Dato che non riuscivo a dormire, ieri notte sono tornata qui e ho riletto il mio ultimo post solo per chiedermi, alla fine, ma per chi l'ho scritto di preciso? Sto ancora cercando di darmi una risposta. Lì per lì mi sono sentita stupida, in compenso. Non per ciò che mi sono chiesta ma per il post in cui ho illustrato per filo e per segno i miei progetti futuri a un ipotetico pubblico. Quando da ragazza scrivevo in questo modo, e per ore battevo con la Olivetti di Alberto pagine su pagine di lettere che non inviavo mai, che cominciavano con "Cari Posteri", non me ne fregava niente di dove avrei imbucato i miei pensieri una volta scaricati sulla carta. Non mi sognavo neanche di pensare che non fossero davvero per i posteri - avevo molto più senso dell'umorismo allora, a quanto pare - era solo divertente scrivere. Ero capace di fare qualcosa per il gusto di farla senza stare a chiedermi quale valore narrativo avesse, era un po' una terapia fatta in casa. Ma funzionava, cazzo. Funzionava e mi ricaricava, e poi ridevo... rileggevo e ridevo delle scemenze che avevo scritto.
Chissà che fine ha fatto quella ragazza, se ne esiste ancora un riflesso da qualche parte dentro di me. Perché mi farebbe davvero comodo che comparisse ora, che mi desse una svegliata. Ma se ogni tanto faccio ritorno qui perché non mi va di scrivere a mano sul taccuino, perché dopo quattro o cinque notti di fila in cui mi appisolo e mi sveglio, mi appisolo e mi sveglio, usare la tastiera è più comodo e veloce che reggere e indirizzare una penna, suppongo di farlo per me stessa. Per lasciare una traccia che un giorno mi piacerà ritrovare.
Li rileggo sempre i miei vecchi diari e blog, anche se più in cerca di sensazioni che di dettagli sui fatti accaduti. Anche se non credo che mi faccia bene, dato il peso e l'ingombro del mio passato dovrei sforzarmi più di chiunque altro di lasciarmelo alle spalle. È che se il presente è amaro faccio fatica a capire cos'è peggio tra starci, guardare indietro oppure in avanti. Il passato deprime, il futuro genera ansia: goditi il presente! Facile e ragionevole a parole.
Meno male che oggi sono stata in seduta dal dottor G., dire che queste ultime tre settimane sono state lunghe è un eufemismo.
Stamattina ho finito "La vedova Couderc" che mi ha lasciato addosso un tale senso di malessere e di depressione che quasi mi sono pentita di averlo letto - non è vero, non mi pentirei mai di aver letto un libro di Simenon, la sua capacità di descrivere e di narrare mi fa piangere ogni volta che ci sbatto il naso. Non sarò mai così brava, neanche di qui a cent'anni. Lo adoro.
Adesso non so bene da che parte andare, dopo "Amrita" sento che è troppo presto per un altro libro di Banana Yoshimoto ma anche rileggere "Il grande mare dei Sargassi" mentre sono in questo stato emotivo non mi sembra una buona idea. Lo finirei in un giorno come la prima volta, e sono sicura che come la prima volta mi scaverebbe un buco nell'anima. Forse ascolterò il richiamo di "Cronache del dopobomba", come mi succede per gli acquisti, anche le letture scelte di pancia sono sempre azzeccate.
Dovrei parlare di questo, con il dottor G., di come ingozzarmi di libri mi aiuti a convivere con l'ansia e la paura e la fatica. Dovrei raccontargli che ho una storia dentro che al momento è senza contorni, ha pochi dettagli, ma già esiste e ogni giorno preme un po' di più per vedere la luce. È risoluta, e so che costituirà un grande cambiamento per me. Lo so perché quando ci penso mi sento come mi sentivo lavorando a WDF senza capire dove stessi sbagliando, perché in effetti stavo sbagliando. Ci ho messo tanto a trovare la soluzione al problema, a fare ordine, ma alla fine ci sono riuscita. Con questa storia accadrà lo stesso. Ed è inutile dire che non importa quanto ci vorrà prima che sia pronta.