Facciamo che ora mi racconto la verità sulla procrastinazione: la verità è che la mole di questo libro mi spaventa. Continuo a ripetermi che devo pensarlo nelle sue parti più piccole — fare a pezzi il mostro, così ho letto in giro — ma non funziona, mi siedo alla scrivania col mio coccige infiammato e le spalle contratte, apro il file per mettermi a lavorare e inizio subito a perdere tempo.
Il meteo innanzitutto, devo pur sapere che tempo farà e quali saranno le temperature massime per capire come vestirmi per la passeggiata quotidiana; una sbriciata velocissima ai social, tanto non ho più interazioni, ci guardo solo per curiosità; ah, quella canzone... mi è venuta voglia di ascoltare quella canzone, di immaginare scenari che chissà, potrebbero anche diventare reali un giorno; ecco, adesso sono pronta a cominciare a lavorare al romanzo... no, prima devo andare in bagno, meglio svuotare la vescica subito, non vorrei mai cominciare e dovermi interrompere tra un quarto d'ora. Adesso sì che sono pronta. Ma come è già ora di pranzo? Come può essere così tardi??!
Può se hai fatto tutto il possibile per perdere tempo, se mentre eri in bagno a far pipì ti è venuto in mente che forse potevi dare una grattatina alle fughe tra le piastrelle con uno spazzolino da denti così, per riscaldarti le dita, per essere veramente pronta a partire con la sessione quotidiana.
La storia che ci ha messo più di un anno a formarsi adesso c'è, non è perfettamente solida in ogni sua parte ma lo è abbastanza da stare in piedi. Si è complicata, sì, ha tre o quattro personaggi in più che non erano previsti, sì, ma ho aggiustato le parti che non funzionavano, ho oliato gli ingranaggi, può andare avanti. Tanto la resa sulla carta non sarà mai adeguata alle immagini che ho in mente a meno di non metterci un altro anno e mezzo a scriverla seguendone ogni più piccolo capriccio — che non so perché non dovrei impiegare un altro anno e mezzo a scriverla, voglio dire, c'è una legge che me lo vieta? Non ho scadenze, non ho contratti né patti da rispettare, di anni potrei mettercene anche dieci e nel mondo editoriale non cambierebbe niente (constatazioni da leggersi con un tono positivo, alla fine parlo di libertà) — ma il rischio che corro a tirarla lunga è di non iniziare mai sul serio e di ritrovarmi poi con una mostruosità triste, incompleta e spettrale come i resti del castello di Wonderland a Chenzhuang, in Cina.
Niente progetti fatiscenti, giuro, non più. Prendo la mia paura di fallire, il mio senso di inadeguatezza, la mia imperfezione e tutto il resto e vado avanti lo stesso. Il tempo di finire questo post e di scrivere la lista degli eventi principali del romanzo. Poi le diramazioni, gli sviluppi di ogni parte principale, la distribuzione coerente lungo la linea temporale. Lunedì prossimo voglio essere pronta a cominciare la Stesura Zero.
Devo ricordarmi di tornare qui ad annotare i progressi. Perché sempre e solo le rogne, le esitazioni e i cedimenti? Non sarò mai ottimista, non è nella mia natura, ma almeno realista — di progressi ne faccio anch'io, di cose decenti e a volte anche buone.
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