domenica 31 dicembre 2017

Dai, un ultimo post per il 2017, mi son detta. Ogni tanto lancio un'occhiata all'archivio, vedo che i primi post di questo blog sono del 2010 e banalmente penso cazzarola, già così tanto tempo è passato? 
A quanto pare sì.
Ho fatto un giro per i social e ci ho trovato più o meno le stesse cose di sempre: il sarcasmo sulla sfiga prevista per il 2018, i buoni propositi sdolcinati, l'eterno braccio di ferro tra chi fa il Capodanno fuori casa e si spacca ammerda, e chi invece "stare a casa in pigiama is the new festeggiare il Capodanno" (è lo stesso principio che si applica a un qualsiasi post relativo al sabato sera, perché a quanto pare oggigiorno l'umanità si deve dividere per forza in chi nel fine settimana sta a casa a guardare serie tv e chi invece va a locali ad annegarsi nell'alcool). In tutto ciò, il mio unico pensiero è stato ma possibile che la gente sia incapace di fare una cosa qualunque senza condividerla? Stiamo aspettando che fotografarsi seduti sul water inizi a trendare da qualche parte?
Va be', in fondo lo sto facendo anch'io. Sto condividendo il mio punto di vista che credo non interessi a nessuno, predico bene e razzolo male eccetera eccetera, ma sento che la mia implosione è talmente avanzata che tra poco, ne sono sicura, smetterò di comunicare normalmente.
Comunque, sempre della serie "L'arcobaleno del cazzo che ce ne frega", a me questo 2017 è piaciuto. 
Ho ricominciato a scrivere. Ho ricominciato a scrivere SUL SERIO, e mi piace di nuovo no matter what (e senza bisogno di tanti "hashtag A WRITERS LIFE"). Tutto il resto conta fino ad un certo punto. Tutto il resto si ridimensiona. Se il 2018 mi consentirà di continuare a scrivere e ad implodere, non avrò nient'altro da chiedere. 

venerdì 22 dicembre 2017

Stasera sono andata dal dottore. Non ci andavo da marzo del 2011, e avrei voluto continuare su questa strada perché andare dal dottore significa ammettere che ho un problema che non sono stata capace di risolvere da sola. La cosa grottesca in tutto ciò è l'essere tornata nel suo studio per la stessa ragione per cui ero andata a febbraio del 2011. Dottore, ho dei dolori che dai glutei mi arrivano ai piedi e non riesco a camminare e a stare in piedi per più di qualche minuto. Faccio fatica a dormire, ho la schiena e il collo sempre contratti, ormai il dolore non va via neanche quando non sono di umore terribile. Dottore, ho il terrore delle malattie. Dottore, non ce la faccio più ad analizzare ogni singolo pensiero e ogni azione che compio: voglio dormire, voglio vivere. 
Sapevo che mi avrebbe prescritto lo Xanax ancora prima di entrare nel suo studio. Ho fatto tre quarti d'ora di anticamera cercando di concentrarmi sulla lettura, con le mani gelate e le gambe così tese che il minimo rumore mi faceva rimbalzare sulla sedia come un canguro. Ho sperato che non volesse prendermi la pressione, perché gli avrei mandato in tilt gli strumenti. Mi guardi, dottore: sono disperata.
Sei ancora abbastanza equilibrata, mi ha detto. Sei uno scalino sopra gli ipocondriaci veri e propri che fanno decine di controlli, perché sei consapevole che il sintomo passeggero è dovuto all'ansia. Grazie, dottore, è stato bello sentirmi dire che almeno un pesce buono sono riuscita a pescarlo in questo mare di merda e puttanate in cui sto nuotando da non so più quanto. È che, dottore, lo scalino verso l'ipocondria vera sta sotto lì, ci metto niente a posarci i piedi.
So che lo Xanax non è la risposta ai miei problemi, ma solo un aiuto temporaneo. So che non dovrei addormentare i sintomi, e scacciare l'ansia la farà tornare più forte di prima, eccetera eccetera, ma come faccio io a prendere davvero coscienza dei miei problemi e mettere a punto una qualche soluzione valida con la schiena sempre contratta? Fa male, e il dolore non contribuisce al mio benessere emotivo. Magari lo Xanax farà di peggio, ma sono disposta a rischiare stavolta. Non farò come nel 2011, quando dopo pochi giorni dalla prima dose ho smesso di prenderlo perché volevo farcela da sola, perché non volevo più scappare dai miei problemi e dalle mie responsabilità.
Adesso invece voglio scappare, voglio nascondermi, voglio essere vile e codarda e debole - almeno per un po', almeno per le feste... perché il cervello si spenga per quattro o cinque giorni e smetta di girare in continuazione come l'ago di una valvola rotta. Voglio essere una vigliacca, e ammettere che da sola non ce la faccio e che sono stanca di provarci. Voglio essere fragile, e smettere la pantomima della donna sempre brillante - con gli altri ci riesco, quando sono in compagnia, quando parlo con qualcuno che mi espone i suoi problemi, mentre parlavo con il dottore - ero così controllata e serafica, seppur con le mani e i piedi gelati e lo stomaco chiuso nonostante il digiuno - perché devi essere forte, Valentina, sei una dura, ce la puoi fare.
E invece no. E invece "la dura" a momenti non riesce più a camminare. La Donna Tosta, quella tutta d'un pezzo, quella che «Vi faccio vedere io, stronzi, che cosa so fare!» la notte non prende mai sonno e la mattina a volte non ha il coraggio di alzarsi, appena ha accumulato un po' di serenità la fa a pezzi e la butta via, o la storpia «... perché tanto, comunque non dura». La Grande Donna che nella vita ne ha passate un po' di tutti i colori e ormai si è fatta forte, ha imparato, è cresciuta e vi fa vedere lei che cosa sa fare, si rannicchia a piangere dove capita e certe volte non si ferma per ore.
Forse adesso la Donna Forte si prenderà una pausa, stordita dall'ansiolitico come una bestia feroce colpita da un dardo tranquillante. Un dardo che vale la pena di essere sparato se la bestia è ferita, e ha bisogno urgente di cure. 

lunedì 27 novembre 2017

NaNoWriMo DAY 27 ~ OH, CHE STRANO PERIODO

Ho iniziato questo post un secolo e mezzo fa, con un incipit del tipo "Oh, che strano periodo si sta rivelando, questo NaNo-Novembre 2017..." seguito da molte righe di fuffa su quanto la paura del cambiamento mi stesse facendo male fisicamente. In realtà ero solo in premestruo, di quelli che bisogna proprio che li lasci fare, ché tanto non c'è modo di fare pace col cervello. Per una decina di giorni mi sono annullata, ho odiato, pianto, strillato... le solite cazzate (Feat. un mal di schiena da stendere), e adesso riemergo alla vita come un mostriciattolo che ha vissuto qualche secolo sottoterra e deve riabituarsi alla luce. Scopro così, arrancando un po', come questi dieci giorni mi abbiano cambiata. O forse no.
A proposito di me che sarei "diventata asociale" adesso, in quest'ultimo periodo della mia vita, vorrei portare quell'aneddoto carino di me adolescente che sale sull'autobus la mattina, prende posto dietro il conducente, mette gli occhiali da sole (non importa che ore sono e che tempo fa), infila le cuffie e fa finta di dormire fino all'arrivo in stazione (con lo zaino buttato sul posto vuoto accanto cosicché nessuno possa sedersi). E ho detto tutto. 
Ma poi cosa pretendete? Sono cresciuta con due nonni psicolabili e con un padre asociale: ho fatto del mio meglio, ho fatto quello che ho potuto.
Insomma, tanto per chiudere, l'ansia va bene, grazie. Galoppa che è un piacere (ipocondria portami via). Nonostante tutto scrivo, tanto, e penso che ciò sia l'unica cosa degna di nota che ho scritto in questo post.

domenica 5 novembre 2017

NaNoWriMo 2017 DAY 5 ~ Sono a posto, grazie.

È una domenica buia e tempestosa, piove in orizzontale e io per tutto il giorno sono stata improduttiva - vabè, cazzarola, avevo diritto a riposare un po'.
Finalmente, a tarda sera (così buia e tempestosa che sto pensando di gonfiare il canotto per uscire di casa, domani) mi metto a scrivere per il NaNo. Suvvia, mi incoraggio, sono gli ultimi due capitoli della song-fiction-non più sogn-fiction, sparali fuori come vengono e poi mettila a riposare.
Va bene, ci sono (dopo essermi alzata settantacinque volte per settantacinque motivi validissimi e assolutamente indispensabili), adesso esco 'sti benedetti ultimi due capitoli, ce la posso fare. 
Parte un dialogo tra due personaggi, uno dei due fa all'altro «So che la situazione è complicata e puoi non credere a quello che ti ho detto, ma guarda, mi serve solo un favore: torna con me in quel posto che tu sai per l'ultima volta. È necessario!» e l'altro giustificato da solide motivazioni risponde «Perché cacchio dovrei tornare in quel posto se possiamo sbrigare le cose anche da dove siamo adesso, scusa?». 
Io così:
Oh... 
Caro NaNoWriMo, io sarei anche A POSTO COSÌ, GRAZIE.

giovedì 2 novembre 2017

NaNoWriMo DAY 2 ~ Non so più come commentare il mio essere bimbaminchia

È solo il secondo giorno di NaNoWriMo e sono in ritardo, stando al wordcount aggiornato ad ora potrei raggiungere la meta il 25 dicembre. Per Natale, che bello. 

Caro Babbo Natale, so che è un po' presto per la mia annuale letterina e per il cartaceo bisognerà comunque che aspetti l'8 dicembre, cioè quando andrò al Villaggio di Babbo Natale di Bussolengo  perché è là che trovo le letterine "quelle very fighe", ma avendoti chiamato in causa in questo secondo giorno di NaNoWriMo concedimi la possibilità di sottoporti una prima bozza della letterina ufficiale.
Pensavo di chiederti una mano santa per finire entro il 2017 almeno uno dei settecento progetti che ho in ballo in questo momento, ma se tu riuscissi a rendere James Hetfield un po' meno fregno, manzo e adorabile cosicché io smetta di venerare lui e i Metallica risparmieresti la mano santa, e risparmiando sulla mano santa potresti regalarmi qualcos'altro. Ad esempio, per l'appunto, i Metallica.
Va bene, ora la smetto, mi tolgo questi panni da bimbaminchia e torno ad essere una persona normale (QUANDO MAI LO SONO STATA). 

Source

mercoledì 1 novembre 2017

NaNoWriMo DAY 1 ~ HELLO, NOVEMBER (Feat. Feelings)

Cerco di scrivere e di non pensare che Halloween è già passato, che NON ho mantenuto gli impegni che avevo preso (nemmeno quello con l'uscita di Hear my voice - ora me ne andrò fischiettando e ostentando noncuranza), che sono inspiegabilmente triste. Provo la sensazione di aver bisogno di dormire per due settimane di fila, forse sto accusando oggi le ripercussioni del cambio dell'ora... con giusto quattro giorni di ritardo (ho l'avviamento dell'automobile a vapore, bisogna dare qualche giro di manovella). Direi che questo NaNoWriMo inizia proprio bene, nevvero?

PS: alle ore 18 del primo novembre le uniche parole che ho scritto sono quelle contenute in questo post. Così, tanto per fare pietà. 

mercoledì 25 ottobre 2017

NaNoWriMo 2017 ~ Countdown - 7


Esaltazione ne abbiamo? Sììììì!!! 
E abbiamo anche sonno arretrato, confusione mentale ed emotiva, cose da finire per cui siamo in ritardo di una vita, bisogno di una lunga vacanza... 

martedì 24 ottobre 2017

NaNoWriMo 2017 ~ Countdown - 8


Alla fine è accaduto quello che mi aspettavo, il mese di ottobre è praticamente volato via, Halloween si avvicina e così il NaNoWriMo. Niente è andato come avevo previsto (anche questo è un dettaglio su cui ho già puntato il dito, credo), e ora che siamo agli sgoccioli direi che il mio Preptober è stato piuttosto fallimentare. Ma è anche stato il primo, sicché se ho pasticciato con gli impegni e mi sono attardata su altri progetti - sovrastimando la mia capacità organizzativa e di resistenza al cambio di stagione, firulì firulà - pazienza, almeno ho imparato una grande lezione per l'anno prossimo.
Grande lezione per il 2018: anche a ottobre sarà bene tagliare gli impegni sociali e non necessari e soprattutto non programmare uscite di libri che non siano già stati interamente scritti.
Ma bando alle ciance, alle recriminazioni e ai sensi di colpa, ho ancora otto giorni davanti. Tre + 10 ore da spendere per Hear my voice (è ridicolo che io sia stata così stanca la sera e abbia avuto talmente tanti impegni durante il giorno da non riuscire a scrivere che poco più di cinquecento parole per volta, eppure è accaduto) e i restanti per chiudere almeno un paio di letture. E poi inizierà un altro delirio, quello delle 1667 parole quotidiane, ma che non credo sarà "peggiore" di una scadenza che mi alita sul collo - insieme alle email di Amazon KDP che a giorni alterni mi ricorda che ho preso un impegno. Ok, KDP, con chi credi di avere a che fare? 

mercoledì 18 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 18 ~ #Libri, Fuffa e Wednesday #Mood


Davvero sono trascorsi dieci giorni dall'ultimo post???! E dire che volevo fare la ficona e scriverne uno per ogni giorno di ottobre - annotando tutto quanto c'era di utile e interessante per la preparazione al NaNoWriMo. Ma niente è andato come avevo previsto (e per fortuna... se potessi prevedere tutto vivere diventerebbe una noia spaziale), le ultime due settimane sono state un passare da una commissione all'altra cercando di non sbroccare con conseguente riduzione pressoché totale del tempo per leggere e per scrivere. Mi sono ritrovata nella situazione in cui ero tanti anni fa, quando lavoravo nove ore al giorno e leggevo durante ogni pausa possibile, anche minima. 
Tra nove giorni scadrà l'ultimo termine per caricare il file definitivo di Hear my voice su Amazon e non ho nemmeno finito la prima stesura, ma immagino che prima di quella data qualche santo si stancherà delle mie imprecazioni ascolterà le mie preghiere e farà scendere dal cielo dei cherubini con ghirlande di fiori e arpe dorate mi farà incontrare James Hetfield al supermercato mi sosterrà in questo momento difficile e farà accadere qualche miracolo (incontrare James Hetfield all'Aliper sarebbe un miracolo veramente interessante, si inculi il libro). 

Ma smettiamola con le cazzate, per favore tornando al PREPTOBER, pur avendo letto pochissimo rispetto al mio solito sono ugualmente molto soddisfatta di quanto ho potuto mettere insieme finora. Magari non completerò le letture in lista prima della fine di ottobre ma nessuno mi vieterà di farlo a novembre - la storia per il NaNoWriMo è comunque appena abbozzata, dubito che entrerò nel vivo prima di metà mese - e cioè quando avrò la quota giornaliera di parole da scrivere ma non delle scadenze ad alitarmi sul collo. 
Il saggio sulle superstizioni si sta rivelando meno interessante di quanto avevo immaginato, mentre quello sull'orco, che ho quasi finito, mi ha offerto molti spunti. Spero di trovare il modo di scriverci un post come si deve prima o poi. Sono anche a metà lettura di un ebook dedicato a una delle mie creepypasta preferite, ovvero Slenderman. Il libro, di Yuri Abietti, si intitola "Slenderman - Mito o realtà?: Una nuova mitologia sfuggita alla rete" (si può acquistare QUI) ed è molto accurato e decisamente ben scritto. Mi ha fornito materiale per sviluppare almeno quarantaquattro trame in fila per sei col resto di due. 

Halloween < < purtroppo > > si sta avvicinando, e veloce come arriverà passerà lasciandomi malinconica, abbacchiata e con un mucchio così di decorazioni da rimuovere dal giardino dato che a zucche, scope e cappelli da strega quest'anno si sono aggiunte le lapidi di polistirolo e le rose nere di stoffa. Mancano solo un paio di ceri rossi da cimitero e poi saremo pronti per la scomunica. 

domenica 8 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 8 ~ Ebbrezza e sunday #Mood


Poco fa mi chiedevo se un pranzo luculliano e una bella bevuta di Vespaiolo si potessero considerare attività inerenti la preparazione al NaNoWriMo, e l'ovvia risposta è stata NONo, Vale,  cazzarola... mangiare e bere non c'entrano una leppa con il Preptober - e oltretutto non ci sarebbe ragione di scriverci un post ma due righe le scriverò ugualmente. 
È accaduta una cosa buffissima, in verità. Il ristorante in cui ho pranzato si trova a un tiro di schioppo da Caltrano, il paesello a cui mi sono ispirata per il NaNo-Progetto, e avevo tutta l'intenzione di convincere Marito a portarmi sul ponte prima di rientrare a casa, così, solo per dare una sbirciatina. A fine pasto però avevo cambiato idea, forse perché entrambi avevamo sbevazzato un po' e sentivamo l'urgenza di andare a svenire sul divano per un'oretta o due, ma giunto il momento di pagare toh, guarda un po', il Bancomat del ristorante non funziona per problemi di linea e noi non abbiamo abbastanza contanti per saldare il conto. A quel punto siamo dovuti per forza andare alla ricerca di uno sportello per prelevare, e diretti al più vicino centro dove ci fosse una banca alla fine siamo passati sul ponte per ben tre volte: andata, ritorno, di nuovo andata. 
Ero al settimo cielo (a dire il vero lo sono ancora). Non ci siamo fermati, in paese c'era una festa e a occhio e croce non avremmo trovato un parcheggio nemmeno a pagarlo, ma il solo fatto di essere stata lì per un secondo mi ha ricaricata emotivamente. Era da tanto, troppo tempo che non passavo sul Ponte dei Granatieri
Ho deciso che quando la natura sarà un po' meno rigogliosa (c'è ancora molto verde) e l'autunno avrà preso più piede, mi ritaglierò un pomeriggio per stare in paese da sola, armata di macchina fotografica, carta e penna. Scatterò decine di foto, senderò fino al fiume, poi risalirò il ponte e andrò al bar del paese a prendere un caffè e scrivere, a farmi dare della matta magari. Mettendomi in situazioni simili, girando con la macchina fotografica appesa al collo, ho incontrato spesso persone gentili disposte a rispondere alle mie domande. Sarebbe strepitoso se mi succedesse anche a Caltrano, se ci fosse il proverbiale anziano seduto al tavolino del bar desideroso di raccontarmi qualche vecchia storia sul paese, magari qualche leggenda un po' oscura. 

sabato 7 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 7 ~ TEMI #2 Bambini interiori


A volte capitano le serate in cui mi siedo davanti al pc o a un foglio bianco e niente, non mi viene in mente niente di interessante da dire o proprio non riesco a rientrare nel mondo della storia che sto scrivendo. Mi immagino l'Omino del Cervello con le braccia conserte e la faccia incazzata che appena accenno a dirgli «Ma non potremmo scrivere tipo solo due righ...» lui subito sbotta con «No, no E POI NO!». Ma vaffanculo, Omino del Cervello (è l'unico che riesce a tener testa alla mia Inquisitrice Inside perché nemmeno lei ha speranze di condurlo alla ragione).
Ecco, stasera è una di queste serate dell'Omino in sciopero. Vorrei raccontarmi quella bella favola che in fondo aspettarmi di essere sempre motivata è irrealistico ma sarebbe come se mi nascondessi dietro il proverbiale dito - o con solo il muso dietro la tenda come fa la mia gatta Trippetta, che poi si comporta come se fosse invisibile. La verità è che con Hear my voice sono bloccata perché mi trovo a metà strada, non vedo più né l'inizio né la fine della storia e ho paura di quello che sto facendo. Fine. Anche questo mi piace, dell'atto creativo. Tentennare e avere dubbi mi spinge sempre a riconsiderare il mio punto di vista e a non essere troppo rigida, che da qualche anno a questa parte è diventata un po' una mia caratteristica (la cervicale lo sa meglio di me quando sono tinca), quindi è probabile che approfitterò della "Crisi di Mezza Storia" per trovare un'alternativa per renderla di nuovo accattivante (oppure scriverò un po' di sane frasi semplici, ché di tempo per arzigogolare ne avrò certamente in futuro).

NaNo PREP:
posso affermare tranquillamente che oggi non ho fatto niente di pratico per portare avanti la preparazione del progetto per il NaNoWriMo, ma dove sta scritto che devo per forza fare qualcosa di pratico? Ci sono giorni in cui per mancanza di tempo materiale sono costretta a lavorare solo di testa, ma li considero a tutti gli effetti dei giorni "di lavoro" - o dei momenti di "meditazione creativa", per così dire, se mi aiutano a fare il punto della situazione o fanno emergere nuove informazioni.
L'ambientazione della storia ormai è definita, non c'è molto da aggiungere, ma i personaggi - che anche stavolta sono parecchi - hanno sempre qualche nuovo dettaglio da raccontarmi. Oggi ripensavo alla protagonista, a come si trova forzata a fronteggiare un passato che non si era resa conto fosse tanto oscuro, incalzata da ricordi dell'infanzia che non sa bene come collocare e definire. 
Proprio perché è il momento in cui si gettano le basi per la vita futura l'infanzia dovrebbe essere il più serena possibile, ma sappiamo che non è così per tutti. Io ho avuto i miei piccoli, grandi traumi e tutto sommato me la sono cavata a buon mercato, ma la protagonista avrà il suo bel da fare. Nella primissima fase di progettazione, quando lei stessa mi stava raccontando alcuni dettagli della sua storia, in più di un'occasione ho provato una grandissima pena... mi sono rivista com'ero da piccola, spesso sola, ancora più spesso spaventata da cose che non capivo e da realtà troppo grandi per me, un po' com'è successo a lei, ma è stato ripercorrendo i ricordi, anche quelli più dolorosi, che mi sono resa conto di quanto sono meravigliosi i bambini inclusi quelli che noi adulti siamo stati, e che conserviamo ancora da qualche parte dentro di noi. I bambini possono vivere momenti drammatici senza tuttavia perdere la speranza, o la voglia di sorridere e di sognare, e oserei quasi dire che spesso è proprio grazie al loro contributo che noi - responsabili e razionali adulti - possiamo trovare la forza di venire a capo delle situazioni più difficili. 
Ma sarà così anche per la protagonista? Oppure la sua bambina interiore - forse non del tutto sua e non del tutto interiore - avrà qualche altra sorpresa in serbo? **inserire risata malefica qui**

venerdì 6 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 6 ~ TEMI #1 Streghe e donne indipendenti

La prima settimana di ottobre è quasi volata, è già il 6, e finalmente fa di nuovo il fresco che deve fare in questo periodo (quanto amo l'autunno...). Non so gli altri, ma adesso che iniziano a cadere le foglie e si comincia a parlare di accendere il caminetto alla sera, a me è venuta una voglia di caldarroste che non vedo l'ora di veder comparire il baracchino in Viale Roma a Vicenza.
Anche se sono sempre incasinata occupata con il libro che avrei dovuto finire il 21 settembre, li mortacci mia la prima stesura di Hear my voice continuo a pensare al progetto per il NaNoWriMo e al NaNoWriMo stesso, il magico evento che per trentun giorni mi trascina in un vortice di follia e parole. La follia in realtà non è compresa nel pacchetto ma ce la metto io, perché posso passare mesi a organizzarmi e anche a giurare a me stessa che sarò diligente e scriverò 1667 parole ogni giorno ma poi non lo farò, e finirò a sclerare. Poi accadrà quello che accade ogni volta che giuro di andare a letto presto, mi giro e ops', sono le quattro di mattina, poffarbacco. Oops!... I did it again. Ci saranno dei giorni in cui riuscirò a produrre anche più di duemila parole e altri in cui non scriverò niente per "x" motivi tutti ovviamente validissimi - non sono tattiche dilatorie, eh, no no - ma l'importante sarà arrivare in qualche modo alla fine.

Ci sono tanti temi che spero di riuscire a toccare con questa storia, come quello delle streghe, che mi appassiona da sempre. Non è tanto la strega come essere soprannaturale ad attrarmi quanto la considerazione più ampia che si può dare a questa definizione... la strega come donna che osa sfidare la supremazia maschile, che osa essere indipendente e vivere scevra da vincoli matrimoniali e sociali. Magari una figura come la Krivapeta che è sì un personaggio mitico, ma che incarna appunto questa immagine di libertà e di indipendenza. 
Istintivamente sarei tentata di ridurre il concetto a un pensiero in fondo semplice, che tutto ciò che non si può in qualche modo definire e controllare fa paura e viene mal giudicato e perseguitato, ma più che semplice temo che alla fine risulterebbe semplicistico, e pur non avendo la pretesa di produrre chissà quale prosa (alla fine dovrebbe essere un divertimento tanto per me che la scrivo quanto per chi vorrà leggerla), mi piacerebbe che ci fosse spazio anche per qualche piccola riflessione.

giovedì 5 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 5 ~ Pozioni magiche


Qualità arabica e robusta nelle giuste proporzioni, zucchero di canna, due gocce di bevanda di riso: ecco la ricetta dell'intruglio magico che mi permette di tradurre pensieri e immagini in parole, e anche di non mangiare la testa ai miei simili specie se mi parlano la mattina (ma anche a pranzo, nel pomeriggio, la sera...): sia lode al CAFFÈ.
Oggi, giacché sono alle prese con un po' di rinite, i postumi dell'antistaminico e gli strascichi dei postumi della palestra di martedì me ne servirebbero un litro o due per mettere insieme i pensieri, ma cercherò di non dimenticare che se esagero e poi collasso o mi viene un colpo prima dell'inizio del NaNoWriMo è inutile che io stia qui a fare NaNo Prep.

NaNo PREP di oggi:
indovinate un po' chi è indietro con qualsiasi lavoro e ricerca? Ecco, appunto. Forse se smetto di scrivere scemenze e mi do da fare sui libri è meglio. 

mercoledì 4 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 4 ~ LIBRI

È il quarto giorno di ottobre, il quarto giorno di NaNo Prep e io anziché fare effettivamente preparazione al NaNoWriMo ho dato una rinfrescata al blog e ho cambiato il titolo. 

OFF TOPIC:
sulle prime, il cambiamento dopo sette lunghi anni mi ha fatto un effetto strano, ma credo che il nuovo titolo si adegui meglio all'andamento degli ultimi post e dei miei recenti umori. Ci ho messo l'ansia, è vero, ma solo per prendermi un po' in giro. Con l'ansia ormai ci ho fatto la pace, è diventata una compagna di viaggio e di vita e capisco che quando mi picchia duro lo fa per una ragione che di solito è aiutarmi... a sfruttare energie che non sto usando, a liberarmi di vincoli a cui mi sono abituata e che non mi fanno bene. 
Mi piace pensare che una cosa così piccola e forse apparentemente sciocca come cambiare titolo di un blog sia un nuovo inizio, e insieme anche un passo avanti che ho fatto. Anziché cancellare il blog o i vecchi post, e simbolicamente rinnegare il passato, l'ho in qualche modo integrato. Che altro dire... questo 2017 si sta davvero rivelando un anno di svolte interessanti.

NaNo PREP:
stasera sono in ritardo sulla tabella di marcia per un motivo stupidissimo - ho ripreso con gli allenamenti in palestra, per il momento ci vado solo un paio d'ore la settimana, e ho sopravvalutato la mia capacità di recupero. Ieri sera ho fatto una cinquantina di minuti di calci-squat-saltelli-piegamenti e già stamattina ero un rottame di merda - sono stanchissima ma devo, DEVO assolutamente scrivere almeno due capitoli di Hear my voice. Ma dato che pur avendo buttato giù un caffè meno di mezz'ora fa sento gli occhi che si chiudono immagino che non riuscirò a stare alzata fino ad orari antelucani, e chiusa la sessione di scrittura mi ritaglierò almeno un'ora per leggere. 
La lista di libri per il NaNoWriMo di quest'anno è piuttosto lunga, e come ho già scritto, questa settimana sono alle prese con le superstizioni di Massimo Centini e le indagini sull'orco di Tommaso Braccini. ADORO I SAGGI, in generale li amo quasi più della narrativa, ma soprattutto adoro i saggi che trattano di argomenti scomodi o inquietanti. Ho grandi aspettative in particolare per il saggio sull'orco di Braccini, qualche capitolo della "Storia e interpretazione delle superstizioni" l'ho già letto anni fa e ne ho conservato un buon ricordo.
Sulla narrativa, invece, sono stata indecisa per settimane. Sento la necessità di leggere costantemente narrativa perché senza mi si rinsecchisce lo stile, mi rendo conto che spesso mi ripeto e devo ricorrere al dizionario per trovare sinonimi di parole, verbi e aggettivi, ma tra tutti i libri che ho sembrava che non ce ne fosse uno in grado di risvegliare il mio interesse abbastanza da andare oltre le dieci pagine. Credo di aver iniziato quattro o cinque romanzi senza sapermi decidere. 
Poi, la settimana scorsa ho fatto una cazzata: pur conoscendo l'autrice e il suo stile ripugnante ho deciso di comprare il suo ultimo romanzo breve perché mi attirava l'argomento su cui era basata la trama (e non c'erano maschioni palestrati e tartarugati in copertina). È stata una lettura terribile, avvilente, che mi ha fatto stare male. Un libro così brutto che a dirgli brutto gli faccio un complimento (personaggi non caratterizzati, nessun approfondimento psicologico, nemmeno una cazzo di descrizione di un ambiente giusto per far entrare il lettore nella scena, per non parlare degli orrori grammaticali), un'esperienza che ho sentito la necessità di dimenticare leggendo qualche autore che amo profondamente. Così, ieri sera ho finalmente deciso di optare per dei racconti di Francis Scott Fitzgerald (è una raccolta recentemente pubblicata dalla Feltrinelli) e mi sono sentita subito meglio. Ci sarebbero anche le "Storie di fantasmi" di Edith Wharton che mi fanno l'occhiolino dallo scaffale della libreria ma se riesco a resistere alla tentazione vorrei conservarle per l'inverno, perché la prospettiva di trascorrere qualche crepuscolo dicembrino a bere tè caldo e a leggere di fantasmi davanti al caminetto mi riempie di una gioia indescrivibile.

martedì 3 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 3 ~ Mood


Oggi è stato un freddo e grigio martedì di ottobre, credo che ora stia anche piovigginando, e armata di entusiasmo e tazza di tè da litro mi appresto a iniziare la sessione serale di scrittura. A me 'sto tempo ispira un sacco.
Per il momento sto ancora lavorando a Hear my voice, "la-storia-che-doveva-essere-una-veloce-song-fiction-e-invece-a-momenti-mi-diventa-un-romanzo" con cui ho già ampiamente scassato nei giorni scorsi perciò su questo punto non mi dilungo (sarà un romanzo breve, alla fine, perché il conteggio finale delle parole supera di gran lunga quello previsto per la novella. E comunque non l'avrei mai pubblicata a questo titolo, la novella mi sa di amore, di qualcosa di leggiadro e delicato e io quando mai sono leggiadra e delicata?), ma con la mente e con il cuore sono già proiettata al futuro romanzo, persa in inquietanti scenari silvestri e in sinistre realtà paesane.
Fatta eccezione per la prima versione in cui la nota autobiografica era voluta, avevo deciso di togliere dalle successive ogni particolare riferimento a cose che mi erano successe nel passato più o meno recente ma ho fallito, e così le note autobiografiche si sono sostanzialmente imposte. Del resto quello che insegnano molti manuali di scrittura è proprio di fare tesoro di ciò che viviamo in prima persona o da spettatori per arricchire la nostra narrativa.
Il piccolo paese sarà senz'altro un elemento fondamentale di questa storia, non in quanto piccolo paese ma per ciò che rappresenta ai miei occhi: la chiusura mentale, la grettezza e a volte persino la crudeltà della gente che non sa farsi i cazzi suoi e mette in giro voci, falsità. Non mi ergerei mai a giudice, è capitato anche a me di parlare di qualcuno che in quel momento non era presente, tuttavia posso dire di aver quasi sempre subito i pettegolezzi piuttosto che averli fatti e immagino che questo troverà la via per emergere dalle righe. Spero alla fine di ricavarne una riflessione per me stessa, e magari un insegnamento... della serie "come mi sentirei, io, se qualcuno dicesse certe cose alle mie spalle?" (ci sono persone che ne dicono di tutti i colori alle mie spalle, che non lo so?, ma facciamo finta di niente, sssssttt, va tutto bene). 

lunedì 2 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 2 ~ La genesi della storia

Comincia una nuova settimana all'insegna del "sono in ritardo sulla vita" e stamattina ho riunito e ho finalmente organizzato come si deve tutti gli appunti messi insieme per il progetto a cui mi dedicherò durante il NaNoWriMo del prossimo novembre, che poi è lo stesso progetto a cui ho lavorato per il NaNoWriMo dell'anno scorso e a cui avrei lavorato nel 2014 se avessi partecipato alla competizione. Allora, più o meno nello stesso periodo, ho buttato giù una sessantina di pagine che poi hanno fatto la fine delle cinquantamila parole di novembre 2015: l'archivio forzato, e solo perché non elimino mai le prime versioni di quello che scrivo anche se, come in questo caso, sono così imbarazzanti che se qualcuno dovesse leggerle e chiedermi spiegazioni negherei di esserne l'autrice. Ma non credo sia un male, da qualche parte bisogna pur partire, e comunque meglio provarci e fare schifo che non tentare nemmeno.
La storia che racconterò per me è speciale... ma in fondo potrei dirlo di ogni storia che scrivo. Quand'è nata, a settembre del 2014, ero ben lungi dall'essere la persona che sono oggi. Stavo meglio degli anni precedenti, l'ansia era diminuita e la depressione cominciava a perdere colpi sempre più spesso ma non avevo recuperato neanche la metà del mio entusiasmo, e la creatività poi era così fiacca e arrugginita da farmi temere che fosse irrecuperabile. Il dolore si era portato via la mia voglia di fantasticare e di mettermi in ascolto (perché è così che funziona con le trame, mi "metto in ascolto" e loro arrivano), sicché la domenica mattina che mi son svegliata con la voglia di andare in giro a fare un po' di foto è stata una specie di miracolo. Mi ricordo di aver guardato mio marito e di avergli detto «Ho voglia di fare un po' di foto» con grande decisione per la prima volta dopo quattro anni. Era pur sempre qualcosa che assomigliava a un atto creativo.
Nel pomeriggio ci siamo diretti ad Arsiero, dove abitano i suoi zii, perché c'erano dei posticini che avevo visto con loro durante una camminata e che avevano smosso un po' la mia curiosità (ne ho scritto QUI - e ci sono anche un po 'di foto), ma a metà strada < < non so perché > > ho cambiato idea e gli ho chiesto di fare una deviazione.
Siamo finiti a Caltrano, sul Ponte dei Granatieri che non avevo mai visto. È un ponte molto alto, parliamo di 90 metri: mi ha impressionata, e così mi sono voluta fermare. Volevo "guardare giù". Non capivo perché mi sentivo tanto a disagio in un posto che non aveva niente di particolarmente sinistro, eppure ero così inquieta che dopo qualche minuto mi son fatta riaccompagnare a casa (dopo aver fatto poco più di una decina di foto).
Qualche sera più tardi, intorno alle nove stavo sonnecchiando in poltrona quando nel dormiveglia è apparsa una delle case vicine al ponte, e in quella casa ho visto accadere cose... ho visto personaggi, ho sentito una storia. Mi sono svegliata di colpo e ho cominciato ad abbozzare la trama. Pochi giorni più tardi, discutendone con un'amica, ho dato anche un senso alla mia inquietudine.
«Ah, sì, conosco il Ponte dei Granatieri» mi ha detto lei, «con la scusa che è altissimo ci va un sacco di gente a suicidarsi.»
Non voglio sottintendere una qualche dote da sensitiva, era una deduzione abbastanza facile che avrei potuto fare se ci avessi pensato su, ma i sentimenti richiamati da quella rivelazione mi hanno comunque un po' sconvolta. Mi sono innamorata del posto, ovviamente. Ci sono tornata, qualche tempo dopo, a scattare un intero servizio fotografico da poter guardare e riguardare in fase di stesura della storia, ed è come se ora un po' mi appartenesse.
Io non credo al caso, alle fatalità della vita, penso piuttosto che tutto accada per una ragione e nel caso specifico mi piace pensare che il 28 settembre del 2014 sono finita sul Ponte dei Granatieri di Caltrano perché dovevo raccogliere la storia che aveva da raccontarmi, che era là per me.
QUI, QUI e anche QUI c'è qualcuno degli scatti di quel giorno.

domenica 1 ottobre 2017

PREPTOBER DAY 1 ~ Letture a tema


Oddio, ma è davvero, già il primo di ottobre??! Dire che amo questo periodo dell'anno è riduttivo, il suo unico difetto è che dura solo trentun giorni e che questi trentun giorni volano, non faccio in tempo a esporre un po' di zucche, scope e cappelli da strega che è già il momento di iniziare il NaNoWriMo. Quest'anno allora me la gioco diversamente e ottobre me lo godo tutto scrivendo (salvo imprevisti) un post al giorno a tema "preparazione al delirio del National Novel Writing Month". 
Comincio malissimo, sono indietro con la pubblicazione programmata per il 31 ottobre, mannaggia la mignotta facendo sul serio, adesso. A settembre me la sono presa comoda, nonostante l'idea di darmi quanto prima da fare con le ultime ricerche per il prossimo romanzo, e adesso è giunta l'ora di recuperare e di mantenere gli impegni presi con me stessa.
Prossime letture per la settimana in corso: 

- "Storia e interpretazione delle superstizioni" di Massimo Centini
- "Indagine sull'orco - Miti e storie del divoratore di bambini" di Tommaso Braccini.

Preptober Day 1: SI PARTE!

lunedì 25 settembre 2017

NUMERI

Tre settimane trascorse dall'ultimo post... e come le riassumo? Ma soprattutto, ne ho veramente voglia? Il mondo diventerà un posto migliore dopo che avrò finito di tirargli una pippa così sulle mie ansie e le mie piccole disgrazie quotidiane? No, ma qualcosa la scriverò ugualmente.
Qualcosa del tipo che sono stanca, non so se più nel corpo o nella mente.
Tanto per dare un po' di numeri: l'altro ieri ho fatto le cinque di mattina nel tentativo (fallito) di completare il capitolo finale della prima parte di Hear my voice. Ho chiuso il file con circa duemilacento parole, quattro belle paginette interlinea 1,5 equilibrate col resto dei capitoli che stranamente sono riuscita a mantenere grossomodo della stessa lunghezza. Però non avevo finito, e così quando ieri mi sono alzata a un orario improponibile, e liberata dei mille inconvenienti che mi piovono addosso ogni volta che ho urgenza di scrivere, ho buttato giù altre tre pagine. L'ultimo capitolo è venuto lungo come la messa di Pasqua e ho una voglia di imprecare che non ve la so descrivere. Vorrei imprecare anche perché questo progetto che "è solo una song-fiction, non voglio tirarla lunga, al massimo ci lavoro quindici giorni" (LI MORTACCI MIA) finora mi ha portato via quasi un mese - quando ho letto la data nell'intestazione della prima bozza non sapevo se ridere o piangere.
Ridimensionando il file per la futura stampa (nell'adorabile formato altezza 20,32 cm ~ lunghezza 13,34 cm), con interlinea singola e senza calcolare titoli, disclaimer, eventuali citazioni, dediche eccetera eccetera, la sola prima parte conta 88 pagine. "È solo una song-fiction, non voglio tirarla lunga" un par di balle, insomma. Intendiamoci, non me ne faccio un vanto, sono più portata a pensare che un maggior numero di pagine si traduca facilmente in una maggiore quantità di fuffa, nonché in un lavoro di editing assai più dispendioso a livello energetico (aggiungiamo questo punto alla lista di motivi validi per imprecare).
Ma perché mai vado cianciando di editing che la parte più difficile, la Parte Seconda, ancora non esiste? Ho paura di farmi portare in giro dalla storia, già quello che è successo in queste prime pagine mi ha molto coinvolta perché sono una psicopatica che si innamora dei suoi personaggi ma in qualche modo l'affronterò. Mi spaventano anche i temi che ho trattato in Hear my voice e che tratto/tratterò in Dark Roads... riuscirò a non ripetermi? Riuscirò a dar voce a personaggi che non si assomiglino? Alla peggio avrò dato vita a due libri simili, una lezione da tenere a mente per il futuro.
L'unica cosa di cui avrei bisogno, in questo momento, è di almeno un mese senza imprevisti. Posso scendere anche a tre settimane. Per tre settimane di normalità vi posso regalare un rene e un pezzetto di fegato - roba buona, eh, tutta sana.
«Dai, sorridi, che la vita è bella!»
...
Dico davvero. Giovedì scorso hanno operato Franz: lo hanno aperto in due come un pistacchio perché era l'unico modo di capire la natura di quella macchia sospetta di cui l'ecografia ci rendeva parzialmente conto (erano linfonodi ingrossati). Sette punti di sutura e adesso ha metà del corpo infagottato dentro il cerotto adesivo, odia l'antibiotico e quando glielo do lo sputacchia dappertutto (sul pavimento, sui mobili, sul letto... così, il prossimo inverno, sono sicura che la casa non si prenderà la sinusite). Intanto fa ancora una cacca terribile, e a momenti sono due mesi che spalo ogni giorno cacca di colore, forma e odore che a posto così, grazie, ho espiato tutti i peccati di questa e anche delle prossime settantacinque vite. Non mi resta che aspettare l'esito dell'esame istologico sui linfonodi che gli hanno tolto, e pregare il Santo Protettore Dei Gatti che non abbia bisogno di fare la chemioterapia.

Giovedì scorso sono stata a una serata-dibattito tenuta da Craig Warwick, il sensitivo che parla con gli angeli e con i defunti. La faccio breve sul serio, ché se mi dilungo altro che poema epico, scrivo un'enciclopedia. Solo a sentire la parola "sensitivo" di solito avverto un brivido giù per la schiena e inizio subito a fiutare puzza di fregatura. Può sembrare un controsenso per me che credo negli angeli, ma per quanto mi riguarda aver fiducia in un'entità incorporea è un conto, riporla in un altro essere umano che può usare biechi trucchi per farmi intendere che sa cose su di me che solo io e chi mi conosce sappiamo be', è tutt'altra cosa. Però ci tenevo a partecipare a questa serata, ero curiosa (non conoscevo Craig Warwick né il suo lavoro) e ho cercato di pormi al tutto con imparzialità, senza alcuna aspettativa.
Craig mi è piaciuto. Alla fine non saprei dire se lo ritengo o meno un sensitivo, ma certamente lo ritengo una bella persona. Tanto per cominciare non ha chiesto soldi, la serata infatti era gratuita anche per chi, come me, non aveva acquistato il suo ultimo libro. L'unico vantaggio che derivava dall'acquisto era una poltrona numerata al pianterreno dell'auditorium, anche se lui alla fine, non fermandosi alle poltronissime ma salendo a relazionarsi con un po' tutto il pubblico, ha di fatto annullato qualsiasi distinzione. A fine serata, il dibattito si è concluso intorno alle 22.45, ha concesso qualche minuto di tempo a non meno di duecento persone. Io e la Greta eravamo tra le ultime in fila e ce ne siamo andate che erano quasi le due e un quarto di notte. È stato un bellissimo gesto da parte dell'uomo. Chi partecipa a serate simili e segue l'operato di persone come Craig è di solito qualcuno che soffre, e che cerca conforto nella spiritualità, e ricevere un messaggio positivo privo di interessi economici o di altra natura, sia o meno frutto di un qualche contatto con l'Aldilà, non può che fargli bene. Per quanto mi riguarda, questo è ok. Craig è ok, anche se non condivido del tutto il suo pensiero (io non traggo grande beneficio dal negare le mie emozioni negative in favore di quelle positive, è una tecnica che ho sperimentato e che mi ha cagionato una quantità di problemi quindi non me ne servirei ancora, ma nemmeno mi sognerei di contestarla in assoluto).
Dopo che gli ho stretto la mano e l'ho ringraziato per l'interessante serata, Craig mi ha chiesto come stavo. Perché tu non stai bene, ha affermato (e non sto bene no, ho trentotto anni e ancora passo le ore su Facebook a cuorare foto dei Metallica, ti pare che io stia bene??). Ha detto con molta convinzione che ho problemi a dormire, un dettaglio che poteva essere facilmente intuibile dalle occhiaie che mi arrivavano all'altezza delle ginocchia, perché ho la testa troppo piena di pensieri. D'accordo, è vero, ma anche questo è un particolare deducibile senza grandi difficoltà - escludendo i casi di insonnia dovuti a cause fisiche non restano che le preoccupazioni. Poi ha aggiunto che mi trattengo troppo, che è necessario che io mi lasci andare e che abbracci la nuova vita che mi attende. Vedo tanti angeli vicino a te, ha concluso. Anche se sei stata abbandonata, in questa vita, dall'altra parte c'è tanto amore per te. A quelle parole, sono sincera, un po' di magone mi è venuto, e ammetto anche di aver sentito un certo brividino... ma non quello dello scetticismo perché insomma, che cosa ne sapeva lui dei miei abbandoni? È stata una bella esperienza, alla fine. L'ho detto, Craig è ok. Leggerò senz'altro qualcuno dei suoi libri.
Sono andata a dormire serena, alle tre passate, il problema è che al risveglio ho avuto subito l'impressione che l'Incredibile Hulk, King Kong e un Panzer VI Tiger avessero passato la notte a calpestarmi, in più ero di un umore che non potrei nemmeno definire nero - era più qualcosa di vicino a un premestruo elevato alla terza - e dopo essermi vista in una foto scattata la notte precedente ho passato il resto della giornata a piangere (se qualcuno mi porta un paio di pietosi veli ce li stendo sopra. Belli grandi, grazie). Certamente non ho i titoli, le competenze e le conoscenze per affermare con sicurezza che l'essere umano assorbe l'energia di altri esseri umani, ma per ora lo stato assurdo in cui mi sono trovata venerdì riesco a spiegarlo solo così.

Ma questo è il passato. Oggi inizia una nuova settimana (fa freddino, che bello), e in qualche modo dovrò finire Hear my voice. Sono nel mezzo del progetto, in un punto da cui non vedo né la fotta delle prime pagine né il sollievo della fine: adesso è davvero il momento di dare il massimo.

domenica 3 settembre 2017

DOMANDE RETORICHE E ATTI SIMBOLICI

Ecco la situazione: sono passate le tre di mattina, forse sarei anche pronta per dormire ma non voglio andare a letto subito, dopo un paio di giorni che stava bene Franz ha avuto una ricaduta nonostante i farmaci e io sono triste e insieme nervosa. In altre parole, se vado a letto adesso potrei anche non prendere sonno e se voglio fare un altro atto di fede a proposito della guarigione del gatto mi occorrono un po' di tempo e di veglia. 
A questo punto scrivo un post di nessuna utilità tranne quella di alleggerirmi l'anima, perché è questo che mi fa la scrittura: mi alleggerisce, mi salva e salva anche le ceramiche di casa - ché io non sono una violenta con le persone, ma con gli oggetti è tutto un altro discorso. Come quando l'insonnia pesta duro, son due ore che tento inutilmente di addormentarmi e riesco al massimo a scivolare nel dormiveglia e allora alla fine mi alzo, vengo in cucina a camminare avanti e indietro bestemmiando sottovoce e poi prendo il diario e scrivo tutto quello che mi passa per la testa. Le brutte nottate si riconoscono già dalla grafia, non mi serve neanche il contenuto per capire (tra l'altro di solito mi limito a scrivere parolacce. Giuro. Pagine piene di una sequela infinita di imprecazioni o di domande - sempre le stesse, peraltro, e sempre senza risposta - del genere «Perché sono una stronza e non dormo? Perché cazzo non riesco a dormire? Perché non dormo? Perché non posso dormire come qualsiasi altro essere umano??!»). Del resto, se alle tre e mezza antelucane sono al tavolo di cucina a tirare madonne è difficile che io stia lì a concentrarmi per scrivere bene, è già impegnativo cercare di ricordare che ore sono e che mettermi a urlare o spaccare piatti sarebbe ancor meno opportuno che di giorno, perciò mi escono queste lettere enormi e tutte storte, sderenate, fuori dalle righe. Ma credo vada bene così. Scrivere parolacce fuori dalle righe è l'atto simbolico con cui mi concedo di perdere un po' il controllo. Ovvio che poi Scopainculo Fräulein Rottenmeier torna e mi fa il suo solito cazziatone, però intanto un po' l'ho fregata.

Oggi ho scritto meno del solito (cercherò di recuperare adesso), e con meno soddisfazione, ma non mi aspetto di essere al cento per cento ogni giorno. Non ho nemmeno toccato DR, sono concentrata nella correzione della prima parte della song-fiction e nella stesura della seconda dato che è il materiale già messo in prevendita, ma a pc spento ho lavorato ancora sulla trama e la linea temporale. Ho una sensazione che è per metà timore e per metà sospetto: DR sarà un romanzo lungo. Ho avuto troppa fretta di finirlo, nella prima stesura completa - ignoriamo bellamente le altre quarantacinque stesure lasciate a metà - e ho messo in campo moltissimi personaggi presentati come importanti che poi ho abbandonato a se stessi e relegato in un angolo. Mi sono resa conto che se voglio tenerli nella storia li devo minimamente approfondire, quindi dovrò aggiungere pagine, e dubito che per settembre avrò finito - voglio dire, siamo già a settembre. 
Dopo averci dormito su una notte ho deciso che se a stesura completata, effettivamente il romanzo avrà raggiunto una lunghezza importante, lo metterò in vendita anche diviso in tre parti. Tutte insieme: tre parti e un volume unico, così se qualcuno sarà interessato a leggerlo ma non avrà voglia di sciropparsi cinquecento pagine in una volta potrà prendere solo la prima parte, e poi decidere se vale la pena di andare avanti. Con questo pensiero oggi mi sono data da fare a preparare delle copertine, ci ho perso quasi tutto il pomeriggio mentre fuori infuriava la tempesta e mi sono divertita un sacco. Adesso che i dettagli sono definiti non mi resta che una cosa da fare, e cioè darci dentro a scrivere. Cancellare gli appuntamenti con la vita e fare questo, solo questo, il più a lungo possibile. 

sabato 2 settembre 2017

SETTEMBRE È UNA COSA BELLA (cimici verdi a parte)

Ma otto euro cosa?
Ma la penna magistrale di chi??!
Aperta parentesi polemica delle due e mezza di mattina.
Suggerimento di Aamzon. Ebook di "scrittore ignoto" (ovviamente descritto come "brillante, dalla penna magistrale" - nientepopodimeno che): dimensioni file 321 KB, lunghezza di stampa 66 pagine, prezzo di copertina otto euro. Otto euro?!!!?!11!1 Ma con quale criterio certe case editrici stabiliscono prezzi di copertina così alti per dei formati digitali??
E comunque la penna non mi è sembrata poi così magistrale, mi è bastato l'assaggio nell'anteprima, e ci sono settanta invii tra un capoverso e l'altro altrimenti da sessantasei le pagine si sarebbero probabilmente ridotte a venti.
Se ci fossero un po' meno autori-pallonari e qualche libro di qualità in più forse la maggior parte degli italiani leggerebbe comunque poco, ma chi legge abbastanza come me di sicuro sarebbe più contento (e farebbe più acquisti su Kindle Store).
Chiusa parentesi polemica delle due e mezza di mattina.

Stanotte sono stanca e non mi dilungo, ma ciò significa anche che forse, finalmente mi stenderò a letto e prenderò sonno subito anziché all'alba. Oggi ha più o meno piovuto (più meno che più), adesso l'aria è umida e un po' paludosa ma almeno abbiamo mandato l'ondata di caldo di fine agosto dov'era giusto che andasse: a fanculo. Sono cose belle. Settembre è una cosa bella, quantomeno finché non saremo nuovamente invasi di cimici verdi.

mercoledì 30 agosto 2017

SÒLA

Un post breve e circonciso perché la notte è giovane ma io non più così tanto, e ho bisogno di farmi un sonno decente per essere poi in grado di mettere in fila frasi di senso compiuto. È che adesso sono felice, e provo un senso di infinita gratitudine per il fatto di aver chiuso a fatica la sessione di scrittura del giorno, perché avevo ancora tante cose da scrivere e tanta voglia di scriverle che potendo manipolare il tempo mi sarei regalata altre due ore di libertà (continuo ad essere più produttiva la sera e la notte, mannaggia la mignotta. Se solo dormire non fosse indispensabile...). Ecco che ricordare a lungo gli anni dell'improduttività e dell'aridità creativa mi è servito... come avrei potuto valorizzare al meglio una notte come questa se in passato non avessi provato tanto dolore? Capiamoci, con tutto il rispetto per dolori più grandi del mio, ma scrivere per me è sempre stato un rifugio, e non riuscirci più era come stare sotto una grandinata senza il minimo riparo (l'avete mai presa una grandinata in testa? Io sì, nel 2007 all'Heineken Jammin' Festival: un male porco, e non era neanche una grandinata straordinaria - giusto una granita ai duecento all'ora e una trombetta d'aria prima che entrassero in scena i My Chemical Romance. Poi mi dicono di non bestemmiare).
Ma scherzi a parte, mi sono resa conto così che in fondo a me davvero non frega più così tanto del successo, dei big money, di avere un gran pubblico di lettori. È ovvio che se tutto questo dovesse capitare nei sarei felice, ma riuscire a scrivere di nuovo narrativa per me vale più di tutte le classifiche di tutti i mercati editoriali del mondo. 
Inseguire questo sogno di sfondare, di diventare "famosa", mi ha portato solo un mucchio di sofferenza. Volevo farmi notare per rivalsa, forse anche per narcisismo, e soprattutto perché mio padre capisse che avrebbe dovuto investire su di me, perché fosse orgoglioso di me. E pensavo anche che con un grande successo nel curriculum nessuno avrebbe mai più osato dirmi che non ero abbastanza in gamba, o suggerirmi che cosa fare della mia vita, o indignarsi perché non ho seguito le regole, non ho figliato, non ho proseguito gli studi. 
Non mi biasimo per aver provato a realizzare questo sogno, per aver vissuto con la convinzione di fare la cosa giusta per me senza capire che volevo fare la cosa giusta per gli altri, perché ognuno fa del proprio meglio con i mezzi che ha, e non mi rammarico nemmeno per tutto il male che mi sono inconsapevolmente procurata da me. È valsa la pena di vivere ogni singolo giorno di tutti i miei trentotto anni così com'è stato per arrivare a questo momento, all'una e mezza di notte di mercoledì 30 agosto 2017, perché ho chiuso la sessione di scrittura con la voglia di scrivere ancora, perché per qualche ora ho dimenticato la vita "di sempre" e ho vissuto in un mondo parallelo che mi piace. Potete non credermi, o pensare che scrivo un po' di frasi fatte per fare l'alternativa a tutti i costi, ma sono sincera come non mai. 
E comunque, se volessi fare l'alternativa a tutti i costi dovrei come minimo immortalare i miei appunti quotidiani e le mie giornate per Instagram e condividerle con un abuso di hashtag "A WRITER'S LIFE" (solo due parole: LO ODIO. Sul serio, mi fa venire voglia di urlare e contemporaneamente vomitare). È che io scrivo abbastanza cazzate in questo blog, che me ne faccio delle foto? Ho anche un cellulare con una fotocamera ripugnante - credo sia 0,0001 merdapixel, fa foto sgranate anche se non uso lo zoom - e il mio massimo in quanto a composizione artistica è il bricco del succo di frutta o la tazzina di caffè vicino al libro che sto leggendo, con sotto la tovaglietta scrausa di Tiger. Temo di non avere alcun futuro come fotografa di Instagram. E sì, lo so, stavo andando così bene, ce l'avevo quasi fatta, potevo evitare il sarcasmo. Forse. O forse no, perché tengo al mio fegato e non voglio s'ammali per compiacere il mio bisogno di essere sempre diplomatica.


POSCRITTO IGNORANTE (E PURE SUDATO E PUZZOSO che Franchino può solo accompagnare):
Per chi crede, oltre agli angeli con le ali ci sono i cosiddetti angeli terreni, e io ho la fortuna di conoscerne almeno un paio. Uno è senza dubbio la Greta, che con la sua infinita pazienza mi ha aiutata a finire la fottutissima sinossi per la song-fiction così ho potuto finalmente caricare la prevendita.
Per questo lavoro avevo in mente un titolo che mi piaceva moltissimo, "Voices in the dark", veri gud, molto internescional, ma che poi per un adattamento alla quarta di copertina avevo italianizzato in "Una voce dall'oscurità" che pure non mi dispiaceva. Me ne vado tutta tronfia a preparare la registrazione su KDP quando mi rendo conto di avere già molta oscurità nella mia libreria, fin troppa perché alla gente non venga il dubbio che io abbia problemi con le lampadine di casa. Per farla breve, dopo molti incontri ravvicinati con lo spirito di Germano Mosconi sono riuscita a partorire un nuovo titolo.
"Hear my voice" è online per la prenotazione (non strappatevi i capelli e le mutande per l'emozione, vi raccomando). 
Ho posticipato la data di uscita al 31 di ottobre, perché una data più prossima mi costringeva ad un ritmo serrato ma non mi lasciava un margine minimo per eventuali imprevisti. Senza intoppi, potrò anticipare al 15 come avevo inizialmente previsto. Incrocio le dita di mani e piedi.

POSCRITTO IGNORANTE (Reprise):
da qualche parte nel post ho scritto "l'una e mezza di notte del 30 agosto 2017" ma si vede nell'orario di pubblicazione che sono le due passate, a riprova del fatto che la produttività maxima mi si esprime col buio e il silenzio (quando nessuno svanga i maroni). 
Superata la boa delle due potrei crollare improvvisamente o perdere del tutto il sonno e fare un after, che poi gli after sono stati il leit motiv di questa estate 2017, uno in più non mi cambierebbe di certo la vita, ma spero di crollare. Anche se ho fame, mi farei due spaghetti e una chiorba di video dei Metallica (è di nuovo quel periodo della mia vita in cui non ho altro Dio all'infuori di James Hetfield. Ciccione. Ti amo. Tenetevi pure stretti i vostri figoni palestrati con la tartaruga). 
Ah, avevo anche premesso che il post sarebbe stato breve e circonciso... sono veramente una sòla.

martedì 29 agosto 2017

SINOSSI INFAME, PER TE SOLO LAME!

Ventiquattr'ore sprecate su una sinossi che peraltro non ho nemmeno finito. Ma è possibile? A quanto pare sì. Odio le sinossi, fosse per me scriverei un messaggio uguale per tutti i libri del tipo «Leggi le prime cinque righe del primo capitolo, tanto bastano quelle per capire se il romanzo può piacerti o meno» (alcuni fissano il limite alle prime cinque pagine, io mi stufo anche prima della fine di un paragrafo - ma non dimentichiamo che sono l'essere più insofferente dell'universo tutto). 
Il ritorno del caldo mi ha causato un disagio fisico e un malumore pazzeschi, Franz ha di nuovo bisogno di una visita dalla veterinaria e ieri e oggi concentrarmi è stata un'impresa. Ma in fondo potrebbe andare peggio. Quando non sono stata occupata a bestemmiare un po' di santi, e in tutti gli altri momenti di pausa tra un tentativo di scrivere una quarta di copertina decente e l'altro, ho stabilito delle date per la song-fic giusto per mettermi un po' di virtuale e salutare pepe nel culo e non pensare di finire il lavoro ad agosto del 2018, eh no bella mia! 
Appena la sopraccitata, infame quarta di copertina sarà pronta il libro finirà su Amazon in prevendita, scaricabile dalla metà di ottobre. In questo modo avrò circa due settimane per completare la prima stesura, altre due settimane per lasciar riposare il manoscritto (fino a fine settembre), e i primi quindici giorni di ottobre per la revisione. Sarò costretta a lavorare sodo, a non lasciarmi abbattere dai centomila dubbi che mi assalgono appena apro un qualunque documento, eh no belli miei, stavolta non me la fate!, e a comunicare alla mia Fräulein Rottenmeier Inside che è nuovamente giunto il momento di andare un po' a fanculo (solo un po', così quando ritorna per aiutarmi nelle correzioni è più rilassata e stiamo meglio entrambe).
Fotta, wait for me!
Giuro che domani sarò sveglia e scattante
COME AL MIO SOLITO
Su DR oggi non ho lavorato per niente ma per mancanza di tempo materiale, tra un po' del sonno di sabato che ho dovuto recuperare (inizio ad esser vecchia per fare le ore piccole più di una volta la settimana, me tapina...) e le pulizie del lunedì. Adesso che sarei decisamente ispirata è troppo tardi, ormai è arrivato Morfeo ed è già un quarto d'ora che mi guarda male e picchetta l'indice sull'orologio. Speriamo che la fotta non s'offenda se me ne vado, e che ci sia ancora per la prossima sessione creativa.

domenica 27 agosto 2017

DAI, SOLO UN ALTRO PO'

Quasi le quattro di mattina, ascolto Chopin con le braccia incollate alla tavola per il caldo e cerco di tenere gli occhi aperti ancora per un po', dai, solo un altro po'. Finalmente ho ingranato con DR (ho scritto un migliaio di parole ma con grande trasporto, che mi importa molto più che scriverne duemila con il culo e senza sentimento) e ho preparato la linea temporale per la song-fiction. 
Frega niente di come viene e di dove mi porterà: ho deciso di scriverla e lo farò. Ci vorrà un po' più di un fine settimana per una stesura completa, forse quindici giorni, e dovrei cavarmela con una cinquantina di pagine. Ventisei con interlinea 1,5 le ho già buttate giù ad agosto del 2014 e non sono da scartare, quindi un solido inizio non mi manca. Ipoteticamente potrei esser pronta per un nuovo appuntamento con Amazon KDP a fine settembre (crediamoci sul serio, per una volta).
Quanto a DR, uno dei principali villain adesso ha una nuova faccia e con quella una nuova storia personale, che per il momento conosco in modo superficiale ma di cui aspetto con ansia i dettagli. È un gran mascalzone e lo adoro già, e in questa nuova stesura sono pronta a dargli lo spazio che merita e che non ha avuto nella stesura precedente - che per inciso mi sembrava proprio niente male, ma riletta a distanza di anni mi sta facendo venir voglia di frullarmi i bulbi oculari col Minipimer. 
Ho soltanto il problema del flusso inarrestabile di parole da gestire, di questo passo mi toccherà spezzare il libro in due/tre volumi (MA ANCHE NO), per il resto è di nuovo "Stay in the Flow" (parafrasabile in "Stay in the Fotth" o "with the Fotth" - cara, carissima Fotta, al contrario dei trentacinque gradi notturni tu mi sei mancata tantissimo). E allora stiamoci finché dura. 

venerdì 25 agosto 2017

CARA MIA ESTATE, HO UN PENSIERO PER TE

Di nuovo una cucina a trenta gradi e mezzo e io, cara estate, al momento ho un unico pensiero per te: VAFFANCULO.
Avevo pensato a qualcosa di più articolato per questo post, ma trovo il vaffanculo perfetto nella sua semplicità. Inutile aggiungere fronzoli - del tipo "stavo troppo bene col fresco, vero?" - non farebbero che peggiorare la situazione.

Ho appena finito il capitolo 8 di DR, poco più di mille parole e sono già stanca. Do la colpa alla calura improvvisa e so che per oggi non mi spremerò una parola di più, ma prima di dormire metterò lo stesso in ordine il materiale per la song-fiction. Ho dormito una notte sopra l'idea di scriverla, una volta per tutte, e stamattina l'ho ripescata tutta sgualcita tra i cuscini. Domani la stiro, sul serio. Lo devo alla me stessa che mi pungola in continuazione perché ci lavori e anche alla persona che ero quando prendevo i primi appunti, tre anni fa, lacrimando su tutti i pezzi del mio passato che stavo buttando via.
Domani, sul serio.

giovedì 24 agosto 2017

«MA JACKSON DEVE AVERE UN BIGNÈ AL POSTO DEL CERVELLO»

Citazione dalla puntata odierna de "La signora in giallo" DOVEROSA anche solo perché son due ore che rido come una cogliona. E a proposito di grasse risate, a sei giorni dalla mia prima dose di Magnesio Completo ho risolto il mistero della disperazione, della mancanza di concentrazione, della vista offuscata, del costante pizzicore alle gambe nonché degli infernali dormiveglia come surrogati di sonno. Rido. Perché sono felice, sì, ma anche perché sono sempre convinta di fare tutto per bene, di non farmi mancare niente con l'alimentazione, e invece toh!, guarda, una carenza di magnesio che mia nonna novantenne era più in forma e carica di me. 
Ma sorvoliamo (dopo aver preso nota per il futuro).

Ieri sera mi è venuta la folle idea di scrivere una song-fiction che sto rimandando da *coff coff* tre anni *coff coff* (se rimandare fosse una disciplina olimpionica non avrei rivali e mi farei fuori tutto il medagliere, anche la medaglia di cartone).
Motivazioni e punti a favore: mi urge dal di dentro, i tempi sono maturi, fa caldo abbastanza** (pure troppo). Non ho nemmeno sufficienti elementi a sfavore dato che si tratterebbe di un lavoro di qualche giorno, forse un po' più di un fine settimana ma non certo otto anni di accumulo di materiale, studi, revisioni come per DR.
Mi rimetterò alla notte per avere consiglio.

**Grande lezione imparata quest'anno: mai, MAI sottovalutare la stagionalità delle storie. Pena: una quasi totale carenza di Fotta.

lunedì 21 agosto 2017

TEMPO DI BILANCI, O FORSE NO

Quasi le due di notte, ormai è lunedì da un po' e inizia una nuova settimana. Il topo ha finito le ferie e io dovrò fingere di non avere il cuore a pezzi per questo motivo. Come sono potute trascorrere così in fretta queste ultime due settimane? Davvero non me lo spiego.
Il nuovo inizio mi fa sempre tornare la voglia di fare una cosa che facevo una volta, ma che oltre a non essermi utile tendenzialmente mi era nociva: i bilanci. Cosa è andato storto e cosa invece ha funzionato in un certo periodo di tempo (una stagione, o un anno). Gli attivi e i passivi. Ma che cazzo, parliamo di un tempo ormai trascorso, che senso ha discuterne? Eppure mi piace, credo per la stessa ragione per cui sguazzo regolarmente nel guano della mia esistenza anziché scrollarmi i pesi dalle spalle per andare avanti più leggera. 
Che poi è ancora estate, lo sarà fino al 21 di settembre anche se io spero che l'Altissimo avrà pietà di me e mi manderà temperature decenti un po' prima (penso che si sarà stancato di sentirmi bestemmiare il suo nome e tutti i santi del calendario perché c'è un'ondata di caldo dopo l'altra con soli due giorni di pausa per tirare il fiato), quindi un bilancio avrebbe ancora meno senso.
Quest'estate poi, almeno fino ad oggi, è stata una gran merda, e intendo in senso letterale. Arrivata al suo culmine, durante una delle settimane più calde Franz è stato male, il condizionatore ci ha dato noie e mi è anche venuto il ciclo. In pratica l'Apocalisse. 
Tra gli ultimi giorni di luglio e i primi dieci di agosto ho dormito mediamente quattro ore per notte con risvegli improvvisi intorno alle quattro di mattina, avvolta in un sudario di angoscia e col gatto disorientato che mi fissava insistentemente perché gli levassi il collare Elisabetta. Ma non sono stata male perché ho dormito poco e mangiato malissimo, sempre di corsa tra una veglia e l'altra alla bestiola, la mia angoscia era tutta per il decorso della sua malattia, per la paura che ci fossero complicazioni e per tutto ciò che è conseguito dall'uso di antibiotici e antidolorifici... in trentotto anni non credo di aver mai visto e raccolto così tanta diarrea di gatto, e di gatti ne ho avuti parecchi. D'estate la gente va in vacanza, si rilassa, scatta foto fighe da condividere su Facebook, non raccoglie merda di gatto. 
Ecco, insomma, io devo sempre essere quella diversa, quella controcorrente. Cos'hai fatto di bello quest'estate? HO MONITORATO LA DIARREA DEL GATTO.
Sono contenta che Franz adesso sia guarito, ogni minuto che non trascorro a smutandarmi guardando video dei Metallica a fare il mio dovere di essere umano lo passo a spupazzarlo e baciarlo, e a gioire per la sua ritrovata buona salute. Patatino amore mio. Più che fare un bilancio dovrei rendere grazie perché tutto è andato per il meglio e le brutte giornate sono passate. 
Ma se non faccio bilanci e non guardo il passato allora devo guardare al futuro, perché se vivessi nel presente e me lo godessi poi dovrei sfrattare l'ansia e prendermi delle responsabilità... ma siamo pazzi? 
Quando ho deciso di fare anch'io un po' la sborona, niente cifre di vendita/lettura assurde né alte posizioni nella classifica di vendita del Kindle Store (per una breve dissertazione a questo proposito vi rimando al poscritto) ma solo un'immagine unica con le copertine dei libriccini che ho pubblicato finora, ho fatto una cosa che in teoria avrebbe dovuto stimolarmi a scrivere, ma che in pratica è probabilmente l'equivalente di essermi data la zappa sui piedi: ho scritto una data di uscita per Dark Roads
SETTEMBRE 2017. 
Certo, per il momento non ho ricevuto pressanti richieste di aggiornamenti, ma la data è lì in bella mostra e quando mi prendo un impegno pubblico di solito cerco di mantenerlo anche a costo di diventare deficiente. Perché è ovvio che non posso calcolare bene i tempi, organizzarmi, ed evitare quindi di dover fare tutto all'ultimo momento, di corsa, diventando per l'appunto deficiente. Insomma, io sono la moglie che dopo dodici anni che il marito rientra a mezzogiorno e cinque per pranzo ancora butta la pasta in ritardo, o si ritrova a dovergli lavare due secchiate di tute da lavoro la sera prima del suo rientro dalle ferie. 
Per settembre potrei forse, FORSE aver finito una prima stesura, ammesso che per i prossimi quarantun giorni io scriva quotidianamente e a velocità supersonica, ma... uhm, come dire... non dovrei dirlo, tantomeno scriverlo. Se continuo a credere che non ce la farò è probabile che andrà così. Comunque ci proverò, con tutte le mie forze. Fingerò che sia il tempo del NaNoWriMo, quando anche solo per darmi delle arie faccio di tutto per tenere la media giornaliera. Poi oh, ho comprato un barattolo di Magnesio Completo da 400 grammi per incoraggiare il mio organismo, più di così... Potrei incoraggiarmi meglio andando a dormire entro la mezzanotte anziché alle due di mattina, ma questo è un altro paio di maniche. 

POSCRITTO IGNORANTE SULLE CLASSIFICHE DEL KINDLE STORE DI AMAZON :

Da mesi andavo in giro dicendo, tanto per ridere, che mi sarebbe piaciuto raggiungere una posizione abbastanza alta in una qualsiasi classifica di Amazon vendendo pochissime copie di uno dei miei libri. A quel punto, se fosse accaduto, avrei fatto uno screenshot della classifica e uno del report di vendita e l'avrei condiviso ovunque per dimostrare ciò che realmente accade nel mercato dei libri digitali: non servono vendite stratosferiche per salire in classifica. Questo avrebbe sbugiardato la schiera di stronzi che ogni giorno si fregiano del titolo di "autore del best seller" senza averne alcun diritto. 
È successo.
I primi di agosto "La città delle rondini albine" ha venduto DUE COPIE DUE in formato digitale, e questa vendita ridicola ha fatto salire il titolo nientemeno che al terzo posto nella classifica della fantascienza post apocalittica, al 54° posto nella classifica horror e al 141° nella fantascienza. Non potevo crederci, a momenti me la faccio addosso. Ho fatto i dovuti screen e ho scritto un post su Facebook che ho condiviso anche su Twitter. Tò, per voi e i vostri best sellers dei miei coglioni!!!!!
Tempo tre minuti avevo già fatto sparire tutto senza aspettare repliche o commenti. Sembrerà sciocco, ma dopo essermi presa questa specie di rivincita non mi sono sentita meglio, al contrario, ho avuto la sensazione di aver fatto qualcosa di ingiusto, comunque non in linea con i miei veri sentimenti. Se un autore vuole andare in giro a raccontare che ha venduto centomila copie e che per questo è arrivato primo in classifica fatti suoi, chi sono io per rovinare la sua splendida illusione? Che ci sguazzi dentro. Il mio compito dovrebbe essere quello di impegnarmi per rendere il mondo un posto migliore, gli altri facciano quello che vogliono e che ritengono giusto. Così, concentrandomi su questo non mi sono resa pienamente conto che la storia dello stare attenti a ciò che si desidera perché si potrebbe ottenerlo non è un modo di dire. Forse inizio a interiorizzarlo adesso, a qualche giorno di distanza.
Eniuei, gli screenshot li ho ancora, e dato che sono una persona onesta qui li posto:
Report di vendita
Classifica

domenica 20 agosto 2017

RIMUOVI DAGLI AMICI

Il trentottenne metallaro infoiato per gli Iron Maiden che ogni giorno scassa i coglioni con post chilometrici circa il fatto che il metal è l'unico genere musicale degno di tale definizione, e che tutte le band fanno merda tranne gli Iron Maiden, non l'avevo mai avuto tra le amicizie di Facebook. Ecco quindi una buona ragione per non accettare MAI PIÙ richieste di amicizia da parte di persone che non conosco personalmente o con cui non ho scambiato almeno cinquanta messaggi seri e/o email, ché porco demonio, io ho già avuto Teo alle superiori come vicino di banco, lui e il suo metal e il suo fracassarmi i sentimenti perché mi piacevano i Take That, quindi in questo senso HO DATO ABBASTANZA. A quasi quarant'anni devo ancora stare a sentire gente che me la mena perché quello che ascolto è "commerciale" e dunque indegno? Direi di no.
Rimuovi dagli amici, e senza alcun ripensamento. E già che ci sono l'ho anche bloccato. Perché avrei potuto fare a meno di leggere i suoi post, passare oltre, permettergli di esprimere la sua opinione (che chi se ne incula di quello che pensi TU del panorama metal contemporaneo) e ignorare le continue provocazioni, ma ha scritto che i Metallica hanno successo solo per il loro nome, per la loro fama, e questo non l'ho proprio potuto accettare.

martedì 15 agosto 2017

BEI GIORNI DI FESTA

Ho di nuovo la cartella delle bozze piena di post che non pubblicherò mai, chiaro segno che sto attraversando uno di quei famosi periodi del tipo "vorrei dire cose ma non sono sicura di volerle dire quindi le scrivo e poi le appoggio lì, dove nessuno può vederle" (FIND LOGIC if you can).
Giorno di festa e marito in ferie vuol dire che oggi è martedì ma ho come la vaga impressione che sia domenica, comunque non abbiamo festeggiato per niente, io ho dato aria al materasso e pulito casa e sono riuscita a compiacermi del fatto che a Bibione dai cognati ci siamo stati ieri e non oggi, così mi sono risparmiata le attività ludiche, le festicciole in spiaggia e in piscina, i balli di gruppo, la grande cena finale. Sto ancora smaltendo i postumi del martirio di ieri, con la sveglia alle quattro e mezza di mattina, le ore di macchina, il caldo, il sonno, i cessi del campeggio (la mia ossessione per i germi e i batteri è tornata alla carica più forte di prima, di recente). Ma almeno ho trovato "Cerimonie nere" dell'Urania Horror che qui in provincia era irreperibile e come contentino non è stato male, via.

Poscritto ignorante:
sono stanca di libri che mi smontano i sentimenti. La settimana scorsa ho finito "Metropolis" di Thea von Harbou di cui ho adorato ogni singola parola, ho diluito la lettura nell'arco di un mese perché mi durasse il più a lungo possibile e non mi frega niente di chi ha sostenuto che l'intento del libro sia fin troppo moraleggiante, e la storia sia piena di luoghi comuni e contenuti religiosi: non ho potuto fare a meno di amarlo con tutto il cuore. A distanza di una decina di giorni ancora ci sto pensando. Ma che problemi ho, io.
L'altro ieri, invece, ho finito "L'isola del dottor Moreau" di H. G. Wells, a cui in un primo momento avevo dato solo tre stelle (oggi ne ho aggiunta una quarta). La voce del narratore in prima persona non mi ha entusiasmata, ho trovato che il racconto delle sue avventure fosse piuttosto freddo a dispetto del contenuto, ma forse è proprio per questa sorta di distacco che le immagini e i personaggi alla fine sono emersi più nettamente e con la dovuta crudezza.
Moreau, quello schifo di vivisezionatore dai discorsi e le teorie deliranti, ha meritato la fine che ha fatto, e mi sta bene che Prendick si sia salvato per una proverbiale botta di culo... ma Montgomery??! Doveva proprio morire anche Montgomery!?!? Gli volevo bene, e questa a Wells non gliela perdonerò MAI.