Le pulizie del giovedì si chiamano così perché le faccio ogni giovedì, giorno in cui diciamo che do alla casa una pulita vagamente più profonda (vagamente). Sono un appuntamento fisso, eppure ogni settimana, giuro, OGNI SINGOLA SETTIMANA, arrivo al giovedì che piuttosto di fare le pulizie schiaccerei ricci con il culo. Quindi perché non perdere due minuti di tempo per scrivere un post di lamentele a riguardo e su altri interessantissimi argomenti?
Ho poi trovato gli appunti di QUEL PROGETTO, QUELLO LÀ che forse scrivo sul serio, erano ficcati in una cartellina sepolta sotto altre sei cartelline di roba che non c'entrava niente con la scrittura. Gli appunti cartacei non contenevano molto più di quello che avevo nell'hard disk, ma ritrovarli mi ha fatto piacere lo stesso. C'è dentro roba vecchia di diciassette anni. E chi ero, io, diciassette anni fa? Di sicuro non la persona che sono oggi. Insomma, è come dire che c'è un pezzetto di me che sono contenta di aver ritrovato.
Sono le 17.25 ed è ancora chiaro. Le giornate si allungano.
MERDA.
Vorrei tanto che qualcuno leggesse quel libro — QUELLO IN PARTICOLARE — ma sono tutti attirati dall'altro che ho pubblicato, che odio e che è pieno così di difetti. Si ostinano a leggere quello e io ogni volta che qualcuno lo scarica o se lo compra cago mattonelle in attesa della stroncatura. Perché sono forte, sono preparata, so che non è un lavoro perfetto e che non si merita di certo cinque stelle, ma per quanto me lo ripeta le monostelle e le due stelle sinonimo di brutto e mediocre (cosa che NON è) mi fanno sempre stare di merda almeno per un po'.
Questo fine settimana prendo l'altro libro, quello che voglio che venga letto perché oh, quello è bello, giuro, quello vale la pena di essere letto, e gli cambio categoria. Lo sposto nella narrativa generale anche se ha dei contenuti pesanti verso la fine e me ne frego se qualcuno lo legge e poi si schifa (è solo una scena brutta, due al massimo. E comunque c'è il disclaimer nella sinossi, fanculizzatevi, io la mia parte l'ho fatta).
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