domenica 22 dicembre 2019

2010 ~ 2019

Poco fa, per curiosità ma anche per testare il livello raggiunto dal cazzo che me ne frega della reunion dei My Chemical Romance (è sempre fermo al livello che non me ne frega un cazzo), ho fatto un giro su YT in cerca di video dei recenti live, ho guardato metà di Welcome to the black parade e poi ho spento tutto.
Ma a quel punto ho realizzato come il valzer del disturbo ansioso-depressivo che sto ballando da nove anni sia iniziato proprio a dicembre, e proprio in relazione ai My Chemical Romance, scatenato da un primo attacco di panico che mi è venuto dopo aver scoperto che nel marzo del 2011 sarebbero tornati in Italia ma io non sarei potuta andare al concerto con quella che consideravo la mia migliore amica, perché avevamo litigato di brutto e non ci parlavamo più (non ricordo assolutamente il motivo del litigio, ci siamo prese e mollate talmente tante volte negli anni che ho perso mille pezzi per la strada - grazie al cielo, aggiungerei). 
La questione che sembrava semplice - io e lei avevamo parlato di andare insieme ad un concerto dei Chem praticamente da quando ci eravamo conosciute, non potevo credere che tutto fosse andato storto proprio sul più bello - in realtà voleva sottintendere concetti più ampi - il tempo che avevamo trascorso a scriverci, a frequentarci e a sognare come due bimbeminchia aveva rappresentato una fuga dalla mia triste realtà quotidiana, finita la quale ovviamente non mi restava che fare i conti con tutto ciò che avevo provato a rinnegare (dev'essere stato per questo che, in un primo momento, sono collassata).
Ricordo che poi è finita così: al concerto ci sono andata per conto mio, guidando piena di Xanax fino alle orecchie all'andata e strapiena al ritorno perché per sopportare la tensione non avevo fatto altro che spararmi gocce in bocca per tutto il giorno e la sera - è evidente che Lassù qualcuno mi ama moltissimo, visto che sono riuscita a tornare a casa tutta intera partendo da Milano all'una e mezza di notte con una piomba spaziale. In quel momento con l'ex BFF avevamo raggiunto una specie di accordo per cui ci saremmo ancora parlate e forse frequentate ma senza grossi impegni - era stata Sua Stronzità a dettare le regole, da me prontamente accettate perché allora ero un tenero esserino senza spina dorsale - sicché quel giorno lo avevamo trascorso io ad adorarla e lei a cagarmi di striscio giusto perché era in vena di magnanimità (le fosse venuto il cagotto fulminante mentre eravamo in fila per entrare, se lo sarebbe meritato). 
Che i My Chemical Romance si siano riuniti proprio a dicembre di quest'anno, quando la terapia sta cominciando a darmi risultati concreti, ha avuto su di me un effetto stranissimo. Mi ha fatto pensare che ho iniziato con loro un periodo importante della mia vita e col loro ritorno questo periodo finisce, e mi auguro per sempre. 
Così sono morti anche i sentimenti che provavo allora, i bei ricordi che la loro musica suscitava in me. Perciò non me ne frega niente che siano tornati sulle scene. Ignoro quali siano i loro piani futuri, ma se mai dovessero programmare un concerto in Italia io di sicuro non ci andrò. Continuo ad ascoltare volentieri le loro canzoni, ma l'impulso creativo che da queste ancora ricevo ha un valore inestimabile soltanto per la narrativa - nella vita reale di spazio per certi ricordi non ne ho davvero più.

domenica 24 novembre 2019

REGINA DELLE CONTRADDIZIONI

Ho appena riletto il post in cui dichiaro che non posso più scrivere a braccio perché è la ragione per cui non finisco i progetti che inizio, ma questa settimana ho anche finito di rileggere "On Writing" per la milionesima volta e no, le scalette no. Cristo di un dio, ma io ho deciso veramente di fare la scrittrice, oppure mi sto portando avanti la fantasia dell'adolescente in crisi che sono stata, che non sapeva dove sbattere la testa e non aveva un modo migliore di sopravvivere? Comincio a non capirci più niente.

giovedì 21 novembre 2019

Con oggi, credo siano tre settimane che non scrivo narrativa. Tre settimane e non mi ricordo di aver mai scritto narrativa in tutta la mia vita.

mercoledì 6 novembre 2019

DOMANI ANDRÀ MEGLIO

Dopo anni trascorsi a scrivere a braccio, oppure un po' a braccio e un po' seguendo scalette parziali che ad un certo punto si perdevano nel nulla cosmico, e ad avere alti e bassi creativi, stasera finalmente credo di aver unito i puntini: non riesco a completare decentemente i progetti se scrivo a braccio oppure basandomi su scalette imprecise e incomplete. Che sia perché ancora non ho le competenze e l'esperienza per farlo, o per chissà quale altro motivo, non importa, di fatto mi rendo conto che avere un'idea vaga di come si struttura un romanzo e di quello che deve capitare mi porta ad arenarmi venticinque volte prima di mettere la parola fine - e anche se la metto, non è raro che in fase di rilettura trovi comunque dei buchi di trama e delle gran incongruenze.
Sarei tentata di bestemmiare perché questa consapevolezza arriva a NaNoWriMo iniziato da quasi una settimana ma non cederò alla tentazione, in fin dei conti è meglio aver preso coscienza di questo problema adesso che andare avanti una vita scrivere a singhiozzo. Perché La Fotta può fare i capricci (e li fa), ma se io ho uno schema preciso da seguire e arriva il periodo in cui non sono in vena di scrivere, mal che vada faccio i compiti (e nessuno mi vieta di improvvisare con dei racconti, che richiedono uno sviluppo meno articolato).
Questo significa che, volendo farlo, potrei riprendere la scaletta parziale di WDF per ampliarla e completarla, conteggiando le parole per il NaNo - non è propriamente narrativa ma non è nemmeno la lista della spesa o Caro Diario, non immagini che cosa mi è successo oggi.
Domani ci provo. Stasera, che la musa mi perdoni, avevo la testa da tutt'altra parte e non sarei riuscita a cavarmi fuori nemmeno due parole. Ho un nuovo tarlo, che grazie al cielo non riguarda la salute ma che ugualmente si sta succhiellando molte delle mie energie mentali, una questione che mi piacerebbe risolvere ma che non so proprio come prendere... quando so che anche per questo dovrei lasciarla lì dov'è, così come sta, cosicché si risolva da sola e non mi istighi ad andare a cercarmi i casini anche se ne ho veramente tanta voglia.
Merda.
Domani andrà meglio. 

giovedì 24 ottobre 2019

DIRETTAMENTE ALL'OBITORIO

Stando al dottor G., perché io ho cercato mille risposte alla Grande Domanda che mi ha fatto e, sorpresa, nessuna di queste era la risposta giusta, il motivo per cui non metto in atto le soluzioni che penso per i miei problemi è che so bene che non funzioneranno.
Perché quando vengo colta da terrori ipocondriaci non corro da un medico, ad esempio? È la scelta più sensata da fare - ho un problema, chiedo aiuto al mio medico di base. Dal mio medico non ci voglio andare perché so già che è un coglione che non saprà dare una risposta coerente al problema che gli presento. Questa è parte di una risposta, ma d'altro canto esistono anche gli specialisti. La vera risposta è che nel profondo so qual è la causa dei miei forti disagi fisici e dei miei terrori ipocondriaci, e finché non avrò risolto quella i disturbi continueranno a tornare. Concentro l'attenzione sul malanno del momento, una volta che ho esaurito gli accertamenti da fare e ho scoperto di essere sana sto tranquilla per un po' e poi trovo una nuova anomalia. E sono sicura anche che se dovessi esaurire le anomalie e gli accertamenti arriverei a pensare che forse gli esami a cui mi sono sottoposta non sono stati eseguiti correttamente, o che il problema, la malattia, può essere cominciata proprio poco dopo l'ultimo controllo. In effetti non è impossibile che accada... ma a meno di non controllarsi di dentro e di fuori ogni giorno è impossibile fare una previsione certa. Ed è doloroso. Cercare di mantenere il controllo su tutto è doloroso. Rende la vita una immane e disgustosa fatica quotidiana. 
E con la scrittura è la stessa cosa. Domanda diversa, stessa risposta. Perché non finisco più niente, o il mio entusiasmo si esaurisce con tanta fretta? Perché in fondo credo che non valga la pena di sbattersi tanto. Credo che non ne valga la pena perché ci ho già provato,e più di una volta, ma poiché deficito in quanto a comunicazione e strategie di marketing e non propongo argomenti che stuzzicano la moda del momento è inutile, ho poche speranze. Non dico di non averne del tutto, ma sono poche. E non dico nemmeno che questa sia LA verità assoluta... ma è la verità per me. Non ci metto più passione e non ho più la convinzione necessari perché immagino di aver dato il mio massimo e di non aver comunque ottenuto quello che speravo e che desideravo. Non credo di potercela fare, non credo abbastanza, eppure se ci penso bene ho le stesse opportunità che avevo quindici anni fa - e ho molta più competenza per il solo fatto di avere quindici anni di libri letti e di storie scritte alle spalle. 
Non so ancora bene che cosa farci con questa consapevolezza, con queste risposte, ma sentivo di volerle mettere per iscritto.

Ho trascorso buona parte delle ultime due settimane a stare molto male. Il ciclo mestruale in ritardo di quindici giorni, un cambio di stagione mai partito veramente dato che dopo qualche perturbazione e un po' di fresco si è instaurata una primavera tardiva con umidità e temperature sopra le medie, fino a venticinque gradi; e poi gastrite e grandi tensioni in casa con tutte le conseguenze del caso, e una nuova visita specialistica prenotata per la prossima settimana. 
Sono tornate le angosce mattutine, quelle del risveglio, e le lunghe ore di ricerche in internet sulle malattie, gli infiniti dibattiti con me stessa sui sintomi che accuso e che posso includere o escludere nelle liste che trovo online. 
Per paura ho iniziato a mangiare anche troppo bene, reintroducendo nella dieta quotidiana alimenti da tempo esclusi come la frutta - qualche mela, che adesso sono deliziose - e mettendone per un po' da parte altri come il caffè, di cui sento ogni giorno la mancanza, ché sostituirlo con l'orzo e il tè che pure amo moltissimo, o con la camomilla che ho ricominciato ad apprezzare grandemente, dà una soddisfazione appena sufficiente. Così però posso dire che dal disagio almeno è scaturito qualcosa di positivo. Non che prima avessi ripreso a ingozzarmi di schifezze ma ammetto che sgarravo più spesso, anche perché «Ho ripreso gli allenamenti e quindi posso mangiare di più»... che ridere. E mi vien da ridere anche quando mi rendo conto di quanto sono convinta che se non seguirò pedissequamente le regole della perfetta alimentazione morirò... non mi concedo nemmeno la possibilità chessò, di avere un raffreddore in più o qualche altro disturbo comunque risolvibile. No, io vado direttamente all'obitorio.
Ma ecco, mi sto di nuovo mettendo alla gogna. Mi sto ancora criticando e sbeffeggiando con tutto questo inutile sarcasmo. Da dove si comincia a volersi bene, ad avere rispetto per sé stessi? Forse smettere di fare certi pensieri, di essere crudele e colpevolizzarmi sarebbe un buon punto di partenza.

PS: in tutto ciò non serve che scriva come ho vissuto e sfruttato il Preptober - quello che doveva essere il momento più bello dell'anno. Non serve, vero?

mercoledì 9 ottobre 2019

COMPITI

Oggi non trovo la fotta per scrivere manco col lanternino ma il fatto di giungere fresca fresca da un periodo in cui invece avrei scritto venti ore al giorno mi fa capire che c'è poco da fare, funziono a fasi alterne. Scoprirlo in pieno Preptober non mi è di alcuna utilità ma mi sta evitando di incazzarmi con me stessa altrettanto inutilmente, perché immagino che, oltre a non esserci rimedio, non ci sia niente di anormale nel funzionare a fasi alterne.
Scriverò comunque, visto che ho due misericordiose ore filate di tempo e non sono stanchissima. Ho avuto bisogno di due caffè e un tè caldo, due aspirine e un antinfiammatorio per farmi passare il mal di testa prima di dichiararmi pronta a partire ma adesso ci sono. E se proprio l'ispirazione non arriva nemmeno scrivendo pazienza, vorrà dire che anziché divertirmi farò un po' di compiti per casa.

venerdì 4 ottobre 2019

VOGLIE

La fatica di ricominciare a scrivere narrativa dopo qualche giorno di pausa.
Ormai è assodato che mi assale l'ansia quando smetto di scrivere - troppe domande sul presente e sul futuro, ma soprattutto troppa vita reale - e allora mi chiedo ma perché, perché mi prendo delle pause? Va bene la stanchezza per aver ripreso allenamenti di una discreta portata e per i nuovi impegni che mi portano qualche ora fuori di casa, ma senza esercizio mi si atrofizza il cervello, le sinapsi diventano meccanismi coperti di ruggine che stridono e non girano più e allora penso che potrei comunque buttare giù qualche idea, dei concetti o anche soltanto una scena, e che se alla fine la prosa fa schifo pazienza perché è una prima stesura che rimane privata e si aggiusta in un secondo momento.
Adesso che le temperature sono finalmente scese a livelli ragionevoli mi assale regolarmente una voglia assurda di prendermi un pomeriggio di libertà e solitudine per girare a casaccio e trovare case abbandonate o dettagli da fotografare, e ho voglia di tornare sul Ponte dei Granatieri per guardare il fiume e capire come mi fa sentire ma stavolta dev'essere pienamente autunno - basta caldo e zanzare e una giungla verde di piante. Forse ne ho anche di fare un altro giro al lago in una giornata grigia, con le case di villeggiatura chiuse e nessun turista/villeggiante tra i piedi.