Oggi è appena il 4 di dicembre, citare le feste sembrerebbe prematuro,
ma dato che è anche l'unico momento in cui vivo una sorta di tregua con la festa che più mi abbruttisce in assoluto, scriverci un post non mi è sembrato poi così fuori tema. Allo scopo di farmi vagamente ammorbidire dall'atmosfera natalizia, stamattina ho tirato giù dal letto il marito a un orario antelucano e mi sono fatta accompagnare al
Villaggio di Babbo Natale di Bussolengo
, tripudio di palle e decorazioni, cibo grasso, zuccheroso e buonissimo e stanze allestite con i manichini inquietanti che mi piacciono un sacco, ma l'unica cosa che mi ha toccato un po' l'anima, alla fine di tutto, è stata il
brezel gigante che ho mangiato all'uscita. Ad ogni modo, come mi è già capitato di scrivere in passato,
oggi non ho ancora bestemmiato la madonna, e questo si può considerare a tutti gli effetti un accenno di spirito natalizio.
Come se il mio scarso interesse non bastasse, quel filibustiere del topo ha tagliato
ieri sera il pandoro che avevo destinato alla merenda dell'8 dicembre, quando per tradizione addobbiamo l'albero e la casa con sottofondo di canzoni stucchevoli e poi ci rimpinziamo di prodotti da forno industriali.
Insomma, non si mangia il pandoro prima dell'8 dicembre, dai!!!! Tra l'altro mi toccherà comprarne un altro, perché quello che è stato aperto non durerà
mai fino a giovedì.
Pandori a parte, credo che un post che chiarisca i motivi, seri e non, della mia idiosincrasia verso il Natale
non sia assolutamente necessario, in quanto ho aperto questo blog a novembre del 2010 e sono sicura di averne scritto almeno uno ogni anno sull'argomento. Questa sì, è una tradizione con cui rompere (e con cui persino io mi sono ormai ampiamente rotta le palle).
C'è però qualcosa che contraddistingue questo dicembre 2016 e lo differenzia dai precedenti, e su cui mi viene spontaneo spendere un paio di righe: questa cosa è
l'indifferenza. Non la sento come una sensazione negativa... è quella che è:
una mancanza di emozioni e di interesse nei confronti delle feste. Anche se ci scherzo e mi diverto a farlo, e forse lo farò ancora,
in realtà non provo nemmeno l'idiosincrasia di cui ho scritto sopra.
È che proprio non me ne frega un cazzo. Non mi si smuove niente nell'anima, non ho voglia di fare regalini e di essere carina e gentile, posto che io sono sempre carina e gentile (vabbè... diciamo civile ed educata, via).
Quest'anno ho deciso di non preparare un milione di pensierini
"anche per le conoscenze", tipo le ragazze che vedo ai corsi in palestra ma con cui non ho rapporti d'amicizia al di fuori del contesto dei corsi, oppure le commesse del negozio di animali da cui mi rifornisco di pappe per i gatti, perché
"è Natale ed è bello sorprendere gli altri con un pensiero affettuoso". Ho deciso che non sarò munifica con le amiche - per cui non spendo mai soldi miei - perché se lo faccio finirà che a gennaio, archiviati albero, decorazioni, buoni sentimenti e pippe del genere, il solito milione di conti da pagare che ci attende ci farà finire il mese con l'acqua alla gola.
Messe giù così, queste sembrano delle scelte sensate. In fin dei conti, non
è il pensiero che conta? Ma è comunque un ragionamento strano per me, qualcosa di inaspettato a cui ancora non mi sono abituata.
L'unica cosa che mi chiedo,
seriamente,
è se sono diventata una persona arida oppure se sto guardando il Natale e le persone che mi circondano con gli occhi di una risvegliata. Così su due piedi non saprei qual è il piatto della bilancia che pesa di più,
non ho mai avuto tanta confusione in testa e nel cuore come in questi ultimi tempi.
Di recente, persone che credevo amiche mi hanno lanciato delle accuse davvero insensate (a proposito di stranezze, per quanto mi riguarda: ho avuto finalmente il coraggio di ribattere, di non sentirmi colpevole e di non dare immediatamente ragione alle accuse), per altre sono una specie di bidone in cui svuotare ogni giorno tutta la merda della loro vita, salvo quando spariscono per settimane e tornano al bisogno, un po' come se fossi un self-service.
Non riesco più ad avere sentimenti per gente così. Quando faccio due conti sulle poche amicizie che mi sono rimaste non provo più grandi emozioni praticamente per nessuno.
Così è per il Natale. Bene o male qualcosa riusciva a penetrare la mia scorza dura, almeno finché non avevo modo di trovarmi faccia a faccia con i parenti. Quest'anno ho l'impressione di vedere la festa unicamente come una manovra economica, e non ho nemmeno la voglia di essere polemica sui social.
Quello che veramente vorrei, al momento credo di non saperlo.
Scrivere, forse. Sto continuando con la narrativa quotidiana, non più con i ritmi del NaNoWriMo ma con costanza. Con le cazzate, con la
non-narrativa, idem. Soprattutto la notte, ché ultimamente non mi riesce di prendere sonno prima delle tre, a volte delle tre e mezza. Spesso, se mi addormento prima dell'una sono comunque agitata, le ore di sonno effettive sono due, le altre sono un dormiveglia neanche troppo pesante. Mi sveglio definitivamente alle quattro, magari alle cinque, troppo presto per alzarmi. Allora scrivo. Non è male, almeno non sto ad angosciarmi sul perché non riesco a dormire.
Leggere, di sicuro. Mi mancano quattro libri per vincere la
Reading Challenge di quest'anno (60 libri).
E stare per conto mio. Mai come in questo periodo della vita ho avuto desiderio di stare da sola, per quanto a volte mi faccia star male l'essere da sola, il non confidarmi con nessuno sulle questioni che davvero mi toccano
(dunque, non devo essere del tutto insensibile, perché c'è ancora qualcosa che mi emoziona). Anche il solo pensare che non c'è nessuno, ora, a cui vorrei confidare i miei segreti mi fa sentire sottosopra eppure, come mi capita con l'ansia quando arriva, so che sto facendo il percorso giusto per me. Nonostante la strenua resistenza che ancora oppongo ai naturali cambiamenti, resistenza che mi cagiona ottantasette mal di testa al giorno, l'infiammazione della cervicale, mal di schiena, mal di stomaco e chi più ne ha più ne metta. Adesso penso che di vecchie abitudini da smaltire ne ho tante, altrettante sono le cose da imparare, e ci vuole solo pazienza.