Cena della palestra che assomiglia a una cena della ditta con la differenza che te la devi pagare (tra parentesi, quindici euro per aperitivo -un flûte scarso di alcolico o analcolico E BASTA- pizza e bibita piccola. E STICAZZI!): che voglia proprio.
Come se non bastasse, in due giorni siamo passati da sedici gradi a tipo meno quaranta, se lascio la Panda fuori a gelarsi fino a domani mattina alle quattro per fare il dopocena alla discoteca figherrima col cazzo che quella mi riparte. Mi sa che il dopocena me lo faccio a casa in solitudine e svacco, e pigiama e vestaglia, fuck yeah!
La verità, tra le altre cose, è che non voglio passare una serata con B., nemmeno se mi sta a distanza. Non voglio che ci sia neanche la più piccola possibilità che si ripeta quello che è successo a marzo, e poco mi importa se a chiunque potrebbe sembrare una stupidaggine perché per me non lo è stata. Prima o poi scenderò a patti con tutta questa storia, lo ben so, ma dato che i tempi non sono ancora maturi preferisco mettere da parte e vivermi le feste in pace.
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