giovedì 28 novembre 2024

VERITÀ (MIE) SULLA PROCRASTINAZIONE

Facciamo che ora mi racconto la verità sulla procrastinazione: la verità è che la mole di questo libro mi spaventa. Continuo a ripetermi che devo pensarlo nelle sue parti più piccole — fare a pezzi il mostro, così ho letto in giro — ma non funziona, mi siedo alla scrivania col mio coccige infiammato e le spalle contratte, apro il file per mettermi a lavorare e inizio subito a perdere tempo.

Il meteo innanzitutto, devo pur sapere che tempo farà e quali saranno le temperature massime per capire come vestirmi per la passeggiata quotidiana; una sbriciata velocissima ai social, tanto non ho più interazioni, ci guardo solo per curiosità; ah, quella canzone... mi è venuta voglia di ascoltare quella canzone, di immaginare scenari che chissà, potrebbero anche diventare reali un giorno; ecco, adesso sono pronta a cominciare a lavorare al romanzo... no, prima devo andare in bagno, meglio svuotare la vescica subito, non vorrei mai cominciare e dovermi interrompere tra un quarto d'ora. Adesso che sono pronta. Ma come è già ora di pranzo? Come può essere così tardi??!

Può se hai fatto tutto il possibile per perdere tempo, se mentre eri in bagno a far pipì ti è venuto in mente che forse potevi dare una grattatina alle fughe tra le piastrelle con uno spazzolino da denti così, per riscaldarti le dita, per essere veramente pronta a partire con la sessione quotidiana.

La storia che ci ha messo più di un anno a formarsi adesso c'è, non è perfettamente solida in ogni sua parte ma lo è abbastanza da stare in piedi. Si è complicata, sì, ha tre o quattro personaggi in più che non erano previsti, sì, ma ho aggiustato le parti che non funzionavano, ho oliato gli ingranaggi, può andare avanti. Tanto la resa sulla carta non sarà mai adeguata alle immagini che ho in mente a meno di non metterci un altro anno e mezzo a scriverla seguendone ogni più piccolo capriccio — che non so perché non dovrei impiegare un altro anno e mezzo a scriverla, voglio dire, c'è una legge che me lo vieta? Non ho scadenze, non ho contratti né patti da rispettare, di anni potrei mettercene anche dieci e nel mondo editoriale non cambierebbe niente (constatazioni da leggersi con un tono positivo, alla fine parlo di libertà) — ma il rischio che corro a tirarla lunga è di non iniziare mai sul serio e di ritrovarmi poi con una mostruosità triste, incompleta e spettrale come i resti del castello di Wonderland a Chenzhuang, in Cina.

Niente progetti fatiscenti, giuro, non più. Prendo la mia paura di fallire, il mio senso di inadeguatezza, la mia imperfezione e tutto il resto e vado avanti lo stesso. Il tempo di finire questo post e di scrivere la lista degli eventi principali del romanzo. Poi le diramazioni, gli sviluppi di ogni parte principale, la distribuzione coerente lungo la linea temporale. Lunedì prossimo voglio essere pronta a cominciare la Stesura Zero.

Devo ricordarmi di tornare qui ad annotare i progressi. Perché sempre e solo le rogne, le esitazioni e i cedimenti? Non sarò mai ottimista, non è nella mia natura, ma almeno realista — di progressi ne faccio anch'io, di cose decenti e a volte anche buone.

domenica 24 novembre 2024

CHE ABBIAMO DA PERDERE?

È l'inizio dell'anno. 
Un po' la tradizione e un po' un inconscio desiderio di ritrovare le piacevoli sensazioni del passato, di quando scrivevi post pieni di cretinate per il gusto di scriverli, ti spingono a rientrare nel caro, vecchio e mai dimenticato blog. Scrivi una manciata di post spinta unicamente dal desiderio di divertirti e/o di essere te stessa sul serio (DIVERTIMENTO E SPONTANEITÀ sono parole chiave, è ciò che manca con una costanza spaventosa dalla tua attuale vita), e che sembrano presagire un anno ricco di futuri ricordi, roba che un giorno vorrai rileggere. E poi non rimetti più piede su Blogger fino a settembre perché da gennaio a febbraio un pochino te la sei spassata, sì, ma non abbastanza, e perché il blog "non è utile alla tua formazione, non equivale a essere PRODUTTIVA" perché TUTTA la tua vita ruota intorno all'essere produttiva (rigorosamente senza guadagnare pressoché un cazzo). 

Allora provi a sfruttare quell'altro blog che hai aperto anni fa e che doveva essere dedicato solo agli "sfoghi creativi" — una zona grigia, quella terra leggendaria in cui tecnicamente sei in pubblico perché il blog è pubblico e chiunque può trovarlo ma è come se non lo fossi perché non ti si incula nessuno — scrivi un paio di post apparentemente molto ispirati sulla tua ispiratissima creatività (in realtà ti senti idiota a farlo, e questo NON È divertente per niente) e poi perdi il ritmo, l'interesse e l'abitudine prima ancora di averla acquisita perché tra l'altro ti trovi nel pieno di un'altra fase di DOWN emotivo che dura da fine agosto e non ti vuole mollare.

Passi quindi successivamente a cancellare quei due o tre post creativamente ispirati perché ti vergogni tantissimo di aver fallito un'altra volta nell'intento di essere produttiva (PRODUTTIVITÀ è un'altra parola chiave di questo anno che sta per andare a farsi strombettare), e perché ti senti colpevole e un essere abietto e in fondo hai ragione, guardati, non ti fai un pochino ridere?
E come se non bastasse rifletti... rifletti per altri due mesi sulla scrittura e sulla tua creatività, sull'utilità di quelle storie che metti insieme con tanta cura e che quasi nessuno legge, e che quei pochissimi che leggono valutano con una manciata di stelline sdegnose che si potrebbero pure ficcare nel culo perché insomma, non sei Han Kang Premio Nobel per la Letteratura 2024 e non hai nemmeno un grammo del talento e delle capacità del compianto e da te tanto amato Paul Auster, ma non sei neanche una che scrive libri da monostella. Monostella = merda, e i libri di merda sono ben altra cosa, e quindi?
QUINDI ANDATE TUTTI A PRENDERVELO DOVE NON BATTE IL SOLE!

E dopo tanto ragionare e quei quaranta, cinquanta mal di testa settimanali, una domenica di novembre all'imbrunire fai ritorno al vecchio e adorato blog che ha accolto quattordici anni di cretinate, di sfoghi più o meno seri, di letterine per la ex migliore amica mascherate da post generici scritti da quell'adorabile passivo-aggressiva che eri per ricordarti che esiste questo posto meraviglioso in cui puoi ancora usare le parolacce senza che l'Algoritmo Rottenmeier ti dia delle bacchettate sulle mani e mandi i tuoi post brutti, zozzoni e cattivi in fondo alla lista delle visualizzazioni, che puoi usare come diario senza vergognarti e men che meno preoccuparti di aver scritto un contenuto che susciti l'interesse di qualche follower o che sia politicamente corretto. NO visualizzazioni, NO flame, ONLY GENUINE CAZZATINE. E bum!, passa ogni malumore.

Troppo a lungo ho barattato con delle spolliciate la mia libertà di essere anche stupida e di scrivere senza tirarmi un milione di pippe su stile e contenuti. Non ce l'ho per essermi infilata in certi abiti che non erano tagliati per me perché volevo attenzioni e approvazione come tutti gli altri, è capitato e basta, e non è una tragedia senza rimedio. Sono di nuovo qui, giusto? Ecco il rimedio. Sono qui con lo spirito della diciottenne che si metteva davanti alla Olivetti elettrica e cominciava le sue pagine di diario e le letterine quotidiane con "Cari Posteri, non immaginate cosa mi è successo oggi". 
Ti voglio bene, Me Diciottenne che nonostante tutto sapevi divertirti, che ci credevi (in generale), che avevi l'identità e il carattere e le palle che è ora di ritrovare, perché la Me Di Adesso è giunta alla maturità portandosi dietro un bidone pieno di spazzatura passata invece che essenziali verità su di sé - una tra tutte, che ha saputo superare traumi che avrebbero spezzato tante altre anime, e che per questo dovrebbe smettere di aver paura di esporsi e di essere giudicata.


Poscritto Ignorante, A TITOLO PURAMENTE INFORMATIVO: i Passerini sciocchi in fondo al post precedente sono stati oltremodo graditi (maremma patarfiola).