Oggi è stato un freddo e grigio martedì di ottobre, credo che ora stia anche piovigginando, e armata di entusiasmo e tazza di tè da litro mi appresto a iniziare la sessione serale di scrittura. A me 'sto tempo ispira un sacco.
Per il momento sto ancora lavorando a Hear my voice, "la-storia-che-doveva-essere-una-veloce-song-fiction-e-invece-a-momenti-mi-diventa-un-romanzo" con cui ho già ampiamente scassato nei giorni scorsi perciò su questo punto non mi dilungo (sarà un romanzo breve, alla fine, perché il conteggio finale delle parole supera di gran lunga quello previsto per la novella. E comunque non l'avrei mai pubblicata a questo titolo, la novella mi sa di amore, di qualcosa di leggiadro e delicato e io quando mai sono leggiadra e delicata?), ma con la mente e con il cuore sono già proiettata al futuro romanzo, persa in inquietanti scenari silvestri e in sinistre realtà paesane.
Fatta eccezione per la prima versione in cui la nota autobiografica era voluta, avevo deciso di togliere dalle successive ogni particolare riferimento a cose che mi erano successe nel passato più o meno recente ma ho fallito, e così le note autobiografiche si sono sostanzialmente imposte. Del resto quello che insegnano molti manuali di scrittura è proprio di fare tesoro di ciò che viviamo in prima persona o da spettatori per arricchire la nostra narrativa.
Il piccolo paese sarà senz'altro un elemento fondamentale di questa storia, non in quanto piccolo paese ma per ciò che rappresenta ai miei occhi: la chiusura mentale, la grettezza e a volte persino la crudeltà della gente che non sa farsi i cazzi suoi e mette in giro voci, falsità. Non mi ergerei mai a giudice, è capitato anche a me di parlare di qualcuno che in quel momento non era presente, tuttavia posso dire di aver quasi sempre subito i pettegolezzi piuttosto che averli fatti e immagino che questo troverà la via per emergere dalle righe. Spero alla fine di ricavarne una riflessione per me stessa, e magari un insegnamento... della serie "come mi sentirei, io, se qualcuno dicesse certe cose alle mie spalle?" (ci sono persone che ne dicono di tutti i colori alle mie spalle, che non lo so?, ma facciamo finta di niente, sssssttt, va tutto bene).
Fatta eccezione per la prima versione in cui la nota autobiografica era voluta, avevo deciso di togliere dalle successive ogni particolare riferimento a cose che mi erano successe nel passato più o meno recente ma ho fallito, e così le note autobiografiche si sono sostanzialmente imposte. Del resto quello che insegnano molti manuali di scrittura è proprio di fare tesoro di ciò che viviamo in prima persona o da spettatori per arricchire la nostra narrativa.
Il piccolo paese sarà senz'altro un elemento fondamentale di questa storia, non in quanto piccolo paese ma per ciò che rappresenta ai miei occhi: la chiusura mentale, la grettezza e a volte persino la crudeltà della gente che non sa farsi i cazzi suoi e mette in giro voci, falsità. Non mi ergerei mai a giudice, è capitato anche a me di parlare di qualcuno che in quel momento non era presente, tuttavia posso dire di aver quasi sempre subito i pettegolezzi piuttosto che averli fatti e immagino che questo troverà la via per emergere dalle righe. Spero alla fine di ricavarne una riflessione per me stessa, e magari un insegnamento... della serie "come mi sentirei, io, se qualcuno dicesse certe cose alle mie spalle?" (ci sono persone che ne dicono di tutti i colori alle mie spalle, che non lo so?, ma facciamo finta di niente, sssssttt, va tutto bene).
Nessun commento:
Posta un commento
Siamo in un blog libero, dì un po' quello che te pare!