mercoledì 1 dicembre 2010

IL MALATO IMMAGINARIO

Beraldo: Niente. Non c'è che da stare fermi e tranquilli. Quando lasciamo fare, la natura si tira fuori da sola pian piano dal disordine in cui è finita. È la nostra inquietudine, è la nostra impazienza che rovina tutto, e gli uomini muoiono tutti quanti per via dei farmaci e non per via delle malattie.
Argante: Ma bisogna convenire, fratello, che certe cose possono aiutare questa natura.
Beraldo: Dio mio! fratello, sono illusioni di cui amiamo pascerci; si sono sempre insinuate tra gli uomini tante belle fantasie, cui arriviamo a credere perché ci lusingano e vorremmo che fossero vere. Quando un medico vi parla di dare aiuto, soccorso, sollievo alla natura, di toglierle quello che le nuove e darle quello che le manca, di ristabilirla e riportarla alla sua piena funzionalità; quando vi parla di rettificare il sangue, di temperare le viscere e il cervello, di sgonfiare la milza, di aggiustare i polmoni, di riparare il fegato, di fortificare il cuore, di ristabilire e conservare il calore naturale e di avere dei segreti per allungare la vita di molti anni: vi dice precisamente le favole della medicina. Ma quando arrivate alla verità e all'esperienza, di tutto questo non resta più niente, e accade come con quei bei sogni che al risveglio lasciano soltanto il dispiacere di averci creduto.


Molière, Il malato immaginario
(Terzo Atto, scena terza)

Nessun commento:

Posta un commento

Siamo in un blog libero, dì un po' quello che te pare!