Normalissime reazioni post lettura intensa |
C'è un momento, di solito a metà di un libro che sto leggendo, in cui mi fermo per guardarmi intorno e rendermi conto che il paradiso esiste e io ci sto proprio in mezzo. Ho una poltrona comoda, il caffè e sto leggendo. Ciao, mondo di fuori. Poi però finisce il libro e sto male, come oggi che ho letto "Sarah" di J. T. Leroy tutto d'un fiato e adesso ho mal di testa e ho voglia di piangere. Non solo per la storia. È la fiction che quando si comporta così, quando mi risucchia nel suo mondo e mi risputa solo dopo avermi fracassato i sentimenti a bastonate, mi piega, mi fa sentire tutta la sua forza. È così che capisco pienamente perché si dice che la scrittura è magia. È qualcosa di meraviglioso e insieme terribile, che annienta ma che insieme fa sbocciare emozioni, sentimenti e pensieri. Sento il cervello che mi ringrazia anche se allo stesso tempo vorrei piangere sul serio. Abbiamo guardato per un pomeriggio dentro un altro mondo, abbiamo viaggiato, capito, vissuto.
E chiusa parentesi Leroy sento il bisogno insopprimibile di tornare ai russi. A proposito di melodramma. Ma sono seriamente stanca di sentirmi ripetere che sono melodrammatica. Che cosa c'è di così terribile, di così sbagliato nel lasciarsi travolgere dai sentimenti? Quando guardo le persone che non lo fanno mi sembrano fredde e stitiche, manchevoli di un pezzo importante di se stesse, ma è solo la mia impressione. Quasi sempre sono contentissime di essere così, quindi, perché io non dovrei essere contentissima se mi coglie un sussulto dopo aver finito un libro e se mi spremo due lacrimette dagli occhi?
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