martedì 25 settembre 2012

FESTA MOBILE

«Fu una cena fantastica da Michaud una volta entrati; ma quando avemmo finito e la fame non era più una possibilità la sensazione che ci era sembrata fame quando eravamo sul ponte era ancora tutta lì quando prendemmo l'autobus per casa nostra.
C'era ancora quando entrammo in camera e dopo essere andati a letto e aver fatto l'amore al buio, era sempre lì. Quando mi svegliai con le finestre aperte e il chiaro di luna sui tetti delle grandi case, era lì. Distolsi la faccia dal chiaro di luna riparandola nell'ombra ma non riuscivo a dormire e rimasi sveglio a pensare a questo. Tutti e due ci eravamo svegliati due volte nella notte e mia moglie ora dormiva dolcemente con il chiaro di luna sul viso. Avrei dovuto cercare di risolvere il problema ma mi sentivo troppo stupido. La vita era sembrata così semplice quella mattina quando mi ero svegliato e avevo trovato la falsa primavera e sentito la zampogna dell'uomo con il suo gregge di capre ed ero uscito per comperare il giornale delle corse. Ma Parigi è una città molto vecchia e noi eravamo giovani e lì non c'era niente di facile, neanche la miseria, né i soldi improvvisi, né il chiaro di luna, né la ragione e il torto né il respiro di qualcuno sdraiato al tuo fianco al chiaro di luna.

Quando smisi di lavorare sulle corse ero contento ma mi lasciò un vuoto. Ormai sapevo che qualsiasi cosa bella o brutta lasciava un vuoto quando finiva. Ma se era brutta il vuoto si riempiva da solo. Se invece era bella potevi riempirlo solo trovando qualcosa di meglio.

Quando cominci a scrivere storie in prima persona, se le storie sono rese così reali che la gente ci crede, la gente che legge quasi sempre pensa che le storie siano davvero successe a te. Questo è naturale perché quando le stavi inventando dovevi farle succedere alla persona che le stava raccontando. Se lo fai in modo sufficientemente efficace, accade che la persona che sta leggendo finisce con credere che le cose siano successe anche a lei. Se riesci a farlo stai cominciando a ottenere quello a cui miravi, cioè fare qualcosa che diventerà parte dell'esperienza del lettore e parte dei suoi ricordi. Ci devono essere delle cose che lui non ha notato leggendo il racconto o il romanzo che, senza che lui lo sappia, entrano nei suoi ricordi e nella sua esperienza in modo da essere parte della sua vita.

Quelli che interferivano con la tua vita lo facevano sempre per il tuo bene e alla fine io capii che quello che volevano era che tu ti conformassi completamente e non ti discostassi mai da un certo modello esteriore comunemente accettato.»

Ernest Hemingway

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