venerdì 12 aprile 2013

44 SPIN-OFF IN FILA PER 6 COL RESTO DI 2

L'editing di LCDRA continua.
Un'estenuante tiramolla di individui che quando non si cioccano sono occupati a pensare.
E pensare. E pensare, pensare, pensare...e poi ancora pensare.
Mi ricordano qualcuno.
Chi, forse la sottoscritta??
Over-thinking is the main cause of depression.
Ho scoperto l'acqua calda e la patata lessa nello stesso giorno, sono un genio!!!
Insomma, per farla breve sto togliendo un sacco di roba dalla prima stesura, e con "un sacco" intendo pagine e capitoli interi, ma dato che questo romanzo è stato un po' diletto e un po' un mezzo con cui ho cercato di purgare la mia anima da troppo dolore in troppo poco tempo mi dispiace di buttar via proprio tutto, così tengo gli scarti. Tengo gli scarti per farci degli spin-off, forse.
Quarantaquattro spin-off in fila per sei col resto di due.
Questo è uno scarto che non mi dispiace.



OVER-THINKING IS THE MAIN CAUSE OF DEPRESSION


Lucinda era riuscita ad aprire gli occhi per un momento e a distinguere qualcosa attraverso la nebbia che il narcotico aveva fatto calare sulla sua mente.
Aveva visto McGrow che la fissava e aveva capito di trovarsi all'interno dell'auto di lui, ma a parte quello non aveva potuto fare altro. Il suo intero corpo era rimasto inerte, e poco dopo il solo mantenere il più a lungo possibile quella blanda presenza mentale le era costato una fatica enorme. Pensò che a quel punto non c'era davvero più nulla che potesse fare, o per cui valesse la pena di addolorarsi.
Se non per l'espressione di McGrow.
Era assurdo, ma fissandolo così a lungo negli occhi iniziava quasi a sentirsi colpevole come se l'avesse ferito di proposito, o non fosse stata lei la vittima della situazione, ma non appena sentì i battiti del suo cuore che acceleravano si impose di ignorarli, e di immaginare che di lì a poco l'auto si sarebbe fermata, lui avrebbe consegnato il suo corpo intorpidito nelle mani di Killeen e poi le avrebbe sussurrato che era davvero dispiaciuto, ma aveva dovuto fare il suo dovere.
Non c'era altro oltre a quello, si disse Lucinda, nessun vero sentimento, solo un dovere da compiere anche se McGrow si preoccupava per lei, la teneva saldamente tra le braccia curandosi che gli scossoni della strada non la disturbassero, e non smetteva di guardarla e di controllarle il polso. Se lei fosse stata soltanto “una missione da compiere” si sarebbe dato tutta quella pena?
 Non poteva negare a se stessa che era accaduto qualcosa di importante dentro di lei quando si erano incontrati, come non poteva mettere a tacere l'emozione che aveva provato poco prima, quando si era sentita davvero viva per la prima volta dopo un lunghissimo periodo trascorso a brancolare nell'oscurità e sopravvivere, a interfacciarsi con creature disgustose e ad avere più pietà per loro che per la sua stessa anima, tuttavia che futuro poteva sperare ci fosse per tutte quelle meravigliose emozioni?
È stato tutto molto bello, pensò, ma è finito.
Anche se in quegli istanti per una volta tanto si sentiva protetta dentro quell'abbraccio, abbandonarsi alla speranza non aveva senso.
All'improvviso chiuse di nuovo gli occhi, per non dover più guardare dentro quelli di lui.
Si sforzò di ricordare che le aveva mentito, che l'aveva ascoltata e forse persino sedotta soltanto per renderla più arrendevole e catturarla meglio nella sua rete. Uccise subito quel barlume di piacere che provava nell'essere ancora tanto vicina a lui da sentire il suo respiro sul viso e la mano salda contro il fianco, e attese il momento in cui l'auto si sarebbe fermata e il suo viaggio sarebbe così finito.
Finito e miseramente fallito.
Anche McGrow stava meditando sul suo tracollo emotivo, scosso dall'imprevedibilità di una vita che dopo la trasformazione aveva immaginato incolore e senza terremoti.
Aveva sempre fatto del suo meglio per salvare ogni creatura che avesse trovato in pericolo, ma tra l'impegnarsi e il provare trasporto per quelli che salvava correva una differenza abissale. Gli erano capitate famiglie che non riuscivano a staccarsi dai loro cari nonostante fossero stati infettati, e poi fossero morti e ritornati. Aveva dovuto uccidere esseri umani ancora vivi che erano stati morsi e non potevano essere trasformati come lui per mancanza di tempo, e bruciare pile di corpi ammassati dentro fosse comuni come aveva visto accadere nella storia passata, durante le guerre o gli stermini di massa. Molti gli avevano urlato che era un assassino senza pietà senza sapere che sorte gli era toccata, ma per quanto potessero aver avuto ragione, seppur in minima parte, lui non era mai giunto alla fine di una giornata provando rimorso per quello che aveva fatto. Sapeva che il suo cervello era umano, che anche il suo cuore in un certo senso lo era ancora, ma non era più riuscito a lasciarsi andare a un vero sentimento. Si ricordava che lo stesso Killeen prima della trasformazione gli aveva parlato della possibilità che le sue emozioni col tempo subissero una sorta di ottundimento, e che a quell'idea lui si era sentito enormemente sollevato. I cervelli sfatti gli avevano portato via la madre, il padre e la sorella minore e avevano quasi ucciso Jake, prima di mordere anche lui. Nonostante nessuno dei due portasse più i segni dell'infezione nel corpo quella strage, le urla e i lampi degli spari nel buio erano qualcosa che difficilmente avrebbe potuto dimenticare. E poi aveva visto tanto di tutto e di tutti lasciandosi scivolare ogni cosa sulla sua nuova pelle, finché non era arrivata Lucinda.
Lucinda era una persona sola, ma il trasporto emotivo che aveva provato da subito per lei lo aveva travolto come se tutte le anime che aveva bruciato e le vite che aveva stroncato senza battere ciglio si fossero unite e scagliate su di lui.
Non vedeva l'ora di tornare ad Unnamed, nell'unico posto al mondo in cui si fosse sentito veramente al sicuro, per parlare con il dottore di ciò che gli stava accadendo. Da un lato si sentiva quasi in imbarazzo per il suo tormento, ma dall'altro sapeva che la necessità di rassicurazioni sarebbe stata più forte di quel disagio. Forse c'era stato un contatto anomalo tra i suoi circuiti, pensò, qualcosa che l'aveva colto impreparato perché non gli era mai capitato prima, dopotutto non doveva dimenticare che lui, Jake e gli altri erano i primi prototipi, e che c'era ancora molto che Killeen poteva fare per migliorare la sua specie.
Guardò di nuovo la ragazza.
Sapeva che era cosciente, e perciò il fatto che si ostinasse a tenere gli occhi chiusi lo feriva ancora di più. Per un istante provò il violento desiderio di essere di nuovo umano, soltanto per il tempo che occorreva per arrivare ad Unnamed e perché lei si sentisse più a suo agio. Gli sembrò di vederla ancora inorridire nell'oscurità di quel palazzo abbandonato, quando aveva capito che la sua natura era tutt'altro che umana. Anche quello lo feriva e allo stesso tempo lo sorprendeva, perché credeva davvero di aver previsto tutto prima della trasformazione, per quel poco che era stato cosciente mentre il virus iniziava a uccidere il suo cervello. Gli sembrò di ricordare che il dottore gli avesse fatto un lungo discorso anche a proposito di quelle certezze a cui si stava ostinatamente attaccando, per sopprimere il dolore e superare il trauma della morte della sua famiglia gli aveva detto, ma non ne era sicuro. Lui e il dottore avevano fatto così tanti lunghi discorsi che molto era andato perso nel passato, e forse era lì che dovevano restare.


Giovedì 11 aprile 2013, ore: 16.49

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