A volte capitano le serate in cui mi siedo davanti al pc o a un foglio bianco e niente, non mi viene in mente niente di interessante da dire o proprio non riesco a rientrare nel mondo della storia che sto scrivendo. Mi immagino l'Omino del Cervello con le braccia conserte e la faccia incazzata che appena accenno a dirgli «Ma non potremmo scrivere tipo solo due righ...» lui subito sbotta con «No, no E POI NO!». Ma vaffanculo, Omino del Cervello (è l'unico che riesce a tener testa alla mia Inquisitrice Inside perché nemmeno lei ha speranze di condurlo alla ragione).
Ecco, stasera è una di queste serate dell'Omino in sciopero. Vorrei raccontarmi quella bella favola che in fondo aspettarmi di essere sempre motivata è irrealistico ma sarebbe come se mi nascondessi dietro il proverbiale dito - o con solo il muso dietro la tenda come fa la mia gatta Trippetta, che poi si comporta come se fosse invisibile. La verità è che con Hear my voice sono bloccata perché mi trovo a metà strada, non vedo più né l'inizio né la fine della storia e ho paura di quello che sto facendo. Fine. Anche questo mi piace, dell'atto creativo. Tentennare e avere dubbi mi spinge sempre a riconsiderare il mio punto di vista e a non essere troppo rigida, che da qualche anno a questa parte è diventata un po' una mia caratteristica (la cervicale lo sa meglio di me quando sono tinca), quindi è probabile che approfitterò della "Crisi di Mezza Storia" per trovare un'alternativa per renderla di nuovo accattivante (oppure scriverò un po' di sane frasi semplici, ché di tempo per arzigogolare ne avrò certamente in futuro).
Ecco, stasera è una di queste serate dell'Omino in sciopero. Vorrei raccontarmi quella bella favola che in fondo aspettarmi di essere sempre motivata è irrealistico ma sarebbe come se mi nascondessi dietro il proverbiale dito - o con solo il muso dietro la tenda come fa la mia gatta Trippetta, che poi si comporta come se fosse invisibile. La verità è che con Hear my voice sono bloccata perché mi trovo a metà strada, non vedo più né l'inizio né la fine della storia e ho paura di quello che sto facendo. Fine. Anche questo mi piace, dell'atto creativo. Tentennare e avere dubbi mi spinge sempre a riconsiderare il mio punto di vista e a non essere troppo rigida, che da qualche anno a questa parte è diventata un po' una mia caratteristica (la cervicale lo sa meglio di me quando sono tinca), quindi è probabile che approfitterò della "Crisi di Mezza Storia" per trovare un'alternativa per renderla di nuovo accattivante (oppure scriverò un po' di sane frasi semplici, ché di tempo per arzigogolare ne avrò certamente in futuro).
NaNo PREP:
posso affermare tranquillamente che oggi non ho fatto niente di pratico per portare avanti la preparazione del progetto per il NaNoWriMo, ma dove sta scritto che devo per forza fare qualcosa di pratico? Ci sono giorni in cui per mancanza di tempo materiale sono costretta a lavorare solo di testa, ma li considero a tutti gli effetti dei giorni "di lavoro" - o dei momenti di "meditazione creativa", per così dire, se mi aiutano a fare il punto della situazione o fanno emergere nuove informazioni.
L'ambientazione della storia ormai è definita, non c'è molto da aggiungere, ma i personaggi - che anche stavolta sono parecchi - hanno sempre qualche nuovo dettaglio da raccontarmi. Oggi ripensavo alla protagonista, a come si trova forzata a fronteggiare un passato che non si era resa conto fosse tanto oscuro, incalzata da ricordi dell'infanzia che non sa bene come collocare e definire.
Proprio perché è il momento in cui si gettano le basi per la vita futura l'infanzia dovrebbe essere il più serena possibile, ma sappiamo che non è così per tutti. Io ho avuto i miei piccoli, grandi traumi e tutto sommato me la sono cavata a buon mercato, ma la protagonista avrà il suo bel da fare. Nella primissima fase di progettazione, quando lei stessa mi stava raccontando alcuni dettagli della sua storia, in più di un'occasione ho provato una grandissima pena... mi sono rivista com'ero da piccola, spesso sola, ancora più spesso spaventata da cose che non capivo e da realtà troppo grandi per me, un po' com'è successo a lei, ma è stato ripercorrendo i ricordi, anche quelli più dolorosi, che mi sono resa conto di quanto sono meravigliosi i bambini inclusi quelli che noi adulti siamo stati, e che conserviamo ancora da qualche parte dentro di noi. I bambini possono vivere momenti drammatici senza tuttavia perdere la speranza, o la voglia di sorridere e di sognare, e oserei quasi dire che spesso è proprio grazie al loro contributo che noi - responsabili e razionali adulti - possiamo trovare la forza di venire a capo delle situazioni più difficili.
Ma sarà così anche per la protagonista? Oppure la sua bambina interiore - forse non del tutto sua e non del tutto interiore - avrà qualche altra sorpresa in serbo? **inserire risata malefica qui**
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