mercoledì 30 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 30 - THE LAST NaNo DAY

Ultimo giorno di NaNoWriMo, che per inciso non ho ancora finito. Ieri pomeriggio ho barato, caricando qualche parola in più di quelle che avevo effettivamente scritto, così adesso finché non ho recuperato non voglio convalidare la vincita. È una cazzata, lo so, ma rimane una questione di principio. E comunque voglio restare nel NaNo fino all'ultimo giorno, fino all'ultimo momento, perché so che poi sentirò la mancanza dell'atmosfera della competizione anche se a volte ho bestemmiato, attraverso tuttora un periodo di misantropia feroce e ho dovuto smadonnare per arrivare alla fine conservando la sanità mentale. Ma è strepitoso essere parte di questa follia di parole per almeno un mese ogni anno. Lo scrivo sinceramente.

Ogni anno
la stessa storia...
Mi sono persa un po' di "post del mese" per la strada, ma se considero la quantità di parole che ho prodotto negli ultimi trenta giorni penso che non sia proprio un problema, non scrivevo così tanto nemmeno nei diari cartacei da... boh, anni, credo. ANNI. È un vero e proprio miracolo, alleluia!
Ho imparato un sacco di cose, in questo novembre 2016.
Che sono ancora rigida, criticona, bacchettona e intransigente, ma che posso accettarlo e non sentirmi per questo una merda che cammina. Che non sono più capace di menarmela, e quando sto male per qualche motivo o si vede (faccia-polpetta), o lo sento fisicamente in modo abbastanza violento. Sembra una cosa terribile, messa giù così, invece io la trovo fantastica: non posso più spazzare lo sporco sotto il tappeto.
Ho imparato che i feels vanno e vengono, ed è utopico credere di poterli eliminare totalmente dalla mia esistenza. Se non ci fossero be', immagino che non sarei viva (o che non sarei un essere umano).
Ho capito che butto giù più peso quando dico di no alle cose che non voglio fare, alle persone che non voglio vedere, e che le amiche vere le conto sulle dita di una mano. Ho visto un sacco di persone sotto una luce nuova, diversa, non piacevole ma autentica. Mi sento sola, a volte, ma poi mi ricordo che è stata una mia scelta. Sembra che questo non c'entri nulla con il NaNoWriMo, ma se non avessi preso le distanze da tutto e tutti per la necessità di arrivare alle mie 1667 parole quotidiane non avrei nemmeno potuto allungare lo sguardo e capire.
Capire un pochino me stessa, la gente che frequento... ma soprattutto, che voglio scrivere sul serio. Non perché devo diventare famosa o dimostrare qualcosa, ma solo perché mi piace. Perché, come direbbe Doc Morelli, così il mio seme germoglia e fa la pianta. Che cacchio di pianta sarò non lo so e mi sta bene non saperlo, yep!

domenica 27 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 27 - WEEK-END CON IL DISAGIO

C'è mancato poco che cedessi alla tentazione di farmi prendere dall'ansia perché ho solo quattro giorni per finire il NaNoWriMo e sono indietro di più di 6000 parole. VALE, MA SUL SERIO?!
È solo una competizione, e ce la posso fare a tenere una media altissima per un paio di giorni, e poi non devo per forza arrivare alla meta in anticipo per sentirmi uguale ai Wrimos che invece ce l'hanno fatta. Insomma, come mi disse la nipote una volta, SCIALLATI ZIA.
Mi sciallo.
Anche se oggi, con la sveglia alle due passate, mi sa che mi sono sciallata pure troppo.
Facciamo un passetto indietro, a ieri sera/notte quando era nelle mie intenzioni scrivere come un'indemoniata col favore delle Perfette Condizioni. Le Perfette Condizioni consistevano in: marito alla cena dei coscritti, suocera e resto della famiglia a una cena di baccalà non ricordo dove, ergo, casa vuota e silenzio totale. Pantaloni della tuta infilati nelle babbucce di lana, caminetto acceso, caffè. Non vorrei dire che sono fantastica ma lo sono, e mi sa che il NaNo me lo finisco in anticipo, tzè. 
Questo accadeva grossomodo intorno alle 20.30. Alle 22.45, a quota 236 parole, la cervicale mi menava duro a ritmo di conga calandomi con forza una pinza arroventata nel cervello tra un salto e l'altro. Mezzora di attesa prima che l'antinfiammatorio facesse effetto, mezzora spesa a bestemmiare e a riempire la casa di fumo nel tentativo di far ripartire il fuoco che si era quasi del tutto spento. E poi nient'altro. Ero troppo stanca e dolorante per scrivere ma anche troppo nervosa per andare a dormire, così sono stata risucchiata dalla rete e ho finito la nottata a lurkare profili Instagram di gente più o meno famosa e invecchiata malissimo tipo i gemelli Madden (ho così scoperto che l'anno scorso Benji Madden si è sposato Cameron Diaz - e lui sembra più vecchio di lei anche se ha sette anni di meno. Vabbè, COSE INTERESSANTISSIME).
Alle quattro di mattina sono crollata a letto, più che stanca emotivamente scarica per non aver fatto sostanzialmente un cazzo per tutta la sera. Agitata per il troppo caffè della giornata che non avevo smaltito. Incazzata. A disagio. Preda di feels di cui avrei fatto volentieri a meno.
Stamattina prima sveglia alle 9 circa, di soprassalto perché anche in quel di Montecchio oggi si è festeggiata la Giornata del Ringraziamento con sfilata di trattori e mezzi agricoli (e, a giudicare dal rumore, dei cingolati da guerra tipo Panzer VI Tiger), e il passaggio obbligato della parata era la strada sotto la finestra della mia camera da letto. Porco il governo ladro. Seconda sveglia ore 11: Cervicale Feat. Gloria Estefan - Parte 2, la parte superiore del collo e della schiena erano talmente irrigiditi che per raggiungere il bagno non ho camminato ma ciondolato a destra e a sinistra per il corridoio, sembravo ciucca. Alla fine, la sveglia definitiva è arrivata dopo le 14. Il tempo di aggiornare come al solito il diario di bordo, fare le abluzioni e mangiare il muesli ed ero già in ritardo sulla vita.
Crepuscolo creepy: ti adoro!
Sono dovuta uscire per una passeggiata, anche se era umido da far schifo e sapevo che il crepuscolo sarebbe sceso prestissimo (infatti poco dopo le 16 era già buio). Mi sarei dovuta sentire a disagio, sola per la campagna con quest'atmosfera inquietante, invece ci sono stata da papa, e se non fossi uscita troppo tardi e senza il giubbino coi catarifrangenti avrei fatto un giro in più e sarei rientrata col buio pesto. È curioso quello che mi capita in simili circostanze, cioè quando vado a zonzo in queste situazioni un po' fuori dall'ordinario, perché non riesco mai a definire precisamente le emozioni che provo, il massimo che riesco a fare è qualificarle come vibrazioni positive. Vibrazioni curiose. Sono rientrata alle cinque passate coi pantaloni imbrattati di terra post incontro ravvicinato con Pedro il Jack Russell e Lola la Bouledogue française e zero voglia di scrivere.
Zero voglia anche adesso, che sono le 22.40 e ho di nuovo sonno, e queste sono le uniche parole che ho scritto per il momento. E meno male che il mese era iniziato bene, che ero partita convinta di quello che stavo facendo e, soprattutto, che avevo preso tutto molto alla leggera.

sabato 26 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 26 - POST DELLA NOTTE

Dato che sono indietro di due giorni con i post stavo pensando di fare una cosa stupidissima come "recuperarli", vale a dire scriverli e datarli a ritroso per averli tutti nei giorni giusti. E con ciò comprovare, tra l'altro, il mio lato ossessivo-compulsivo. Poi ci ho riflettuto con calma e mi son detta che un bel "post della notte" tra venerdì 25 e sabato 26 novembre sarà più che sufficiente, in considerazione del fatto che con il NaNo alle battute finali essere stringata col resto diventa un imperativo, e il numero di cazzate che ho scritto nel corso del mese è scandaloso e ipoteticamente potrebbe bastarmi per una vita e mezza (ma non lo do per scontato giacché le cazzate sono come le ciliegie per me, una tira l'altra).

Così ti riassumo
le ultime due settimane
Non è particolarmente tardi eppure stasera, che ho addosso la stanchezza arretrata di ieri, riesco a stento a tenere gli occhi aperti. Stamattina mi sono forzata ad alzarmi prima del solito per poter scrivere a mano per almeno un paio d'ore, perché nelle ultime settimane ho avuto quasi esclusivamente parole di biasimo, cattiverie e lamentele per tutti e buttare questa merda sulla carta prima di alzarmi, e di avere un qualunque contatto col mondo, mi ha permesso di non fare figuracce e di non avere reazioni esagerate e inconsulte. Ho pensato che magari sul lungo periodo mi sarei pentita di aver mandato a fare in culo persone che frequento ormai da anni, anche se adesso la pulsione a farlo è molto forte, e che immagino ci sia una via di mezzo tra il non avere un filtro cervello-bocca ed esercitare una censura totale. E insomma, nell'attesa di raggiungere un qualche equilibrio, o meglio, di capire chi veramente si merita di essere mandato a fare in culo una volta per tutte, trovo che smollare delle badilate di merda emotiva al diario sia cosa buona e giusta.
Vorrei affrontare meglio questo discorso sulle "amicizie-non proprio amicizie" e i cambiamenti nei miei bisogni di rapporti sociali, non scrivendone con troppa serietà e nemmeno in modo superficiale, ma temo di essere troppo rincoglionita per farlo stanotte. Magari domani, o più avanti, quando avrò finito di macinare parole per il Nanetto e potrò abbassare un po' la media quotidiana.

Che poi, detto tra noi, non sono così sicura di voler abbassare la media quotidiana dopo il 30 di novembre. Che io debba farmi un culo come una cesta e dare un taglio netto alle distrazioni per scrivere 1700/1800 parole al giorno non è una novità, mi è stato chiarissimo già durante il primo NaNo, la novità del NaNoWriMo di quest'anno è stata rendermi conto che adeguare la routine alla produzione di quel numero parole mi ha fatto un gran bene, in tutti i sensi. Perché, quindi, non dovrei continuare su questa strada?

mercoledì 23 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 23 - WORD WAR!!



Post veloce-veloce da leccarsi le orecchie (cit.), perché stasera finalmente mi sono decisa a prendere parte a una Word War e voglio vedere fino a che punto riesco a spingermi con le parole.
Nel secondo giorno di ciclo, col mal di testa e post seduta dal dentista.
Sarà meglio che metta su un po' di caffè... 

martedì 22 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 22 - A PROPOSITO DI ANSIA... (E CENE DEPRIMENTI E MEGAFOTTA)

Having period like...
Che oggi sarebbe stato il Martedì dell'Ansia l'ho capito già stamattina, appena mi sono accorta che il ciclo accennava a partire ma non era convinto di quello che stava facendo (la nuova fissa del momento è per la menopausa precoce. Meno impegnativa di una malattia mortale ma abbastanza invalidante da farmi sudare freddo). Quando il ciclo si comporta così l'intensità delle paranoie, dell'ansia e delle crisi di pianto aumenta al punto che la peggior pulsione autolesionistica che mi passa per la testa diventa improvvisamente un'attività invitante (e NON sto scherzando). Mi direte, se sai che tutto questo disagio dipende dal ciclo non dargli peso, passerà. Certo, se sapessi come farlo non sarei qui a scriverci un post.

Che poi non ho veramente intenzione di imbastire un post su questo argomento (vi ho fatto un po' di paura, eh?!?!). Di rientro dalla palestra (i corsi che frequento sono sempre più deprimenti. Stasera in sala eravamo in nove, sembrava di essere dentro uno stadio deserto), ho ingoiato al volo due uova sode e dei pomodorini che sapevano di gomito (una cena più deprimente dell'allenamento) perché non avevo voglia sottrarre tempo prezioso alla scrittura per spignattare. Sarò anche nel pieno dell'ansia mestruale ma oggi pomeriggio, nell'orario in cui di solito sono meno produttiva, mi è partita una fotta di scrivere che mi sono dovuta staccare a forza dalla storia per andare ad allenarmi (e indovinate? Sono arrivata in ritardo lo stesso. I'M-THE-FUCKIN'-QUEEN! -Cit.).

Ok, non credo che questo post sia scritto in italiano. Al massimo è cimbro, e pure scorretto. Lo prendo come un segno che devo smettere con le cazzate e dare voce alla Megafotta prima che si offenda e se ne vada. 

lunedì 21 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 21 - COLLASSARE

Ieri la sessione creativa è effettivamente finita con un buon NaNo-Punteggio, dato che mi sono riportata sulla media per riuscire a finire il 30 di novembre, ma tra una cosa e l'altra ho spento tutto, incluso il cervello, che erano le due e mezza di notte, e oggi ho pagato il conto. Sono oltretutto nel delicato momento del mese in cui dovrei avere più cura e rispetto dei miei limiti fisici (buon riposo, buona alimentazione), ma come sempre me ne fotto e poi sbiello incolpando impunemente gli ormoni.

Per farla breve...
Pur avendo fotta sufficiente per scrivere venti pagine di romanzo e ottantacinque post inutili nel blog mi impongo di spegnere tutto adesso che ho ancora la lucidità per farlo, perché non so che cosa accade di preciso ai miei neuroni, ma superata la boa dell'una di notte poi posso restare incollata al pc per cinque ore senza pause e non voglio che mi succeda anche stanotte.
Poter dormire la mattina è spesso motivo di gioia per me e, quasi sempre, di invidia per tutte le persone che conosco e che, al contrario della sottoscritta, hanno un lavoro per cui devono alzarsi che fuori è ancora buio (non la meno troppo sull'ovvia - ovvia per me - considerazione che preferirei di gran lunga avere un lavoro e uno stipendio piuttosto che svegliarmi e non sapere che cazzo fare della mia vita, dettaglio tra l'altro non trascurabile quando si soffre di ansia Feat. depressione. Diciamo che cerco di prendere il meglio da questa situazione di merda finché non trovo un rimedio). Ma proprio perché la mattina posso dormire ho enormi difficoltà a regolarmi con gli orari, e più ancora con la valutazione oggettiva delle mie risorse mentali e fisiche. 
Per natura non sono mai stata un tipo mattiniero, o di quelli che «bon, è suonata la sveglia» e si alzano. Anche in tempi remoti i miei risvegli erano accompagnati da crisi di identità, rantoli e intellegibili turpiloqui. Ho sempre avuto bisogno di quarantacinque caffè per ricordarmi le cose fondamentali tipo chi ero, dove dovevo andare e come arrivarci, e comunque non mi svegliavo mai del tutto prima delle tre di pomeriggio anche se riuscivo a rispondere a comandi e domande elementari (mettiamo che ho avuto il culo di venire al mondo dotata di un valido pilota automatico, peraltro utilissimo per i pranzi e le cene di cui non mi importa un cazzo - ovvero quasi tutti).
Quindi, sommando la situazione non proprio rosea in termini lavorativi all'essere un animale sostanzialmente notturno, vien fuori che tendo a tirar mattina anche quando il corpo mi implora di dormire, e quasi sempre per fare cose nocive come cercare di capire a quale malattia mortale corrisponde il sintomo che avverto da qualche giorno. Nutrire l'ansia è un'arte che io, modestamente, padroneggio alla perfezione (il dottor House mi fa una ricca sega). Ogni tanto uso le notti per fare anche cose carine, tipo scrivere o sfondarmi di live dei Metallica, ma anche se per un po' la mente e il fisico, in qualche modo, tengono botta (finché guardo live dei Metallica), prima o poi arriva il momento del collasso.
Ecco, oggi direi che sono al collasso.

Spero di dormire decentemente, e poter sfogare tutta la mia creatività bestiale domani. Spero che The Fotth ovvero La Fotta si mantenga attiva e non vada a spegnersi in qualche angolo del mio cervello da cui poi non vorrà più uscire.

domenica 20 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 20 - MA BUON NATALE UN CAZZO!

Oggi domenica segnata dall'ansia (positiva, eh!) di recuperare per rimettermi in pari col conteggio del NaNo, adesso che ce l'ho fatta mi sento meglio. Ma è stata anche una domenica segnata dalla vescica che mi è spuntata sul medio causa aggiornamento feroce del diario mattutino. Ho contato le parole, prima: 1351. Domani mattina la penna mi tocca impugnarla col naso, tipo.
Breve digressione: dopo giorni di freddo intenso affrontato col piumino da mezza stagione, motivo per cui mi svegliavo in modalità bastoncino di Capitan Findus, mi sono decisa a sfoderare il piumone invernale, quello spesso quasi quanto il materasso e che disperavo di poter usare dati gli ultimi inverni molto miti. Tempo di rifare il letto e taaac!... le temperature si sono alzate, mi sembra giusto. Sicché stamattina alle sette mi sono svegliata perché mi pungolavano le fiamme del fottuto inferno, e in più avevo una pizza mal digerita ancora sulla bocca dello stomaco. Senti, le ho detto, o vai giù o torni su, ma occhio che se torni su esci anche. Nell'attesa del responso ho preso il diario e mi sono messa a scrivere, e in capo a due facciate ero affogata in un mare di riflessioni rabbiose sugli abusi natalizi a cui la mia famiglia mi sottopone ogni anno.

Per tradizione vivo una sorta di tregua, durante la quale il Natale mi sembra ancora una cosa bella, che va dall' 8 al pomeriggio del 25 dicembre. Già verso sera iniziano i preparativi per l'appuntamento del 26 con la gastrite e il Germano Mosconi che ti si aggrappa sulle spalle e ti suggerisce nuove, creative bestemmie.

Lo spirito che distingue il giorno di Santo Stefano, noto nella nostra famiglia non come giorno di Santo Stefano bensì come "compleanno di quello psicopatico di mio nonno materno", si basa da sempre su due solidi principi:

«Se possiamo complicare una cosa semplicissima abbiamo il dovere di farlo»«Se possiamo dare il peggio di noi stessi e odiarci più di quanto già ci odiamo, abbiamo il dovere morale di farlo»

Mi chiederete, perché dunque ci costringiamo a stare nella stessa stanza per un pomeriggio che però ci pesa addosso come la stanchezza di una settimana di lavoro in miniera? È la domanda, senza risposta, che mi pongo più o meno da quando ho smesso di cacare nel pannolino e ho capito che aria tirava in casa mia.
Al fine di superare l'infame giorno in un modo un po' meno infame, l'anno scorso decido di mettere in atto un piano semplice ma di sicuro successo: recuperiamo un po' di calore natalizio, dai. Le parole magiche sono "MI OCCUPO DI TUTTO IO", voi limitatevi a portare i regali, e che la nonna tenga occupato il vecchiaccio fino alle quattordici e trenta. Decoro la taverna, porto il cibo e le stoviglie e poi, sorpresa! 
Ma figuriamoci. 
Perché permettermi di fare qualcosa di bello senza rovinarlo almeno un po', per non dire del tutto? Alla cosiddetta festa a sorpresa a momenti si scatena una guerriglia a suon di tramezzini e torta salata, e anziché gioire (non dico ringraziare, ma almeno gioire), mio nonno ha rotto i coglioni per tutto il tempo perché eravamo lì a festeggiarlo anziché idolatrarlo per i nuovi quadri che aveva dipinto e appeso alle pareti. Quadri che nessuno aveva notato dato che, vivaddio, nessuno ci entra mai in quella  cazzo di casa.
Non pensate che io stia esagerando, questa è pura verità e posso produrre dei testimoni. E nemmeno contrariatevi, vi prego, nel leggere i miei insulti. So bene quali immagini evoca anche solo la parola "nonno" - dolce, saggio vecchierello pieno d'affetto - ma per me "Il Nonno" è ed è sempre stato una specie di mostro psicolabile col riporto tinto e incrostato di lacca Splendor. Mio nonno è lo stronzo che una volta ha mimato l'atto di abbracciarmi, a momenti a me scappa una lacrimuccia di gioia - finalmente mi ha accettata, ho pensato, ma invece poi mi ha tastato i fianchi per sentire quanta ciccia c'era. È quello che a un «Ti voglio bene» risponde con «Lo so, grazie» (c'è da dire che almeno è educato. Un pezzo di merda ma educato). Non è che la sua demenza sia un fatto nuovo, è sempre stato un pazzoide, ma col tempo sta peggiorando. Ora non si limita più a dare per scontato che gli vuoi bene (come potrebbe essere altrimenti, è una creatura talmente amabile, lui), si spinge oltre e ti insulta anche quando hai fatto le capriole per rallegrargli il compimento degli ottantun'anni. 
Mia nonna non è tanto diversa, del resto vive con lo psicopatico tutti i giorni, si capisce perché anche lei ha perso un po' di sentimenti. Mia madre sostiene che la nonna mi ha sempre adorata, è vero che la stessa mi ricorda sovente quanto le estati che abbiamo trascorso insieme al mare, quand'ero ragazzina, siano stati i momenti più belli della sua vita. Anch'io adoravo la nonna, forse a volte ho creduto di volerle persino bene quanto ne volevo alla mamma, finché non sono cresciuta e ho iniziato a deludere tutte le sue aspettative. Non è che mia nonna non mi voglia bene, è solo dispiaciuta perché non sono magra, famosa, o almeno una madre di famiglia. Non le ho dato un bisnipote, SHAME ON ME. L'atteggiamento è grossomodo lo stesso che ha adottato mio padre: sei una fallita ma ti voglio bene lo stesso. Lei dice, a mia madre, «È grassa, ma a noi non dispiace se viene a trovarci».
MA GRAZIE. 
AL CAZZO.
Trovo lecito, alla luce di quanto sopra citato, dubitare un po' di questo proclamato affetto. Parlare di adorazione, poi, mi sembra addirittura fantascienza. 

Ora vorrei porre una domanda semi-seria: posto che cazzate come quelle sopraelencate capitano in moltissime famiglie, soprattutto durante le feste che ci obbligano a stare per ore chiusi in stanze male areate a ingozzarci come anatre da fois gras, secondo voi, fino a che punto si possono sopportare e giustificare tali soprusi natalizi?
Perché io ne avrei ben piene le oviaie. Con quello di quest'anno sono trentasette volte Santo Stefano-Non Santo Stefano, toh, facciamo trenta perché i primi anni grazie al cielo li ho rimossi. Ma trenta volte sono comunque tante.
Quest'anno ho voglia di darmi malata. Non l'ho mai fatto, e non mi piace. Detesto accampare scuse del genere, piuttosto vorrei essere onesta. Ma la salute comunque c'entra: è quella emotiva. Ci posso ridere su, posso recitare la parte di quella distaccata, "superiore" e "più intelligente" finché vi pare, ma ci rimarrò sempre un po' di merda. Io non ci riesco, a fregarmene. E poi ci sono cresciuta con questa gente, per anni ci ho convissuto cinque giorni la settimana... direi che ho pagato per tutti i peccati commessi nelle mie dieci vite precedenti e per quelli che commetterò nelle prossime tre. Un Natale normale, tranquillo, lo posso avere anch'io?
Immagino di sì.

E niente, milleduecentosettantasei parole per sproloquiare IN ANTICIPO!!!!! sul Bianco Natal. Ma è possibile?!?!?!? Mi sa che le metto in conto al NaNoWriMo, sono pur sempre parole. Poi, un giorno, magari mi impegnerò a scrivere dei post che trattino di narrativa, che per inciso dovrebbero essere la regola per una che si proclama scrittrice. Anche se, in effetti, non millanto: per scrivere scrivo. Fuffa, ma pur sempre scritta. 

sabato 19 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 19 - NON È DIVERTENTE

Possibili argomentazioni da sviluppare nel post del giorno: 

1) Nel sito del NaNo ho caricato un tot di parole che ancora non ho scritto, e considerando che mi si stanno chiudendo gli occhi ORA non so quando le recupererò. E comunque sono sempre sotto la media, e anche se non vorrei la cosa comincia a rompermi un po' le palle.

2) È così umido stasera che temo mi stiano crescendo i funghi nel cervello.

Quando tenti di rimetterti in pari con la media
del NaNo,
ma l'Inner Editor deve dire la sua...
3) Fräulein Rottenmeier è tornata in anticipo dalle ferie e da ORE me la mena perché sono sotto la media, ho scritto da schifo, sto scrivendo da schifo, sono un caso perso, ecco, lo vedi che senza di me va tutto a puttane?
La voglio uccidere.

4) Che è umido l'ho già scritto, vero?

5) Domani vado a comprare il nuovo album dei Metallica e non sono emotivamente pronta per la manzitudine in arrivo.

6) Tra l'altro non tutte le parole che ho caricato nel sito del NaNo le ho scritte per la stessa storia, ho conteggiato anche un'altra serie di lavori... capisco quindi perché, a dispetto di un totale di circa trentamila parole, del progetto principale non ho ancora sviluppato praticamente uno stracazzo di niente.

7) Ho smesso di divertirmi.

Ok, forse è meglio se per oggi NON approfondisco. 

EXTRA NaNoWriMo - RICORDI E SDOLCINATURE RANDOM

Giorni che ho voglia di scrivere questo post "extra" NaNoWriMo perché mi urge dal di dentro, giorni che ne rimando la stesura per tanti motivi tra i quali il suggerimento del saggio Morelli (eletto mio Guru dell'Anno): «Tieni per te i tuoi pensieri e sentimenti». Ma a me piace ancora fare qualche cazzata, quindi li smarono tutti su un blog pubblico.

Dopo la rilettura di un vecchio post mi sono resa conto che i giorni di novembre 2011, l'anno del mio primo NaNoWriMo, coincidono esattamente con i giorni di novembre di quest'anno, e per questo nel mio cervello è scattato il meccanismo del ricordo malinconico con FEELS (meglio non pensare che il suddetto cervello è una sala comandi abitata da un paio di neuroni rincoglioniti che ogni tanto premono pulsanti a caso, incuranti delle conseguenze - ad esempio un accenno di bipolarismo che a volte non sembra nemmeno tanto un accenno).
Per un po' ho fatto finta di non vedere e non sentire i ricordi, che ovviamente per questo non solo non se ne sono andati ma mi si sono attaccati addosso tipo cozze. Allora ho fatto loro spazio dentro di me, credendo che fosse ciò che volevano, e che per questo avrebbero levato le tende in tempi brevi. Ma niente, sono ancora qui. Allora, come ho fatto tante altre volte, ho deciso di metterli in un post. Non so se alla fine lo pubblicherò davvero, o se lo lascerò nelle bozze e poi lo cancellerò. Per ora mi limito a scriverlo.

Ho ripensato molto alla mia cosiddetta ex migliore amica, in questi giorni. Non che sia stata la prima volta, ma forse adesso l'ho fatto in modo veramente diverso, con distacco ma senza rancore. Sono trascorsi tre anni da quando ci siamo sentite l'ultima volta, e sapevo che lei non si sarebbe mai rifatta viva per prima. Non l'ha mai fatto quando abbiamo discusso e per un po' non ci siamo parlate, sono sempre stata io a trovare una scusa per riattaccare bottone. È la ragione per cui nei primi mesi dopo la litigata parlavo di lei come se fosse morta. Sapevo che non mi sarei fatta avanti io per prima, stavolta, e che per questo l'amicizia sarebbe defunta. Comunque non me ne sono ancora pentita.
Ma anni fa era tutto diverso. Io ero diversa. Non sono qui, oggi, per chiedermi se ho fatto davvero bene, negli anni che abbiamo trascorso frequentandoci, a sforzarmi di rimettere insieme i pezzi quando tutto si rompeva. Probabilmente sì, anche se era chiaro che con lei non riuscivo ad andare d'accordo. Anche se poi i risultati della riappacificazione erano pessimi, e si rivelavano una forzatura. Chiaramente dovevo fare certi sbagli.

Il 2011 lo ricordo molto bene.
A fine 2010, dopo la disastrosa trasferta londinese, tra noi sembrava tutto finito (per l'ennesima volta). Io avevo voluto mettere la parola fine, con una certa convinzione, e nel giro di tre settimane, un mese al massimo, ero già sulla via del pentimento acuto a strapparmi i capelli.
I primi di novembre i My Chemical Romance annunciano la data italiana di Milano. Attenzione: non stavamo parlando di un concerto qualunque, bensì di quello che lei ed io avevamo tanto sognato di vedere insieme fin da quando ci eravamo conosciute. Lo vengo a sapere una sera che sono fuori a cena, ed è come ricevere una sprangata sui sentimenti e poi doversi pure mangiare la spranga. Di ferro. Sulla via del ritorno mi ingrippo, ma penso che sia un problema, per l'appunto, dovuto alla cattiva digestione, ma quando il cuore comincia a battere a mille all'ora penso ok, Huston, abbiamo un problema. Alla fine, alla quarta o quinta volta che ripeto il copione mi rendo conto che ho avuto un attacco di panico (che quando sei ignorante in materia interpreti facilmente come un chiaro segnale che stai morendo d'infarto). Avevo iniziato a dare un po' i numeri già ad ottobre, ma sono tuttora convinta che sia stata quella sera a dare ufficialmente il via alla Crisi (notasi C maiuscola).
Poco dopo, dietro mia insistenza, io e l'ex BFF abbiamo ricominciato a sentirci. La riluttanza di lei era così evidente... ma io avevo un bisogno disperato della mia amica del cuore, e pensavo che con un po' di pazienza, sputo e olio di gomito sarei riuscita a rimediare al casino che credevo di aver combinato. Come? Con lettere di dieci pagine piene di auto-critiche, auto-analisi, scuse, scuse e ancora scuse e giustificazioni di ogni genere. Con dichiarazioni d'amore e uno scatolocino pieno di regali. Il proverbiale "bacino passa-bua" che non fa passare un cazzo di niente.
Ci siamo poi riviste a marzo, quando mi sono presentata al fatidico concerto dei Chem piena di grandi speranze e di Xanax fino agli occhi. Non so quanto ne ho preso ma so che era tanto, non smettevo di spararmi gocce in gola perché ero talmente agitata al pensiero di rivedere lei, e di vedere il concerto, che non mi rendevo pienamente conto di quello che facevo (qualcuno di Lassù deve amarmi molto, dato che sono partita da Milano all'una e mezza di notte, in condizioni pietose, e sono riuscita a non schiantarmi da nessuna parte e a tornare a casa sana e salva).
A maggio, con la terapia che iniziava a dare i primi - e anche ultimi - frutti, finalmente il neurone ha spinto il pulsante giusto nel cervello. Quello del "My dear friend, ho capito che ti sto sul cazzo, e tu stai sul cazzo a me, quindi è meglio che le nostre strade si dividano qui". Tre hurrà per il mio acume in ritardo.
A fine ottobre non ero proprio disperata come l'anno precedente, ma sentivo comunque molto la sua mancanza (allora non usavo comunicare da persona matura e preferivo affidarmi a sistemi più complessi, tipo - Ok, ti scrivo un post nel blog perché so che tu lo leggi - e un po' infantili. Solo un po'). Ripensavo ogni giorno al 2009 - periodo Muse - e a tutto quello che avevamo condiviso in quel contesto. Litrate di lacrime ascoltando Resistance e Starlight. E poi, «È solo un innocuo, innocente messaggino di auguri per il suo compleanno», mi sono detta mandandole il primo sms dopo mesi di silenzio.
Il 5 di novembre ci siamo incontrate a Ferrara, e sono quasi sicura che sia stata una delle rarissime occasioni in cui anche lei, per natura poco incline ai contatti fisici, mi ha abbracciata con trasporto. Tremavamo persino, per quanto eravamo emozionate. Le ho portato qualche regalino di compleanno, mentre lei aveva fatto i muffin nei colori di Halloween con gli zuccherini intonati.
Perché mi ricordo ancora tutte queste stronzate sdolcinate?
Boh. Me le ricordo e basta. Ci ripenso e non vanno via. Ma mi fanno sorridere. Quello del 2011 è stato il NaNoWriMo più emozionante a cui ho partecipato, e quel mese è stata una delle tante parentesi meravigliose che ci sono state nei sei anni in cui io e la Lennie ci siamo frequentate. Ovviamente a febbraio del 2012 era già andato tutto a puttane un'altra volta, e di lì in poi la strada è stata tutta in discesa... direi verso lo scarico del cesso.

Adesso, sabato 19 novembre 2016, alle ore 01.58 del mattino, ripenso a tutti i motivi per cui sono stata incazzata con lei e mi viene da ridere. Per certi versi oggi sono com'era lei anni fa (non so se poi sia cambiata): una persona riservata, quasi schiva, che ama tanto stare da sola e che soffre per le amicizie soffocanti (vedere precedenti post a riguardo). Allora non capivo... non potevo! Avevo tanta di quella strada da fare...
Non sento veramente il desiderio di rivederla o di risentirla, per quanto sono convinta che se ci parlassimo in questo momento riusciremmo a farlo con naturalezza, come se ci fossimo viste l'altro giorno. Non mi manca la sua presenza come elemento per completare la mia vita... è solo che per qualche motivo ripenso a lei.
Forse un paio di cose vorrei dirgliele. Tipo che mi dispiace di essere stata odiosa, a volte, perché proprio non riuscivo ad accettarla così com'era, e a capire i suoi bisogni. Adesso vedo sul serio e chiaramente tutta la mia chiusura mentale. Ma è chiaro che le cose dovevano andare in questo modo.

È difficile capire qualcuno che ha un "male", chiamiamolo così, che nasce dalla sua stessa mente. Figuriamoci quanto può esserlo averci a che fare, e pure spesso. Non posso biasimarla per essersi stancata, ad un certo punto, anche se nella mia logica contorta il fatto di raccontare praticamente solo a lei come mi sentivo, a ripetizione, era un segno tangibile del bene che le volevo, della fiducia che riponevo in lei.
Ma dopo il cambiamento, e a distanza di tanto tempo, percepisco anch'io tutto il peso della negatività che sprigiona chi, vivendo un momento di crisi, ha solo bisogno di parlare, di buttare fuori il disagio, e non sta a sentire né le rassicurazioni né i consigli (una a volte li propina con sincero affetto, quando vede un'amica stare male e vorrebbe aiutarla. A volte non sono nemmeno veri consigli, ma solo frasi un po' di circostanza che viene spontaneo pronunciare per consolazione). Mi ci sono voluti non meno di sei anni, e una bella dose di pianti e bestemmie per capire che l'amicizia non ha niente a che vedere con questi comportamenti, che non ha niente a che vedere col sostegno reciproco ma che è piuttosto una condivisione, e dovrebbe costituire uno stimolo per crescere, non un peso che frena.
Mi immagino facilmente 'sta povera disgraziata che tentava di andare avanti con la sua vita, di fare cose, mentre io, ogni volta che ci vedevamo e magari era l'occasione buona per parlare di progressi e progetti, non facevo che lamentarmi di quello che non andava nella mia vita (tutto). In cuor mio avrei tanto voluto smettere, nemmeno io amavo particolarmente la persona che ero diventata, ma non ci riuscivo. Solo ora è evidente che avevo bisogno di rompere definitivamente con lei, di passare per altre amicizie e poi di ritornare a casa, alla solitudine. È che quello che ho imparato l'ho visto solo a fine percorso, non certo mentre stavo camminando.

In conclusione, sono contenta di tutto quello che è successo.
Stanotte sto pensando che la vita è stata davvero buona con me. Mi avrà pure messa di fronte a un sacco di prove difficili da affrontare, ma mi ha fatto anche dei grandissimi regali, di valore inestimabile. Quando mi guardo intorno, spesso vedo persone alle prese con casini ben più gravi, con malattie e dolori cronici che a me non sono toccati, vittime di abusi da cui io sono stata solo sfiorata. Non voglio sminuire il mio dolore, solo ridimensionarlo, e non perché è quello che farebbe una persona saggia e intelligente, ma perché riesco a vedere sul serio le cose buone che ho avuto.


PS: alla fine, a quanto pare ho deciso di pubblicare il post. Doc Morelli non approverà questo elemento ma oh, pazienza.

venerdì 18 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 18 - DÉJÀ-VU, DÉJÀ-VU OVUNQUE!

Riassunto della mia settimana
Ero veramente tentata di scrivere un altro, lunghissimo post sulla stanchezza di questi giorni, ma alla fine ho aspettato che la voglia mi passasse prima di tornare qui per l'intervento quotidiano. 
Quando dico che sono stanca non mi riferisco quasi mai alla stanchezza fisica. Quella non mi dà alcun problema, anzi, mi energizza, è corroborante e mi aiuta a pensare, produrre, digerire e dormire meglio. È la stanchezza emotiva che mi bastona più ancora di una influenza con la febbre altissima. Tutte le puttanate che sono successe nelle ultime settimane, ma che si sono concentrate in particolare in quella appena trascorsa, hanno fiaccato così tanto il mio entusiasmo che per un attimo ho pensato persino di mollare il NaNoWriMo.
Il fatto è che se permetto ancora agli altri, o al mondo esterno, di influire in questo modo nella mia esistenza non ne verrò mai fuori. Non rifiuto niente di quello che mi è successo e che ho provato, al contrario: sprofondo nella poltrona e nel silenzio e ascolto. Apro le braccia a ogni pensiero ed emozione che arriva, che siano benvenuti. Poi però devo andare avanti, in qualche modo. Devo andare avanti con le cose che mi piacciono e che mi fanno sentire bene, e lasciare indietro il resto. Se lo faccio, posso vedere cose speciali ovunque, anche nelle giornate autunnali brevi e grige, o nei piccoli gesti quotidiani che prima invece mi annoiavano. 
Questa specie di stato di grazia non è qualcosa di nuovo. Mi è capitato altre volte di provare la sensazione che tutto fosse perfetto così com'era, così come stava accadendo, anche se tutto era sostanzialmente uguale al giorno precedente. Abituata a legare la gioia ad avvenimenti e soprattutto a speranze future (domani andrà meglio, quando mi sarò realizzata allora sarò davvero felice, quando avrò ritrovato l'indipendenza economica, quando i miei sogni si saranno avverati. lotterò fino alla morte per il miei sogni... insomma, "E ANCHE OGGI UNA GIOIA DOMANI" - Cit. the JackaL), tutto il resto in generale non sapeva di niente, era solo una mortale noia nell'attesa del Grande Miracolo. Tranne nei momenti, rarissimi, in cui mi colpiva la sensazione di non avere più nessun desiderio, di essere perfettamente felice com'ero. L'esperienza mi ha quindi provato che la felicità non è mai dipesa dalle cose che mi sono capitate o dalle persone che ho incontrato, ma è un'emozione che mi nasce dal di dentro e che posso provare quando voglio, senza bisogno di un evento scatenante. Una cosa che arriva così, a muzzo, nei momenti più stronzi tipo quando sono in fila alla cassa del supermercato o ferma al semaforo (meglio l'epifania, comunque, che scaccolarsi).

Ma bando alle ciance, parliamo di Siffatte Ciuffole (si intenda, con Siffatte Ciuffole, lo scritto a cui sto lavorando al momento, qualunque cosa sia). Sono indietro come il culo con la produzione quotidiana per il NaNo (avverto, in quest'ultima affermazione, una forte sensazione di déjà-vu. Voi no?), e per come sono messa ora piuttosto che cercare di scrivere tirerei due craniate contro il muro, è che non ho lo stucco per ripararlo.

Ieri ho aumentato lo svantaggio perché invece di recuperare e produrre fuffa nuova ho passato la serata a scaricare video sui Krampus, e a cercare delle mete alternative a Tarvisio per vedere almeno una sfilata. Chissà perché, prima di dare un'occhiata in rete ero dell'idea che ci fosse solo la manifestazione di Tarvisio il 5 dicembre, che quest'anno cade di lunedì e quindi andarci era da escludere, quando invece ce ne sono tantissime in altre date e anche in paesi un po' più vicini. Da oggi quindi è ufficialmente iniziata l'opera di scassamento di maroni per convincere il topo a imbarcarsi in una gita fuori porta, per andare a ghiacciarsi i sentimenti e vedere una marcia di tizi vestiti da diavoli (e magari prendermi delle gran legnate sulle gambe come l'anno scorso).
Teoricamente, molto teoricamente, tutta la faccenda dei Krampus rientrerà nella stesura delle sopraccitate Siffatte Ciuffole, sempre ammesso che io riesca ad andare avanti abbastanza da inserirla nel contesto. L'anno scorso, i primi di dicembre, con la storia mi trovavo nello stesso punto in cui mi trovo oggi, ancora qui a capire quanto cazzarola di tempo occorre alla protagonista per arrivare a parlare di questo essere mascherato, misterioso, molto peloso, molto diavoloso. In ogni caso, potrò sempre far passare la gita inconsueta e fuori porta come "lavoro di documentazione". Con le giuste tecniche di seduzione sono sicura che il topo ci crederà. 

giovedì 17 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 17 - E NIENTE.


Illustrazione sgraffignata a Roxan McDonald, alias "writersresource" su Instagram (la trovate QUI - ed è pure gnocca), che descrive perfettamente il mio stato d'animo attuale.
E niente. Mi chiedevo... perché ho deciso di imbarcarmi in questa avventura? Ora, così su due piedi, non me lo ricordo più.

mercoledì 16 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 16 - MA CHITTESENCULA?!!?!?

Oggi, a fanculo ci mando anche la diplomazia. Lasciamo perdere tutta la questione per cui dovrei pensare ai fatti miei e non a quelli degli altri: non sempre ce la faccio, d'accordo? È dall'inizio del NaNoWriMo che sopporto i post di 'sta gallina che già il primo giorno ha scritto un milione di parole, che non c'è mai per sostenere gli altri Wrimos del gruppo, per complimentarsi o dimostrare un po' di apprezzamento. Lei fa una puntatina ogni tanto solo per ricordarci i suoi progressi, per farci sapere che al 16 di novembre ormai è vicina al traguardo... ma io ti auguro con tutto il cuore di raggiungerlo entro domani, così poi ti levi dai coglioni una volta per tutte.
Ah, dite che non è questo lo spirito del gruppo? Che tutti sono liberi di esprimersi? Sacrosanto. È quello che sto facendo anch'io. Non è che questa mi sta sulle palle perché è più avanti di me, io il NaNo me lo sto godendo giorno per giorno in tranquillità, arrivano le parole che arrivano. Mi sta sulle palle perché le persone che si vantano e non peccano un po' di modestia mi mandano il sangue al cervello e le prenderei tutte a sberle. Sottostimarsi sarà male, ma anche incensarsi non è da meno. Che poi, tra l'altro, ma chi ti si incula, esattamente? 
Qui, ora e così, dichiaro apertamente la fine della mia diplomazia a tutti i costi. Sarà stata la faccia bordeaux che mi è venuta la settimana scorsa che mi ha fatto riflettere, sarà quel che sarà, ma non riesco proprio più a trattenermi, a fingere che una persona mi vada a genio anche quando non è così.
Non ci so più stare, con le persone. Sono seria. Una volta avevo bisogno degli altri, di socializzare e di aggrapparmi a qualcuno perché la solitudine mi terrorizzava, e non credevo nella mia capacità di arrangiarmi. Quando mi isolavo, periodicamente, ci stavo da cani. Lo facevo di proposito ma per dispetto, seminando ovunque post pieni di risentimento verso persone specifiche, prevalentemente la Lennie.
La mia ex migliore amica era il bersaglio preferito dei miei dardi avvelenati perché ogni tanto si defilava, aveva bisogno di aria, di respirare, di stare per i cazzi suoi e quando succedeva io mi incazzavo sempre come un caimano. Giuro che non avrei mai, mai immaginato di arrivare a scrivere una cosa del genere ma oggi devo farlo: adesso la capisco.
Lei si dichiarava anaffettiva, e io ho senz'altro contribuito a rinforzare questa percezione - sbagliatissima!!!! - che aveva di se stessa, perché da brava egoista guardavo unicamente ai miei bisogni, mentre ora penso sinceramente che fosse saggia e intelligente. Di sicuro più intelligente di me in quel momento e in quel contesto. Credo che, nel profondo, il suo isolarsi mi ferisse perché ero gelosa della sua indipendenza.

Ma non mi metto a ravanare oltre nel passato, giuro. Quel che è stato ormai è stato, è che non posso fare a meno di guardare a come vivo oggi la socialità senza che mi scattino certi paragoni. Non sono contentissima nemmeno di aver riesumato il nome dell'ex amica, ma è l'unica persona che ho conosciuto, finora, in grado di stare per i fatti suoi senza rompere i coglioni. Non mi mandava messaggi o email per svuotare il cestino della spazzatura, come fanno quasi tutte le < < cosiddette amiche > > che frequento oggi. Non mi cercava soltanto quando aveva bisogno di sfogarsi e, soprattutto, non si lamentava (e basta) di tutto e tutti, porca mignotta. Io l'ho fatto, mi sono lamentata alla morte per un sacco di tempo con lei, ma almeno ero giustificata dall'esaurimento nervoso. Se ero fuori di testa, molto dipendeva anche da quello (e lei non aveva alcun diritto di dirmi certe cattiverie). 
Adesso non immagino nemmeno per sbaglio di fare una cosa del genere, e se ti cerco, Amica, è perché ho veramente voglia di vederti o di sapere come stai. Ma le < < amiche > > anziché apprezzare, anziché rendersi conto che magari le cerco di meno ma evito di usarle come cesso in cui scaricare la mia merda, rompono i coglioni. Sei cambiata, non sei più quella di prima, non ci sei mai, le vere amiche non si comportano così (discorso identico a quello che facevo io a chi non rispettava i miei standard... ma c'era bisogno di sottolinearlo? No, ma l'ho fatto lo stesso perché sono una donna giusta e non dimentico gli errori che ho fatto). Ragionare con questa gente è impossibile, perciò sì, è vero, avete ragione. Sono cambiata, non sono più quella di prima, non sono una vera amica, sono un'amica di merda.
Fine della storia.
Io non ci so stare, con la gente. Ma davvero. E questo post ne è una prova.

Oggi ho camminato per un'ora al freddo, in campagna, e quando mi sono finalmente seduta a scrivere ho sparato circa 1700 parole tutte in una volta, senza pause. Non è una media eccellente per il NaNo dato che sono indietro come il culo sulla tabella di marcia (e me ne frega il giusto, perché so che recupererò), ma sono soddisfatta perché quelle parole non ho dovuto pensarle, sono sgorgate spontaneamente dalle dita. 
E, dicevo, anche oggi la fotta la vediamo domani. È che se aspetto la fotta sto fresca. È che il NaNo non ha niente a che vedere con la fotta, è solo produzione a manetta, è solo pura scrittura (anche se fa cacare), è buona abitudine quotidiana. 
Mi sono resa conto che sforzandomi di scrivere anche quando ho non particolari sentimenti per la storia ci riesco, e con risultati non meno interessanti di quando scrivo travolta dai feels. Riesco a non pensare che sto scrivendo con il culo... che meraviglia, alleluia!, tre hurrà per me!!
Negli ultimi tre giorni ho scritto nuovi capitoli un po' sulla falsariga della precedente versione di WDF, ma solo un po'. Ho dato un taglio netto a buona parte del materiale che avevo, cominciando col togliere alla protagonista una voce interiore particolarmente odiosa che aveva, perché in fase di rilettura della prima bozza, per il nervoso il fegato mi era diventato un mappamondo. Così com'è adesso, Myrtle, mi piace molto di più. Si spippa mentalmente come prima, ma con un po' di melodramma in meno, che è cosa buona e giusta. 

martedì 15 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 15 - SEND - MORE- HELP

Classico effetto collaterale degli ormoni:
in premestruo diventi Vittorio Sgarbi.
Lo volete un bel post pieno di riflessioni su quanto sono incattivita e incazzata in questi giorni, su quanto mi manchi la fotta per scrivere e quanto, perciò, io sia indietro con il NaNoWriMo?
No?!
Ho capito bene, avete risposto di no??!?!?!?
Meno male, perché in caso contrario temo che sarei riuscita a scriverlo e avrei così sprecato un prezioso pomeriggio con della merda inutile. 


Stasera torno in palestra dopo una settimana di assenza causa faccia-polpetta (vedere post precedenti), fatemi gli auguri. 
Anzi, mandate aiuto che forse è meglio.


POSCRITTO IGNORANTE-ORMONALE:
fra tre giorni esce il nuovo album dei Metallica. Incidentalmente, il giorno prima esce anche "Lights Out", che come film non è un granché ma nel cast c'è Alexander DiPersia che... mlmlml. 
Come gestirò cotanti ormoni davvero non ne ho idea. 
Send more help, please.

lunedì 14 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 14 - LAGNA DAY

Sto ridendo malissimo.
Avevo iniziato a scrivere un post sulle persone che mi circondano e che non fanno altro che lamentarsi e toh, mi stavo lamentando anch'io. 
Oggi Lagna Day.
Ma perché, mi chiedo, non possiamo parlare anche di qualcos'altro? Va bene la vita quotidiana, tutti abbiamo i nostri casini, ma è necessario discuterne ogni singolo, fottutissimo giorno? Secondo me no. Ma ora mi fermo qui per non scadere nell'incoerenza. Che poi continuare a parlare di certe cose, o scriverne, poco mi aiuta. Mi aiuta di più fare cose concrete... tipo mandare affanculo chi dev'esserci spedito, basta. Domani sera, in palestra, ci mando la Dottoressa Sukencazz, GIURO.

Il NaNoWriMo prosegue lentamente, ma prosegue. Speriamo che torni presto anche la fotta.

domenica 13 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 13 - PIETOSI PILE

Che bello è, l'autunno in città?!
Effettivamente oggi è andata un po' meglio, anche se sono passate le dieci di sera e non ho ancora scritto un cazzo per il NaNoWriMo. Voglio dire, né oggi né ieri. Ergo: avrei 1667 parole da recuperare che non so se recupererò. Sono partita con quasi cinquemila parole di vantaggio ma ancora non le ho usate nei giorni inattivi, perché se lo faccio una volta poi mi sentirò motivata a farlo di nuovo mentre devo essere motivata piuttosto a recuperare, se non oggi o domani la prossima settimana, o comunque prima della fine del mese.
Stamattina sveglia a orario antelucano per andare a Vicenza, a "Cosmofood", con il maritozzo. Non ero esattamente partita con l'idea di mangiare come un pitone ma una volta là ahimè, le pappe buone mi sono saltate in bocca. E siccome siamo entrambi dei coglioni, siamo anche riusciti a farci vendere del pecorino alla modica somma di un rene a testa + un quarto di fegato (però ne è valsa la pena, dai...).

Siamo rotolati fuori dalla fiera che era ancora presto, così ho sfoderato il labbrino strategico per convincere il topo ad andare un po' in giro ed è finita che ho fatto quella cosa brutta e cattiva che avevo giurato di non fare più almeno fino a Natale: sono andata in libreria, e ho comprato altri due Piccoli Brividi
In centro c'era il mercatino dell'antiquariato, che poi è la fiera del kitsch e delle Cose Orrende che non vorrei in casa neanche per sbaglio (a parte quei servizi da tè vintage che sono fighissimi e prima o poi me ne compro uno solo per sfizio, ché tanto non invito nessuno a prendere il tè da me perché sono stronza, asociale e misantropa), e lì ho fatto un affarone comprando "L'uomo della sabbia e altri racconti" di Hoffmann e "L'isola" di Aldous Huxley. 
Quest'ultimo non ero proprio intenzionata a comprarlo, avevo letto di recente la trama e mi aveva intrigata fino ad un certo punto, forse perché sono in un periodo dell'anno in cui mi vanno più a genio altri tipi di letture, ma quando l'ambulante me l'ha proposto l'istinto mi ha suggerito di prenderlo (e poi non potevo non approfittare di uno sconto di sei euro su un libro usato ma praticamente nuovo, eh!). In parte. la trama di questo romanzo di Huxley mi ha ricordato la storia dell'isola di Floreana e dei suoi misteri, forse è per questo che qualcosa in me ha spinto perché comprassi il libro, ma rimando qualsiasi ulteriore commento a quando avrò affrontato la lettura.

Adesso, volente o nolente, devo ritrovare l'energia e la fotta per sbattermi più di tremila parole (o almeno duemila sul totale) anche se la vedo grigia (ma immagino che il senso del NaNo stia in momenti simili più che in quelli in cui la scrittura risulta facile). C'era anche una Word War stasera, ma mi sono tirata fuori dall'evento "social" per timore di mettermi in lista e poi non mantenere l'impegno. Perché in un qualsiasi altro momento potrei mantenerlo senza difficoltà, ma adesso che il premestruo è feroce no. Cambio umore nell'arco di dieci minuti, passando dalla rabbia al pianto con una disinvoltura sconvolgente: meglio se mi ritiro nei miei appartamenti finché non saranno arrivate le Cugine da Mestre.
Ok, perché ho iniziato il paragrafo con l'argomento NaNoWriMo e l'ho finito con le mie funzioni corporali? 
Vabbè, stendiamo un pietoso pile (che fa freddo).

venerdì 11 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 11 - NO. PERCHÉ NO.

No, per favore, NO. Oggi NO! 
Neanche il tempo di bere il primo caffè del giorno che... telefonate, grandi discorsi, gatti isterici... cos'è, una congiura? Lo fate apposta? 
Un giorno, ve lo chiedo in ginocchio: non pretendo la pace ma almeno la tranquillità, sono bloccata in casa con la faccia che va a fuoco da martedì sera, ho un totale pari a quattrocentocinquanta chili di biancheria da smaltire nel fine settimana, sono indietro con la produzione quotidiana per il NaNoWriMo e sono anche in premestruo, abbiate un po' pietà. 
O almeno non risentitevi se alzo la voce e vi rispondo male. Provate ad andare a rompere i coglioni a un crotalo e poi lagnatevi perché vi ha morso.

giovedì 10 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 10 - SERRATE I BOCCAPORTI

Ok, stasera faccio un riassunto che è meglio, perché sono quasi le dieci e io, come al solito, ancora non ho scritto un cazzo. 

1) Rossore, gonfiore, bruciore in faccia persistono, sembro un fottuto soufflé di pomodoro e non posso assolutamente prendere aria o subire sbalzi termici senza che mi compaiano ovunque delle catene montuose. Tuttavia, non avendo manifestato altri sintomi nemmeno in queste ultime ventiquattro ore, non mi resta che aspettare con pazienza che questa cosa, sia quel che sia, passi.
Comunque, se vi avanza un estintore e volete mandarmelo, lo accetterò volentieri.

2) Se non recupero un po' di NaNo stasera dovrò incollarmi il culo alla sedia per tutto il prossimo fine settimana. Volevo andare al write-in a Vicenza domani, ma... vedere punto 1 (aggiungendo una bestemmia a vostra scelta).
MEH.

3) Scatti d'ira che il Pelide Achille in confronto è un pivello, la mancanza pressoché totale di pazienza verso il mondo e il modo in cui l'ansia ha iniziato a galoppare felice nella mia vita (se allungate l'orecchio sul post potrete sentire il rumore degli zoccoli, clopete clopete clopete...), mi suggeriscono che sono ufficialmente entrata in premestruo.
Adesso.
Nella seconda settimana < < quella più critica > > del NaNoWriMo.
Serrate i boccaporti.

4) Penso che, ora come ora, non mi dispiacerebbe una pausa. Della durata di circa due anni.

mercoledì 9 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 9 - METAMORFOSI

Dopo essere andata a letto con la faccia un po' arrossata, ieri notte, stamattina mi sono svegliata con una specie di eruzione gonfia, dolorante e rossa sotto agli zigomi. Ci ho spalmato sopra una generosa dose di gel di aloe e nel primo pomeriggio stavo meglio, rossore e bruciore si erano attenuati quasi fino a sparire. 
Poi sono uscita a camminare con il freddo e niente, mi sono trasformata in Ermes Rubagotti. Una metamorfosi che Kafka ci fa un raspone.
Non fa così male, e di altri sintomi al momento non ne ho quindi sono propensa a credere che si tratti di un disturbo passeggero, è solo che se non fosse passato sulla mia faccia, il disturbo, francamente l'avrei preferito. 
Ma diciamolo: non è colpa del disturbo, povero lui (e comunque, "Meglio fuori che dentro" diceva Shrek - lasciamo da parte il fatto che parlava di rutti). Non è colpa nemmeno degli asciugamani di merda con cui mi strofino la faccia sudata in palestra, quelli che dopo un tot di lavaggi perdono le caratteristiche dell'asciugamano per diventare carta vetrata e garantirmi un peeling gratuito e non richiesto ad ogni uso. Non è stata una colpa nemmeno dello sbalzo termico dall'interno palestra dove la temperatura era quella di un bagno turco mentre all'esterno, ieri sera a momenti c'erano i pinguini a passeggio per il parcheggio. Se così fosse, questo fenomeno dovrebbe essere la regola di ogni post allenamento dato che zompo regolarmente da una temperatura all'altra quando sono ancora sudatissima e con la faccia in fiamme.
Se di colpa vogliamo parlare la devo dare a me stessa, che da mesi ormai sto accumulando tensione perché ai corsi che frequento da tanto si è guastata l'atmosfera e non riesco a farmene una ragione. Quando non c'erano rivalità ed esclusioni si stava tutte insieme, veterane e nuove arrivate senza distinzioni, mi divertivo un casino e facevo il pieno di energia positiva. Ma poi è arrivata la fighetta di turno e il gruppo si è disgregato, e ora ogni  occasione è buona per lei per mettersi in mostra e ogni scusa lo è per fare pettegolezzi negli spogliatoi. Mi sento da schifo in un contesto che in passato mi ha fatta sentire bene e così, allenamento dopo allenamento torno a casa sempre più arrabbiata, triste e frustrata. 
Finora sono stata zitta per il cosiddetto amore della pace. Pensavo, voglio solo allenarmi un'oretta, svuotare la mente e scaricare le tensioni. Ma puntualmente la fighetta mi viene incontro, mi saluta e vuole fare conversazione, ora che le amikette con cui si isolava l'anno scorso non ci sono più per attaccar bottone va bene chiunque, pure la sottoscritta, e io per educazione rispondo alle sue domande e magari persino alle battute, anche quando vorrei solo dirle tappati quella cazzo di bocca, brutta stronza. Con la stessa puntualità, l'altra persona mi coinvolge nel gossip del giorno anche se le ho detto chiaramente che di spettegolare non me ne frega niente, ma è un'amica, e quando non si spettegola si sta bene in compagnia. Mi dico, che vuoi fare, Vale, rovinare un'amicizia? La risposta che dovrei darmi è: sì. Dovrei proprio correrlo, questo rischio. Non è necessario metterci la cattiveria o essere sgarbate, ma dovrei avere il coraggio di ribadire con fermezza le mie posizioni. Se ti dico che i pettegolezzi non mi interessano intendo dire che non mi interessano, porcaddio! Ma finché non lo trovo il coraggio, ecco che mi porto a casa un sacco di merda e succede che un bel mattino mi sveglio con una polpetta al posto della faccia, o con la schiena bloccata o un mal di testa che mi costringe a prendere l'antinfiammatorio perché ho l'impressione che il cervello mi stia schizzando fuori dalle orecchie.
Anche se è un pensiero inutile e me ne rendo conto, in momenti come questo vorrei non aver mai fatto certe conoscenze, vorrei essermi mantenuta in disparte come durante i primi mesi di quattro anni fa, quando non provavo le sensazioni più piacevoli del mondo ma almeno ero libera da tutte queste puttanate, da queste dinamiche sociali da ragazzini delle medie. Ma il passato è quel che è: passato. Nel qui e ora, giunta alla fine di questo post lungo come una messa cantata penso che la faccia-polpetta sia stata un bene, una scossa necessaria a farmi capire fino a che punto ho regalato energia a persone e situazioni che non la meritavano. Magari il coraggio non salta fuori subito, ma adesso almeno ho qualche speranza in più.

E insomma, anche oggi con questa interessantissima cronaca di vita quotidiana di cui tutti avremmo fatto volentieri a meno, lo so, ho esaurito lo spazio e l'energia per scrivere qualcosa sui progressi del NaNo, che poi sarebbe la ragione principale per cui sto aggiornando quotidianamente il blog. Devo dire però che l'aggiornamento quotidiano, per quanto di contenuto fondamentalmente inutile, ha il pregio di aiutarmi a ritrovare lo stimolo per scrivere regolarmente che avevo perso prima di cominciare la maratona. A volte poi, tipo oggi, accade che il post dal contenuto inutile è l'unica cosa che sono riuscita a mettere insieme in tutta una giornata.

martedì 8 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 8 - OK... NO.

Una settimana appena e sono rientrata nel mood «DEVO CONCENTRARMI E METTERE INSIEME QUESTA SCENA!»... ok... NO. Se devo concentrarmi ho già perso in partenza. Ho capito che per quanto mi riguarda scrivere non ha niente a che fare con la concentrazione e l'attesa del "posto giusto-momento giusto". Aspettare le condizioni cosiddette ideali (tipo silenzio in casa, tre ore filate senza dover pulire, stendere biancheria, cucinare, condizione psicofisica di relax) mi fa solo lievitare il nervoso, come succede quando la notte non riesco a prendere sonno e cerco di isolare i rumori e i fastidi intorno a me, con la conseguenza che li sento amplificati e sento solo quelli.

Quando alla prima settimana di NaNo
arriva il blocco dello scrittore... 
L'unica cosa che devo fare per mettere insieme parole è sedermi davanti al foglio bianco del giorno e riempirlo, basta. Cominciando a ragionare su quello che i personaggi stanno dicendo o che dovranno fare per essere coerenti, li sto già sforzando di essere e fare quello che non sono e che non vogliono. Quando i personaggi sono stati incoerenti e le storie si sono arenate? Nell'esatto momento in cui ho smesso di limitarmi a guardare e trascrivere, che è il mio compito, e sono entrata nella storia per dire la mia. 
Ai miei personaggi non frega un cazzo di quello che ho da dire, e più mi sforzo di indirizzarli più loro fanno disastri. È lo stesso principio per cui da bambina mi ribellavo se mi rompevano troppo i coglioni dicendomi come dovevo comportarmi e cosa dovevo fare. Senza rotture di coglioni vi assicuro che sono diventata una persona eccellente, i danni più grossi me li sono fatti proprio cercando di essere accomodante e rispettare gli standard altrui.

Ho smesso abbastanza in fretta di scrivere nel gruppo NaNoWriMo Italia non perché non mi piaccia più, tant'è che finora l'ho seguito regolarmente, ma perché non avevo voglia (e non ne ho mai avuto l'intenzione) di descrivere quotidianamente il conteggio delle parole scritte, l'umore in fase di scrittura, cos'ho mangiato per pranzo, se e quanto ho dormito, come sto messa a caffè. No perché questo è l'equivalente dei gruppi da cento notifiche giornaliere di Whatsapp MA PIÙ IN GRANDE (fa molto spot del ragù Star) da cui sono sempre fuggita a gambe levate.
Credo che il gruppo sia fantastico, ogni persona che ne fa parte lo è con il contributo che dà, l'unica pecca che c'è non riguarda gli altri ma riguarda me, perché adesso che ci sono entrata, che ho scritto qualcosa e che ho incoraggiato e tifato mi sento in colpa a non farlo con continuità, ma non voglio nemmeno sforzarmi per sentirmi accettata e mettere a tacere il senso di colpa (sorvoliamo sulla capacità che ho di crearmi sensi di colpa per delle cazzate, terrò presto dei corsi, se siete interessati contattatemi in pvt).
Cercherò di guardare il lato positivo della situazione, di pensarla come l'occasione giusta per imparare a gestirmi nei gruppi sociali da persona adulta e senza perdere la mia identità. Per ora mi fermo a quota 710 parole tirate fuori a forza, con la pinza. e mi rimetto al santo protettore degli scrittori già in crisi dopo diecimila parole. 

lunedì 7 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 7 - È SOLO IL SETTIMO GIORNO

Quando sei così stanca e sderenata
che non riesci nemmeno a bestemmiare
Fare schifo alla merda in terra. 
Ecco l'umore della NaNo sessione di oggi.
La giornata è andata bene finché non mi sono seduta davanti al pc e mi sono resa conto di essere troppo stanca per concentrarmi. Cioè, volevo fare grandi numeri e lavoro di qualità come negli ultimi giorni, e invece... 
Ok, stendiamoci sopra una cosa qualunque purché sia abbastanza grande e pesante da coprire e schiacciare tutto.

domenica 6 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 6 - PAROLA D'ORDINE: ROBA DA LEGGERE

Giornate che prendono una piega tutta storta, un po' come capita a me quando piego un foglio a metà per strapparlo e puntualmente non ci riesco. 
Week-end che in realtà non sembrano week-end perché abbiamo fatto troppe cose e non ho avuto il tempo di riposare adeguatamente. Mi sono concessa un paio d'ore per leggere solo oggi, giusto perché avevo accumulato un numero imbarazzante di riviste, fumetti e libri del mese scorso da finire. Tutta questa cosa di Facbook, del gruppo NaNoWriMo Italia, mi ha presa moltissimo (in positivo), ma mi ha anche portato via tempo prezioso per la lettura e ora sento di dover provvedere a ripristinare le mie vecchie, care abitudini. È vero che non riesco ad affrontare letture impegnative in questo mese in cui ho il cervello imbevuto di scrittura, ma comunque ho bisogno di leggere.

Quando la domenica piove, e
lui ti dice: «Andiamo al centro
commerciale!»
Oggi, che fino al tardo pomeriggio è stata una giornata uggiosa e piovosa, con il Topo abbiamo corso un rischio grandissimo: siamo andati al centro commerciale. Per fortuna siamo arrivati poco dopo pranzo, e non c'era tanta gente. Scherzi a parte, avevo davvero bisogno di andare in libreria, era passato quasi un mese dalla mia ultima incursione per comprare due nuovi Piccoli Brividi. Era mia intenzione fare altrettanto questo pomeriggio, in considerazione del fatto che la Giunti non è proprio fornitissima e non ha molti dei titoli che mi interessano, mentre la sezione dei libri per pampini e ragazzi è sempre ricca. Ma, con mio sommo disappunto, ho scoperto che di Stine era rimasto un solo libro, "Il fantasma della porta accanto". Casualmente era nella lista dei romanzi della collana che volevo leggere, quindi l'ho comprato (anche le riedizioni hanno il pregio, tra gli altri, di costare pochissimo). Alla fine poi ho aggiunto all'acquisto "Papà Goriot" di Honoré de Balzac, anche se l'ho messo da parte per le letture di fine anno. 
Mi ritenevo soddisfatta così, la pila di libri che voglio leggere prima delle feste natalizie (feste che, checché ne dicano la tv e soprattutto quei figli della merda della Lidl che mandano già ora gli spot di Natale, per me inizieranno l'8 dicembre) è scandalosa. Poi però, mentre ero in fila in edicola per pagare la Riza, mi è capitato per le mani questo albo della Bonelli con una storia sul Golem di Praga, di cui peraltro ho letto recentemente un paio di libriccini. A questo punto del mese siamo presi così male con le finanze che in caso di imprevisto, per racimolare un po' di soldi bisogna che uno dei due vada a dar via il culo... potevo evitare di spendere altri soldi per un fumetto, come se non avessi già abbastanza da leggere? Ovviamente no, quindi l'ho comprato, e credo che finita la NaNo sessione serale passerò un paio d'ore a leggermelo tutto, ecco.

Sul NaNo avrei molto e niente da dire. Più che sulle storie di per se stesse, molto su come le sto scrivendo. E niente perché finirei per aprire un monte di parentesi di poca utilità, che mi farebbero perdere tempo che ora non ho. Ma domani magari ci ripenserò. 
Seguendo i sentimenti estemporanei, negli ultimi tre giorni ho lavorato alla storia di Myrtle Sharp, senza però dimenticare l'altro progetto senza nome a cui ho voglia di tornare, appena l'aria che tira a casa di Myrtle mi rompe un po' le balle e mi fornisce una scusa valida per cambiare per almeno un paio di sessioni.
In passato ho sempre cercato di correggere l'abitudine di passare da un progetto all'altro nello stesso periodo, convinta che questo mi avrebbe penalizzata. Adesso mi chiedo davvero perché l'ho fatto. 

sabato 5 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 5 - DISAGIO NE ABBIAMO?

Oggi pioggia e un freddo becco, e mi accingo a iniziare la NaNo sessione del giorno adesso che sono le nove passate e non ho minimamente idea di quello che succederà, ma nevermind
SBATTIAMOCI LE PROSSIME 2, 3000 PAROLE o quelle che usciranno e non pensiamoci più, che per quanto riguarda non solo questa giornata, ma l'intera settimana, col supermercato invaso di pandori e panettoni il pieno di ansia natalizia l'abbiamo fatto in anticipo. A costo di sembrare pedante, petulante, ripetitiva e aggiungete un altro aggettivo dispregiativo a piacere, devo ricordare che anni fa si cominciava a parlare di Natale intorno all'otto dicembre, magari un po' prima, ma quand'ero piccola di sicuro non prima di questa data. Me ne ricordo bene perché io, di default, avevo regolato lo scassamento di minchia per albero e lucine intorno alla fine di novembre, e l'attesa della prima settimana di dicembre sembrava lunga un secolo e mezzo.
Non è una critica nei confronti del consumismo, dato che nessuno bussa alla mia porta e mi punta un'arma alla tempia per costringermi a comprare, è solo che fino a ieri faceva caldo, e dato che non siamo in Australia ci vuole < < come minimo > > un po' di temperatura adatta per sentire lo spirito natalizio. Lasciate almeno che accenda il riscaldamento e inizi a usare tutti i giorni le babbucce di lana, che cazzo. Quest'anno ho più che mai voglia di andare al Villaggio di Babbo Natale a Bussolengo e ai mercatini dei Vivai Dalle Rive, dove ci sono gli stessi, identici cazzilli che si trovano al Villaggio di Babbo Natale ma non so quale dei due posti abbia i prezzi più scandalosi. Ho voglia di passeggiare sotto le luminarie del centro e mangiare una valanga di pretzel, impacchettare regalini stupidi e cuocere pan di zenzero... ma porca puttana, sono ancora i primi di novembre, ho ancora tutto un NaNoWriMo davanti!!!!

L'ho già scritto, vero, che non so assolutamente che cazzo far accadere nei prossimi capitoli di entrambi i progetti che sto portando avanti? Ma devo dire la verità, il NaNo fatto così allo sbaraglio mi sta piacendo di molto. Persefone deve divertirsi un sacco alle Maldive, dato che è partita il primo e non mi ha ancora nemmeno fatto un chiamino (come mi dispiace) (prego cogliere tono ironico).

venerdì 4 novembre 2016

NaNoWriMo DAY 4 - ALLENATI, DICEVANO. TI FARÀ BENE, DICEVANO.

Allenati, dicevano,
ti farà bene, dicevano...
Come da pronostico, la camminata con le gambe a tarallo è stata il leitmotiv di questo venerdì, e il bello deve ancora arrivare (piango già da ora al pensiero di farmi il bidet, domani). 
Esaurite le madonne causa acido lattico, la passeggiata pomeridiana con mammà, il giro al centro commerciale per acquisto di: a) Mistero Magazine di novembre e b) pallina di gelato gusto "biscottino" (perché sono stupenda, 'sta settimana ho sgobbato tantissimo e meritavo un premio), mi accingo ad iniziare il rituale del venerdì: attesa della pizza, pizza, caffè, digestione della pizza, NaNoWriMo come se non ci fosse un domani perché tanto per gradire sono indietro come il culo. 
La mia vita è così interessante, lo so, è invidiabile.

Volevo scrivere un lunghissimo post a proposito dei feelings che mi stanno salendo in questi giorni, complice il tempo dell'anno che stimola la nostalgia e i ricordi che non posso fare a meno di accogliere, ma alla fine ho deciso di soprassedere e lasciarli passare, quando vorranno passare.
La verità è che sono tanto felice, forse è l'atmosfera del NaNo, o è semplicemente per lo scrivere in sé. Ma sia quel che sia, finché la sensazione c'è la tengo stretta.