lunedì 26 giugno 2017

HA RAGIONE LA MAMMA

Letture serie ne abbiamo.
A posto così, grazie.
Il mese scorso, mentre rovistavo tra i giornali dell'edicola per accaparrarmi il nuovo numero di Mistero Magazine è cicciata fuori questa rivista mai vista né sentita prima, "Misteri & Esorcismi". Formato fregno, grafica interessante, prezzo accettabile di € 3,50. Ovviamente l'ho comprata (mia mamma, alla cassa: «Ma che roba leggi? Per forza poi di notte dormi male!»), nel numero di giugno ci ho trovato anche un articolo su Anatoly Moskvin che mi servirà per un progettino da sviluppare il prossimo inverno (dovrò mandare giù parecchie pastiglie per lo stomaco per contenere la nausea, ma la storia mi piace e la voglio scrivere costi quel che costi - «Ci arrenderemo alla nausea? GIAMMAI!»). Il problema è che alcuni articoli sembrano scritti da una scimmia che o non ha idea di come funzioni la consecutio temporum oppure non ha riletto la bozza prima di mandarla in stampa... perché se la rileggi i tempi verbali concordati alla cazzo di cane ti saltano subito all'occhio. 
Non ce l'ho fatta a tacere, figuriamoci. Sono andata a cercarmi la pagina Facebook della rivista per mandare un messaggio con la mia inutile opinione di lettrice, tipo "figo il giornale, eh, interessanti i contenuti, lo comprerò ancora. Ma per amor del cielo, trovatevi un correttore di bozze!", e adesso sono qui che aspetto un vaffanculo in risposta. 

PS: comunque mia mamma ha ragione. Dovrei smetterla di lagnarmi che dormo male, quando prima di coricarmi leggo di profanatori di tombe e imbalsamatori amatoriali. «Volevo solo un po' di compagnia» diceva Anatoly, «quelle bambine avevano freddo e si sentivano sole sottoterra...».
Meh.

GESTIONE DEL LUNEDÌ

È il lunedì dopo un fine settimana assurdo, dopo una settimana sderenata di caldo, ciclo doloroso con il caldo, trentadue gradi in casa, la messa per ricordare mio suocero (cioè, io a messa, capite??!) a cui proprio non potevo mancare, e per finire una corsa in clinica sabato sera alle undici, con Tino che si è fatto pungere in bocca da non si sa quale bestia e sembrava la Marini. Tino Marini. Ma porca puttana.
Ho dormito poco stanotte, ed è dalle sei e mezza che sto riordinando, stirando, piegando e impilando tutte le scuse che mi vengono in mente pur di rimandare il momento di iniziare il nuovo progetto della mia lista. Perché non è così nuovo come progetto, e per questo so che mi obbligherà a rimettere mano a ricordi e periodi della mia vita che non sono sicura di voler ricordare, ma se non farò questa cosa e poi non l'archivierò una volta per tutte continuerà a perseguitarmi per il resto dei miei giorni.
Corso breve di Gestione dei Feels del lunedì mattina, quando hai dormito poco e non hai riposato affatto (ultimamente non faccio che ripetermi che riposerò quando sarò vecchia, il che accadrà molto prima del previsto se continuo a dormire in questo modo disordinato): prendi un pacchetto di caffè, mettici dentro la faccia e sniffalo.
Se non hai il caffè fresco va bene anche quello solubile, se non usi caffè fresco o solubile infila una capsula nella macchinetta per l'espresso e sniffa il vapore che si sprigiona quando giri la manopolina e il caffè inizia ad uscire (perché mettere il naso nell'espresso appena fatto può essere doloroso). Piangi. Bestemmia. Ripeti fino a massimo cinque caffè.
Ma ce la farò a finire questo progetto. Ancora non so come, quando, con quali risorse, ma ce la farò. 

sabato 24 giugno 2017

MERDA INCONSCIA NON ELABORATA

Mettiamo che questo sia uno dei famosi periodi in cui appena entro in fase REM, da qualche parte del mio cervello emerge quella merda inconscia non elaborata che si trasforma in incubi di ogni genere. Mettiamo anche che in casa ci siano trentatré gradi e che funzioni un solo condizionatore. Quanta voglia posso avere di andare a dormire?
Non vedo proprio la ragione di spegnere di nuovo la luce all'una e mezza per svegliarmi di soprassalto alle tre, sapendo ancora prima di guardare l'ora che è troppo presto per alzarmi, dopo aver sognato ragni grossi come la mia mano che mi zampettano sulla schiena. A momenti urlo. Nel cuore della notte. Per la merda radioattiva che ho nel cervello e che non so da dove arriva e perché. So che non mi devo chiedere sempre il perché delle cose e che anche la merda inconscia ha la sua ragione di esistere e farsi avanti, anche lei ha bisogno del suo spazio, però vaffanculo. Sai quanto cazzo me ne fotte del tuo bisogno di spazio alle tre di notte, quando sto con la bocca schiacciata contro il cuscino e cerco di non farmi saltare fuori il cuore dalla gola.
(Cit.)
Ma fosse finita così ci sarei passata sopra. No, non poteva finire così, mi ci voleva ancora un po' d'ansia. Ci voleva proprio riaddormentarmi e sognare di essere in questa città sconosciuta, seduta sotto un portico che dà su una piazza ad aspettare come una cogliona che mia madre venga a prendermi. Sto schiacciata in mezzo a questo gruppo di perfetti sconosciuti, sono a disagio, e mia madre tarda. Aspetto e sale l'ansia, e al terzo spintone del tizio seduto al mio fianco mi alzo e mi incammino, penso, forse la mamma è per strada, le vado incontro così facciamo prima. Ma lei per strada non c'è, e intanto si fa sera e io cammino ancora per queste viuzze, è sera tardi, tutti i negozi sono chiusi e io cammino sui marciapiedi e sui cubetti di porfido a piedi nudi pensando che mi fanno male le piante e poi chissà che schifo sto calpestando. Chiamo a casa dal cellulare, risponde mio padre, e invece di passarmi mia madre o dirmi dove cazzo è si mette a litigare con lei mentre siamo in linea. Non ho più batteria!, urlo, Mamma, cazzo, ti sei dimenticata di me!, strillo, e i due stronzi intanto litigano.
Ho appena scritto stronzi, per caso? Dio mi perdonerà per stavolta (e anche per le prossime volte). Dio avrà pietà della mia anima se i miei ancora non li ho perdonati per avermi lasciata da sola nel momento di maggior bisogno, e per averlo fatto sostanzialmente per tutta la vita. Non ce l'ho davvero con loro, quando sono sveglia, quando dormo però... sto ancora elaborando, mettiamola così e facciamola finita.
Adesso mi faccio un panino. Col cazzo che vado a dormire. Ho da fare finché non arriva l'alba, e poi il topo domani lavora tutto il giorno e non rientra per pranzo. Che mi alzo presto a fare? Poi la giornata non finisce più, col mondo di fuori che è un forno ventilato. Un panino, sì. Pane integrale, crema di tofu alle erbe, ketchup e non so che cos'altro mi è rimasto in frigorifero. È un po' vegan, va bene, ma non rompete le palle. Stanotte non ce la faccio a ribattere.
Potevo uscire, stasera, e andare anch'io alla Vespaiolona a bere e fare selfie. Ma volete mettere stare a casa a fondersi con il ripiano del tavolo con gli appunti e i foglietti volanti che si appiccicano alle braccia sudate? Ok, non sto troppo bene in questi giorni. Ignoro i motivi, ma diciamo che non so proprio benissimo, ma di sicuro bere per anestetizzarmi non mi avrebbe fatta sentire meglio. Passerà. Perdonerò, Elaborerò. Domani, magari. Ah, giusto: è già domani.

venerdì 2 giugno 2017

DELL'UOMO GNÈGNÈ e di altre meraviglie

Ero convinta di aver fatto progressi, con l'umanità. Insomma, sono una donna di buona volontà, una che si impegna tanto. Ma oggi ero al centro commerciale con mia mamma, e mentre mi avviavo all'edicola lei mi ha fatto notare come stessi tenendo male l'ombrello.

«Se lo tieni così finirai per infilzare quello che ti sta dietro...»
«Meglio» le ho risposto senza esitazione alcuna, «così poi impara a starmi alla larga.»

«Figlia, dove ho sbagliato con te?»
Martedì scorso si è finalmente conclusa l'ignobile telenovela della palestra, con la Fregna di Legno che non rinnova l'abbonamento e il nient'affatto professionale istruttore che si leva dal cazzo per sempre. 
Cinque anni che vado ai suoi corsi, e questo stronzo leva le tende senza dire una parola nemmeno a chi l'ha sempre seguito nonostante le sue lune, i tiramenti di culo e le preferenze spudorate. Se ne va senza dire niente a nessuno perché ai suoi corsi si raggiunge a stento il numero minimo, mentre gli altri sono sempre più che al completo, e allora deve prendersi la rivincita facendo i dispetti.
L'Uomo-GnèGnè. 
Forse, se non avesse palesato così tanto il fatto che la FdL se la scopava, se non le avesse permesso di stargli sempre attaccata al culo e avesse trattato tutte noi con la stessa amabilità, non si sarebbe perso metà delle corsiste per la strada. Erano persone che ci tenevano, che lo consideravano un amico... persone preziose che tenevano alto il morale generale e che lui ha sacrificato perché la figa è figa, e i due emisferi cerebrali li ha spartiti nei coglioni. 
E va bene anche che io letteralmente non lo guardavo in faccia da mesi, perché il solo vederlo e pensare che se la faceva con una impegnata e con prole mi faceva venire da vomitare, ma una parola sul fatto che si era licenziato me la doveva dire lo stesso. Cinque anni non sono pochi, e per i primi due lo scimunito neanche si ricordava il mio nome. Non mi ha mai spiegato un passo o corretto una postura, ma io ho sempre trovato il modo di apprezzarlo per quello che faceva.
Quasi mi vien da pensare che la scema in tutta questa faccenda sono io, che non l'ho mai mandato a cagare quando invece sarebbe stato sacrosanto.