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giovedì 29 febbraio 2024

DEVO SMETTERLA DI AVERE FRETTA

La fretta di pubblicare.
Quando la mancanza di vendite e di visibilità diventa una benedizione.
A THREAD.

Meno male che mi è salita questa urgenza di rivedere NSY perché a un paio di mesi di distanza ci ho trovato dentro tante di quelle frasi brutte e di quelle ripetizioni che mi sto riempiendo di capelli bianchi. Fa comunque meno schifo di altre autopubblicazioni su Amazon ma non va bene.
Si vedono la fretta, la mia pigrizia, la mancanza di una revisione - quella che dovrei far fare a qualcun altro ma che non posso permettermi di pagare. Volendo arrangiarmi, mi sono resa conto che editing e proof reading li devo distanziare di almeno due mesi dall'ultima stesura. In altre parole DEVO SMETTERLA DI AVERE FRETTA DI PUBBLICARE. Nel caso specifico di NSY più che fretta avevo SMANIA, e adesso mi vergogno a pensare alle copie che sono state scaricate in passato. Spero sinceramente che nessuno lo leggerà. Sicché oggi, vergogna a parte, sono contenta per almeno due motivi.

MOTIVO n. 1: ho tempo e modo di rimediare agli errori commessi perché tanto il libro non vende una sega.
MOTIVO n. 2: dovrò trascorrere qualche altro giorno insieme a Mad, Jeremy e Alec (AKA i piggi che io da perfetta psicolabile continuo ad amare come se fossero reali).

ABOUT trilogia di prossima pubblicazione.
Non sono ancora pienamente entrata nel mood della nuova storia. Ho aspettato una trama completa per quasi otto mesi mentre mi passavo in testa le stesse quattro o cinque immagini, che mi davano ogni volta la scossa perché erano cariche di energia, e adesso che ho la trama mi sono limitata a buttar giù appena 8.000 parole e poi mi sono fermata. Posso imputare parte della colpa a quest'ultima devastante crisi che sembrava non dovesse finire più - le bestemmie che vorrei tirare ogni volta che mi sento ripetere che gli ormoni non hanno poi tutta questa influenza sull'umore, porco di quel porco - ma c'è anche qualche altro particolare che mi crea del disagio e che però non sono ancora riuscita a focalizzare. O forse devo solo smettere di tirarmi delle immense pippe mentali su qualunque cosa e scrivere e basta.

Come se non bastassero tali e tanti turbamenti e disagi interiori, c'è poi questo gruppo di Face di liminal spaces e altre meraviglie create con l'intelligenza artificiale a cui mi sono iscritta e che è come un incidente stradale, mi fa orrore ma non riesco a smettere di guardare, e intanto che respingo la nausea per ciò che vedo mi vengono 6.000 idee al minuto +IVA. Non ne uscirò sana, già lo so.

Ho tanto bisogno di una pausa di serenità che non sia uno Xanax prima di dormire. 
In mancanza di alternative, almeno per il momento, chiudo il post con due passerini sciocchi che quando li rivedrò mi renderanno molto felice.


Quanto li amo, porca pupazza ♥

venerdì 10 gennaio 2020

ALLENAMENTI, ANGOSCE E DISORGANIZZAZIONE (come iniziare il nuovo anno col botto)

Ecco, alla fine abbiamo ricominciato.
Con le angosce quotidiane, con la disorganizzazione di sempre e con gli allenamenti. 
Allenamenti. Pensavo che oggi mi sarei sentita peggio di come mi sento, dato che mercoledì non ho mantenuto il proposito di non esagerare alla prima lezione di strong del nuovo anno e ci ho dato dentro più che potevo - trovo che scaricare con l'attività fisica il nervoso accumulato sotto le feste sia parte indispensabile di un corretto programma di detox - in più ieri sono stata ai balli di gruppo e anche oggi ho camminato. Ieri mattina mi sono svegliata col mal di testa che però si è risolto con un tè e un paio di aspirine, e sebbene mi faccia male la schiena e gli addominali mi stiano odiando moltissimo il resto funziona. Ho anche dato prova di un autocontrollo esemplare evitando di prendere le due corsiste che odio a calci rotanti in faccia (che signora sono), quindi diciamo che me la sono cavata meglio del previsto (trad.: me la faccio andare bene, perché preferisco non svegliare la carogna dal suo sonno di bellezza).

Angosce quotidiane. Le perderò come i denti da latte non appena avrò trovato un lavoro che mi dia uno stipendio e mi faccia sentire di nuovo utile e/o un'attività che mi assorba più di quanto mi assorbe la scrittura ma senza l'effetto collaterale dell'ansia da prestazione che mi dà la scrittura. Una bazzecola insomma.

Disorganizzazione. Durante questa settimana iniziata con un martedì che nel mio cervello era ancora lunedì ho scritto un quarto di quello che avrei voluto, perché ho dormito la metà del tempo che mi ero imposta di dormire con la conseguenza di aver viaggiato ogni giorno in ritardo sulla vita. MA non tutto è andato male.
Ho ripreso la revisione della prima parte di WDF falciando interi paragrafi come i prati a primavera e decidendo finalmente da quale punto preciso ricominciare con la prima stesura.
Ho zero idee per il prossimo capitolo del progetto song-fic iniziato a settembre ma so che l'intuizione è dietro l'angolo che ancora non ho girato perché mi sono persa a guardare la vetrina di una libreria - finisco di studiarla e svolto (mi sto ancora facendo qualche auto-regalo di Natale, giusto perché mi è piovuto dal cielo un po' di credito e vogliamo usarlo per fare qualcosa di diverso dal comprare libri? No, infatti).
Ho una trama in mente che mi dà il tormento già da qualche anno, ma che ci sta dando dentro in particolare negli ultimi due mesi, so esattamente che cosa deve accadere a chi però non riesco a trovare un modo soddisfacente di svilupparla - inizio dal finale, ho due punti di vista diversi sulla stessa vicenda e il rischio di scadere nel cliché è altissimo. Se non trovo presto una via d'uscita mi verrà un'eczema da qualche parte.
Ma soprattutto, HO UN NUOVO PSEUDO E NON HO PAURA DI USARLO.

martedì 29 maggio 2018

AL MASSIMO UN'AMARA CONSTATAZIONE

Oggi ho una domanda da farmi per la quale credo che non troverò mai una risposta: perché ho intitolato questo blog «Libri, musica, storie... e altre cose belle» SE NON SCRIVO PRATICAMENTE MAI DI LIBRI, DI MUSICA, DI STORIE... E ANCORA MENO DI COSE BELLE???!!!!!
Giuro che nella mia domanda tutta urlata in Caps Lock non c'è nessun sarcasmo, al massimo un'amara constatazione.
Il titolo è fuorviante più o meno come la sinossi del romanzo che sto leggendo in questi giorni (superata la metà, non ho ancora capito di che cacchio di storia sta parlando l'autore), così di primo acchito potrebbe indurre l'incauto internauta a credere che QUI SI SCRIVE DI COSE INTERESSANTI - macché, dai. D'altro canto mi rendo conto che intitolare un blog «FUFFA» sarebbe ancora meno attraente.
Ma il vero problema sta qui, nel voler essere attraente, appetibile per qualcuno. Come si può essere attraenti e appetibili lavando i calzini e le mutande sporche in pubblico? Ormai ho scritto davvero di tutto in questo blog, dall'andamento del ciclo mestruale ai malanni intestinali del gatto. La dignità ha cambiato indirizzo da un po' (prima di pubblicare questo post andrò a togliere la connessione Blog → Twitter → Profilo Autore Facebook - quello che non cago mai di pezza), e questo posto virtuale andrebbe raso al suolo, o quantomeno abbandonato a se stesso perché diventi figlio dell'oblio.


I primi caldi mi fanno decisamente male al cervello.

lunedì 27 novembre 2017

NaNoWriMo DAY 27 ~ OH, CHE STRANO PERIODO

Ho iniziato questo post un secolo e mezzo fa, con un incipit del tipo "Oh, che strano periodo si sta rivelando, questo NaNo-Novembre 2017..." seguito da molte righe di fuffa su quanto la paura del cambiamento mi stesse facendo male fisicamente. In realtà ero solo in premestruo, di quelli che bisogna proprio che li lasci fare, ché tanto non c'è modo di fare pace col cervello. Per una decina di giorni mi sono annullata, ho odiato, pianto, strillato... le solite cazzate (Feat. un mal di schiena da stendere), e adesso riemergo alla vita come un mostriciattolo che ha vissuto qualche secolo sottoterra e deve riabituarsi alla luce. Scopro così, arrancando un po', come questi dieci giorni mi abbiano cambiata. O forse no.
A proposito di me che sarei "diventata asociale" adesso, in quest'ultimo periodo della mia vita, vorrei portare quell'aneddoto carino di me adolescente che sale sull'autobus la mattina, prende posto dietro il conducente, mette gli occhiali da sole (non importa che ore sono e che tempo fa), infila le cuffie e fa finta di dormire fino all'arrivo in stazione (con lo zaino buttato sul posto vuoto accanto cosicché nessuno possa sedersi). E ho detto tutto. 
Ma poi cosa pretendete? Sono cresciuta con due nonni psicolabili e con un padre asociale: ho fatto del mio meglio, ho fatto quello che ho potuto.
Insomma, tanto per chiudere, l'ansia va bene, grazie. Galoppa che è un piacere (ipocondria portami via). Nonostante tutto scrivo, tanto, e penso che ciò sia l'unica cosa degna di nota che ho scritto in questo post.

mercoledì 25 ottobre 2017

NaNoWriMo 2017 ~ Countdown - 7


Esaltazione ne abbiamo? Sììììì!!! 
E abbiamo anche sonno arretrato, confusione mentale ed emotiva, cose da finire per cui siamo in ritardo di una vita, bisogno di una lunga vacanza... 

mercoledì 18 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 18 ~ #Libri, Fuffa e Wednesday #Mood


Davvero sono trascorsi dieci giorni dall'ultimo post???! E dire che volevo fare la ficona e scriverne uno per ogni giorno di ottobre - annotando tutto quanto c'era di utile e interessante per la preparazione al NaNoWriMo. Ma niente è andato come avevo previsto (e per fortuna... se potessi prevedere tutto vivere diventerebbe una noia spaziale), le ultime due settimane sono state un passare da una commissione all'altra cercando di non sbroccare con conseguente riduzione pressoché totale del tempo per leggere e per scrivere. Mi sono ritrovata nella situazione in cui ero tanti anni fa, quando lavoravo nove ore al giorno e leggevo durante ogni pausa possibile, anche minima. 
Tra nove giorni scadrà l'ultimo termine per caricare il file definitivo di Hear my voice su Amazon e non ho nemmeno finito la prima stesura, ma immagino che prima di quella data qualche santo si stancherà delle mie imprecazioni ascolterà le mie preghiere e farà scendere dal cielo dei cherubini con ghirlande di fiori e arpe dorate mi farà incontrare James Hetfield al supermercato mi sosterrà in questo momento difficile e farà accadere qualche miracolo (incontrare James Hetfield all'Aliper sarebbe un miracolo veramente interessante, si inculi il libro). 

Ma smettiamola con le cazzate, per favore tornando al PREPTOBER, pur avendo letto pochissimo rispetto al mio solito sono ugualmente molto soddisfatta di quanto ho potuto mettere insieme finora. Magari non completerò le letture in lista prima della fine di ottobre ma nessuno mi vieterà di farlo a novembre - la storia per il NaNoWriMo è comunque appena abbozzata, dubito che entrerò nel vivo prima di metà mese - e cioè quando avrò la quota giornaliera di parole da scrivere ma non delle scadenze ad alitarmi sul collo. 
Il saggio sulle superstizioni si sta rivelando meno interessante di quanto avevo immaginato, mentre quello sull'orco, che ho quasi finito, mi ha offerto molti spunti. Spero di trovare il modo di scriverci un post come si deve prima o poi. Sono anche a metà lettura di un ebook dedicato a una delle mie creepypasta preferite, ovvero Slenderman. Il libro, di Yuri Abietti, si intitola "Slenderman - Mito o realtà?: Una nuova mitologia sfuggita alla rete" (si può acquistare QUI) ed è molto accurato e decisamente ben scritto. Mi ha fornito materiale per sviluppare almeno quarantaquattro trame in fila per sei col resto di due. 

Halloween < < purtroppo > > si sta avvicinando, e veloce come arriverà passerà lasciandomi malinconica, abbacchiata e con un mucchio così di decorazioni da rimuovere dal giardino dato che a zucche, scope e cappelli da strega quest'anno si sono aggiunte le lapidi di polistirolo e le rose nere di stoffa. Mancano solo un paio di ceri rossi da cimitero e poi saremo pronti per la scomunica. 

sabato 7 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 7 ~ TEMI #2 Bambini interiori


A volte capitano le serate in cui mi siedo davanti al pc o a un foglio bianco e niente, non mi viene in mente niente di interessante da dire o proprio non riesco a rientrare nel mondo della storia che sto scrivendo. Mi immagino l'Omino del Cervello con le braccia conserte e la faccia incazzata che appena accenno a dirgli «Ma non potremmo scrivere tipo solo due righ...» lui subito sbotta con «No, no E POI NO!». Ma vaffanculo, Omino del Cervello (è l'unico che riesce a tener testa alla mia Inquisitrice Inside perché nemmeno lei ha speranze di condurlo alla ragione).
Ecco, stasera è una di queste serate dell'Omino in sciopero. Vorrei raccontarmi quella bella favola che in fondo aspettarmi di essere sempre motivata è irrealistico ma sarebbe come se mi nascondessi dietro il proverbiale dito - o con solo il muso dietro la tenda come fa la mia gatta Trippetta, che poi si comporta come se fosse invisibile. La verità è che con Hear my voice sono bloccata perché mi trovo a metà strada, non vedo più né l'inizio né la fine della storia e ho paura di quello che sto facendo. Fine. Anche questo mi piace, dell'atto creativo. Tentennare e avere dubbi mi spinge sempre a riconsiderare il mio punto di vista e a non essere troppo rigida, che da qualche anno a questa parte è diventata un po' una mia caratteristica (la cervicale lo sa meglio di me quando sono tinca), quindi è probabile che approfitterò della "Crisi di Mezza Storia" per trovare un'alternativa per renderla di nuovo accattivante (oppure scriverò un po' di sane frasi semplici, ché di tempo per arzigogolare ne avrò certamente in futuro).

NaNo PREP:
posso affermare tranquillamente che oggi non ho fatto niente di pratico per portare avanti la preparazione del progetto per il NaNoWriMo, ma dove sta scritto che devo per forza fare qualcosa di pratico? Ci sono giorni in cui per mancanza di tempo materiale sono costretta a lavorare solo di testa, ma li considero a tutti gli effetti dei giorni "di lavoro" - o dei momenti di "meditazione creativa", per così dire, se mi aiutano a fare il punto della situazione o fanno emergere nuove informazioni.
L'ambientazione della storia ormai è definita, non c'è molto da aggiungere, ma i personaggi - che anche stavolta sono parecchi - hanno sempre qualche nuovo dettaglio da raccontarmi. Oggi ripensavo alla protagonista, a come si trova forzata a fronteggiare un passato che non si era resa conto fosse tanto oscuro, incalzata da ricordi dell'infanzia che non sa bene come collocare e definire. 
Proprio perché è il momento in cui si gettano le basi per la vita futura l'infanzia dovrebbe essere il più serena possibile, ma sappiamo che non è così per tutti. Io ho avuto i miei piccoli, grandi traumi e tutto sommato me la sono cavata a buon mercato, ma la protagonista avrà il suo bel da fare. Nella primissima fase di progettazione, quando lei stessa mi stava raccontando alcuni dettagli della sua storia, in più di un'occasione ho provato una grandissima pena... mi sono rivista com'ero da piccola, spesso sola, ancora più spesso spaventata da cose che non capivo e da realtà troppo grandi per me, un po' com'è successo a lei, ma è stato ripercorrendo i ricordi, anche quelli più dolorosi, che mi sono resa conto di quanto sono meravigliosi i bambini inclusi quelli che noi adulti siamo stati, e che conserviamo ancora da qualche parte dentro di noi. I bambini possono vivere momenti drammatici senza tuttavia perdere la speranza, o la voglia di sorridere e di sognare, e oserei quasi dire che spesso è proprio grazie al loro contributo che noi - responsabili e razionali adulti - possiamo trovare la forza di venire a capo delle situazioni più difficili. 
Ma sarà così anche per la protagonista? Oppure la sua bambina interiore - forse non del tutto sua e non del tutto interiore - avrà qualche altra sorpresa in serbo? **inserire risata malefica qui**

lunedì 25 settembre 2017

NUMERI

Tre settimane trascorse dall'ultimo post... e come le riassumo? Ma soprattutto, ne ho veramente voglia? Il mondo diventerà un posto migliore dopo che avrò finito di tirargli una pippa così sulle mie ansie e le mie piccole disgrazie quotidiane? No, ma qualcosa la scriverò ugualmente.
Qualcosa del tipo che sono stanca, non so se più nel corpo o nella mente.
Tanto per dare un po' di numeri: l'altro ieri ho fatto le cinque di mattina nel tentativo (fallito) di completare il capitolo finale della prima parte di Hear my voice. Ho chiuso il file con circa duemilacento parole, quattro belle paginette interlinea 1,5 equilibrate col resto dei capitoli che stranamente sono riuscita a mantenere grossomodo della stessa lunghezza. Però non avevo finito, e così quando ieri mi sono alzata a un orario improponibile, e liberata dei mille inconvenienti che mi piovono addosso ogni volta che ho urgenza di scrivere, ho buttato giù altre tre pagine. L'ultimo capitolo è venuto lungo come la messa di Pasqua e ho una voglia di imprecare che non ve la so descrivere. Vorrei imprecare anche perché questo progetto che "è solo una song-fiction, non voglio tirarla lunga, al massimo ci lavoro quindici giorni" (LI MORTACCI MIA) finora mi ha portato via quasi un mese - quando ho letto la data nell'intestazione della prima bozza non sapevo se ridere o piangere.
Ridimensionando il file per la futura stampa (nell'adorabile formato altezza 20,32 cm ~ lunghezza 13,34 cm), con interlinea singola e senza calcolare titoli, disclaimer, eventuali citazioni, dediche eccetera eccetera, la sola prima parte conta 88 pagine. "È solo una song-fiction, non voglio tirarla lunga" un par di balle, insomma. Intendiamoci, non me ne faccio un vanto, sono più portata a pensare che un maggior numero di pagine si traduca facilmente in una maggiore quantità di fuffa, nonché in un lavoro di editing assai più dispendioso a livello energetico (aggiungiamo questo punto alla lista di motivi validi per imprecare).
Ma perché mai vado cianciando di editing che la parte più difficile, la Parte Seconda, ancora non esiste? Ho paura di farmi portare in giro dalla storia, già quello che è successo in queste prime pagine mi ha molto coinvolta perché sono una psicopatica che si innamora dei suoi personaggi ma in qualche modo l'affronterò. Mi spaventano anche i temi che ho trattato in Hear my voice e che tratto/tratterò in Dark Roads... riuscirò a non ripetermi? Riuscirò a dar voce a personaggi che non si assomiglino? Alla peggio avrò dato vita a due libri simili, una lezione da tenere a mente per il futuro.
L'unica cosa di cui avrei bisogno, in questo momento, è di almeno un mese senza imprevisti. Posso scendere anche a tre settimane. Per tre settimane di normalità vi posso regalare un rene e un pezzetto di fegato - roba buona, eh, tutta sana.
«Dai, sorridi, che la vita è bella!»
...
Dico davvero. Giovedì scorso hanno operato Franz: lo hanno aperto in due come un pistacchio perché era l'unico modo di capire la natura di quella macchia sospetta di cui l'ecografia ci rendeva parzialmente conto (erano linfonodi ingrossati). Sette punti di sutura e adesso ha metà del corpo infagottato dentro il cerotto adesivo, odia l'antibiotico e quando glielo do lo sputacchia dappertutto (sul pavimento, sui mobili, sul letto... così, il prossimo inverno, sono sicura che la casa non si prenderà la sinusite). Intanto fa ancora una cacca terribile, e a momenti sono due mesi che spalo ogni giorno cacca di colore, forma e odore che a posto così, grazie, ho espiato tutti i peccati di questa e anche delle prossime settantacinque vite. Non mi resta che aspettare l'esito dell'esame istologico sui linfonodi che gli hanno tolto, e pregare il Santo Protettore Dei Gatti che non abbia bisogno di fare la chemioterapia.

Giovedì scorso sono stata a una serata-dibattito tenuta da Craig Warwick, il sensitivo che parla con gli angeli e con i defunti. La faccio breve sul serio, ché se mi dilungo altro che poema epico, scrivo un'enciclopedia. Solo a sentire la parola "sensitivo" di solito avverto un brivido giù per la schiena e inizio subito a fiutare puzza di fregatura. Può sembrare un controsenso per me che credo negli angeli, ma per quanto mi riguarda aver fiducia in un'entità incorporea è un conto, riporla in un altro essere umano che può usare biechi trucchi per farmi intendere che sa cose su di me che solo io e chi mi conosce sappiamo be', è tutt'altra cosa. Però ci tenevo a partecipare a questa serata, ero curiosa (non conoscevo Craig Warwick né il suo lavoro) e ho cercato di pormi al tutto con imparzialità, senza alcuna aspettativa.
Craig mi è piaciuto. Alla fine non saprei dire se lo ritengo o meno un sensitivo, ma certamente lo ritengo una bella persona. Tanto per cominciare non ha chiesto soldi, la serata infatti era gratuita anche per chi, come me, non aveva acquistato il suo ultimo libro. L'unico vantaggio che derivava dall'acquisto era una poltrona numerata al pianterreno dell'auditorium, anche se lui alla fine, non fermandosi alle poltronissime ma salendo a relazionarsi con un po' tutto il pubblico, ha di fatto annullato qualsiasi distinzione. A fine serata, il dibattito si è concluso intorno alle 22.45, ha concesso qualche minuto di tempo a non meno di duecento persone. Io e la Greta eravamo tra le ultime in fila e ce ne siamo andate che erano quasi le due e un quarto di notte. È stato un bellissimo gesto da parte dell'uomo. Chi partecipa a serate simili e segue l'operato di persone come Craig è di solito qualcuno che soffre, e che cerca conforto nella spiritualità, e ricevere un messaggio positivo privo di interessi economici o di altra natura, sia o meno frutto di un qualche contatto con l'Aldilà, non può che fargli bene. Per quanto mi riguarda, questo è ok. Craig è ok, anche se non condivido del tutto il suo pensiero (io non traggo grande beneficio dal negare le mie emozioni negative in favore di quelle positive, è una tecnica che ho sperimentato e che mi ha cagionato una quantità di problemi quindi non me ne servirei ancora, ma nemmeno mi sognerei di contestarla in assoluto).
Dopo che gli ho stretto la mano e l'ho ringraziato per l'interessante serata, Craig mi ha chiesto come stavo. Perché tu non stai bene, ha affermato (e non sto bene no, ho trentotto anni e ancora passo le ore su Facebook a cuorare foto dei Metallica, ti pare che io stia bene??). Ha detto con molta convinzione che ho problemi a dormire, un dettaglio che poteva essere facilmente intuibile dalle occhiaie che mi arrivavano all'altezza delle ginocchia, perché ho la testa troppo piena di pensieri. D'accordo, è vero, ma anche questo è un particolare deducibile senza grandi difficoltà - escludendo i casi di insonnia dovuti a cause fisiche non restano che le preoccupazioni. Poi ha aggiunto che mi trattengo troppo, che è necessario che io mi lasci andare e che abbracci la nuova vita che mi attende. Vedo tanti angeli vicino a te, ha concluso. Anche se sei stata abbandonata, in questa vita, dall'altra parte c'è tanto amore per te. A quelle parole, sono sincera, un po' di magone mi è venuto, e ammetto anche di aver sentito un certo brividino... ma non quello dello scetticismo perché insomma, che cosa ne sapeva lui dei miei abbandoni? È stata una bella esperienza, alla fine. L'ho detto, Craig è ok. Leggerò senz'altro qualcuno dei suoi libri.
Sono andata a dormire serena, alle tre passate, il problema è che al risveglio ho avuto subito l'impressione che l'Incredibile Hulk, King Kong e un Panzer VI Tiger avessero passato la notte a calpestarmi, in più ero di un umore che non potrei nemmeno definire nero - era più qualcosa di vicino a un premestruo elevato alla terza - e dopo essermi vista in una foto scattata la notte precedente ho passato il resto della giornata a piangere (se qualcuno mi porta un paio di pietosi veli ce li stendo sopra. Belli grandi, grazie). Certamente non ho i titoli, le competenze e le conoscenze per affermare con sicurezza che l'essere umano assorbe l'energia di altri esseri umani, ma per ora lo stato assurdo in cui mi sono trovata venerdì riesco a spiegarlo solo così.

Ma questo è il passato. Oggi inizia una nuova settimana (fa freddino, che bello), e in qualche modo dovrò finire Hear my voice. Sono nel mezzo del progetto, in un punto da cui non vedo né la fotta delle prime pagine né il sollievo della fine: adesso è davvero il momento di dare il massimo.

lunedì 21 agosto 2017

TEMPO DI BILANCI, O FORSE NO

Quasi le due di notte, ormai è lunedì da un po' e inizia una nuova settimana. Il topo ha finito le ferie e io dovrò fingere di non avere il cuore a pezzi per questo motivo. Come sono potute trascorrere così in fretta queste ultime due settimane? Davvero non me lo spiego.
Il nuovo inizio mi fa sempre tornare la voglia di fare una cosa che facevo una volta, ma che oltre a non essermi utile tendenzialmente mi era nociva: i bilanci. Cosa è andato storto e cosa invece ha funzionato in un certo periodo di tempo (una stagione, o un anno). Gli attivi e i passivi. Ma che cazzo, parliamo di un tempo ormai trascorso, che senso ha discuterne? Eppure mi piace, credo per la stessa ragione per cui sguazzo regolarmente nel guano della mia esistenza anziché scrollarmi i pesi dalle spalle per andare avanti più leggera. 
Che poi è ancora estate, lo sarà fino al 21 di settembre anche se io spero che l'Altissimo avrà pietà di me e mi manderà temperature decenti un po' prima (penso che si sarà stancato di sentirmi bestemmiare il suo nome e tutti i santi del calendario perché c'è un'ondata di caldo dopo l'altra con soli due giorni di pausa per tirare il fiato), quindi un bilancio avrebbe ancora meno senso.
Quest'estate poi, almeno fino ad oggi, è stata una gran merda, e intendo in senso letterale. Arrivata al suo culmine, durante una delle settimane più calde Franz è stato male, il condizionatore ci ha dato noie e mi è anche venuto il ciclo. In pratica l'Apocalisse. 
Tra gli ultimi giorni di luglio e i primi dieci di agosto ho dormito mediamente quattro ore per notte con risvegli improvvisi intorno alle quattro di mattina, avvolta in un sudario di angoscia e col gatto disorientato che mi fissava insistentemente perché gli levassi il collare Elisabetta. Ma non sono stata male perché ho dormito poco e mangiato malissimo, sempre di corsa tra una veglia e l'altra alla bestiola, la mia angoscia era tutta per il decorso della sua malattia, per la paura che ci fossero complicazioni e per tutto ciò che è conseguito dall'uso di antibiotici e antidolorifici... in trentotto anni non credo di aver mai visto e raccolto così tanta diarrea di gatto, e di gatti ne ho avuti parecchi. D'estate la gente va in vacanza, si rilassa, scatta foto fighe da condividere su Facebook, non raccoglie merda di gatto. 
Ecco, insomma, io devo sempre essere quella diversa, quella controcorrente. Cos'hai fatto di bello quest'estate? HO MONITORATO LA DIARREA DEL GATTO.
Sono contenta che Franz adesso sia guarito, ogni minuto che non trascorro a smutandarmi guardando video dei Metallica a fare il mio dovere di essere umano lo passo a spupazzarlo e baciarlo, e a gioire per la sua ritrovata buona salute. Patatino amore mio. Più che fare un bilancio dovrei rendere grazie perché tutto è andato per il meglio e le brutte giornate sono passate. 
Ma se non faccio bilanci e non guardo il passato allora devo guardare al futuro, perché se vivessi nel presente e me lo godessi poi dovrei sfrattare l'ansia e prendermi delle responsabilità... ma siamo pazzi? 
Quando ho deciso di fare anch'io un po' la sborona, niente cifre di vendita/lettura assurde né alte posizioni nella classifica di vendita del Kindle Store (per una breve dissertazione a questo proposito vi rimando al poscritto) ma solo un'immagine unica con le copertine dei libriccini che ho pubblicato finora, ho fatto una cosa che in teoria avrebbe dovuto stimolarmi a scrivere, ma che in pratica è probabilmente l'equivalente di essermi data la zappa sui piedi: ho scritto una data di uscita per Dark Roads
SETTEMBRE 2017. 
Certo, per il momento non ho ricevuto pressanti richieste di aggiornamenti, ma la data è lì in bella mostra e quando mi prendo un impegno pubblico di solito cerco di mantenerlo anche a costo di diventare deficiente. Perché è ovvio che non posso calcolare bene i tempi, organizzarmi, ed evitare quindi di dover fare tutto all'ultimo momento, di corsa, diventando per l'appunto deficiente. Insomma, io sono la moglie che dopo dodici anni che il marito rientra a mezzogiorno e cinque per pranzo ancora butta la pasta in ritardo, o si ritrova a dovergli lavare due secchiate di tute da lavoro la sera prima del suo rientro dalle ferie. 
Per settembre potrei forse, FORSE aver finito una prima stesura, ammesso che per i prossimi quarantun giorni io scriva quotidianamente e a velocità supersonica, ma... uhm, come dire... non dovrei dirlo, tantomeno scriverlo. Se continuo a credere che non ce la farò è probabile che andrà così. Comunque ci proverò, con tutte le mie forze. Fingerò che sia il tempo del NaNoWriMo, quando anche solo per darmi delle arie faccio di tutto per tenere la media giornaliera. Poi oh, ho comprato un barattolo di Magnesio Completo da 400 grammi per incoraggiare il mio organismo, più di così... Potrei incoraggiarmi meglio andando a dormire entro la mezzanotte anziché alle due di mattina, ma questo è un altro paio di maniche. 

POSCRITTO IGNORANTE SULLE CLASSIFICHE DEL KINDLE STORE DI AMAZON :

Da mesi andavo in giro dicendo, tanto per ridere, che mi sarebbe piaciuto raggiungere una posizione abbastanza alta in una qualsiasi classifica di Amazon vendendo pochissime copie di uno dei miei libri. A quel punto, se fosse accaduto, avrei fatto uno screenshot della classifica e uno del report di vendita e l'avrei condiviso ovunque per dimostrare ciò che realmente accade nel mercato dei libri digitali: non servono vendite stratosferiche per salire in classifica. Questo avrebbe sbugiardato la schiera di stronzi che ogni giorno si fregiano del titolo di "autore del best seller" senza averne alcun diritto. 
È successo.
I primi di agosto "La città delle rondini albine" ha venduto DUE COPIE DUE in formato digitale, e questa vendita ridicola ha fatto salire il titolo nientemeno che al terzo posto nella classifica della fantascienza post apocalittica, al 54° posto nella classifica horror e al 141° nella fantascienza. Non potevo crederci, a momenti me la faccio addosso. Ho fatto i dovuti screen e ho scritto un post su Facebook che ho condiviso anche su Twitter. Tò, per voi e i vostri best sellers dei miei coglioni!!!!!
Tempo tre minuti avevo già fatto sparire tutto senza aspettare repliche o commenti. Sembrerà sciocco, ma dopo essermi presa questa specie di rivincita non mi sono sentita meglio, al contrario, ho avuto la sensazione di aver fatto qualcosa di ingiusto, comunque non in linea con i miei veri sentimenti. Se un autore vuole andare in giro a raccontare che ha venduto centomila copie e che per questo è arrivato primo in classifica fatti suoi, chi sono io per rovinare la sua splendida illusione? Che ci sguazzi dentro. Il mio compito dovrebbe essere quello di impegnarmi per rendere il mondo un posto migliore, gli altri facciano quello che vogliono e che ritengono giusto. Così, concentrandomi su questo non mi sono resa pienamente conto che la storia dello stare attenti a ciò che si desidera perché si potrebbe ottenerlo non è un modo di dire. Forse inizio a interiorizzarlo adesso, a qualche giorno di distanza.
Eniuei, gli screenshot li ho ancora, e dato che sono una persona onesta qui li posto:
Report di vendita
Classifica

mercoledì 5 luglio 2017

NO, OGGI NO

Il mio umore funziona come questo caldo estivo - meno male che è intermittente - oggi si respira e domani si soffoca senza una condizione intermedia. Che bella l'estate (... i piedi gonfi, le ascelle pezzate, le zanzare e le vespe, il cado anche di notte...). 
Ho preso il vizio di scrivere nel blog e servirmi del diario quasi esclusivamente quando sto male, quando sono inquieta e a disagio, e mi rendo conto che così facendo lascio emerge un ritratto di me tutt'altro che veritiero. Sembro costantemente infelice quando in verità so essere anche una persona gaia e piena di ottimismo. Dovrei cominciare a scrivere anche quando mi sento bene, è che quando mi sento bene faccio altre cose (o scrivo altre cose) e non mi viene in mente un post per raccontare quant'è bella la vita. Tutto questo mi fa tornare in mente il lontano 2008 quando l'allora BFF Lennie si apprestava a partire per una settimana di vacanze invernali e io stavo male come se dovesse star via un anno, e poco prima della partenza lei mi chiese «Scriverai tanto in quella settimana, vero?» perché avevamo già capito che no struggle, no stories, quantomeno per noi (perché c'è chi campa scrivendo d'amore nel mondo della Ciaocrem, e mi sembra anche giusto. Mica a tutti devono piacere i drammi). Magari in futuro farò lo sforzo consapevole di scrivere anche se non sono attaccata alla canna del gas, giurin giurello. Ma non oggi. No, perché in questi giorni sto implodendo e mi sto allontanando dal mondo e dalle persone e mi sento una pattumiera piena, e da qualche parte anch'io mi devo sfogare.
Li odio tutti. 
Voglio bene a tutti ma nello stesso tempo li odio. Impossibile? Ah, non credo proprio. Io che sono sempre stata fiera della mia coerenza, sbattuta in faccia alla gente e sventolata come una bandiera, adesso mi faccio portavoce del caos emotivo, dell'irrazionalità, dell'incoerenza dei sentimenti. 
Sono stanca. Ho passato troppo tempo con mia madre ultimamente, madre che è stanca di mia nonna, delle sue manie, delle sue lamentele continue, e allora che fa? Si lamenta con me. Sempre. Critica. Lunedì sono quasi sbottata. «Mamma, ne ho le palle piene di sentire sempre le solite lamentele su Alberto. Son trentadue anni ormai, diamoci un taglio!». Io di anni ne ho trentotto e sono ancora schiava di questi schemi, di questi pesi che certe volte riesco a sopportare ma dopo un po' BASTA, per amor di dio, ho diritto anch'io ad avere un po' di pace.
E le telefonate. I messaggi. Le nonne. Non vieni mai a trovarmi. Non ti fai mai sentire. I parenti. Poi muore mio zio, nessuno si degna di farmi una cazzo di telefonata per dirmelo ma mio cugino si incazza. Non mi hai nemmeno fatto le condoglianze. E che ne so io che lo zio Bertino è morto? Chi sono, Frate Indovino?!?!?!
Cose del genere. Un'incessante rottura di coglioni. Un incessante andiamo dalla Vale perché lei ascolta sempre, ascolta tutto, se la prende a cuore, ed è discreta. Praticamente un assorbente, mi mancano solo le ali.
È da almeno due settimane che dormo male e ho un sacco di incubi, che immagino stiano lì a dirmi sai, forse è il caso che ti dai una regolata. Con calma, senza sbroccare. Dì a tutti buonasera, fai ciao con la manina, dì che hai un impegno. Un impegno importante e improrogabile. 
Ho un impegno coi cazzi miei.




PS: comunque, quella famosa settimana che la BFF si è presa le vacanze ho scritto per davvero tantissimo. Da mezzanotte alle cinque di mattina, credo un paio di capitoli di DR, una storia breve e un diario quotidiano per lei. Il CDD. Il Ciccia Daily Diary.
Odio quando mi tornano in mente queste cose e ricordo ogni più piccola stronzata. 

lunedì 26 giugno 2017

HA RAGIONE LA MAMMA

Letture serie ne abbiamo.
A posto così, grazie.
Il mese scorso, mentre rovistavo tra i giornali dell'edicola per accaparrarmi il nuovo numero di Mistero Magazine è cicciata fuori questa rivista mai vista né sentita prima, "Misteri & Esorcismi". Formato fregno, grafica interessante, prezzo accettabile di € 3,50. Ovviamente l'ho comprata (mia mamma, alla cassa: «Ma che roba leggi? Per forza poi di notte dormi male!»), nel numero di giugno ci ho trovato anche un articolo su Anatoly Moskvin che mi servirà per un progettino da sviluppare il prossimo inverno (dovrò mandare giù parecchie pastiglie per lo stomaco per contenere la nausea, ma la storia mi piace e la voglio scrivere costi quel che costi - «Ci arrenderemo alla nausea? GIAMMAI!»). Il problema è che alcuni articoli sembrano scritti da una scimmia che o non ha idea di come funzioni la consecutio temporum oppure non ha riletto la bozza prima di mandarla in stampa... perché se la rileggi i tempi verbali concordati alla cazzo di cane ti saltano subito all'occhio. 
Non ce l'ho fatta a tacere, figuriamoci. Sono andata a cercarmi la pagina Facebook della rivista per mandare un messaggio con la mia inutile opinione di lettrice, tipo "figo il giornale, eh, interessanti i contenuti, lo comprerò ancora. Ma per amor del cielo, trovatevi un correttore di bozze!", e adesso sono qui che aspetto un vaffanculo in risposta. 

PS: comunque mia mamma ha ragione. Dovrei smetterla di lagnarmi che dormo male, quando prima di coricarmi leggo di profanatori di tombe e imbalsamatori amatoriali. «Volevo solo un po' di compagnia» diceva Anatoly, «quelle bambine avevano freddo e si sentivano sole sottoterra...».
Meh.

GESTIONE DEL LUNEDÌ

È il lunedì dopo un fine settimana assurdo, dopo una settimana sderenata di caldo, ciclo doloroso con il caldo, trentadue gradi in casa, la messa per ricordare mio suocero (cioè, io a messa, capite??!) a cui proprio non potevo mancare, e per finire una corsa in clinica sabato sera alle undici, con Tino che si è fatto pungere in bocca da non si sa quale bestia e sembrava la Marini. Tino Marini. Ma porca puttana.
Ho dormito poco stanotte, ed è dalle sei e mezza che sto riordinando, stirando, piegando e impilando tutte le scuse che mi vengono in mente pur di rimandare il momento di iniziare il nuovo progetto della mia lista. Perché non è così nuovo come progetto, e per questo so che mi obbligherà a rimettere mano a ricordi e periodi della mia vita che non sono sicura di voler ricordare, ma se non farò questa cosa e poi non l'archivierò una volta per tutte continuerà a perseguitarmi per il resto dei miei giorni.
Corso breve di Gestione dei Feels del lunedì mattina, quando hai dormito poco e non hai riposato affatto (ultimamente non faccio che ripetermi che riposerò quando sarò vecchia, il che accadrà molto prima del previsto se continuo a dormire in questo modo disordinato): prendi un pacchetto di caffè, mettici dentro la faccia e sniffalo.
Se non hai il caffè fresco va bene anche quello solubile, se non usi caffè fresco o solubile infila una capsula nella macchinetta per l'espresso e sniffa il vapore che si sprigiona quando giri la manopolina e il caffè inizia ad uscire (perché mettere il naso nell'espresso appena fatto può essere doloroso). Piangi. Bestemmia. Ripeti fino a massimo cinque caffè.
Ma ce la farò a finire questo progetto. Ancora non so come, quando, con quali risorse, ma ce la farò. 

venerdì 2 giugno 2017

DELL'UOMO GNÈGNÈ e di altre meraviglie

Ero convinta di aver fatto progressi, con l'umanità. Insomma, sono una donna di buona volontà, una che si impegna tanto. Ma oggi ero al centro commerciale con mia mamma, e mentre mi avviavo all'edicola lei mi ha fatto notare come stessi tenendo male l'ombrello.

«Se lo tieni così finirai per infilzare quello che ti sta dietro...»
«Meglio» le ho risposto senza esitazione alcuna, «così poi impara a starmi alla larga.»

«Figlia, dove ho sbagliato con te?»
Martedì scorso si è finalmente conclusa l'ignobile telenovela della palestra, con la Fregna di Legno che non rinnova l'abbonamento e il nient'affatto professionale istruttore che si leva dal cazzo per sempre. 
Cinque anni che vado ai suoi corsi, e questo stronzo leva le tende senza dire una parola nemmeno a chi l'ha sempre seguito nonostante le sue lune, i tiramenti di culo e le preferenze spudorate. Se ne va senza dire niente a nessuno perché ai suoi corsi si raggiunge a stento il numero minimo, mentre gli altri sono sempre più che al completo, e allora deve prendersi la rivincita facendo i dispetti.
L'Uomo-GnèGnè. 
Forse, se non avesse palesato così tanto il fatto che la FdL se la scopava, se non le avesse permesso di stargli sempre attaccata al culo e avesse trattato tutte noi con la stessa amabilità, non si sarebbe perso metà delle corsiste per la strada. Erano persone che ci tenevano, che lo consideravano un amico... persone preziose che tenevano alto il morale generale e che lui ha sacrificato perché la figa è figa, e i due emisferi cerebrali li ha spartiti nei coglioni. 
E va bene anche che io letteralmente non lo guardavo in faccia da mesi, perché il solo vederlo e pensare che se la faceva con una impegnata e con prole mi faceva venire da vomitare, ma una parola sul fatto che si era licenziato me la doveva dire lo stesso. Cinque anni non sono pochi, e per i primi due lo scimunito neanche si ricordava il mio nome. Non mi ha mai spiegato un passo o corretto una postura, ma io ho sempre trovato il modo di apprezzarlo per quello che faceva.
Quasi mi vien da pensare che la scema in tutta questa faccenda sono io, che non l'ho mai mandato a cagare quando invece sarebbe stato sacrosanto. 

domenica 14 maggio 2017

TORMENTI SEMI-AUTUNNALI

È una primavera che sembra autunno, questa, e ogni giorno che passa mi chiedo sempre più spesso se ho davvero così tanto bisogno di comunicare. Ultimamente non mi riesce di scrivere nemmeno due righe di commento su Facebook (anzi, è uno di quei famosi periodi in cui odio Facebook più della cefalea), magari mi viene in mente una battuta ma l'entusiasmo si spegne prima ancora che abbia finito di scrivere la frase. Perché penso, MA CHI SE NE FREGA. Non è così importante che i trentotto amici che ho sul social sappiano che cosa ho da dire a proposito di < < inserite argomento a piacere > > e questo è un sentimento ben diverso dall'autocommiserazione. Non si tratta di un «non importa a nessuno di quello che ho da dire perché sono una sfigata». No no, sono sincera: MA CHI SE NE FREGA. 
Metà di quello che leggo online non me lo ricordo, come mi capita a volte con i libri che leggo troppo in fretta perché non vedo l'ora di finirli, e a due mesi di distanza interi pezzi di trama si sono persi nel nulla cosmico. L'altra metà di quel che leggo e ricordo non mi lascia niente dentro, nessuna particolare emozione, e spesso diventa un soprammobile che si riempie di polvere come le bomboniere decorative che non servono a un cazzo se non, appunto, a prendere polvere. Sicché, alla fine, il mondo di fuori che mi bombarda di informazioni, pensieri, questioni, riflessioni, che cosa mi lascia? Roba da spolverare. 
E io? Che cosa lascio a quel mondo? Informazioni sul mio stato di salute, la quantità di caffè che ho bevuto, quello che penso di un film? Fatta eccezione per i libri, perché una buona recensione (buona nel senso di accurata) per quanto mi riguarda ha la sua utilità, e allora penso, magari anche una mia recensione può essere di aiuto a qualche lettore, tutto il resto è fuffa. Il mondo è già pieno di fuffa, c'è bisogno che ci aggiunga la mia? NO. Per questa ragione ho un blog, qui almeno non sono d'intralcio a nessuno.


In questo semi-autunno i ricordi mi tormentano più che mai. Arrivano a ondate, violenti come certe fitte intercostali che mi fanno piegare di colpo da un lato del corpo, e mi travolgono tanto emotivamente quanto fisicamente. Cose a caso di dieci anni fa, e persino momenti di quell'età infame che è stata l'adolescenza (per quanto nemmeno le età precedenti siano state tutto 'sto carnevale di Rio, eh...).
A volte riesco ad avvertire una nota positiva nel disagio, perché credo che vivere intensamente i sentimenti, di qualunque natura siano, mi appaghi molto più che cercare di controllarli. Altre volte è difficile accettare il modo in cui i ricordi mi fanno sentire. La malinconia ha un retrogusto dolciastro, mi ci adatto facilmente (e mi ci adagio anche). La nostalgia invece è un po' aspra e un po' amarognola, e quando mi riporta alla mente persone che vorrei aver dimenticato, e che invece stazionano ancora da qualche parte nel mio cuore, mi lascia un sapore schifoso sulla lingua. Immagino che anche questo serva alla mia crescita, così cerco di integrarlo nel mio quotidiano, cerco di fargli spazio. Anche se si traduce in sogni che mi fanno svegliare triste e in pensieri stupidi, insensati.
Notti fa ho sognato di essere in macchina con la Lennie. Guidava lei. Non ho idea di dove stessimo andando ma la macchina correva, noi ridevamo e io le dicevo «Che bello, alla fine sei tornata!». Dopo questo sogno mi sono scoperta a pensare che se ci rivedessimo, ci basterebbe un minuto per ricominciare a parlare come se non fossero mai trascorsi quattro anni di silenzio, e che se lei mi conoscesse adesso resterebbe alquanto stupita dei cambiamenti che ho fatto. Tutto sarebbe diverso. Di sicuro sarebbe migliore, di sicuro saremmo felici. Non so perché ho ancora questo bisogno di pensare a come potrei essere diversa e migliore per lei, mi sembra quasi ridicolo dato che quando ci frequentavamo la sopportavo al massimo per tre mesi di fila e poi non volevo più sentirla. Forse accade perché quando se n'è andata io avevo ancora tante cose da dirle, nel bene e nel male. Se avessi aspettato, vorrei dirle, se avessi cercato di capire che la mia negatività era temporanea avresti visto nascere una persona nuova. Ma probabilmente non sarei mai cresciuta se non mi fossi distaccata da lei.
Leggevo Riza Psicosomatica di maggio, qualche notte fa, e in un articolo Vittorio Caprioglio prende in esame il caso di una donna a cui è da poco mancato il padre, che soffre nel ricordo e si rammarica di non avergli potuto dire che gli voleva bene nel momento in cui è passato a miglior vita. Certo, il caso non è paragonabile a quello che mi è successo con la Lennie, ma l'articolo mi ha comunque fornito spunti di riflessione. Le cose dovevano andare così come sono andate, dice in sostanza Caprioglio, e aggiunge, in risposta a questa donna affranta, non è tuo padre che ti manca ma l'idea di tuo padre, il maschile dentro di te. In questo momento in cui è come se stessi definendo la mia vera identità per la prima volta (o la stessi ritrovando), è probabile che l'ignoto che mi aspetta mi spaventi mentre i ricordi mi diano sicurezza, riportandomi a qualcosa di definito, che conosco. Qualcosa di morto ma conosciuto. Sicché potrei non essere davvero, ancora legata a lei, ma piuttosto a ciò che ero quando ci frequentavamo. Una persona felice, con delle speranze e dei sogni.
Forse. E comunque, solo in parte. Non voglio che tutto si riduca a un ragionamento, che abbia una spiegazione. Vorrei invece ricordare che c'era qualcosa in lei che mi abbagliava e che non ho mai saputo definire, che non saprei definire nemmeno adesso, e qualcosa di speciale che per un po' ci ha legate.
... maledetta di una vigliacca, sono passati quasi dieci anni da quando ci siamo conosciute e io ancora scrivo di te nel mio blog.
Maledetta stramaletta.
C'è una noticina alla fine dell'articolo di Caprioglio, intitolata "Il senso dei ricordi".

«Il senso dei ricordi. L'anima li va a cercare quando ha bisogno della loro energia per creare il nuovo.»

Mi è piaciuta moltissimo. Ha dirottato i miei pensieri nottambuli verso il romanzo che sento di voler scrivere adesso, ma che non mi decido a ricominciare perché ho paura di non riuscire a finirlo (il romanzo è comunque legato a parte dei ricordi di cui sopra, e penso che finirlo significherebbe dare un senso a quello che sto provando in questi giorni). Non è nemmeno, del tutto l'ansia da prestazione del genere "chissà se riuscirò a scriverlo bene, se la trama funzionerà, se i personaggi saranno interessanti", è parzialmente la paura di non saper mantenere l'impegno con me stessa, la paura di ricadere nel bisogno di essere perfetta e nella frustrazione che mi dà rendermi conto che perfetta non lo sarò mai. Comunque, credo che ci proverò, soprattutto perché questo comporterà finire una volta per tutte di leggere certi libri che ancora non ho letto, impegnata come sono sempre a ricamare paranoie e confronti stando sui social per ore. Sono sempre qui a dire quanto odio Facebook perché non ho il coraggio di ammettere che in qualche modo ne sono dipendente. Non mi piace, ma non posso farne a meno. Cioè, ho l'impressione di non poterne fare a meno, almeno quando sono in casa e posso scegliere che cosa fare della mia giornata. Non è magnifica, l'arte di sostituire una dipendenza con un'altra? Se non esistono dei corsi, credo proprio che ne terrò qualcuno io. 

domenica 7 maggio 2017

CARBOIDRATI

Ieri mattina ero in cucina a prepararmi la colazione quando dalla finestra aperta è salito improvvisamente un effluvio di ragù, unico dettaglio che mi è bastato per sapere con certezza che oggi mia suocera ci avrebbe invitati a pranzo. E così è stato. Mi ha pizzicata ieri mentre uscivo per andare a fare la spesa e «Avete impegni domani a mezzogiorno? Ho fatto gli gnocchi... così, per stare insieme un paio di ore...»
L'ha chiesto a me perché sa che di solito non ho il coraggio di dirle di no, ho puntato i piedi solo il giorno di Capodanno e ho faticato anche per impormi. È inutile, con lei e col resto della famiglia è una battaglia persa, non capiranno mai che io voglio tanto bene a tutti ma odio i pranzi della domenica quindi son dovuta scendere a compromessi. Una volta dico di sì, l'altra obbligo mio marito a dire di no (che ci metta lui la faccia, così non devo sempre fare la figura della stronza), e magari anche a portarmi da qualche parte tanto per tenere in piedi la fregnaccia che abbiamo preso un impegno in precedenza. 
E adesso eccomi qui, tramortita dai carboidrati. Ho mangiato due piatti pieni di gnocchi e sto fingendo che gli occhi mi si chiudano perché sto creando e mi serve quindi un riposino creativo, mentre so benissimo che tutte le mie energie nelle prossime ore saranno impegnate nel digerire, e nel riportare la glicemia a livelli umani. 
Che palle, però.
Del resto la giornata è grigia, umida e fredda. Scende quella pioggerella di merda che fa tanto fine ottobre, ci mancherebbe solo un tocco di nebbia (ma sono sicura che nelle ore più fredde si trova, a pelo d'acqua nei fossi) e il clima sarebbe perfetto per caminetto, mele cotte, castagne e vin brulé. Sicché, voglio dire, che altro si può voler fare in una giornata del genere se non ammazzarsi con due piatti di gnocchi e poi svenire in poltrona? 

giovedì 30 marzo 2017

CAMP NANOWRIMO PREP (più o meno)

Quando ti prepari al Camp NaNo,
e rileggi i vecchi appunti
Fare Camp NaNoWrimo Prep come piace a me. Cioè alla cazzo di cane. 
Negli ultimi giorni mi sarei dovuta concentrare sulle nuove schede personaggi e invece, siccome ero depressa, ho fatto una serie infinita di copertine per ogni singolo scritto salvato nell'hard disk, e adesso sono soddisfatta ma anche indietro come il culo con il lavoro principale.
Pazienza, oh. Un ciclo che arriva dopo cinquanta giorni può avere delle conseguenze inimmaginabili, del tipo che tra martedì e mercoledì volevo seriamente morire e stanotte ho finito di rileggere Cime Tempestose e mi sono messa a piangere.
Emotività incommensurabile. Le crisi adolescenziali mi fanno un raspone proprio. 
Comunque, in qualche modo sono pronta per il Camp. Ci sono la Laura e la Silvia. Le word wars, le moffette e i quokka-plot-twist.
Perdindirindina. 
Me lo godrò, questo mese di aprile. Ho abbassato il totale di parole da 37.000 a 35.000 per non dover impazzire (farlo una volta l'anno mi basta), ma ci darò dentro e vaffanculo al resto. Anni passati ad analizzare ogni cosa che mi capitava, dalla più insignificante alla più importante, con la convinzione che prendere in esame tutto mi avrebbe aiutata a capire e a migliorare: direi che ho spazzato bene sotto il tappeto, e ho fatto un mucchio di spazio per buttarci un po' di ciarpame che adesso non ho proprio voglia di guardare. 

venerdì 24 marzo 2017

A POSTO COSÌ, GRAZIE.

Mettere da parte il mucchio di cose che avrei voluto dire, ma che sarebbero state ingiuste, mi fa sentire meglio solo a metà. Sono stata sincera, e ho cercato di fare l'adulta, e ovviamente non è servito. Pazienza, io la coscienza ce l'ho a posto. Sono nauseata, dalla persona e un po' anche da me stessa, per aver tenuto duro in queste circostanze assurde quando il mio cuore già un anno fa mi diceva che era ora di andare via.
Mi sembra di aver fatto un balzo indietro al 2004, a quando la Nicky ha fatto una battuta di troppo perché si credeva figa, e perché le avevo sempre permesso di trattarmi come uno zerbino, e io me ne sono andata sbattendo la porta e non gliel'ho mai più riaperta, nemmeno quand'è tornata a bussare con le parole più care e un dolce in mano. Quella sì che è stata una liberazione. Non è lo stesso caso, oggi, ma sono uguali le emozioni che provo. Disagio, disgusto... speriamo arrivi anche il senso di liberazione.

Speriamo, tra le altre cose, che il Signore Iddio si decida a mandarmi o il ciclo oppure l'Arcangelo Gabriele per l'Annunciazione, perché così mi regolo per i prossimi mesi (quarantasei giorni oggi. Non è ancora il mio record, ma ci si avvicina).

Tutto bene, grazie, sì sì, grazie.

mercoledì 22 marzo 2017

ANCHE BASTA, DAI

Non avevo riposto aspettative sul fine settimana a Venezia (chissà perché, eh Vale?), l'unica affermazione correlata che ho fatto è stata «Al ritorno si cambia registro», ho mantenuto il proposito e sono orgogliosa di me. 
Ci ho messo più del previsto, e non ho prodotto letteratura di prima scelta, però ho messo insieme un paio di progetti concreti e ho pubblicato un piccolo ebook. Non male per una che non scriveva da mesi (ma nemmeno ci provava per sbaglio). 
Dopo, passata l'euforia del lavorare fino a notte fonda alle correzioni, alle copertine e ai banner (sono orrendi, eppure mi sento assurdamente felice per averli fatti), ho potuto guardare attentamente a com'è stato il week-end veneziano e fare un paio di conti.
Non ho scoperto né capito niente di nuovo, ho avuto semplicemente la conferma del disagio che sentivo l'anno scorso, quando avevo deciso di mettere la parola fine a quel rapporto e poi non so perché sono tornata sui miei passi. Ma del resto, tornare sui miei passi, con le persone, è un po' la mia specialità.
Adesso non voglio scrivere qualcosa di cui mi pentirò, e che tra qualche giorno magari correrò a cancellare, perciò mi fermo prima di buttar fuori troppe parole. Ma, se le cose andranno come ho idea che andranno (e non perché sono una veggente o perché voglio portarmi sfiga, ma perché conosco bene la persona con cui ho a che fare), un post-sputtanone non me lo toglierà nessuno, perché ne ho veramente le palle piene di sopportare le persone che mi fanno stare male.

lunedì 27 febbraio 2017

PUNTO E A CAPO

Anche oggi una grande domanda: cosa cazzo è successo tra sabato sera e ieri che giustifichi un totale cambiamento d'umore? Mancano tre giorni al week-end veneziano con la gnappa, la settimana scorsa a momenti non ci dormo la notte per l'emozione, poi ieri mattina mi sveglio e ops', ho l'ansia. Ma perché??!!?!?!?!!?!?!? 
Ovviamente non ho una risposta, in compenso anche oggi mal di testa (grazie, cervicale), aspirina e le speranze di scrivere che vanno allegramente a fare in culo.
 
Diapositiva di me che tento di non giudicarmi
e fallisco miseramente

Perché manco a dirlo il punto è sempre quello, LO SCRIVERE. Tutto il resto su cui polemizzo e mi lamento in continuazione è solo contorno, è la scrittura il piatto forte. Giorni fa ero un vulcano di idee e avevo una fotta di scrivere tale che non vedevo l'ora di trovare il tempo per sfogarmi, è che poi il tempo materiale non l'ho avuto, sono riuscita a buttar giù solo qualche riga scritta a mano e due post per il blog che ho pure cancellato. Poi non devo incazzarmi. Adesso che ho un po' di tempo, ovviamente non ho più motivazione, e via così.
Ma non importa, alla fine di periodi di merda ne ho sempre avuti e per i più svariati motivi, e come sono arrivati se ne sono anche andati, quindi adesso aspetterò che passi tutto. Ingoiando aspirine, masticando pastiglie per lo stomaco e prendendo le vitamine per non ammalarmi, ma c'è chi sta peggio.
È che continuo a ripetermi come dovrei essere anziché limitarmi ad essere quello che sono, sapendo che è uno stato passeggero. Chissà quante volte dovrò sbattere il naso prima di cominciare ad accettarmi almeno un po', di quanti cazzo di pioli è composta questa scala che sto salendo. 
Solo una cosa ho deciso per i prossimi giorni (deciso per modo di dire dati gli sbalzi d'umore che ho), e cioè che questo fine settimana rappresenterà un punto fermo dopo il quale andare a capo, e non di una riga ma di un'intera pagina. Non importa che cosa succederà, come mi sentirò o quello che faremo io e la Ele, l'anno scorso sono rientrata da Venezia con dentro un grande cambiamento e so che anche stavolta sarà così. Nell'attesa cercherò di affrontare la settimana al meglio, sperando che il mal di testa mi dia una tregua.
Oggi ho fatto una cosa che non facevo da un sacco di tempo: mi sono iscritta a zumba, in culo alla fregna di legno e ai suoi valletti. Martedì scorso ho fatto un rientro con pochissimo entusiasmo, dico la verità, ma la stronza era assente e io sono stata benissimo. Se domani ritorna pazienza, la ignorerò come ignoravo la mia immagine alle prime lezioni, ché tanto ero la più cicciona del gruppo e tanto valeva che mi divertissi senza guardarmi allo specchio.

sabato 7 gennaio 2017

ACCETTO SUGGERIMENTI

Non credo ci sia bisogno che io scriva come ho concluso il pranzo-cena dell'epifania con la famiglia (... disse la Vale mandando giù l'ennesima bustina di Oki Task). Scrivo solo che sono scesa da mia suocera alle dieci e mezza di ieri mattina e sono risalita alle sette e mezza di sera.
Comunque, in qualche modo le feste sono finite. Anche quest'anno l'abbiamo sfangata. Non so come rendere a parole il sollievo che ho provato dopo che l'albero e tutti i cazzilli sbriluccicosi sono tornati nelle loro scatole, e le scatole giù nello scantinato. Quello è il tuo posto, Natale della minchia!!
Oggi ho sentito anche mio padre, al telefono. L'indegno stronzo che si è lamentato perché non l'ho chiamato né a Natale né a Capodanno per fargli gli auguri. Ecco come miracolosamente torno nella sua vita: quando ha qualcosa di cui rimproverarmi, per cui criticarmi.
Caro padre, se vuoi accomodarti ti illustrerò subito la vastità del cazzo che me ne frega delle tue critiche.

Come se questo non bastasse, ho un nuovo pensiero che mi dà il tormento: adesso che è passato il "brutto periodo" dell'anno, con annesse crisi da eccesso di zucchero e di parenti, a quali scuse mi aggrapperò per continuare a non essere produttiva e a non fare qualcosa di utile per la mia vita?
Accetto volentieri suggerimenti.