domenica 3 settembre 2017

DOMANDE RETORICHE E ATTI SIMBOLICI

Ecco la situazione: sono passate le tre di mattina, forse sarei anche pronta per dormire ma non voglio andare a letto subito, dopo un paio di giorni che stava bene Franz ha avuto una ricaduta nonostante i farmaci e io sono triste e insieme nervosa. In altre parole, se vado a letto adesso potrei anche non prendere sonno e se voglio fare un altro atto di fede a proposito della guarigione del gatto mi occorrono un po' di tempo e di veglia. 
A questo punto scrivo un post di nessuna utilità tranne quella di alleggerirmi l'anima, perché è questo che mi fa la scrittura: mi alleggerisce, mi salva e salva anche le ceramiche di casa - ché io non sono una violenta con le persone, ma con gli oggetti è tutto un altro discorso. Come quando l'insonnia pesta duro, son due ore che tento inutilmente di addormentarmi e riesco al massimo a scivolare nel dormiveglia e allora alla fine mi alzo, vengo in cucina a camminare avanti e indietro bestemmiando sottovoce e poi prendo il diario e scrivo tutto quello che mi passa per la testa. Le brutte nottate si riconoscono già dalla grafia, non mi serve neanche il contenuto per capire (tra l'altro di solito mi limito a scrivere parolacce. Giuro. Pagine piene di una sequela infinita di imprecazioni o di domande - sempre le stesse, peraltro, e sempre senza risposta - del genere «Perché sono una stronza e non dormo? Perché cazzo non riesco a dormire? Perché non dormo? Perché non posso dormire come qualsiasi altro essere umano??!»). Del resto, se alle tre e mezza antelucane sono al tavolo di cucina a tirare madonne è difficile che io stia lì a concentrarmi per scrivere bene, è già impegnativo cercare di ricordare che ore sono e che mettermi a urlare o spaccare piatti sarebbe ancor meno opportuno che di giorno, perciò mi escono queste lettere enormi e tutte storte, sderenate, fuori dalle righe. Ma credo vada bene così. Scrivere parolacce fuori dalle righe è l'atto simbolico con cui mi concedo di perdere un po' il controllo. Ovvio che poi Scopainculo Fräulein Rottenmeier torna e mi fa il suo solito cazziatone, però intanto un po' l'ho fregata.

Oggi ho scritto meno del solito (cercherò di recuperare adesso), e con meno soddisfazione, ma non mi aspetto di essere al cento per cento ogni giorno. Non ho nemmeno toccato DR, sono concentrata nella correzione della prima parte della song-fiction e nella stesura della seconda dato che è il materiale già messo in prevendita, ma a pc spento ho lavorato ancora sulla trama e la linea temporale. Ho una sensazione che è per metà timore e per metà sospetto: DR sarà un romanzo lungo. Ho avuto troppa fretta di finirlo, nella prima stesura completa - ignoriamo bellamente le altre quarantacinque stesure lasciate a metà - e ho messo in campo moltissimi personaggi presentati come importanti che poi ho abbandonato a se stessi e relegato in un angolo. Mi sono resa conto che se voglio tenerli nella storia li devo minimamente approfondire, quindi dovrò aggiungere pagine, e dubito che per settembre avrò finito - voglio dire, siamo già a settembre. 
Dopo averci dormito su una notte ho deciso che se a stesura completata, effettivamente il romanzo avrà raggiunto una lunghezza importante, lo metterò in vendita anche diviso in tre parti. Tutte insieme: tre parti e un volume unico, così se qualcuno sarà interessato a leggerlo ma non avrà voglia di sciropparsi cinquecento pagine in una volta potrà prendere solo la prima parte, e poi decidere se vale la pena di andare avanti. Con questo pensiero oggi mi sono data da fare a preparare delle copertine, ci ho perso quasi tutto il pomeriggio mentre fuori infuriava la tempesta e mi sono divertita un sacco. Adesso che i dettagli sono definiti non mi resta che una cosa da fare, e cioè darci dentro a scrivere. Cancellare gli appuntamenti con la vita e fare questo, solo questo, il più a lungo possibile. 

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