giovedì 29 febbraio 2024

DEVO SMETTERLA DI AVERE FRETTA

La fretta di pubblicare.
Quando la mancanza di vendite e di visibilità diventa una benedizione.
A THREAD.

Meno male che mi è salita questa urgenza di rivedere NSY perché a un paio di mesi di distanza ci ho trovato dentro tante di quelle frasi brutte e di quelle ripetizioni che mi sto riempiendo di capelli bianchi. Fa comunque meno schifo di altre autopubblicazioni su Amazon ma non va bene.
Si vedono la fretta, la mia pigrizia, la mancanza di una revisione - quella che dovrei far fare a qualcun altro ma che non posso permettermi di pagare. Volendo arrangiarmi, mi sono resa conto che editing e proof reading li devo distanziare di almeno due mesi dall'ultima stesura. In altre parole DEVO SMETTERLA DI AVERE FRETTA DI PUBBLICARE. Nel caso specifico di NSY più che fretta avevo SMANIA, e adesso mi vergogno a pensare alle copie che sono state scaricate in passato. Spero sinceramente che nessuno lo leggerà. Sicché oggi, vergogna a parte, sono contenta per almeno due motivi.

MOTIVO n. 1: ho tempo e modo di rimediare agli errori commessi perché tanto il libro non vende una sega.
MOTIVO n. 2: dovrò trascorrere qualche altro giorno insieme a Mad, Jeremy e Alec (AKA i piggi che io da perfetta psicolabile continuo ad amare come se fossero reali).

ABOUT trilogia di prossima pubblicazione.
Non sono ancora pienamente entrata nel mood della nuova storia. Ho aspettato una trama completa per quasi otto mesi mentre mi passavo in testa le stesse quattro o cinque immagini, che mi davano ogni volta la scossa perché erano cariche di energia, e adesso che ho la trama mi sono limitata a buttar giù appena 8.000 parole e poi mi sono fermata. Posso imputare parte della colpa a quest'ultima devastante crisi che sembrava non dovesse finire più - le bestemmie che vorrei tirare ogni volta che mi sento ripetere che gli ormoni non hanno poi tutta questa influenza sull'umore, porco di quel porco - ma c'è anche qualche altro particolare che mi crea del disagio e che però non sono ancora riuscita a focalizzare. O forse devo solo smettere di tirarmi delle immense pippe mentali su qualunque cosa e scrivere e basta.

Come se non bastassero tali e tanti turbamenti e disagi interiori, c'è poi questo gruppo di Face di liminal spaces e altre meraviglie create con l'intelligenza artificiale a cui mi sono iscritta e che è come un incidente stradale, mi fa orrore ma non riesco a smettere di guardare, e intanto che respingo la nausea per ciò che vedo mi vengono 6.000 idee al minuto +IVA. Non ne uscirò sana, già lo so.

Ho tanto bisogno di una pausa di serenità che non sia uno Xanax prima di dormire. 
In mancanza di alternative, almeno per il momento, chiudo il post con due passerini sciocchi che quando li rivedrò mi renderanno molto felice.


Quanto li amo, porca pupazza ♥

giovedì 15 febbraio 2024

E CHI VE L'HA CHIESTO?

Le dinamiche che si ripetono senza che io ne capisca il perché sono dinamiche che ancora non ho colto consapevolmente, lo so. So anche che sono una rottura di palle inevitabile a un certo punto del percorso - sto camminando, faccio strada, hey, faccio progressi!, e d'un tratto mi arriva una manganellata sulle ginocchia.
Eh, vabbè.
L'altro giorno ho dato la colpa al troppo caffè perché non mi andava di guardare in faccia la realtà, ma oggi mi sento più tranquilla e posso fare un'analisi onesta. Sono andata a dormire avvelenata. Mi sono ricordata di una vignetta che ho visto spesso girare su Facebook a proposito di come una personalità introversa si richiuda in sé stessa dopo aver provato a uscire, dopo essersi esposta, e aver ricevuto un cazzotto. Quella vignetta sono io.
Ciclicamente provo a stare sui social, a creare contenuti di qualche spessore, e puntualmente non ottengo niente. Ciclicamente mi fido delle persone, regolarmente me lo prendo nel culo. Puntualmente "le amiche" mi promettono "che faranno", che mi saranno di sostegno, e regolarmente NON lo fanno. Ma qui il problema è un altro... il problema è: E CHI CAZZO VE L'HA CHIESTO.
Io non chiedo favori. Quando mi capita di cascarci, come con la S. il mese scorso, va sempre a finire di merda. E comunque, per me certi favori non vanno chiesti specie alle amiche. Perciò mi piacerebbe che semplicemente smettessero di promettere di fare cose che non hanno voglia e tempo di fare, lo troverei più onesto. Vuoi fare una cosa? La fai senza il bisogno di annunciarla. E mi spingerò anche oltre: vuoi farla DAVVERO? Il tempo lo trovi. Non trovi il tempo? Non te ne frega un cazzo.
I social mi abbruttiscono, mi fanno sentire inutile, mi restituiscono un'immagine storpia del mio lavoro. Poi mi ritrovo sveglia alle due meno venti di notte, in giro per casa, sciolta in lacrime. Si fa presto a dire "AUTOSTIMA", si fa presto a DIRE che non deve importarti del giudizio degli altri. Ci sto lavorando e so che ci saranno dei cambiamenti in questo senso, ma che nessuno venga a dirmi che è facile. Facile un cazzo, certe volte mi sento come se fossi senza pelle. Carne viva, sanguinolenta.
FANCULO TUTTI, adesso ho bisogno di chiudermi per qualche tempo. Nella mia testa sto bene, c'è tutto quello che mi serve per essere felice.

PS: questo post è veramente pieno zeppo di avverbi.

giovedì 1 febbraio 2024

PULIZIE

Le pulizie del giovedì si chiamano così perché le faccio ogni giovedì, giorno in cui diciamo che do alla casa una pulita vagamente più profonda (vagamente). Sono un appuntamento fisso, eppure ogni settimana, giuro, OGNI SINGOLA SETTIMANA, arrivo al giovedì che piuttosto di fare le pulizie schiaccerei ricci con il culo. Quindi perché non perdere due minuti di tempo per scrivere un post di lamentele a riguardo e su altri interessantissimi argomenti?

Ho poi trovato gli appunti di QUEL PROGETTO, QUELLO LÀ che forse scrivo sul serio, erano ficcati in una cartellina sepolta sotto altre sei cartelline di roba che non c'entrava niente con la scrittura. Gli appunti cartacei non contenevano molto più di quello che avevo nell'hard disk, ma ritrovarli mi ha fatto piacere lo stesso. C'è dentro roba vecchia di diciassette anni. E chi ero, io, diciassette anni fa? Di sicuro non la persona che sono oggi. Insomma, è come dire che c'è un pezzetto di me che sono contenta di aver ritrovato.

Sono le 17.25 ed è ancora chiaro. Le giornate si allungano.
MERDA.

Vorrei tanto che qualcuno leggesse quel libro - QUELLO IN PARTICOLARE - ma sono tutti attirati dall'altro che ho pubblicato, che odio e che è pieno così di difetti. Si ostinano a leggere quello e io ogni volta che qualcuno lo scarica o se lo compra cago mattonelle in attesa della stroncatura. Perché sono forte, sono preparata, so che non è un lavoro perfetto e che non si merita di certo cinque stelle, ma per quanto me lo ripeta le monostelle e le due stelle sinonimo di brutto e mediocre (cosa che NON è) mi fanno sempre stare di merda almeno per un po'.
Questo fine settimana prendo l'altro libro, quello che voglio che venga letto perché oh, quello è bello, giuro, quello vale la pena di essere letto, e gli cambio categoria. Lo sposto nella narrativa generale anche se ha dei contenuti pesanti verso la fine e me ne frego se qualcuno lo legge e poi si schifa (è solo una scena brutta, due al massimo. E comunque c'è il disclaimer nella sinossi, fanculizzatevi, io la mia parte l'ho fatta).

martedì 23 gennaio 2024

HELLO 2024!!!

Ho la sensazione di star ancora processando le festività natalizie 2023 e mi chiedo perché, dannazione? È il 23 gennaio, basta!!! 
Il Genio del Male stamattina si è svegliato con l'idea che "QUELLA STORIA LÀ, TU SAI QUALE" doveva essere tirata fuori dal cassetto, lavorata e spedita nello sconfinato Universo del Self, ma è dal 2007 che provo a trovare la trama, che provo a svilupparla e a scriverla e che fallisco nell'impresa - genere troppo lontano dal mio, idee rimaneggiate troppe volte, mania di dover fare ricerche minuziose anche quando non servono come in questo caso specifico, perché potrei divertirmi e basta - e non trovo nemmeno più gli appunti cartacei. Stamattina, prima ancora di lavarmi la faccia, passo quaranta minuti a rovistare nell'archivio per cercarli ma senza successo, per forza di cose devo averli buttati e non me lo ricordo. Il materiale a pc era finito nella cartella anticamera del cestino con gli altri cantieri irrecuperabili, quante speranze avevo per quel progetto? Zero virgola zero.
Ma poi rileggo quegli appunti del 2019 e mi riscopro a pensare che sono meno peggio di quello che ricordavo, che se vinco il desiderio di approfondire temi importanti, me ne sbatto e scrivo in libertà, una storia dignitosa riesco a tirarla fuori. C'è il problema che sono indietro sulla tabella di marcia con tutti gli altri progetti per la prima parte del 2024, che però se lo rivedo in una fase di UP sono sicura di poter scavalcare, di poter ridimensionare (adoro questo verbo, lo trovo sempre molto adatto a me, ai miei stati d'animo abnormi, alle mie reazioni esagerate). Quindi sì, Genio del Male, FORSE questa storia la possiamo finire, che tanto non abbiamo niente da perdere.
Gli altri libri, curati con amore, sono stati snobbati o disprezzati. Riderei di cuore se un libro con una trama banale e scritto nei ritagli di tempo ricevesse più attenzioni e magari strappasse anche qualche consenso. Posso prenderlo come un esperimento? Sarà un esperimento, ecco.

CIAO, 2024. SONO PRONTA A FARE L'ENNESIMA CAZZATA.

venerdì 2 giugno 2023

UNA MANCIATA DI PENSIERI SPARSI

Non sono più ritornata per il "ce l'ho fatta!" - a recuperare - d'altra parte avevo scritto che sarei tornata ma non QUANDO l'avrei fatto. Ecco, rimedio oggi, per aggiungere tra l'altro che ho recuperato le 982 parole del 30 maggio ma adesso sono di nuovo sotto di circa 2000.
Questa settimana ho perso un sacco di colpi. Dopo una parentesi di normalità tra mercoledì e giovedì, ieri notte è tornata l'insonnia. Ho chiuso gli occhi verso le cinque e mezza di stamattina e davvero non sapevo più che cosa pensare, o cosa dire a quella parte di me indecisa tra scoppiare a piangere e mettersi a urlare.
Ho finito "Il giardino di cemento" di McEwan e l'ho trovato stupendo (sono contenta che non mi abbia devastato l'anima come mi ero aspettata). Ho iniziato "Non mentirmi" di Philippe Besson con poco entusiasmo ma solo perché ero stanca, poi lo so che il ricordo dei libri che leggo in giorni (notti) difficili come questi mi resta dentro dieci volte più di quello dei libri letti quando sto relativamente bene. Mi sento triste, con l'anima in un milione di pezzi. Prima ho comprato "Quell'estate di sangue e di luna" di Eraldo Baldini, perché lo desideravo da tanto e perché la tristezza non è svanita ma aspettando un nuovo libro la sento vagamente di meno. E poi Baldini mi piace un sacco.
Ho pianto un po' a pranzo. Il Topo mi ha abbracciata e mi ha detto «La devi smettere di portare sulle spalle il peso del mondo», il che mi ha fatto piangere ancora di più. La verità non gliel'ho detta... che ieri sera quando ho staccato per andare a letto e ho salvato il lavoro del giorno ho pensato che sono proprio una scema, che mi sbatto tanto per un lavoro inutile. "Tanto come al solito non fregherà un cazzo a nessuno".
Lunedì chiamo il medico per lo Xanax.

martedì 30 maggio 2023

QUANTE SONO IN TUTTO?

Sono indietro sul programma di 982 parole, oggi non ho ancora combinato NIENTE di concreto ma mi sembra di capire che è proprio un problema di una settimana che è cominciata di merda - è più un problema di concentrazione in realtà, ma se non dormo una sega come posso pretendere di concentrarmi? La giornata comunque non si dirà conclusa finché non andrò a letto A DORMIRE (ho il Lorazepam, fanculo sistema simpatico coi tuoi rave del cazzo), e nel frattempo ho stilato la mia piccola lista di motivi per cui essere felice.

1) "Il giardino di cemento" è arrivato in anticipo.
2) Le commedie di Agota Kristof sono L'AMORE.
3) Oggi pomeriggio mentre appaiavo i calzini per piegarli mi sono riscoperta a pensare a WDF con una certa indulgenza perché "certe scene non sono poi così brutte, insomma, non fanno proprio schifo" (è un evento, credo lo segnerò sul calendario).
4) Dalla stanza accanto ho detto a voce alta, parlando del tizio dell'assicurazione che stava piazzato nel mio soggiorno con il suo portatilino e i suoi grafici, che per me era una una sporca sanguisuga maleducata per essersi presentato qui alle sette di sera a proporre la sua roba, i suoi "pacchetti", a noi che siamo poveri come la merda. Poi me ne uscita di casa sbattendo la porta. E spero proprio che mi abbia sentita.
5) ... e ok, l'ho già scritto, ma stanotte per forza dormo. Non aspetto che si facciano le quattro o le cinque, alle 23.30 ingollo senza vergogna il  mio milligrammo di oblio chimico.

Prima però... quante sono in tutto? Quante ne devo scrivere di parole?
3032.
Ce la faccio. E poi ritorno a scrivere che ce l'ho fatta.

lunedì 29 maggio 2023

PRIMA O POI CROLLERÒ

INSONNIA, loop estivo. A THREAD.

Comincio tre notti notti fa, con il Topo che ha la rinite e quindi russa e con me che pure ho la rinite e faccio fatica a respirare. Sto per addormentarmi e qualcosa di mi sveglia - lui che cambia posizione sul letto e si accende come un tosaerba, la Pippi che sale e scende dalla mia faccia perché «Se sono sveglia io non vedo perché tutti gli altri debbano dormire» (cit.), una macchina che sfreccia lungo la strada manco fossimo a Montecarlo - a questo punto mi scatta nel cervello l'interruttore che attiva la modalità "VEDRAI CHE ADESSO NON RIUSCIAMO PIÙ A DORMIRE" ed è fatta. 

Penso alla mamma, che oggi sembra stare meglio ma domani chissà. Al nonno, che si ingozza di Lorazepam e ancora non abbiamo capito se l'abbia fatto per sbaglio, perché non era consapevole delle sue azioni, oppure se l'abbia fatto di proposito perché stavolta si è spaventato, perché ha una paura fottuta (che sarebbe legittimo), ma piuttosto che ammetterlo preferisce suicidarsi. Penso che ogni volta che suona il cellulare c'è una brutta notizia in arrivo che non posso evitare. Penso che tutto è instabile, traballante, che quella recensione di merda a Fame sta ancora là coi suoi tre punti di utilità. Penso che in mano non ho niente, che non ho nessuna certezza nel risultato, che vado avanti col paraocchi concentrandomi solo sul risultato del giorno senza guardare il quadro generale perché se vedo il quadro generale mi viene da piangere, mi viene voglia di mollare tutto un'altra volta. E intanto si sono fatte le cinque e a quel punto non c'è più verso di dormire. Pazienza, mi dico, prima o poi crollerò. Ma ancora non sono crollata.

L'altra notte ho finito "1984" (ero a metà romanzo) e ho preso sonno verso le 6.30 con il Lorazepam. Ieri notte mi sembrava di essere un pochino più stanca e così mi sono sforzata di scrivere in fretta, senza pause, per poter andare a letto prima delle 3. Mi sono distratta mille volte. Ho recuperato il focus duemila volte. Ho scritto. Ho pianto (tantissimo). Ho scritto ancora, ho pianto ancora. Alle 2.40 ero a letto con le commedie di Agota Kristof e i racconti di James Baldwin - e con l'ansia - ho letto finché non ho sentito gli occhi che si chiudevano e per un'ora sono stata tra il sonno e la veglia, ad accarezzare la sensazione di essere finalmente sul punto di addormentarmi. Ma alle 4 mi è venuto mal di stomaco. Non riuscivo a concentrarmi su nient'altro che il dolore e così mi sono alzata, ho preso un paio di Buscopan e mi sono coricata di nuovo cercando di mantenermi fiduciosa. "Passato il mal di stomaco dormirò!"
Ho abbandonato le speranze alle 4.45. Fuori cominciava già ad albeggiare (odio l'estate) e al primo canto del primo uccellino ho capito che non avrei più chiuso occhio. Che poi non è andata proprio così. Ho fatto una doccia, ho fatto colazione e sono rimasta a guardare l'alba dalla finestra con la gatta piccola - le albe dell'insonnia, come ai bei vecchi tempi, eh ciccia? Quando il Topo si è alzato sono ritornata a letto e sono riuscita a prendere sonno. Ho dormito fino alle 10.30. Risveglio con l'angoscia - Sono in ritardo! Che giorno è oggi? Cosa dovevo fare oggi?
Non pranzavo a mezzogiorno da mesi. Io mi comporto in questo modo - lavoro fino alle 3 di mattina, dormo fino alle 11, faccio colazione a mezzogiorno, pranzo alle 16, ceno alle 19.30 e digiuno fino alle 3 - e pretendo che il mio corpo non reagisca mai, che non reagisca male. Anzi, mi incazzo pure quando succede. Mercoledì mattina dovrei vedere la mamma alle 9, ma chissà se ce la farò a dormire, ad alzarmi per tempo. Non ho voglia di ritornare dal medico per farmi prescrivere altro Xanax. Prima o poi crollerò.

Intanto è cominciata una nuova settimana. Anticipo il secondo caffè del pomeriggio, ascolto "Interludium" (non riesco ad ascoltare altro da quando è uscito. Ma questo è un loop che mi piace) e fisso gli obiettivi per i prossimi sette giorni. Non riesco a credere che ormai sia giugno, che metà dell'anno sia già passata. Ma non riesco a capacitarmi nemmeno di aver rispettato alla lettera i programmi recenti e di essere (abbastanza) in linea con la tabella di marcia stabilita a gennaio. Devo pur concedermi anche qualche merito.

Oggi me la prendo comoda con tutto quello che non è scrittura e lettura. 
Ho quasi finito la seconda parte di WDF, forse riesco a cominciare la terza. Sono stanca che quel romanzo sottragga tempo ed energie agli altri progetti, se riuscissi ad alzare ancora la media delle parole quotidiane per finirlo prima lo farei. NSY mi perseguita, a maggio sono riuscita a buttar giù solo 3500 parole. Ripongo le speranze in giugno. Non ho ancora focalizzato il senso di quella storia, o il messaggio che cerca di farmi arrivare, ma non riesco a smettere di pensare ai personaggi, alle loro dinamiche. A luglio ricomincio con la tetralogia. Mentre mi lavavo i denti prima si è presentato un personaggio con un nome e un curriculum. Sono qui per il secondo capitolo, ha detto. Se non avessi troppo sonno (... adesso hai sonno?! Ma sei seria?!!) mi sentirei quasi emozionata.
Ieri ero triste, a pezzi, e ho comprato altri due libri. Piccola spesa (uno era scontato del 20% e l'altro era usato), trame intriganti. Sono contentissima, non vedo l'ora di cominciare la lettura - "Percoco" di Marcello Introna e "Il giardino di cemento" di Ian McEwan. Se ce la faccio li butto giù tutti e due questa settimana. Mi mancava questa smania per i libri, qualunque cosa sia successa nell'ultimo anno che mi aveva fatto perdere la gioia di leggere, sono contenta che sia passata.