Il mio umore funziona come questo caldo estivo - meno male che è intermittente - oggi si respira e domani si soffoca senza una condizione intermedia. Che bella l'estate
(... i piedi gonfi, le ascelle pezzate, le zanzare e le vespe, il cado anche di notte...).
Ho preso il vizio di scrivere nel blog e servirmi del diario quasi esclusivamente quando sto male, quando sono inquieta e a disagio, e mi rendo conto che così facendo lascio emerge un ritratto di me tutt'altro che veritiero. Sembro costantemente infelice quando in verità so essere anche una persona gaia e piena di ottimismo. Dovrei cominciare a scrivere anche quando mi sento bene, è che quando mi sento bene faccio altre cose (o scrivo altre cose) e non mi viene in mente un post per raccontare quant'è bella la vita. Tutto questo mi fa tornare in mente il lontano 2008 quando l'allora BFF Lennie si apprestava a partire per una settimana di vacanze invernali e io stavo male come se dovesse star via un anno, e poco prima della partenza lei mi chiese
«Scriverai tanto in quella settimana, vero?» perché avevamo già capito che
no struggle, no stories, quantomeno per noi (perché c'è chi campa scrivendo d'amore nel mondo della
Ciaocrem, e mi sembra anche giusto. Mica a tutti devono piacere i drammi). Magari in futuro farò lo sforzo consapevole di scrivere anche se non sono attaccata alla canna del gas,
giurin giurello. Ma non oggi. No, perché in questi giorni sto implodendo e mi sto allontanando dal mondo e dalle persone e mi sento una pattumiera piena, e da qualche parte anch'io mi devo sfogare.
Li odio tutti.
Voglio bene a tutti ma nello stesso tempo li odio. Impossibile?
Ah, non credo proprio. Io che sono sempre stata fiera della mia coerenza, sbattuta in faccia alla gente e sventolata come una bandiera,
adesso mi faccio portavoce del caos emotivo, dell'irrazionalità, dell'incoerenza dei sentimenti.
Sono stanca. Ho passato troppo tempo con mia madre ultimamente, madre che è stanca di mia nonna, delle sue manie, delle sue lamentele continue, e allora che fa? Si lamenta con me. Sempre. Critica. Lunedì sono quasi sbottata.
«Mamma, ne ho le palle piene di sentire sempre le solite lamentele su Alberto. Son trentadue anni ormai, diamoci un taglio!». Io di anni ne ho trentotto e sono ancora schiava di questi schemi, di questi pesi che certe volte riesco a sopportare ma dopo un po' BASTA, per amor di dio, ho diritto anch'io ad avere un po' di pace.
E le telefonate. I messaggi. Le nonne.
Non vieni mai a trovarmi. Non ti fai mai sentire. I parenti. Poi muore mio zio, nessuno si degna di farmi una cazzo di telefonata per dirmelo ma mio cugino si incazza.
Non mi hai nemmeno fatto le condoglianze. E che ne so io che lo zio Bertino è morto? Chi sono, Frate Indovino?!?!?!
Cose del genere. Un'incessante rottura di coglioni. Un incessante
andiamo dalla Vale perché lei ascolta sempre, ascolta tutto, se la prende a cuore, ed è discreta. Praticamente un assorbente, mi mancano solo le ali.
È da almeno due settimane che dormo male e ho un sacco di incubi, che immagino stiano lì a dirmi
sai, forse è il caso che ti dai una regolata. Con calma, senza sbroccare. Dì a tutti buonasera, fai ciao con la manina, dì che hai un impegno. Un impegno importante e improrogabile.
Ho un impegno coi cazzi miei.
PS: comunque, quella famosa settimana che la BFF si è presa le vacanze ho scritto per davvero tantissimo. Da mezzanotte alle cinque di mattina, credo un paio di capitoli di DR, una storia breve e un diario quotidiano per lei. Il
CDD. Il
Ciccia Daily Diary.
Odio quando mi tornano in mente queste cose e ricordo ogni più piccola stronzata.