Ho trascorso giorni strani, di lunghe e lente riflessioni ma non cupi come al solito né come mi sarei aspettata, dato lo stato in cui ero quando ho deciso di prendermi una pausa.
Mi spiace di non aver portato a termine il mio progetto per «La città delle rondini albine» come avevo programmato, ma staccare mi era diventato necessario. Cinquantaduemila parole le ho già scritte, e direi che la vacanza me la sono guadagnata.
In verità non so più se il problema era(è) il fatto di scrivere di per sé oppure il fatto che scrivere mi sia diventato improvvisamente pesante, come se non fosse più una necessità e avessi bisogno di aria, di mondo, di un pezzetto di quella vita vera da cui sono sempre scappata, o se magari era soltanto la solita vecchia questione degli ormoni impazziti, del cambio di stagione e tutte le altre scuse che sono solita mettere in fila all'occorrenza, in ogni caso so che sono ancora stanca, fisicamente ed emotivamente.
Non mi ricordo di aver mai avuto così tanto bisogno di dormire, i primi giorni della settimana scorsa mi appisolavo veramente a ogni ora, e non mi ricordo neanche di essere stata così tanto in contatto con me stessa come in queste ultime ore, in cui mi sono guardata e parlata senza filtri, senza Persefone a dire la sua, senza paure né aspettative, semplicemente con quella che sono in verità. Mi sono guardata a lungo allo specchio a figura intera, senza vestiti e senza pregiudizi, e ho scoperto una persona nuova della cui esistenza non avevo memoria. Ho capito quante cose ho fatto in questi ultimi anni per piacere agli altri, per essere accettata e far parte di un gruppo, e sono tutte cose che per certi versi mi hanno sì aiutata a crescere, ma per molti altri mi hanno snaturata, e portata a fare cose che non desideravo davvero fare.
Viva l'emancipazione?
Adesso sto soltanto a vedere che cosa succederà man mano che mi si presentano i giorni e le occasioni da vivere, e va bene così.
PS: ho fatto lo stesso l'UPDATE, sia mai che qualcuno se lo legge...
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