martedì 9 luglio 2013

ALL'UMANITÀ PREFERISCO LE PIANTE GRASSE

Oggi è la giornata in cui ricevo notizie dal mondo intero tranne che dalle persone a cui scrivo.
Non ho nemmeno più la forza di insultare il prossimo, dico davvero.
Scrivo a mio fratello tre mesi e mezzo fa per chiedergli di discutere face to face dell'eredità e dei cazzi e mazzi annessi e lui sparisce, poi all'improvviso venerdì scorso mi manda una raccomandata tramite il suo avvocato accusandomi di non aver risposto ai suoi numerosi tentativi di contatto telefonico (ma quando mai hai chiamato??), e conclude con «Se non vuoi più parlarmi me ne rammarico molto e davvero non ne comprendo il motivo».
Dopo aver racimolato tutta la pazienza di cui dispongo, evitando di fargli notare che io avevo dato piena disponibilità a parlare ancora a marzo, gli mando degli sms.
Fammi sapere quando sei libero che ti telefono e ci chiariamo.
Non risponde.
Gli scrivo su Facebook.
Fratè, hai cambiato numero? Perché non rispondi ai miei messaggi. Se hai cambiato numero fammelo sapere, mandami un sms e scrivimi quando ti posso richiamare.
Mi scrive che richiamerà lui una volta uscito dal lavoro, ma poi gli va per le lunghe e non ce la fa. Gli rispondo nessun problema, è sabato, sentiamoci con calma lunedì.
Ieri non chiama.
MA PORCA QUELLA MADONNA, MA CI SEI O CI FAI?????
Gli scrivo di nuovo, anche perché ha scordato di mandarmi la copia di certi documenti che secondo la sua raccomandata dovevo visionare, a proposito di un debito che nostro padre si è lasciato alle spalle e che lui e sua madre hanno intenzione di contestare, ma è come parlare con un muro.
MA PORCA QUELLA MADONNA parte seconda.
Io mi espongo, do la massima disponibilità con la convinzione di avere a che fare con persone intelligenti e loro mi sbugiardano così, 'ste scimmie senza cervello.
Poi non parliamo di chi è troppo occupato a tirarsela per dedicarmi due minuti se non altro per cortesia (la gente si dimentica sempre in fretta che tutti alla mattina ci sediamo sul cesso e facciamo la cacca), o della Psicopatica che mi scrive l'ennesima lettera piena di rammarichi.
Carissima, se mi conoscessi davvero capiresti quanto sono ordinaria e stronza e la cotta ti passerebbe nel giro di dieci minuti.
L'unica cosa che dovrei fare davvero in queste circostanze è capire che sono io la sola responsabile di quello che mi sta succedendo e non per farmene una colpa, ma solo per correggere il tiro.
Devo correggere il tiro, per forza.
La spalla sinistra mi ha dato il tormento per almeno due mesi consecutivi.
Una volta che sono riuscita a staccarmi dall'idea di avere un cancro all'utero, e di conseguenza il ciclo si è immediatamente regolarizzato e ha smesso di darmi problemi (ovviamente Vale, ovviamente!), sono passata a darmi il tormento alla spalla al punto che non riuscivo nemmeno più ad alzare il braccio, come già mi era successo con il lato destro della schiena.
Ho provato a curarmi con qualunque metodo, naturale e non: fans, argilla, impacchi di ghiaccio, docce calde, massaggini, creme a base di arnica e artiglio del diavolo, e poi tre giornate solo a Rosa Marchetti, e via i pomodori, i peperoni e le patate per non peggiorare quella che forse, FORSE era un'infiammazione, e niente ha funzionato.
Mi ci sono voluti due mesi per capire che avevo solo spostato il mio cilicio virtuale da un punto all'altro del corpo, perché se non ho un punto del mio corpo in tensione è un guaio. 
La verità è che sono emotivamente rigida come uno stoccafisso perché sono terrorizzata al pensiero che se sarò felice capiterà qualcosa di terribile. 
Morirà qualcuno, mi verrà un male terribile e incurabile, ci capiterà una disgrazia finanziaria, una persona a cui tengo molto mi farà ancora soffrire terribilmente e cose del genere, e non-vivere così è un modo di usarmi violenza che si traduce in ansia, che alimenta le paure di fallire, di sbagliare, di soffrire.
Spero di poter considerare il fatto di essermi resa conto che ho ancora il cilicio come un altro passo avanti, un altro progresso che posso vantarmi di aver fatto.

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