giovedì 28 aprile 2011

POSTO GIUSTO PER POSTARE

Immagino che in assenza di notizie INTERESSANTISSIME sulla mia frizzante vita quotidiana, i miei affezionati Fuffaioli siano decisamente in manca perciò ecco un post lampo ricco di Fuffa fresca di questi giorni:



*A Pasqua ADDIO dieta vegana, ho mangiato una quantità di grassi e formaggi che un quarto mi basterà per i prossimi dieci anni, in compenso ho disprezzato in modo molto plateale tutti quelli che avevo intorno che hanno mangiato l'agnello, per cominciare, e poi la faraona e per finire il vitello (ASSASSINI)
*Ho scoperto l'effetto DROGA che ha su di me la cioccolata fondente dopo che sono stata dei mesi senza toccarne nemmeno un pezzetto. Cioè, davvero, ho sbroccato di brutto (tipo che ho iniziato a fare la defi a dismisura ) e alla fine mi sono mangiata quasi un intero uovo di cioccolata mentre le mie papille gustative avevano degli orgasmi multipli a ripetizione.
*Stamani mi ha detto proprio bene, penso di aver scritto dieci righe più del solito (SOLITO = 5 RIGHE solitamente cancellate il giorno successivo al loro parto) ma sono ancora titubante a proposito della TESTA PARLANTE di Layton perché mi sembra veramente un'esagerazione. O forse no. O forse sì? O forse boh. Andrò in giro elemosinando pareri a proposito di un morto vivente molto figo di cui però è rimasta intatta soltanto la testa.
*Sono tornate le rondini nel nido davanti a casa mia. Avrei preferito dedurlo dagli allegri garruli anziché dalle scagazzate sul cofano della mia macchina, comunque è proprio primavera, ecco.
Detto popolare (del mio ex capufficio) a tema: "Una rondine non fa primavera ma un leccaculo farà sempre carriera".
Amen.
*Il lunedì di Pasqua ho salvato un gatto da morte certa, o almeno è quello che spero.
Era terrorizzato, con la coda completamente scuoiata ma ancora vivo. Non so come sia riuscito a infilarsi lì, suppongo sia stato per il terrore e il dolore per lo scalpo alla coda, sta di fatto che era incastrato tra un balcone e una grata di ferro della casa disabitata dall'altra parte della strada in cui vivo, e non riusciva più a venirne fuori, 'sta povera creatura. Per un attimo ho creduto di impazzire di fronte all'impotenza, pensavo di non poter fare niente con le mie sole forze ed ero già pronta a chiamare i pompieri (e vaffanculo all'eventuale padrone di casa se gli tagliavano via un pezzo di grata) perché non avrei mai potuto lasciare il gatto lì dov'era, ma Dio (o chi per Lui) che mi ama tanto, mi ha fatto dono di un uomo che sa sempre mantenere la calma anche di fronte alle situazioni peggiori, così con l'aiuto suo, del suocero e con un po' di fortuna e forza bruta siamo riusciti a tirare indietro il balcone di legno quanto è bastato perché il gatto sgusciasse fuori. Avrei voluto prenderlo e dissetarlo, nutrirlo e spendere centinaia di euro -del marito s'intende- per portarlo d'urgenza in clinica e fargli medicare la coda scorticata ma mi è scappato sotto al naso, trascinando una zampetta, ed è sparito miagolando dietro un portone di legno. 
Spero che se la sia cavata.
*Dieci minuti fa splendeva il sole, adesso piove in orizzontale. Primaveraimmerd... (ovvero il fottuto lato odioso della primavera. E i panni stesi di fuori non c'entrano NULLA con tutto ciò).

venerdì 22 aprile 2011

MARGHERITA DOLCEVITA

"Ma la mamma era tutta eccitata, Gordon se n'è accorto e ha tirato fuori l'arma segreta: un telecomando a quarantotto tasti, una meraviglia con cui si potevano regolare i gradi, la ventola, l'angolo di uscita e anche la composizione dell'aria. C'era anche la profumazione al pino.
-Naturalmente, quando l'impianto va bisogna tenere la finestra chiusa- diceva il tecnico, con un sorriso promozionale.
La mamma annuiva e fumava Virtual.
Mamma, volevo dirle, i pini li abbiamo veri, in fondo al prato, cosa ci importa di avere delle scoregge sintetiche di pino?"

"Ma era inutile lamentarsi, bisognava lottare. Se ti arrendi a quattordici anni, ti abituerai a farlo tutta la vita.
Solo i pesci morti vanno con la corrente.
Così diceva il nonno. Perciò ho deciso di tenere i nervi saldi e gli occhi bene aperti."

"Per un attimo mi è sembrato tutto come una volta. Odore di muffa, vecchio legno e bambole morte. Era ancora la nostra stanza dei giochi. Ogni armadio nascondeva un segreto, ogni scopa era la testa di una strega, ogni ombra un dinosauro. L'odore era lo stesso, uguale al rumore del nostro respiro.
Giochiamo ancora Giacinto, Luisa, Lorenza, Erminio, avrei voluto dire.
Vieni a giocare con noi, Angelo.
E ho sentito un fremito. Un lamento. O forse solo il vento, dalla finestrella aperta."

Stefano Benni

NB: ci tengo a sottolinearlo: È UN LIBRO STUPENDO. LEGGETELO, NE VALE LA PENA!!!!

mercoledì 20 aprile 2011

OFF TOPIC (con una LIEVE punta di AUTOCOMMISERAZIONE)

A volte mi sento l'essere più solo e meno cagato dell'intero Universo, tipo quando alle feste/raduni provo la sensazione dell'alieno dimenticato sul pianeta sbagliato dall'astronave madre, e allora mi siedo in un angolino a leggere un pessimo libro comprato al volo in edicola (perché ho lasciato a casa quello che stavo leggendo dato che non immaginavo di dovermi mettere a leggere durante una festa!!) e l'unica persona che mi si avvicina e mi rivolge la parola è un tizio che mette il pane sulle tavole che mi fa: "Si legge eh?" e io: "Eh sì" e fine della conversazione.

lunedì 18 aprile 2011

IL MONDO NUOVO - ALDOUS HUXLEY

Solitamente non scrivo recensioni (solo raramente dei commenti) a proposito dei libri che leggo, ma stavolta farò un'eccezione seppur limitata a uno schema, perché non mi riusciva di entrare nello spirito del libro, non mi riusciva di farmi avvincere dalla lettura finché non mi sono fermata e ho pensato che forse lo stavo leggendo dalla prospettiva sbagliata. Questa riflessione mi ha suggerito uno schema, che una volta finito mi ha fornito la risposta che stavo cercando.
A prescindere da questo schema, con delle sconvolgenti analogie tra una realtà immaginata nel 1932 e quella attuale, da parte mia non trovo che il mondo sia orribile, né che sia in sfacelo, tantomeno migliore o peggiore di quello che era durante la mia infanzia, credo solo che ogni momento storico, come ogni cosa nella vita, abbia il suo lato positivo e il suo lato negativo, e che tutto stia nel fare (o non fare) determinate scelte, perché non esistono cose/persone/situazioni buone o cattive, esistono cose, situazioni e persone, e siamo noi a qualificarle come positive, neutre o negative e sempre noi a scegliere da che parte stare.




IL MONDO DI HUXLEY
1932
IL NOSTRO MONDO
2011
*Esseri umani concepiti in provetta *Uteri in affitto
*Ruoli sociali stabiliti alla nascita *Discriminazioni sociali (per quanto queste in effetti ci siano sempre state...)
*Nessuna individualità *Esaltazione della massa, moda uniformante
*Inesistenza del nucleo familiare *Crollo dei valori di base legati alla famiglia, genitori distratti e impotenti di fronte a figli esigenti e intrattabili
*Consumismo estremo *Consumismo come status symbol (desiderio smodato di avere la macchina “che va adesso”, il telefonino con mille funzioni, l'mp3 Tal Dei Tali, il MacBook...) (---> il MacBook lo voglio anch'io. Non ho mai affermato di essere immune dalle mode, anzi...)
*Droghe condizionanti *Droghe per tutti a buon mercato e facilmente reperibili
*Bambini che s'intendono sessualmente come adulti *Ragazzini/e che si prostituiscono per beni di consumo (ricariche telefoniche, vestiti firmati...)
*Divertimenti oltre ogni limite *Nessun limite a nessuna età, nessun mistero per la vita
*Orrore per la vecchiaia e il decadimento del corpo (il corpo viene preservato perfetto ESTERIORMENTE, e la morte viene programmata come “fine” del lavoro degli organi interni) *Chirurgia estrema (anche in giovane età), esteriorità come unico metro di giudizio
*Condizionamenti di ogni genere fin dalla tenera età *TELEVISIONE (non in quanto TELEVISIONE, dato che esiste anche quella intelligente e divertente, ma in quanto PESSIMI PROGRAMMI che sono il MALE ASSOLUTO ---> Padre Amorth e i suoi colleghi dovrebbero iniziare esorcizzando le televisioni prima delle persone), social network che qualificano gli utenti in base al gradimento e alla popolarità (ok, può essere una versione telematica delle classiche, vecchie ma mai demodé beghe    scolastiche o di quartiere tra la figa e la cessa di turno con rispettive amiche)
*Odio razziale inculcato dalla nascita *Guerre e razzismo tra individuo e individuo, non solo tra razze diverse
*Proibizionismo letterario ritenuto necessario ai fini del consumismo. Ciò che è “vecchio” non può circolare, men che meno piacere, in quanto non stimola a comprare qualcosa di nuovo *Letteratura scadente e scadente approccio con la letteratura (che si tratti di insegnanti impreparati o di studenti rincretiniti), letteratura politicamente condizionata e di parte
*Culto dell'apparenza *Perfezionismo fisico, canoni di bellezza e di perfezione DISUMANI
*Annichilimento delle passioni (in quanto portatrici di disordini sociali) *Terrore per le umane passioni e conseguente annichilimento per stordimento psico-fisico




Immagino che chiunque avrebbe da ridire su questo schema o sul fatto che sembra che io abbia generalizzato troppo, ma dato che la mia intenzione era semplicemente quella di descrivere in un post le riflessioni che sono scaturite dalla mia lettura di questo libro abbiate pazienza, e sappiate che non intendevo essere polemica


PS
tra le tante, questa è senza alcun dubbio la frase che ho trovato più geniale in assoluto:
<<Non si può avere una civiltà durevole senza una buona quantità di amabili vizi.>>

mercoledì 13 aprile 2011

QUANTA FATICA, A LASCIAR ANDARE LE PERSONE...

Provo un odio prepotente per il verbo "BISOGNA" (la mia risposta standard a codesto odioso verbo è "MORIRE BISOGNA!" -di solito ringhiata) però per una volta nella vita so di usarlo nel modo giusto.
Bisogna che io lasci andare le persone.
E bisogna che io lasci andare il passato.
Negli ultimi tempi ho scoperto che dopo tanti libri letti sullo stesso argomento con la teoria me la cavo egregiamente, addirittura quando dispenso consigli agli altri poi mi do segretamente delle pacchette sulle spalle e mi complimento con me stessa per la mia maturità e il mio acume, IL PROBLEMA STA NELLA PRATICA, è lì che deficito, ed è per questo che finora non sono guarita e non mi riferisco al solito passato, nel quale ogni tanto ancora sguazzo perché sotto sotto un po' mi piace commiserarmi. No, quello a cui mi riferisco è il passato recente e un po' anche il presente, in cui per qualche ragione mi sono fissata su un'unica persona che ha costituito il mio universo e il mio unico metro per giudicare me stessa e il mondo.
Se non sono buona per lei non lo sono per nessuno. Se non mi accetta lei chi vuoi che lo faccia? eccetera, pietosamente eccetera.
E più dico "Non voglio che tu sia il mio mondo" più il mio mondo si concentra lì dove non vorrei che si concentrasse, perché ancora non mi è entrato in testa il concetto che la mente non la capisce la negazione, e prende tutto come un'affermazione.
In verità, credo che lasciar andare non significhi "perdere" una persona ma solo l'illusione che mi sono costruita intorno a un rapporto, l'idealizzazione, quella perfezione tanto bramata e inseguita che non sarà mai raggiunta, perché l'alternativa è rendermi conto che in fondo sono da sola, sempre lo sono stata e sempre lo sarò anche se in questo non c'è niente di sbagliato o di terribile perché non è della solitudine che ho paura, ma ce l'ho di non riuscire a cavarmela da sola e tuttavia, se non lo faccio questo salto nel buio, non scoprirò mai quanto sono brava a camminare sulle mie gambe, e quanto coraggio ancora mi è rimasto. 
È qui allora che comincia la pratica, lasciando andare le persone, lasciando che siano quello che vogliono essere e che vadano dove vogliono andare, anche se qualche volta mi addolora un po'...

PS: "Quando la notte è così buia da non scorgere il proprio naso statene certi, l'alba è molto vicina" (Massima cinese).
Non so perché in questi casi ha un suono così rincuorante ♥

martedì 12 aprile 2011

NEL MIO INTIMO C'È UNA BIMBAMINKIA


Ho cercato invano un modo di confezionare bene una stronzata galattica, ovvero di far sembrare un post da bimbaminkia un po' meno da bimbaminkia ma sono giunta all'unica conclusione che NEL MIO INTIMO C'È UNA BIMBAMINKIA e non ci posso fare niente.
No, è che scrivere questa cosa proprio mi veniva DAL DI DENTRO, era un post NECESSARIO, perché stanotte ho sognato la Gerarda in versione <<Giovane Parallelepipedo>> che mentre camminavamo per un centro commerciale in cui doveva esibirsi (io ancora non so che cosa ci facevo appresso al gruppo) si volta, mi guarda e mi fa:


"Cerca di metterti in prima fila, voglio vederti bene durante il concerto"

e io allora àaàfmnaònvfaòmvnaaò...ma che è, sono morta e sono finita in paradiso??!  e quando poi mi sono svegliata non so, mi sentivo come se mi avesse investito un tram...mi sentivo quasi bella... 

Insomma, il succo del post è questo (emoticon incluse) ma mi sa che meglio di così non saprò mai esprimermi perciò FANCULO, lo lascio come sta!!!!


PS delle ore 20.38: come giustamente suggerito dalla mia SUPERBEST AMIKA DEL KUORE CYB, non posso scrivere da bimbaminkia e non mettere nel player una canzone da bimbaminkia, pertanto CUCCATEVI I TORKIO MOSTEL!!!!!!!!!!!!!!!
(Ale, seriamente: SEI MERAVIGLIOSA, mi fai sbragare dal ridere e anche per questo TI ADORO )
(ma per davvero, eh!) 

sabato 9 aprile 2011

EMMA SONO (UN PO') IO

Normalmente Emma amava le persone generose nelle dimostrazioni d'affetto, e lei per prima non lesinava su baci, carezze e abbracci a prescindere da chi le capitava sottomano, ma forse perché sapeva che la sua migliore amica era innamorata di quello che sarebbe potuto diventare il suo ragazzo, la stretta le parve soffocante. Quando cercò di prendere una boccata d’ossigeno si ritrovò in bocca una manciata di capelli e un pezzo della sciarpa dell’amica. Non voleva che l’altra capisse che cercava di respingere l’abbraccio, ma d’altra parte le sarebbe dispiaciuto di vederla andare in giro con la sua saliva dappertutto.
“Vedo sì che sei felice” commentò sciogliendosi dalla stretta “mi stai strozzando! Ma chi è il fortunato destinatario di tanto amore?”
Finalmente aveva fatto la domanda fatale e inutile, dato che conosceva già la risposta.
“Indovina?”
”Proprio non ne ho idea…”
Laura arrossì un po’ e abbassò gli occhi.
“Cristiano”
Emma deglutì, e l’altra si girò repentinamente per studiare la reazione dell’amica allo scoppio della bomba atomica, e si accorse di star guardando una città che cercava di rimettersi in fretta in piedi dopo una disgrazia di proporzioni epiche.
“E lui che cosa ne pensa?”
Il sorriso di Laura si spense, quello di Emma cercò debolmente di accendersi come una lampadina che sta per scoppiare e fa luce ad intermittenza.
“A dire il vero non lo so. Gliel’ho detto ieri notte e non mi è sembrato molto sorpreso…un po' come te adesso, insomma. Forse se l’aspettava…magari gli ho fatto capire più cose di quelle che avrei voluto”
“In effetti anch’io ci ho pensato qualche volta” postillò Emma con tono leggero, tralasciando di riferire che il pensiero le aveva fatto venire mal di pancia.
“Comunque alla fine non ha detto niente di preciso” proseguì Laura, mentre il sorriso le tornava sulle labbra “ma penso di piacergli almeno un po’. E poi ci conosciamo da così tanto tempo che non potremo non stare bene insieme, non ti pare? Forse sono esagerata, non vorrei sembrare spocchiosa come Luna ma sto cercando di pensare positivo”
Io sto cercando di capire se sia possibile amare e odiare una persona allo stesso tempo!’ pensò Emma, perché da una parte i suoi sentimenti per Laura non erano mutati, e come non poteva farsi una colpa per il sentimento nato tra lei e Cristiano allo stesso modo non poteva aggredire l’amica perché si era innamorata di lui. Ma d’altro canto, come faceva lei, innamorata con la stessa intensità, a reprimere la voglia di prenderla a schiaffi per quello che aveva detto? Credeva forse di non avere rivali solo perché lo conosceva da sempre?
Dio che nervi!
Quello poteva essere il momento migliore per dire tutta la verità.
Sputare il rospo, prego, oppure sputare tutti i denti. 
Ma non poteva prendere quella decisione senza prima consultare Cristiano perché le parti coinvolte erano tre, non soltanto due, e non era escluso che la sua durezza della notte precedente avesse portato il ragazzo a decidere che in fin dei conti era meglio mettersi con Laura. Data la sua propensione di quella mattina a vedere tutto nero come le palle di un toro, Emma avrebbe potuto vagliare qualsiasi ipotesi.
Si infilò in fretta gli occhiali da sole e mise mano alla portiera.
“Se non ti spiace esco a fare una fumatina prima di partire” sbottò verso Laura “non resisto fino alla stazione…”
La sua amica ci rimase evidentemente male, perché mal di stomaco a parte non si era aspettata una reazione così fredda da parte di Emma.
Si comportava non soltanto come se quella cosa non le importasse ma anche come se le desse fastidio. Aveva bisogno di indagare e vederci chiaro, perché anche il modo in cui aveva reagito Cristiano la sera precedente le aveva dato parecchio da pensare. Essendo insicura sui sentimenti di lui si aspettava il sostegno e le rassicurazioni della sua migliore amica e quindi, uscì dalla macchina e si avvicinò alla compagna, che fumava in silenzio.
Non c’era anima viva in giro. 
La mattina sorgeva cupa, in sintonia con l’umore schifoso di Emma che proprio non sapeva che pesci pigliare. Se non avesse prevalso il bisogno di tenere segreto quello che stava provando si sarebbe affrettata a chiamare Cristiano e chiedergli consiglio. Da come aveva messo le cose quando si erano salutati la sera prima pareva che la decisione dipendesse soltanto da lei. Aveva cancellato dal cellulare i messaggi che si erano scambiati perché dovendo dividere la stanza con Laura aveva pensato che non sarebbe stato prudente lasciare in giro tracce che avrebbero potuto scatenare la Terza Guerra Mondiale, e lì sul momento non riusciva a ricordarsi che cosa esattamente lui le aveva scritto. Davvero l’aveva indotto a credere che fosse solo lei l’indecisa? Ma perché cavolo i casini universali dovevano dipendere dalle sue decisioni? E perché le suddette decisioni non erano mai facili da prendere? E infine, fatto molto rilevante, lui non si preoccupava di poter guastare l’amicizia con Laura? Dopo tutti quegli anni, come poteva non farsi un minimo di scrupolo?
Ah già, gli uomini. Se li guida il pisello, possono combattere una guerra a mani nude.
“Perché sei così silenziosa stamattina?”
Emma si girò a guardare Laura e per un istante il mondo ondeggiò. 
La prima sigaretta del giorno dopo ore di astinenza le faceva sempre l’effetto di una sberla improvvisa in faccia. Che doveva dire a quel punto? L’amica non poteva lasciarle un attimo di tregua? Cosa si aspettava che facesse dopo quella confessione, che desse fiato alle trombe? 
La rabbia riprese il sopravvento, e si odiò a morte per aver pensato quelle brutte cose su Laura.
“Senti scusa davvero se non sembro in vena, sono una migliore amica di cacca lo so, ma dato che staremo in camera insieme te lo devo dire: la mattina non parlo quasi mai. Mi posso alzare a qualsiasi ora ma esco dalla fase REM solo verso le undici e dopo almeno tre caffè…porta pazienza”
L’altra sembrò immediatamente sollevata.
“Hai fatto bene a dirmelo, dato che io invece sono sempre in vena di chiacchierare. Pensa che casino se non l’avessi saputo…mi avresti odiata! Osserverò il massimo silenzio finchè non avrai preso il tuo terzo caffè, promesso! Però adesso me lo puoi dare un abbraccio? Prima eri così distante…non sei arrabbiata con me vero?”
Ma come poteva fare la stronza di fronte ad una persona così? Come?
Abbracciò Laura subito dopo aver gettato il mozzicone della sigaretta poco distante.
“Prima avevo la tua sciarpa in bocca” ammise ridendo “non volevo sbavarti addosso”
La compagna si unì alla sua risata e poi, accennò all’auto.
“Cosa dici? Partiamo? Gira e rigira siamo qui da venti minuti…”
“Andiamo, prima di perdere l’appello” ribattè allora Emma e salì in macchina, allacciando la cintura di sicurezza e pensando che partire era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare. 
Quando l’auto si mosse lanciò uno sguardo disperato verso casa sua. Era assurdo ciò che stava pensando, eppure sentì in quell’istante che le cose si sarebbero messe male e che forse non sarebbe più tornata indietro. Anche lasciando perdere quella sua speciale abilità nel portare al parossismo ogni emozione c’era davvero qualcosa nell’aria, qualcosa che nel suo stato mentale sovreccitato dalla veglia e dalle preoccupazioni, Emma era riuscita a recepire.
Giunsero in stazione quasi per prime.
C’erano soltanto le quattro secchione della classe che parlavano con un professor Pastorelli dall’aria inedita. Il vecchio soprabito che usava d’inverno era stato sostituito da un poncho impermeabile bordato di pelliccia e sui capelli sale e pepe l’uomo portava un basco di sbieco.
“Ma dove crede di essere il prof?” domandò Laura divertita, mentre trascinava la valigia pesantissima nella sala d’aspetto della stazione.
“Mi chiedo solo come farò a superare l’appello senza ridergli in faccia” commentò a sua volta l’amica “Ed è fortunato che stamattina mi sento di merda…"
In effetti lo spettacolo era molto più che insolito, anche se l’abbigliamento non aveva in alcun modo apportato differenze all'uomo che c’era dentro. Bastò il suo pesante sarcasmo a far capire che il cane rognoso e represso che era in lui non si era assopito ma aveva solo cambiato aspetto e tuttavia, quelle due biglie nere e lucide che aveva al posto degli occhi quella mattina sembravano meno opache del solito. L’elettricità che si poteva respirare nell'aria per quella partenza sembrava che l’avesse in qualche modo rinvigorito e si capiva molto bene quanto tenesse a quella gita, contrariamente a tutti gli altri partecipanti. I minuti passavano e dopo essere stata sconfitta dalla sua vecchia conoscenza Paranoia, Emma si vedeva di nuovo in piedi sul ring, conciata peggio di Rocky nei minuti finali dell’ultimo round, a prendere a pugni l’Ansia. Le sembrava di vedere la sua faccia coperta di sangue, con un sopracciglio spaccato, il naso ridotto ad una polpetta e gli occhi…oh mamma! Gli occhi erano uno spettacolo vivente di colori varianti dal viola al nero e al verde. Da qualche parte nella borsa che portava sempre a tracolla, doveva esserci anche del collirio. Non si ricordava nemmeno se l’aveva infilato in qualche taschino insieme alle pastiglie per tenere a bada il mal d’autobus…Pastiglie, nausea, mezzo litro di caffè e un uomo che pretendeva di presentarsi con un ridicolo poncho ed essere preso sul serio…Che altro doveva aspettarsi quella mattina? Un elefante col tutù che faceva piroette per la stazione o magari un principe azzurro su un cavallo bianco che sarebbe arrivato a rapirla e riportarla a casa? Pastorelli aveva già segnato il suo nome sulla lista: non poteva più tornare indietro, neanche accusando qualche malanno improvviso perché se c’era qualcosa che l’uomo sapeva fare a meraviglia, era smascherare una bugia a tempo record, riuscendo anche nel frattempo a spuntarsi un sigaro. L’ansia la stava battendo alla grande. 
Il terzo round era appena iniziato e le aveva già fatto ingoiare tutti i denti. Sapeva che Cristiano avrebbe presto varcato la soglia della stazione e si domandava con quanta abilità loro due sarebbero riusciti ad eludere gli sguardi sospettosi di Laura, che di sicuro li avrebbe puntati come un pointer non appena li avesse avuti entrambi a tiro. Emma poteva anche sentirsi come se avesse dimenticato a casa il cervello, ma il commento dell’amica in macchina, quando le aveva rivelato della stessa tiepida reazione che sia lei che Cristiano avevano manifestato di fronte alla confessione del suo amore non le era sfuggito. Se sospettava qualcosa, non avrebbe mollato facilmente la ciccia finché ce l’aveva tra i denti.
“Emma sei ancora nel mondo dei vivi?”

venerdì 8 aprile 2011

LA LUNA È UN'UNGHIA CHE GRAFFIA LA SERA

Senza storie e tanti giri di parole, quello di ieri è stato un pomeriggio epico.
Epico.
EPICO!
...che è stato epico l'ho già scritto?!
Grazie Ale!! 


PS: ecco una PIC commemorativa...



La prossima la faccio al nonno col fischietto appeso al collo quando si avvicina per dire che "Il parco alle otto chiude!" e poi sparisce nel nulla.

Per me quel vecchio è stato solo una visione o_o

sabato 2 aprile 2011

CORALINE

"La luce che entrava dalla finestra era quella del giorno, la luce di un vero e dorato tardo pomeriggio, non una bianca luce nebbiosa. Il cielo era azzurro come le uova di un pettirosso, e Coraline vedeva gli alberi e, dietro gli alberi, le verdi colline che svanivano all'orizzonte fra il viola e il grigio. Il cielo non le era mai apparso tanto cielo; il mondo non era mai apparso tanto mondo.
Coraline guardò le foglie sugli alberi e i motivi che la luce e l'ombra disegnavano sulla corteccia screpolata del tronco del faggio davanti alla finestra, poi si guardò le ginocchia, guardò il modo in cui la piena luce solare accarezzava ogni pelo sulla testa del gatto, trasformando ogni singolo baffo bianco in oro.
Nulla, pensò, era mai stato tanto interessante.
E, rapita da tutti quegli interessanti aspetti del mondo, Coraline nemmeno si accorse di essersi rannicchiata come un gatto nella scomoda poltrona di sua nonna, e nemmeno si accorse di essersi addormentata e di essere sprofondata in un sonno profondo e senza sogni."


Neil Gaiman

venerdì 1 aprile 2011

On this day of your life, I believe God wants you to know...

...that love tolerates human foibles, faults, and failings.

When someone does something you don't like, try
toleration. Tell them in your nicest way that you do
not feel good about what occurred or what was said,
but try hard not to cold-shoulder them, and block
them out of any warm connection with you.

All you teach them by that is to be afraid of you -- by
making them afraid of losing you...or at least the warmth
of their connection with you. This is, of course, what
some people say God does to us...

Give people the same break you would like God (and
other people, for that matter) to give you.


Neale Donald Walsch

Ecco perché AMO quest'uomo ♥