Ho pensato spesso, in questi giorni, a quanto mi manca la persona che ero sei anni fa, quella di prima dell'ansia e della depressione, dei lutti e dei dispiaceri che mi hanno resa così fragile, insicura e negativa. Ho una grande nostalgia per la capacità che avevo di tirarmi su nei momenti di crisi, anche se in questo momento della mia vita mi sento davvero meglio rispetto agli anni sopraccitati. Ho nostalgia della possibilità che mi concedevo di tenere sempre la testa fra le nuvole, in mezzo a tutte le storie che immaginavo avrei scritto, specialmente adesso che il solo pensiero di rimettere mano a un progetto qualsiasi mi fa sentire esausta.
Cerco di non giudicare questi sentimenti, ma di starci dentro e basta per capire a che cosa mi servono. Temendo che fosse una scusa per non mettermi in gioco e lasciar andare un grande sogno non ho mai seriamente considerato la possibilità di fare qualcosa di diverso dallo scrivere, nella mia vita, ma adesso che non mi riesce più e che fatico a focalizzarne la ragione, immagino di doverlo fare. Perché se non lo faccio mi autodistruggo, o perché magari è arrivato il momento di sperimentare qualcosa di nuovo senza programmarlo, per dare un senso a tutto quello che è successo finora.
So bene che non sarò mai più quella che ero, che non posso cancellare niente di quello che è successo. Posso solo imparare.
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