«Malcolm allora si sentì completamente solo, più solo di quando sedeva sulla panchina. Nella vuota solitudine di quella casa, dai soffitti alti come quelli di un castello, con la sensazione che gli davano i folti tappeti grigi sotto i piedi, con gli autoritratti di Eloisa, i disegni di negri con gli occhi pallidi e quelli di animali forse inesistenti che lo fissavano da tutte le pareti, Malcolm ripensava ai primi viaggi con il padre in paesi di cui non riusciva più a ricordare il nome. Ma questa volta alla solitudine si aggiungeva un senso di disperazione, e per di più non capiva nulla di ciò che accadeva intorno a lui. E allo stesso tempo aveva la sensazione che forse quello era un posto adatto a lui quanto un altro, con i musicisti di colore, i quadri, e un letto diverso ogni notte.»
James Purdy, Malcolm