lunedì 15 dicembre 2014

SHAPESHIFTER?

Rileggo le prime pagine del nuovo romanzo e non solo l'incipit non mi convince, ma non riesco nemmeno più a riconoscermi nel modo in cui ho scritto.
Ho riletto quarantasei pagine in tutto, due mesi di un lavoro che, sulle prime, mi aveva riempita di un entusiasmo dimenticato, mentre adesso in quelle righe che sembrano uscite dalla penna di una quindicenne non ci vedo proprio niente per cui entusiasmarsi. Ma va bene così. Immagino sia il pedaggio che si paga quando si passa da un ciclo di vita all'altro. È come se mi stessi sgranchendo le dita di nuovo, perché ho appena concluso i primi dieci anni di rodaggio e sono pronta per i prossimi dieci.
A parte smadonnare sul romanzo (ma va bene anche questo, preferisco accorgermi che una storia non funziona a pagina quaranta piuttosto che a un passo dalla fine), ho trascorso l'ultima settimana a mettere in ordine un po' di materiale di ricerca per un progetto che ho in mente da un po' e a cui è arrivato il momento di mostrare la luce, e nel ripensare agli ultimi quattro anni (a proposito di cicli che si concludono) ancora non riesco a credere che sia successo tutto quello che è successo. Ero convinta che guardare tutto con distacco mi avrebbe fatto provare una sensazione di sollievo, invece mi sono sentita piena di inquietudine e non credo per i fatti di per se stessi, ma per come mi hanno trasformata. Penso che il disagio sia per questa nuova pelle a cui devo ancora abituarmi del tutto, anche se è una pelle che mi piace, anche se non vedo l'ora di guardare l'effetto che avrà su ciò che mi circonda.

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