venerdì 24 gennaio 2014

CICLOTIMIA

Mamma mia, che giornata oggi...
Sono arrivata in palestra con gli occhi gonfi come due zampogne, e una mi fa: «Vale, ma sei un po' stanca stasera o sbaglio?» e io non ho avuto il coraggio di risponderle macché stanca, ho dormito otto ore e mezza, ho solo pianto fino a farmi venire il vomito.
Me ne dovrei vergognare? Almeno io ho dei sentimenti da mostrare, ecco. Comunque, per fortuna avevo il Rescue Remedy, ho passato due ore a spararmi gocce in bocca ogni cinque minuti finché MIRACOLO!!!, alla fine mi sono calmata sul serio.
E poi dai, è andata meglio.
In palestra ho sudato l'anima e insieme anche un po' di cattivi pensieri, e la Greta mi ha fatto tanto ridere come sempre.
Poi sono tornata a casa al calduccio e ho chiuso fuori la pioggia, i gatti erano rannicchiati tutti insieme sul cuscino più grande e io ho messo la testa in mezzo a loro, avevo pance pelose e orecchie e nasi umidi su tutta la faccia. Una meraviglia.
E poi è finita che non avevo voglia di cucinarmi la cena e così ho mangiato pane e marmellata guardando Mistero, commentandolo tutto su Twitter come ogni settimana e ridendo come una cretina. Ho anche guadagnato sei nuovi followers e pazienza se domani li perderò, quando arriva questa serata amo l'umanità con tutto il cuore e va bene così.
Domani non so come andrà ma almeno è venerdì, domani sera mi faccio una pizzetta con la Laura e poi sabato il topo non lavora. Abbiamo da fare per preparare la sua cena con gli amici ma almeno stiamo insieme, nelle ultime due settimane l'ha visto più il titolare che la sottoscritta.
Ma perché sto pensando a domani invece che concentrarmi sul momento presente?
Mi fa male la gengiva intorno al dente "medicato" in attesa di otturazione, ma non me ne frega niente.
Ogni tanto mi sembra che sistemare le cose non sia poi così difficile.

mercoledì 22 gennaio 2014

COSE CHE SUCCEDONO NEL FRATTEMPO

Oggi sembra quasi un giorno di inizio primavera, ci sono dodici gradi, ma secondo me al sole saliamo anche a quindici.
Sono in cucina, con il pc acceso sulla tavola vicino agli appunti e ai dizionari. Le finestre sono spalancate e lo scacciaspiriti dondola e suona dolcemente quando soffia un po' di vento. Preparavo il caffè due minuti fa, e quando il profumo mi si è insinuato nelle narici per un secondo mi sono rivista nella cucina a casa dei miei, di sabato pomeriggio, quando c'era un gran silenzio, avevo finito la settimana lavorativa e mi preparavo il caffè prima di mettermi a scrivere. Avevo una fila di libri e dizionari sulla tavola e una sigaretta che bruciava nel posacenere, e niente di tutto quello che mi era successo durante il resto della settimana mi interessava più. Pensavo soltanto adesso scrivo. Entro in un mondo tutto mio, che ho creato io dal nulla  e non importa come vanno le cose, non importa se a nessuno piacerà: a me piacerà sempre rifugiarmi qui.
A distanza di dieci anni ho bisogno di comprare fior di manuali per imparare a fare quello che una volta facevo istintivamente: vivere il momento presente, godere di quello che avevo, lasciar andare le tensioni e fregarmene di quello che gli altri potevano pensare di me e del mio lavoro.
A distanza di dieci anni mi devo rieducare a quella vita fatta di meraviglia, fatta di problemi, per carità, ma dietro i quali vedevo sempre un motivo per guardare avanti con fiducia. Allora c'erano lo stesso i giorni in cui alzavo gli occhi al cielo e pensavo ma porca puttana, Dio, che cosa ti ho fatto di male che te la prendi sempre con me?, e giorni in cui pensavo che non ce l'avrei fatta ma non duravano un'eternità come adesso, che sono adulta e indipendente e mangio sano e faccio una regolare attività fisica e ho tutto quello che ho sempre sognato eppure mi sanguinano le gengive ogni giorno, mi si spezzano i denti e sono perennemente incazzata con qualcuno.
Ogni volta che ci penso e ci ragiono mi sembra tutto così assurdo che non trovo una spiegazione logica al mio comportamento e alla mia vita interiore.
Quei pomeriggi in serena solitudine, con il caffè, le sigarette e le mie storie erano bellissimi e preziosi perché erano rari, ma lo erano anche perché mentre li vivevo, e quando finivano troppo presto e ne soffrivo pensavo sempre «Un giorno questa sarà la mia vita quotidiana» ...cos'è successo nel frattempo? Perché adesso che posso davvero fare di quei momenti la mia vita quotidiana non sono felice e non sono produttiva?
Ho trovato tante scuse plausibili per rispondermi.
Oh sì, sono la Sagra delle Scuse Plausibili.
Sono passati dieci anni, la mia vita è troppo cambiata, sono disillusa.
L'editoria è cambiata, il libro è diventato solo un prodotto, c'è crisi, le case editrici puntano solo al guadagno.
Ho sofferto troppo in questi ultimi tempi.
Non ho più la stessa forza di una volta.
Sono ansiosa, sono ipocondriaca.
Non ho un lavoro, non posso trovare il lavoro che voglio.
Sto troppo male per concentrarmi, a volte faccio fatica anche ad alzarmi dal letto la mattina.
Persone di cui mi fidavo e a cui volevo bene non hanno esitato a voltarmi le spalle e a dirmi cattiverie che non meritavo.
La lista potrebbe continuare all'infinito, potrei anche aggiungere nomi e cognomi di tutte le persone verso cui nutro ancora del rancore e non per il rancore di per se stesso ma per il mio attaccamento nei suoi riguardi, perché a ben guardare ogni singola scusa che ho elencato si vede che sono disposta ad attaccarmi a tutto pur di non andare avanti.
La crisi, l'età che avanza, l'editoria, la sofferenza, l'ansia... niente ha a che fare con i sogni.
Non dico che dovrei essere una macchina, che dovrei essere perfetta, non portare il lutto, non piangere o non incazzarmi se ne sento il bisogno, dico solo che continuo a dare la colpa a tutto e a tutti della perdita qualcosa che io ho deciso arbitrariamente di abbandonare.
Ho paura, mi dice una vocina interiore, ho troppa paura.
Lei aspetta.
Aspetta che il miracolo e l'illuminazione arrivino da fuori, e così non vede e non capisce (e non ha fede!) che il vero miracolo viene sempre da dentro.

lunedì 13 gennaio 2014

MA CAZZI VOSTRI!

Diciamo che in un certo senso sto bene.
Cioè, a volte mi capita di stare bene.
Oscillo un po' come un pendolo che va dalla follia alla normalità senza fare soste intermedie, sicché ci sono tanti momenti in cui mi riscopro a pensare a te con un sorriso (della serie: «Eh, ne abbiamo fatte noi due...») e altri in cui vorrei tornare indietro nel tempo per non scriverti e non conoscerti mai. È come dire va bene tutto, ma vaffanculo alle cose buone che puoi avermi dato. Come possono interessarmi le cose buone quando mi hai detto le schifezze che avresti potuto dirmi se ti avessi sterminato la famiglia avendo cura di non dimenticarmi neanche il gatto? 
Ma diciamoci la verità, sono anche stanca di chiedermi che persone sono certe persone, come te o come mio fratello per fare due esempi freschi freschi di fine anno.
Un mese fa a momenti scappavamo a dire che ero io quella che si tirava indietro e che lo aveva respinto (no ma... SRSLY BRO???????!!), eravamo tutti e due un: «Ma per carità, non mettiamoci fretta!» però poi quando ci metto la buona volontà, seguo il mio cuore e mi faccio avanti chiedendogli cinque minuti per una telefonata (niente di che, volevo soltanto parlargli e sapere come stava)...MAGICABULA! ... lui mi ignora. Allora capisco che in fondo avevo ragione io mesi fa, quando gli dicevo «Senti fratè, facciamo che ognuno va per la sua strada».
Io sono così, ci metto sempre del mio, ci metto sempre dell'affetto. 
Insomma, ci provo. Sbaglio, ma non venite a dirmi che non mi impegno a imparare dai miei errori.
Davvero, a 'sto punto ve lo dico col cuore: se avete dei problemi, so' cazzi vostri!