Da giorni ormai vivo nel dubbio: isolarmi quasi completamente dal mondo, virtuale e reale, è una buona idea per ritrovare la mia voce interiore o mi sta aiutando ad accorciare la strada verso un istituto di igiene mentale?
Non scherzo, a volte le faccio sul serio riflessioni di questo tipo. È un po' come ritrovarsi in una cella di isolamento in carcere, quando perdi il conto dei giorni e cominci a sentire le voci. Che per carità, niente di nuovo, io le voci le sento sempre e spesso permetto anche loro di parlare, uno dei vantaggi di vivere praticamente da sola è anche quello di poter tenere delle conferenze infinite durante le quali nessuno ti fischia o si mette a sbadigliare.
Una delle varie voci mi ripeteva ma sì, ma chi se ne frega? ogni volta che cercavo di mettere insieme un post, perché avevo voglia di raccontare che cosa mi stava succedendo e in quanti modi mi creavo la mia dose quotidiana di ansia, frustrazioni e inquietudine (la nuova convinzione è che tutto serva, anche materiale di questo tipo), e fino ad oggi non ho trovato argomenti validi con cui ribattere. Alla fine non ho propriamente ribattuto, immagino che dopo aver dato il giusto spazio alla vocina del machissene quella abbia fatto il suo lavoro e poi se ne sia andata.
Perciò eccomi qui. Fine agosto. Estate che in teoria dovrebbe essere al capolinea ma in pratica in questi giorni fa un caldo che neanche a ferragosto, e in più con l'afa si suda anche solo respirando. Non mi dilungo sulla questione caldo, ormai è noto che sono di parte e che userei un sacco di righe per lamentarmi o fare commenti che uno se proprio vuole commentare il tempo va a guardare un sito con le previsioni meteo. Non mi azzardo neanche a fare bilanci del periodo trascorso, perché non voglio offrire al mio disfattismo materiale utile per fabbricare sensi di colpa di qualunque tipo giacché ne avrei abbastanza. Diciamo che mi limito a descrivere. Dovrei anche riuscire a non commentare ma dubito che ce la farò.
Descrivo questa estate all'insegna dell'inquietudine ma da non prendere necessariamente in senso negativo, perché ho scoperto che talvolta l'inquietudine e il turbamento possono essere molto affascinanti, forse persino seducenti. Ma solo talvolta. Più spesso finiscono per togliermi il sonno e farmi venire un accenno di gastrite, come mi è successo con le letture di questo mese e, almeno qui nel mio blog devo scriverlo, con un eccesso di pranzi in famiglia.
Poche righe, lo giuro, è che per tanti anni ho creduto a torto che i pranzi e le cene con la mia famiglia fossero quanto di peggio potesse capitarmi dopo un molare otturato senza anestesia, e questo perché non ero ancora arrivata ai frequenti pranzi della domenica con la famiglia di mio marito. A seguito di attenta analisi e osservazione di un consumo regolare di bustina di Oki Task - causa emicrania con nausea - dopo ogni pranzo o cena con famiglia, ho capito che il male non si annida tanto nella compagnia*** quanto nel dover stare a tavola per ore dopo che ho finito di mangiare per < < fare conversazione > >. È una cosa indecente. Se volete farmi un dispetto, invitatemi a mangiare da voi. Meglio se in casa, dove ci si può svaccare per ore senza camerieri importuni tra le palle e/o obbligo di consumazione, o dove d'estate potete spalancare le finestre a un mezzogiorno afoso e passare tre quarti del pranzo schivando le mosche, e il restante tempo a tentare di mangiare la trota ai ferri prima che le stesse abbiano il tempo di farci la cacca e deporci le uova sopra.
*** [se c'è "un male" nella compagnia è perché io ce lo metto, c'è perché io permetto che ci sia. Nessuno mi critica apertamente, ma al di là delle paranoie auto-confezionate c'è una certa tensione a volte che è impossibile da non sentire. Starebbe a me guardare a queste critiche sottaciute e poi avere la saldezza di affidarle all'immensità del cazzo che me ne frega, ma questo è tutt'altro discorso].
Ora che la stagione dei pranzi può dirsi conclusa almeno fino alla prossima poenta e osei di ottobre, rinfoderati i FANS e la Magnesia San Pellegrino rimango con lo sturbo dovuto alle passeggiate serali con mia mamma, su stradine roventi e con nugoli di insetti al seguito, e a un paio di libri che istintivamente sapevo di dover evitare (ma figuriamoci se do ascolto alla parte saggia che c'è in me...).
"Delitti" di Vittorino Andreoli è stato una mazzata sullo stomaco anche per me che non sono certo nuova a letture sugli assassini e la malattia mentale, una lettura che mi ha avvinta e insieme perseguitata anche nel sonno forse, in parte, perché alcuni casi di omicidio sono maturati in realtà sociali chiuse, non necessariamente emarginate ma chiuse, molto simili a quella in cui io ho (mal) vissuto da bambina. E a proposito di letture avvincenti che mi hanno fatto rimpiangere di non essere una fanatica degli unicorni, dei dolci fatti in casa o del punto croce, primo a pari merito con il saggio di Andreoli c'è quello di Lawrence Wright di Scientology ("La prigione della fede - Scientology a Hollywood"). Quello che sapevo su Scientology prima di imbarcarmi in questa lettura si riduceva a più o meno due cose che rispondevano ad altrettanti quesiti:
1) che roba è - voglio saperlo perché ne parlano in tanti, è una cosa famosa -
2) quant'è pericolosa e inquietante questa cosa famosa.
La risposta alla prima domanda aveva poi soddisfatto anche la seconda, non era davvero necessario che andassi a infognarmi in quattrocento pagine di lati oscuri dell'essere umano, eppure l'ho fatto PERCHÉ SONO UNA COGLIONA. Se avete una certa dose di sensibilità, se vi impressionate facilmente e volete provare la sensazione di scendere una scala che vi conduce all'ignoto, verso un luogo in cui siete sicuri che si annidi qualcosa di terribile, vi consiglio caldamente questa lettura.
Cavalcando l'onda dell'inquietudine estiva sono incappata, suppongo per associazione emotiva, nel profilo Facebook - e nel sito - di questa donna che non ho capito se è una suora o se vuole diventarlo, e che è devota alla Madonna. Sì, lo so, io che parlo di devozione alla Madonna sono un affare un po' strano ma lasciatemi spiegare.
A tale profilo sono arrivata passando per un post pubblicato sulla pagina Facebook di Jenus di cui sono grande fan. So che per il suo contenuto è una pagina bersagliata di continuo dalle critiche dei cattolici, e poiché non sono altrettanto fan dei cattolici di norma non leggo mai i commenti alle vignette né mi interesso dei dibattiti che talvolta si aprono sulla pagina, ma in questo caso ho fatto un'eccezione e non so ancora di preciso il perché. Il post incriminato riporta il link a un articolo scritto, e a sua volta condiviso da un'altra pagina, dalla sopraccitata devota in cui questa dichiara non soltanto che l'autore dei fumetti le fa schifo, ma che prova anche pena per lui.
Premetto che per quanto mi riguarda ognuno è libero di avere la propria opinione fintantoché non mi rompe i coglioni per la mia, o non pretende di insegnarmi qualcosa se non sono io a chiederlo. Non intendo nemmeno pronunciarmi sulla libertà di espressione e decidere quindi se quella donna ha fatto bene o male a scrivere l'articolo, e l'autore di Jenus ha fatto bene o male a ribattere, perché a turbarmi non è stato il solito braccio di ferro tra credenti e non credenti, tra presunti santi e presunti peccatori, ma l'essere passata dal post al sito della devota, dove mi sono letta un mucchio così di articoli su come, a suo dire, Satana si serva di ogni canale a sua disposizione per corrompere gli esseri umani. A leggere di come Dio faccia sapere, se non ricordo mai per intercessione del papa, che non è contento delle coppie che decidono di non avere figli e che piuttosto amano "troppo" i loro animali domestici.
Non scherzo, a volte le faccio sul serio riflessioni di questo tipo. È un po' come ritrovarsi in una cella di isolamento in carcere, quando perdi il conto dei giorni e cominci a sentire le voci. Che per carità, niente di nuovo, io le voci le sento sempre e spesso permetto anche loro di parlare, uno dei vantaggi di vivere praticamente da sola è anche quello di poter tenere delle conferenze infinite durante le quali nessuno ti fischia o si mette a sbadigliare.
Una delle varie voci mi ripeteva ma sì, ma chi se ne frega? ogni volta che cercavo di mettere insieme un post, perché avevo voglia di raccontare che cosa mi stava succedendo e in quanti modi mi creavo la mia dose quotidiana di ansia, frustrazioni e inquietudine (la nuova convinzione è che tutto serva, anche materiale di questo tipo), e fino ad oggi non ho trovato argomenti validi con cui ribattere. Alla fine non ho propriamente ribattuto, immagino che dopo aver dato il giusto spazio alla vocina del machissene quella abbia fatto il suo lavoro e poi se ne sia andata.
Perciò eccomi qui. Fine agosto. Estate che in teoria dovrebbe essere al capolinea ma in pratica in questi giorni fa un caldo che neanche a ferragosto, e in più con l'afa si suda anche solo respirando. Non mi dilungo sulla questione caldo, ormai è noto che sono di parte e che userei un sacco di righe per lamentarmi o fare commenti che uno se proprio vuole commentare il tempo va a guardare un sito con le previsioni meteo. Non mi azzardo neanche a fare bilanci del periodo trascorso, perché non voglio offrire al mio disfattismo materiale utile per fabbricare sensi di colpa di qualunque tipo giacché ne avrei abbastanza. Diciamo che mi limito a descrivere. Dovrei anche riuscire a non commentare ma dubito che ce la farò.
Poche righe, lo giuro, è che per tanti anni ho creduto a torto che i pranzi e le cene con la mia famiglia fossero quanto di peggio potesse capitarmi dopo un molare otturato senza anestesia, e questo perché non ero ancora arrivata ai frequenti pranzi della domenica con la famiglia di mio marito. A seguito di attenta analisi e osservazione di un consumo regolare di bustina di Oki Task - causa emicrania con nausea - dopo ogni pranzo o cena con famiglia, ho capito che il male non si annida tanto nella compagnia*** quanto nel dover stare a tavola per ore dopo che ho finito di mangiare per < < fare conversazione > >. È una cosa indecente. Se volete farmi un dispetto, invitatemi a mangiare da voi. Meglio se in casa, dove ci si può svaccare per ore senza camerieri importuni tra le palle e/o obbligo di consumazione, o dove d'estate potete spalancare le finestre a un mezzogiorno afoso e passare tre quarti del pranzo schivando le mosche, e il restante tempo a tentare di mangiare la trota ai ferri prima che le stesse abbiano il tempo di farci la cacca e deporci le uova sopra.
*** [se c'è "un male" nella compagnia è perché io ce lo metto, c'è perché io permetto che ci sia. Nessuno mi critica apertamente, ma al di là delle paranoie auto-confezionate c'è una certa tensione a volte che è impossibile da non sentire. Starebbe a me guardare a queste critiche sottaciute e poi avere la saldezza di affidarle all'immensità del cazzo che me ne frega, ma questo è tutt'altro discorso].
Ora che la stagione dei pranzi può dirsi conclusa almeno fino alla prossima poenta e osei di ottobre, rinfoderati i FANS e la Magnesia San Pellegrino rimango con lo sturbo dovuto alle passeggiate serali con mia mamma, su stradine roventi e con nugoli di insetti al seguito, e a un paio di libri che istintivamente sapevo di dover evitare (ma figuriamoci se do ascolto alla parte saggia che c'è in me...).
"Delitti" di Vittorino Andreoli è stato una mazzata sullo stomaco anche per me che non sono certo nuova a letture sugli assassini e la malattia mentale, una lettura che mi ha avvinta e insieme perseguitata anche nel sonno forse, in parte, perché alcuni casi di omicidio sono maturati in realtà sociali chiuse, non necessariamente emarginate ma chiuse, molto simili a quella in cui io ho (mal) vissuto da bambina. E a proposito di letture avvincenti che mi hanno fatto rimpiangere di non essere una fanatica degli unicorni, dei dolci fatti in casa o del punto croce, primo a pari merito con il saggio di Andreoli c'è quello di Lawrence Wright di Scientology ("La prigione della fede - Scientology a Hollywood"). Quello che sapevo su Scientology prima di imbarcarmi in questa lettura si riduceva a più o meno due cose che rispondevano ad altrettanti quesiti:
1) che roba è - voglio saperlo perché ne parlano in tanti, è una cosa famosa -
2) quant'è pericolosa e inquietante questa cosa famosa.
La risposta alla prima domanda aveva poi soddisfatto anche la seconda, non era davvero necessario che andassi a infognarmi in quattrocento pagine di lati oscuri dell'essere umano, eppure l'ho fatto PERCHÉ SONO UNA COGLIONA. Se avete una certa dose di sensibilità, se vi impressionate facilmente e volete provare la sensazione di scendere una scala che vi conduce all'ignoto, verso un luogo in cui siete sicuri che si annidi qualcosa di terribile, vi consiglio caldamente questa lettura.
Cavalcando l'onda dell'inquietudine estiva sono incappata, suppongo per associazione emotiva, nel profilo Facebook - e nel sito - di questa donna che non ho capito se è una suora o se vuole diventarlo, e che è devota alla Madonna. Sì, lo so, io che parlo di devozione alla Madonna sono un affare un po' strano ma lasciatemi spiegare.
A tale profilo sono arrivata passando per un post pubblicato sulla pagina Facebook di Jenus di cui sono grande fan. So che per il suo contenuto è una pagina bersagliata di continuo dalle critiche dei cattolici, e poiché non sono altrettanto fan dei cattolici di norma non leggo mai i commenti alle vignette né mi interesso dei dibattiti che talvolta si aprono sulla pagina, ma in questo caso ho fatto un'eccezione e non so ancora di preciso il perché. Il post incriminato riporta il link a un articolo scritto, e a sua volta condiviso da un'altra pagina, dalla sopraccitata devota in cui questa dichiara non soltanto che l'autore dei fumetti le fa schifo, ma che prova anche pena per lui.
Premetto che per quanto mi riguarda ognuno è libero di avere la propria opinione fintantoché non mi rompe i coglioni per la mia, o non pretende di insegnarmi qualcosa se non sono io a chiederlo. Non intendo nemmeno pronunciarmi sulla libertà di espressione e decidere quindi se quella donna ha fatto bene o male a scrivere l'articolo, e l'autore di Jenus ha fatto bene o male a ribattere, perché a turbarmi non è stato il solito braccio di ferro tra credenti e non credenti, tra presunti santi e presunti peccatori, ma l'essere passata dal post al sito della devota, dove mi sono letta un mucchio così di articoli su come, a suo dire, Satana si serva di ogni canale a sua disposizione per corrompere gli esseri umani. A leggere di come Dio faccia sapere, se non ricordo mai per intercessione del papa, che non è contento delle coppie che decidono di non avere figli e che piuttosto amano "troppo" i loro animali domestici.
Ma che... |
Sapevo già di essere spacciata per le mie scelte di vita, i miei desideri e i miei pensieri, e fare un ripasso completo delle ragioni per cui sono destinata all'eterna dannazione non mi ha certo destabilizzata (non occorre spaventarmi con l'inferno, sono ipocondriaca, ricordate? Sono avvezza agli spaventi e a cagarmi addosso per niente ogni due per tre). Ma probabilmente per lo stato emotivo in cui mi trovavo mentre leggevo quegli articoli, e per il periodo estivo che favorisce il risparmio energetico fisico in favore del lavorio mentale, ho continuato a pensarci e ripensarci per giorni.
Ho infilato il link alla pagina della devota fan della Madonna nella mia cartella delle ricerche per gli scritti futuri. È da un po' che non scrivo narrativa, e non so se e quando questa fase della mia vita finirà, ma dovesse capitarmi un'ispirazione improvvisa voglio poterla ritrovare facilmente. So che un giorno scriverò qualcosa di serio sulla pressione della religione cattolica, sul fanatismo che ancora sopravvive così bene nei paesini di campagna e sul bisogno, che non tramonta mai, di cercare ovunque colpe per cui fustigarsi. Potrebbe persino rivelarsi uno scritto terapeutico per una come me che adora indossare il cilicio virtuale, che si studia e trova modi creativi di punirsi per tutti gli orrendi peccati che commette, a cui ora posso aggiungere anche l'amore materno e fuori luogo per i gatti nonché l'idolatria per le band del Diavolo.
Ma intanto, tutte quelle storie di peccati e ossessioni mi hanno fatto venire voglia di scrivere delle gran porcherie, delle fanfiction volgari e piene di dettagli osceni che aggiungano peso alla portata dei miei già gravissimi delitti. Perché Satana è Il Cattivo, e a me i cattivi sono sempre piaciuti un sacco.
Ho infilato il link alla pagina della devota fan della Madonna nella mia cartella delle ricerche per gli scritti futuri. È da un po' che non scrivo narrativa, e non so se e quando questa fase della mia vita finirà, ma dovesse capitarmi un'ispirazione improvvisa voglio poterla ritrovare facilmente. So che un giorno scriverò qualcosa di serio sulla pressione della religione cattolica, sul fanatismo che ancora sopravvive così bene nei paesini di campagna e sul bisogno, che non tramonta mai, di cercare ovunque colpe per cui fustigarsi. Potrebbe persino rivelarsi uno scritto terapeutico per una come me che adora indossare il cilicio virtuale, che si studia e trova modi creativi di punirsi per tutti gli orrendi peccati che commette, a cui ora posso aggiungere anche l'amore materno e fuori luogo per i gatti nonché l'idolatria per le band del Diavolo.
Ma intanto, tutte quelle storie di peccati e ossessioni mi hanno fatto venire voglia di scrivere delle gran porcherie, delle fanfiction volgari e piene di dettagli osceni che aggiungano peso alla portata dei miei già gravissimi delitti. Perché Satana è Il Cattivo, e a me i cattivi sono sempre piaciuti un sacco.