Beraldo: Niente. Non c'è che da stare fermi e tranquilli. Quando lasciamo fare, la natura si tira fuori da sola pian piano dal disordine in cui è finita. È la nostra inquietudine, è la nostra impazienza che rovina tutto, e gli uomini muoiono tutti quanti per via dei farmaci e non per via delle malattie.
Argante: Ma bisogna convenire, fratello, che certe cose possono aiutare questa natura.
Beraldo: Dio mio! fratello, sono illusioni di cui amiamo pascerci; si sono sempre insinuate tra gli uomini tante belle fantasie, cui arriviamo a credere perché ci lusingano e vorremmo che fossero vere. Quando un medico vi parla di dare aiuto, soccorso, sollievo alla natura, di toglierle quello che le nuove e darle quello che le manca, di ristabilirla e riportarla alla sua piena funzionalità; quando vi parla di rettificare il sangue, di temperare le viscere e il cervello, di sgonfiare la milza, di aggiustare i polmoni, di riparare il fegato, di fortificare il cuore, di ristabilire e conservare il calore naturale e di avere dei segreti per allungare la vita di molti anni: vi dice precisamente le favole della medicina. Ma quando arrivate alla verità e all'esperienza, di tutto questo non resta più niente, e accade come con quei bei sogni che al risveglio lasciano soltanto il dispiacere di averci creduto.
Molière, Il malato immaginario
(Terzo Atto, scena terza)
Molière, Il malato immaginario
(Terzo Atto, scena terza)
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