. Durante questa settimana iniziata con un martedì che nel mio cervello era ancora lunedì ho scritto un quarto di quello che avrei voluto, perché ho dormito la metà del tempo che mi ero imposta di dormire con la conseguenza di aver viaggiato ogni giorno in ritardo sulla vita. MA non tutto è andato male.
Ho ripreso la revisione della prima parte di WDF falciando interi paragrafi come i prati a primavera e decidendo finalmente da quale punto preciso ricominciare con la prima stesura.
Ho zero idee per il prossimo capitolo del progetto song-fic iniziato a settembre ma so che l'intuizione è dietro l'angolo che ancora non ho girato perché mi sono persa a guardare la vetrina di una libreria - finisco di studiarla e svolto (mi sto ancora facendo qualche auto-regalo di Natale, giusto perché mi è piovuto dal cielo un po' di credito e vogliamo usarlo per fare qualcosa di diverso dal comprare libri? No, infatti).
Ho una trama in mente che mi dà il tormento già da qualche anno, ma che ci sta dando dentro in particolare negli ultimi due mesi, so esattamente che cosa deve accadere a chi però non riesco a trovare un modo soddisfacente di svilupparla - inizio dal finale, ho due punti di vista diversi sulla stessa vicenda e il rischio di scadere nel cliché è altissimo. Se non trovo presto una via d'uscita mi verrà un'eczema da qualche parte.
Ma soprattutto, HO UN NUOVO PSEUDO E NON HO PAURA DI USARLO.

sabato 4 gennaio 2020

SPENSIERATEZZE DEL SABATO SERA

Stavo pensando che a meno di non essere colpiti da un asteroide, o che la tanto temuta Terza Guerra Mondiale scoppi da qui a poco, fra tre giorni avrò il primo allenamento di strong del 2020 dopo tre settimane di stop - ché l'istruttore, premuroso, ci ha mandato due video per tenerci in forma durante la pausa natalizia, ma la stronza qui presente non li ha nemmeno scaricati (quando mai avrei avuto il tempo di allenarmi, fra l'altro) - e il mio tenero cuoricino ha avuto un sussulto. Non ce la posso fare.
Oggi poi un'ansia da portar via, mi ha rosicchiato le orecchie per tutto il giorno. E dire che non vedevo l'ora di avere una giornata tutta per me, in solitudine e silenzio (Marito è andato a Canove a cucinare quaglie, non ha nemmeno provato a chiedermi una seconda volta se l'avrei accompagnato - sveglia alle cinque antelucane, un milione di tornanti da vomito e tutta la giornata in giro e in mezzo alla gente. Siamo matti??). Comunque, adesso che la giornata è sostanzialmente finita mi è passata la spossatezza e mi sono messa a scrivere di buona lena, ho interrotto solo per concedermi un post cretino ma di cui sentivo proprio la necessità.

Poscritto Ignorante:
temo che il mio primo Anthony Trollope sarà anche il mio ultimo, mi ha preso stra-bene con un primo racconto divertente mentre a metà del secondo - incomprensioni amorose di due che si piacciono ma che fanno finta di non piacersi Feat. Natale Feat. lieto fine puccioso - mi prudevano le mani per la voglia che avevo di schiaffeggiare tutti i personaggi uno per uno.

mercoledì 1 gennaio 2020

MA BUON ANNO DE CHE?

Adesso che è passata la notte di San Silvestro e siamo nel nuovo anno, possiamo considerare le feste finalmente finite????
Il bisogno di tornare alla mia routine, al silenzio e alla solitudine, comincia a cagionarmi un dolore fisico - non ne posso più di cibo e di persone, giuro.

giovedì 24 ottobre 2019

DIRETTAMENTE ALL'OBITORIO

Stando al dottor G., perché io ho cercato mille risposte alla Grande Domanda che mi ha fatto e, sorpresa, nessuna di queste era la risposta giusta, il motivo per cui non metto in atto le soluzioni che penso per i miei problemi è che so bene che non funzioneranno.
Perché quando vengo colta da terrori ipocondriaci non corro da un medico, ad esempio? È la scelta più sensata da fare - ho un problema, chiedo aiuto al mio medico di base. Dal mio medico non ci voglio andare perché so già che è un coglione che non saprà dare una risposta coerente al problema che gli presento. Questa è parte di una risposta, ma d'altro canto esistono anche gli specialisti. La vera risposta è che nel profondo so qual è la causa dei miei forti disagi fisici e dei miei terrori ipocondriaci, e finché non avrò risolto quella i disturbi continueranno a tornare. Concentro l'attenzione sul malanno del momento, una volta che ho esaurito gli accertamenti da fare e ho scoperto di essere sana sto tranquilla per un po' e poi trovo una nuova anomalia. E sono sicura anche che se dovessi esaurire le anomalie e gli accertamenti arriverei a pensare che forse gli esami a cui mi sono sottoposta non sono stati eseguiti correttamente, o che il problema, la malattia, può essere cominciata proprio poco dopo l'ultimo controllo. In effetti non è impossibile che accada... ma a meno di non controllarsi di dentro e di fuori ogni giorno è impossibile fare una previsione certa. Ed è doloroso. Cercare di mantenere il controllo su tutto è doloroso. Rende la vita una immane e disgustosa fatica quotidiana. 
E con la scrittura è la stessa cosa. Domanda diversa, stessa risposta. Perché non finisco più niente, o il mio entusiasmo si esaurisce con tanta fretta? Perché in fondo credo che non valga la pena di sbattersi tanto. Credo che non ne valga la pena perché ci ho già provato,e più di una volta, ma poiché deficito in quanto a comunicazione e strategie di marketing e non propongo argomenti che stuzzicano la moda del momento è inutile, ho poche speranze. Non dico di non averne del tutto, ma sono poche. E non dico nemmeno che questa sia LA verità assoluta... ma è la verità per me. Non ci metto più passione e non ho più la convinzione necessari perché immagino di aver dato il mio massimo e di non aver comunque ottenuto quello che speravo e che desideravo. Non credo di potercela fare, non credo abbastanza, eppure se ci penso bene ho le stesse opportunità che avevo quindici anni fa - e ho molta più competenza per il solo fatto di avere quindici anni di libri letti e di storie scritte alle spalle. 
Non so ancora bene che cosa farci con questa consapevolezza, con queste risposte, ma sentivo di volerle mettere per iscritto.

Ho trascorso buona parte delle ultime due settimane a stare molto male. Il ciclo mestruale in ritardo di quindici giorni, un cambio di stagione mai partito veramente dato che dopo qualche perturbazione e un po' di fresco si è instaurata una primavera tardiva con umidità e temperature sopra le medie, fino a venticinque gradi; e poi gastrite e grandi tensioni in casa con tutte le conseguenze del caso, e una nuova visita specialistica prenotata per la prossima settimana. 
Sono tornate le angosce mattutine, quelle del risveglio, e le lunghe ore di ricerche in internet sulle malattie, gli infiniti dibattiti con me stessa sui sintomi che accuso e che posso includere o escludere nelle liste che trovo online. 
Per paura ho iniziato a mangiare anche troppo bene, reintroducendo nella dieta quotidiana alimenti da tempo esclusi come la frutta - qualche mela, che adesso sono deliziose - e mettendone per un po' da parte altri come il caffè, di cui sento ogni giorno la mancanza, ché sostituirlo con l'orzo e il tè che pure amo moltissimo, o con la camomilla che ho ricominciato ad apprezzare grandemente, dà una soddisfazione appena sufficiente. Così però posso dire che dal disagio almeno è scaturito qualcosa di positivo. Non che prima avessi ripreso a ingozzarmi di schifezze ma ammetto che sgarravo più spesso, anche perché «Ho ripreso gli allenamenti e quindi posso mangiare di più»... che ridere. E mi vien da ridere anche quando mi rendo conto di quanto sono convinta che se non seguirò pedissequamente le regole della perfetta alimentazione morirò... non mi concedo nemmeno la possibilità chessò, di avere un raffreddore in più o qualche altro disturbo comunque risolvibile. No, io vado direttamente all'obitorio.
Ma ecco, mi sto di nuovo mettendo alla gogna. Mi sto ancora criticando e sbeffeggiando con tutto questo inutile sarcasmo. Da dove si comincia a volersi bene, ad avere rispetto per sé stessi? Forse smettere di fare certi pensieri, di essere crudele e colpevolizzarmi sarebbe un buon punto di partenza.

PS: in tutto ciò non serve che scriva come ho vissuto e sfruttato il Preptober - quello che doveva essere il momento più bello dell'anno. Non serve, vero?

mercoledì 28 marzo 2018

VIZI DI MERDA

Stasera ho fatto il funerale e ho dato fuoco a qualcuno dei diari che ho accumulato negli ultimi sei anni. Era una cosa che volevo fare da tanto tempo ma che non mi aveva ancora colta nella giusta disposizione d'animo, perché per quanto mi riguarda bruciare diari non vuol dire solo bruciare dei pezzi di carta. Nello specifico non sono andata in ordine, ho bruciato il 2012, un po' di 2013 e quasi tutto l'inizio del 2017 perché erano i peggiori che avevo in archivio e i primi che mi sono capitati per le mani riordinando alcuni documenti.
Rileggere i diari è un vizio di merda, non dovrei cedervi così facilmente come mi succede ma ahimè, sono una debole (e mi piace sguazzare nel guano del mio passato - credo di averlo già scritto decine di volte in questo stesso blog). Ho aperto quello che avevo a portata di mano e dopo una veloce lettura mi è salita una rabbia in corpo che se mi fossi presa la temperatura avrei mandato in tilt il termometro. Mi è venuta voglia di schiaffeggiarmi. Con quegli schiaffi didattico-pedagogici che mi dava mia madre da piccola quando facevo i capricci e me li meritavo. Me ne volevo dare tanti da stordirmi, giuro. Dopo ho capito - e intendo dopo venti minuti di pediluvio gelato. Va bene, mi sono detta, è stata una fase della tua vita. Una fase un po' lunga: finiamola. Sul serio, stavolta. Di qui l'idea del fuoco.
Guardavo dentro il camino e pensavo adesso quelle cose che ho scritto e ripetuto milioni di volte almeno non esistono più, posso rinnegarle? Posso fingere di non aver trascorso gli anni migliori della mia vita a tormentarmi per ragioni di cui ormai ho smarrito l'origine? Ho pensato e rimaneggiato così tanto il passato che dubito abbia ancora la forma che aveva in realtà, probabilmente quello che ricordo è talmente distorto che non assomiglia nemmeno per sbaglio a ciò che è stato veramente - e che comunque non si può recuperare per un confronto.
La purga emotiva stava quasi dandomi un po' di soddisfazione quando dalla taschina interna di un diario sono cicciati fuori alcuni dei foglietti che tanti anni fa riempivo di nascosto in ufficio, usandoli in alternativa a un diario che in quel contesto sarebbe saltato subito all'occhio. A proposito di ciarpame che non so perché ho tenuto (taschina infame, per te solo lame). La prima frase di uno di questi appunti recitava qualcosa come "Credo che quando sarò vecchia mi farà piacere sapere che cosa stavo pensando oggi, a quest'ora": mia cara Valentina del passato, NO. Ti assicuro che ne avrei fatto volentieri a meno. Ma su questo sarei passata oltre senza battere ciglio, se solo non avessi letto un bigliettino del 7 marzo 2005 in cui mi dichiaravo così angosciata e disperata da essere pronta a farmi male sul serio pur di far cessare la sofferenza. Sul serio, eh.
Ora mi chiedo, ma da quanto va avanti VERAMENTE questa storia? Da quando sono nata? Da quand'ero ancora nel grembo materno o nei progetti divini?? I progetti divini mi sembrano la risposta più sensata. A non aver senso è l'essere nata per replicare modelli comportamentali appresi nell'infanzia fino a trentanove anni suonati - se avesse un senso non avrei provato sconcerto standomene in piedi di fronte a mucchio di cenere fumante, premendomi una mano sulla bocca perché il sopraccitato sconcerto non si tramutasse in molte bestemmie.
Mi capite? Una pensa di essere drogata di vittimismo, pessimismo e melodrammi da sette, otto anni al massimo, e invece vien fuori che si fa da quasi una vita. Che orrore. Ma soprattutto, che faccio adesso? Sono diventata consapevole della mia dipendenza, non posso più fingere di non vedere. Non si tratta più di un po' di polvere da spazzare sotto il tappeto, ma di una montagna di cacca di elefante che, potete ben immaginarlo, anche se il tappeto è grande non ci sta né sotto né sopra.
Eventuali suggerimenti a riguardo saranno bene accetti.


POSCRITTO IGNORANTE:
come precettato da Doc. Morelli, per dimostrare a me stessa un po' di buona volontà, stamattina ho deciso di fare qualcosa di diverso dal solito,"per sorprendermi": non ci ho messo quarantacinque minuti a uscire dal letto e mi sono alzata prima del solito.
Per fare qualcosa di utile e produttivo? Qualcosa di divertente? Magari per scrivere un po'? NO. Per scoprire che Franz aveva di nuovo la ghiandola perianale infiammata e portarlo così di volata dal veterinario. Non è il caso di dire "che culo", vero?

martedì 13 marzo 2018

SMILE, YOU'RE ON CANDID CAMERA!

Stanotte sono andata in bagno, mi sono guardata allo specchio e ho sorriso: non avevo più neanche un dente in bocca, solo gengive. Meno male che dopo mi sono svegliata.


Screen da QUI.
[Ma anche QUESTO ARTICOLO mi è piaciuto].

Comunque non farò grandi analisi, dato che al risveglio i denti erano tutti al loro posto e che non c'è niente di nuovo all'orizzonte, niente che non sappia già. "I sogni esprimono le tue angosce più profonde"... ma dai? Io preda di qualche angoscia? Non l'avrei MAI detto.

domenica 11 febbraio 2018

SPEGNI E RIAVVIA

Domani sarà trascorsa una settimana esatta da quando ho smesso di prendere lo Xanax. Dato che il dosaggio era molto basso e che l'ho preso soltanto per un mese e mezzo non mi sono posta grandi problemi per gli effetti dell'astinenza - mi correggo: non ci ho pensato affatto - incoraggiata anche dall'insolito e costante buonumore dei primi tre giorni senza farmaco.
Poi giovedì, senza alcun segno premonitore, LA DEBACLE.
Pianto regolato a forza 15 già dal risveglio, la fatica bestia prima di prendere sonno pur non avendo bevuto il caffè, e venerdì notte un'insonnia quasi totale. A seguire, crampi addominali, bruciore di stomaco, tensioni muscolari. L'ansia perché ho male dappertutto, l'ansia perché non ho appetito (devo per forza star male malissimo, perché quando mai io non ho fame), l'ansia perché dormo poco e non riposo, l'ansia perché ho l'ansia... e una vocina nella mia testa che canticchia «stai più o meno come stavi prima di iniziare la cura, non è fantastico?? Uacci uari uari, uacci uari uari!!!!!!!!»
Quando mi son detta, e l'ho anche scritto, "va bene, smetto con lo Xanax e sto a vedere cosa succede" non dovevo essere molto in me, perché l'ho detto e l'ho anche scritto ma poi l'ho dimenticato, rimosso, cancellato, annullato. Solo stasera, a quasi una settimana di distanza dalla sospensione, mi si accende un piccolo neon nel cervello - scoppietta, tentenna, si spegne e si riaccende sei o sette volte prima di decidersi - e penso cazzarola, ma non sarò mica un pochino in astinenza, eh?
Che genio del male.

mercoledì 7 febbraio 2018

Il dottore forse non sarebbe contento di saperlo, ma è da qualche giorno che ho smesso di prendere lo Xanax che, mi ricorda la regia, è la ragione per cui sono tornata strisciando nel suo studio. Oh, che vi devo dire? Non mi è servito a un cazzo, sul serio. Sono stata buona e soprattutto diligente, e soprattutto fiduciosa nella medicina tradizionale: mi sono concessa quasi due mesi di trattamento e non sono stata meglio, che senso ha continuare una terapia che non funziona? Magari la dose era troppo bassa, magari mi serviva piuttosto un antidepressivo, che ne so, comunque mi sono rotta le palle di ingoiare roba chimica di nessuna utilità. Sto temporeggiando anche con la terapia che ero risoluta a cominciare da gennaio, perché non ce la faccio neanche a pensare di mettermi nelle mani di un terapeuta che potrebbe farmi del bene o potrebbe farmi molto male, com'è già successo, e perché al pensiero di stare davanti a qualcuno a raccontargli di nuovo il passato mi viene da vomitare. Insomma, basta, è ora di finirla. Quindi, niente più ansiolitico e niente terapia. Stiamo solo a vedere che cosa succede, che cosa si muove nella mia anima e dove vado a finire.

domenica 4 febbraio 2018

INDISPENSABILI CIANFRUSAGLIE

Ogni volta che lascio passare tanto tempo tra un post e l'altro penso che forse è ora di chiudere il blog, di sospenderlo, di lasciarlo morire, di cancellarlo, ma poi finisce come con tante cianfrusaglie che ci sono nella mia vita: non riesco a buttarle. Le tengo perché ci sono affezionata, perché credo che abbiano ancora un valore. Nel caso specifico, credo che questo blog ne abbia sebbene neanche i più grandi sforzi mi facciano tornare in mente le vere motivazioni che mi hanno spinta ad aprirlo. Esiste da un tempo che magari sul calendario non è poi così degno di nota, ma che sembra lunghissimo perché dà voce a tutte le persone che sono stata dal 2010 ad oggi (e in fondo è una testimonianza positiva. Se fossi rimasta la stessa di sette anni fa dovrei ammettere di non essere umana - e di non aver imparato niente strada facendo).
Troppo spesso mi sono preoccupata che questo spazio avesse un'utilità o un senso per gli altri, anche per il solo fatto che insomma, se scrivi i cazzi tuoi in pubblico lo fai per un motivo, perché vuoi che vengano letti, magari commentati e condivisi, o no?, mentre adesso mi interessa così poco di quello che possono pensare gli altri, per non parlare della dubbia utilità dei miei post, che smettere di usarlo sarebbe la scelta più saggia.
«A chi vuoi che importino i fatti miei?» non va preso come un ritornello triste-acchiappa attenzioni ma come una semplice constatazione, una domanda retorica e nondimeno come una logica conseguenza di quanto appena scritto... i miei post sono senza utilità per tutti tranne che per me. Non scrivo recensioni, né ricette, né consigli. Non pubblico foto, non scrivo articoli. È solo un diario, un diario di cazzate, e dovrebbe andar bene così. Magari un giorno ci darò un taglio, o magari no. Se ripenso agli anni della gioventù, a come mi approcciavo allora alla scrittura, scrivere cazzate mi sembra quasi un modo di portare avanti una tradizione.
Quando andavo al liceo, e in alternativa a carta e penna al posto del pc c'era la Olivetti elettronica di mio padre, scrivevo pagine e pagine di scemenze più o meno come faccio adesso, solo che erano lettere per i posteri che iniziavano proprio così, con Cari Posteri... e finivano con tre o quattro facciate di resoconto sull'ultimo compito in classe di fisica, su quello che avevo fatto nel fine settimana con la best e su quant'era testa di cazzo il tizio che mi piaceva (e che non mi si inculava neanche per sbaglio).
Parliamo di resoconti che non servivano a un cazzo esattamente come non servono a un cazzo quelli che scrivo oggi, da donna adulta, eppure a metterli insieme mi divertivo un botto. Spingevo da parte tutto ciò a cui avrei dovuto dare la priorità (principalmente lo studio), mi sedevo davanti alla Olivetti con una tazza immensa di caffè solubile e tre o quattro Marlboro rosse e via a pestare sui tasti per ore. A volte ridevo perché mi trovavo proprio divertente, altre volte piangevo e mi sentivo una miserabile, ad ogni modo davo aria al cervello.
Ora, che razza di fregatura è stata diventare adulta? Vorrei rispondere a questa domanda continuando a dare la colpa al mondo (alla società, alla famiglia, a chiunque mi rifili il ritornello del "devi mettere la testa a posto!") se ho smesso di scrivere tanto per dare aria al cervello, divertirmi e basta, ma credo sia arrivato il momento di prendermi le mie responsabilità e di ammettere che sono IO il giudice più severo e bastardo di me stessa. Sono io l'unica responsabile - me lo scrivo con intento ottimista, senza biasimo - io che non mi concedo di essere sciocca, frivola, superficiale se qualche volta mi va di esserlo. Sono io quella che cerca sempre un significato per tutto, una ragione per tutto... quella seria e rigida come un manico di scopa. Poi mi lamento, ahi, che mal di schiena! - se smetti di portarci sopra la croce e di far la martire magari ti passa.
Sicché niente, alla fine ho perso il filo ma ho messo insieme un altro post per tenere vivo il blog, come scusa per non chiuderlo. Non oggi, dai. Magari domani.